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La svolta nell'assetto di governance di B.Mps passera' dall'assemblea straordinaria di domattina, chiamata a votare su alcune modifiche statutarie, oltre che sulla delega all'aumento di capitale da 1 mld euro.
Con il nuovo statuto, in particolare, e' prevista una serie di nuove attribuzioni di poteri, a tutto vantaggio del Cda, dell'a.d. e del presidente. Per esempio, non sara' piu' necessario che l'assemblea autorizzi la cessione di rami d'azienda, che diventera' quindi una decisione di esclusiva competenza del Cda. "La previsione di autorizzazioni assembleari per il compimento di atti gestori", spiega la relazione del consiglio che accompagna l'avviso di convocazione dell'assemblea, "rappresenta, nelle societa' per azioni, un'eccezione rispetto alla regola generale che attribuisce, in via ordinaria ed esclusiva, l'esercizio delle funzioni gestionali all'organo amministrativo". Insomma, il board ha voluto di fatto eliminare questa anomalia, per guadagnare efficienza nei processi e tutelare la riservatezza.
Anche perche', scrive Milano Finanza, non e' detto che l'assemblea in futuro rappresenti per lo piu' i voleri della Fondazione. Negli ultimi nove mesi, infatti, Palazzo Sansedoni ha dovuto ridurre la partecipazione in Mps portandola dal 49 al 36% attraverso dismissioni mirate. Si e' trattato di una mossa obbligata, visto che la Fondazione si trovava priva delle risorse finanziarie necessarie per ripagare parte del miliardo di debiti accumulato negli ultimi. Le vendite sono riprese a settembre, quando e' stato messo sul mercato un altro 1,4%, e ulteriori pacchetti potrebbero essere dismessi nelle prossime settimane. Ma la discesa piu' brusca nel capitale di Mps e' attesa per il 2014, quando e' previsto che la banca possa lanciare un aumento di capitale da 1 miliardo senza diritto d'opzione. In quella sede la Fondazione potrebbe scegliere cosi' di diluirsi sensibilmente, lasciando spazio a nuovi azionisti e rivoluzionando gli assetti di controllo.
Aspetti molto rilevanti del nuovo statuto riguardano la figura dell'amministratore delegato, introdotta proprio nel 2012 con la nomina di Viola. "Vengono attribuiti all'amministratore delegato, o al direttore generale qualora l'amministratore delegato non sia stato nominato, i poteri di proposta in merito alla nomina, alla revoca e ai provvedimenti relativi allo stato giuridico ed economico dei responsabili di direzione e dei responsabili delle strutture a riporto diretto dell'amministratore delegato o, qualora quest'ultimo non sia stato nominato, del direttore generale", recita la relazione del Cda. In pratica, le competenze vengono estese a tutto il personale, e per quanto riguarda i primi riporti, i direttori centrali, questi saranno proposti da Viola e approvati dal board.
Quanto a Profumo, al di la' dei poteri che il codice civile da' al presidente del Cda, il nuovo statuto si limita a conferirgli quello di proposta "in merito alla nomina, alla revoca e ai provvedimenti relativi allo stato giuridico ed economico dei responsabili delle strutture a riporto diretto del Cda". In pratica Profumo ha il compito di proporre al consiglio il nome del responsabile dell'internal audit, carica che dovra' essere approvata anch'essa dal consiglio, semplicemente per ossequio ai principi di best practice, che vogliono che il capo dell'internal audit, cosi' come il responsabile dell'Organo di vigilanza ai sensi della legge 231, non siano nominati da chi ha la responsabilita' della gestione dell'azienda, proprio per evitare conflitti di interesse. Un'interpretazione ben diversa da quella che era cominciata a circolare a Siena, secondo cui era un potere di nomina (mentre invece e' solo di proposta) che dimostrava il maggior peso di Profumo in banca. Viola invece continuera' ad avere la responsabilita' della compliance, ovvero dei rapporti con le autorita' di controllo, Consob in primis.
Nelle scorse settimane una parte del Pd senese, istituzioni come la Provincia e l'intero corpo sindacale (coinvolto peraltro nella delicata vertenza sul piano industriale) hanno puntato l'indice contro questi interventi, paventando appunto l'attribuzione di particolari poteri a Profumo e l'estromissione della Fondazione dalla governance della banca.
Ô opinione diffusa a Siena che questi attacchi siano riconducibili all'area cattolica del Pd, quella stessa fazione che nel maggio scorso si era duramente scontrata con l'ex sindaco Franco Ceccuzzi, provocandone le dimissioni. Questo scontro si e' trasferito anche nella deputazione generale di Palazzo Sansedoni, ossia l'organo piu' allargato, dove diversi membri hanno manifestato perplessita' sul nuovo corso della banca. Ma lo strappo e' stato ricucito giovedi' 4 ottobre quando la deputazione amministratrice (l'organo di governo ristretto riunito sotto la presidenza di Gabriello Mancini) si e' espressa all'unanimita' a favore delle modifiche statutarie, avallando la linea della banca. Sicche' difficilmente l'assemblea straordinaria regalera' colpi di scena e la strada del cambiamento sembra spianata. Ô indubbio quindi che la battaglia intorno al nuovo statuto del Monte abbia permesso ai nostalgici e ai difensori dello status quo di tornare sulle barricate, ma ancora una volta si e' imposta la logica del cambiamento proposta dal management e auspicata dal mercato. Insomma, tanto rumore (senese) per nulla. alb [email protected]
Con il nuovo statuto, in particolare, e' prevista una serie di nuove attribuzioni di poteri, a tutto vantaggio del Cda, dell'a.d. e del presidente. Per esempio, non sara' piu' necessario che l'assemblea autorizzi la cessione di rami d'azienda, che diventera' quindi una decisione di esclusiva competenza del Cda. "La previsione di autorizzazioni assembleari per il compimento di atti gestori", spiega la relazione del consiglio che accompagna l'avviso di convocazione dell'assemblea, "rappresenta, nelle societa' per azioni, un'eccezione rispetto alla regola generale che attribuisce, in via ordinaria ed esclusiva, l'esercizio delle funzioni gestionali all'organo amministrativo". Insomma, il board ha voluto di fatto eliminare questa anomalia, per guadagnare efficienza nei processi e tutelare la riservatezza.
