ARGENTINA: KIRCHER, CON DEFAULT ALLE SPALLE SFIDA L'FMI/ANSA
(di Oscar Piovesan)
(ANSA) - BUENOS AIRES, 1 MAR - A poco più di tre anni dalla
dichiarazione del default del debito privato per 81,8 miliardi
di dollari, nello stesso scenario della fatidica decisione, il
Parlamento, oggi, il presidente Nestor Kirchner ha assicurato:
"L'Argentina ha concluso con successo il più gigantesco
concambio del mondo e con la più grande riduzione del capitale
dovuto della storia".
Pur non facendo cifre che, ha detto, "saranno rese note
giovedì", il presidente, inaugurando i lavori parlamentari, ha
anche sostenuto: "La maggioranza dei creditori ha aderito
all'operazione. La cessazione dei pagamenti è alle spalle".
In pratica, una sfida politica nei confronti del Fondo
monetario. L'organismo, infatti, prima o poi, dovrà esprimere
il suo parere sull'accettazione dello swap, che secondo gli
avvertimenti dei suoi funzionari ed esponenti dei creditori, per
essere ritenuta un esito, avrebbe dovuto superare l'80%.
Alla luce dei dati finora diffusi - da quelli locali che
parlano di un'adesione quasi totale a quelli dell'Euroclear che
ha reso noto di aver processato tango bond per oltre 27 miliardi
di dollari -, i giornali di oggi assicurano che tale quota è
stata raggiunta e non manca chi parla di oltre l'85%.
Insomma un successo al di là delle previsioni. Tant'é che
Kirchner, che conosce meglio di tutti i dati che processa il
Bank of New York, l'agente globale dello swap, ha sfidato l'Fmi,
anche sull'altro tema che preme all'organismo: l'aumento delle
tariffe dei servizi pubblici preteso dalle multinazionali che li
gestiscono. "Difenderò con le unghie ed i denti gli utenti",
ha appunto assicurato in proposito il capo dello stato.
Kirchner, comunque, ha parlato - per oltre un'ora e mezza,
toccando i tanti problemi politici ed economici del momento -
sempre con tono misurato, anche se con molta sicurezza.
In effetti, almeno sul fronte del debito, sembra appunto che
senta di avere finalmente il coltello per il manico.
Il rush finale all'acquisto dai piccoli obbligazionisti dei
bond in default da parte dei grandi investitori, che ha permesso
all'Argentina di risparmiare almeno 20 miliardi di dollari, ha
appunto ridotto come non mai il debito del paese in valuta: si
calcola infatti che, dopo lo swap, i titoli in pesos saranno il
40% del totale, contro il 10% della situazione precedente.
A spiegare l'accaduto, secondo 'Pagina/12', è stato il
presidente della Jp Morgan: "Una quarantina di nostri tecnici
ha stabilito che i nuovi bond in pesos legati all'inflazione,
renderanno il 10% annuo in dollari. Non accade né in Turchia,
né in Brasile, dove otteniamo il 7%. E con un rischio minore".
Insomma, dicono molti specialisti, puntare sui nuovi bond
dell'Argentina, dove non c'é certo da temere un nuovo default,
é una specie di manna.
Tant'é che, per 'Pagina/12', poiché gli 'holdouts', gli
obbligazionisti rimasti fuori dallo swap - apparentemente per lo
più italiani, perché anche i tedeschi avrebbero aderito in
massa - hanno poche chanches di rifarsi ricorrendo alle vie
giudiziarie, "banche e fondi li stanno aspettando al varco"
per quando, forse, Buenos Aires accetterà di riaprire per
qualche giorno l'offerta per i 'pentiti'.
Per questo, rileva oggi 'Ambito Financiero', dopo il drastico
calo registrato dopo la chiusura dello swap, i bond in default
"sono tornati a valere ora attorno ai 30 dollari".
D'altra parte, alla luce di questi potenziali utili
finanziari, sarebbero già in molti a scalpitare per invadere
l'Argentina con operazioni speculative sui futuri bond.
Tant'é che, pur se il ministro dell'economia Roberto Lavagna
l'ha smentito più volte, 'Pagina/12' assicura oggi che ha già
deciso che, a partire da aprile, "vi sarà un controllo delle
entrate di capitali, come avvenuto un decennio fa in Cile".
Il grande problema, infatti, ("Sosterremo l'attuale valore
del peso a spada tratta", ha assicurato oggi Kirchner),