Anche perche', scrive Milano Finanza, non e' detto che l'assemblea in futuro rappresenti per lo piu' i voleri della Fondazione. Negli ultimi nove mesi, infatti, Palazzo Sansedoni ha dovuto ridurre la partecipazione in Mps portandola dal 49 al 36% attraverso dismissioni mirate. Si e' trattato di una mossa obbligata, visto che la Fondazione si trovava priva delle risorse finanziarie necessarie per ripagare parte del miliardo di debiti accumulato negli ultimi. Le vendite sono riprese a settembre, quando e' stato messo sul mercato un altro 1,4%, e ulteriori pacchetti potrebbero essere dismessi nelle prossime settimane. Ma la discesa piu' brusca nel capitale di Mps e' attesa per il 2014, quando e' previsto che la banca possa lanciare un aumento di capitale da 1 miliardo senza diritto d'opzione. In quella sede la Fondazione potrebbe scegliere cosi' di diluirsi sensibilmente, lasciando spazio a nuovi azionisti e rivoluzionando gli assetti di controllo.
Aspetti molto rilevanti del nuovo statuto riguardano la figura dell'amministratore delegato, introdotta proprio nel 2012 con la nomina di Viola. "Vengono attribuiti all'amministratore delegato, o al direttore generale qualora l'amministratore delegato non sia stato nominato, i poteri di proposta in merito alla nomina, alla revoca e ai provvedimenti relativi allo stato giuridico ed economico dei responsabili di direzione e dei responsabili delle strutture a riporto diretto dell'amministratore delegato o, qualora quest'ultimo non sia stato nominato, del direttore generale", recita la relazione del Cda. In pratica, le competenze vengono estese a tutto il personale, e per quanto riguarda i primi riporti, i direttori centrali, questi saranno proposti da Viola e approvati dal board.
Quanto a Profumo, al di la' dei poteri che il codice civile da' al presidente del Cda, il nuovo statuto si limita a conferirgli quello di proposta "in merito alla nomina, alla revoca e ai provvedimenti relativi allo stato giuridico ed economico dei responsabili delle strutture a riporto diretto del Cda". In pratica Profumo ha il compito di proporre al consiglio il nome del responsabile dell'internal audit, carica che dovra' essere approvata anch'essa dal consiglio, semplicemente per ossequio ai principi di best practice, che vogliono che il capo dell'internal audit, cosi' come il responsabile dell'Organo di vigilanza ai sensi della legge 231, non siano nominati da chi ha la responsabilita' della gestione dell'azienda, proprio per evitare conflitti di interesse. Un'interpretazione ben diversa da quella che era cominciata a circolare a Siena, secondo cui era un potere di nomina (mentre invece e' solo di proposta) che dimostrava il maggior peso di Profumo in banca. Viola invece continuera' ad avere la responsabilita' della compliance, ovvero dei rapporti con le autorita' di controllo, Consob in primis.
Nelle scorse settimane una parte del Pd senese, istituzioni come la Provincia e l'intero corpo sindacale (coinvolto peraltro nella delicata vertenza sul piano industriale) hanno puntato l'indice contro questi interventi, paventando appunto l'attribuzione di particolari poteri a Profumo e l'estromissione della Fondazione dalla governance della banca.
Ô opinione diffusa a Siena che questi attacchi siano riconducibili all'area cattolica del Pd, quella stessa fazione che nel maggio scorso si era duramente scontrata con l'ex sindaco Franco Ceccuzzi, provocandone le dimissioni. Questo scontro si e' trasferito anche nella deputazione generale di Palazzo Sansedoni, ossia l'organo piu' allargato, dove diversi membri hanno manifestato perplessita' sul nuovo corso della banca. Ma lo strappo e' stato ricucito giovedi' 4 ottobre quando la deputazione amministratrice (l'organo di governo ristretto riunito sotto la presidenza di Gabriello Mancini) si e' espressa all'unanimita' a favore delle modifiche statutarie, avallando la linea della banca. Sicche' difficilmente l'assemblea straordinaria regalera' colpi di scena e la strada del cambiamento sembra spianata. Ô indubbio quindi che la battaglia intorno al nuovo statuto del Monte abbia permesso ai nostalgici e ai difensori dello status quo di tornare sulle barricate, ma ancora una volta si e' imposta la logica del cambiamento proposta dal management e auspicata dal mercato. Insomma, tanto rumore (senese) per nulla. alb [email protected]