OGNI COSA HA LA SUA BELLEZZA, MA NON TUTTI LA VEDONO

Questa regola demenziale mi era sfuggita ed ....è ancora in vigore.

Se si viaggia in auto con persone non conviventi al massimo si potrà stare in tre persone in una vettura da cinque posti ed in cinque in una da sette posti.

Infatti, nessuno può sedersi al fianco del conducente e possono sedersi al massimo due passeggeri per ciascuna fila posteriore,
con l’obbligo per tutti di indossare la mascherina.
eh si... infatti in auto il metro di distanza è garantito :wall:
 
Come in tutte le crisi di dimensioni globali, anche durante la pandemia da Covid-19 non sono mancati i cosiddetti complottisti,
che vedono oscure trame di poteri occulti in ogni dove.

Magari il complotto internazionale non c’è, ma risulta sempre più evidente come alcuni tendano ad “usare” la tragedia del virus per scopi di sopravvivenza politica,
e probabilmente anche solo per ragioni di piccolo cabotaggio.

Questi vorrebbero che il contagio non finisse mai, infatti contribuiscono a tenere accesa la fiammella non tanto della doverosa cautela,
bensì di una specie di terrore con cui il popolino, secondo loro, ignorante non può che convivere.


Il mantenimento di questo fuocherello non cessa nemmeno quando i dati epidemiologici diventano più incoraggianti.

Attorno al virus, già piuttosto dannato di per sé e del quale non si nega l’esistenza, alcune classi dirigenti,
coadiuvate da media compiacenti, si sono distinte e si distinguono tuttora per malafede e disinformazione.

Il governo italiano fa parte a pieno titolo di questo club di profittatori del Coronavirus.


Superficiali quando occorreva il rigore, (non abbiamo dimenticato gli aperitivi di Nicola Zingaretti,
il rischio addirittura zero di Roberto Burioni, le rassicurazioni di Giuseppe Conte),
i giallorossi, con i loro virologi amici come Walter Ricciardi e Pier Luigi Lopalco, ormai inascoltabili ed impresentabili
perché più dediti alla politica che agli studi di laboratorio, pare che si siano abituati a tenere gli italiani sotto ad una cappa di paura e di sensi di colpa.


Per carità, non è ancora il momento di archiviare il virus come una faccenda ormai conclusa,
ma i dati del nostro Paese dovrebbero iniziare a consentire una maggiore tranquillità.

Le morti sono al minimo, i ricoveri in terapia intensiva pure e i nuovi contagiati, circa 200 al giorno fra alti e bassi,
paiono essere in larga parte asintomatici e forse contraddistinti da una bassa carica virale,
ma la disinformazione imperante preferisce non fare troppi chiarimenti sui nuovi malati di Covid-19.

Per Conte, Roberto Speranza e compagni, è bene che gli italiani continuino a starsene buoni e possibilmente con la bocca coperta dalla mascherina.

E che non esagerino a godersi la vita, altrimenti verranno “pizzicati”, (Virginia Raggi docet!).

È opportuno, per lor signori, protrarre lo stato di emergenza almeno fino al 31 ottobre o meglio ancora, sino a Capodanno,
e su questo il premier Conte, quando tornerà in patria perché stufo di prendere schiaffi a Bruxelles, ci deluciderà prima o poi.

Semmai l’attenzione maggiore, in questa particolare fase, dovrebbe essere rivolta agli arrivi da alcuni Paesi stranieri
e agli sbarchi di immigrati clandestini, che purtroppo sono ripresi,
ma qui i “rigorosi” del contenimento del virus hanno la mascherina non su bocca e naso, bensì sugli occhi.


Gli infelici risultati prodotti da questi intransigenti a fasi alterne li abbiamo constatati di recente,
dai positivi giunti dal Bangladesh ai migranti fuggiti dalla quarantena a Gualdo Cattaneo in Umbria e a Taranto.

Per prendere atto della stupida disonestà, intellettuale e non, del governo giallorosso, e dei suoi supporter con il camice bianco o il tesserino da giornalista,
non serve nemmeno essere nostalgici delle politiche sull’immigrazione clandestina del Viminale ai tempi di Matteo Salvini,
perché è sufficiente possedere un minimo di raziocinio e di buonsenso.

 
Leggo le dichiarazioni dei co-invitati. Hanno vinto tutti........Mah.
Beati loro.
Ed è proprio quello che ho pensato sin dall'inizio.
Tornare a casa pseudo vincente per spostare le elezioni.
Coglioni noi.


Diciamoci la verità, ha vinto Mark Rutte, portando a casa sconti e rimborsi per l’Olanda e i frugali,
la sottrazione di 110 miliardi dai sussidi,
il freno a mano sull’erogazione delle tranche
e una sorta di veto sui finanziamenti, perché con un terzo dei Paesi si controlla tutto.

Ma se questo non bastasse vi diciamo ciò che pochi vi spiegheranno e cioè che degli 80 miliardi di sussidio destinati a noi, quelli netti saranno 20,
perché andrà sottratto il finanziamento annuale alla Ue di 15 miliardi che in 4 anni fa 60, dunque 80 meno 60 cifra 20 netti.


Per farla breve, l’Italia avrà qualcosa in più di prestito e la trattativa è stata più per i frugali che per noi,
oltretutto per evitare il peggio, Giuseppe Conte ha dovuto giocare il jolly della crisi di governo
e delle elezioni che avrebbero portato alla vittoria il centrodestra.

Il premier ha spiegato ad Angela Merkel e ad Emmanuel Macron che se non avesse ottenuto niente
tornato in patria la sfiducia sarebbe stata ovvia e in quel caso evitare le elezioni sarebbe stato impossibile,
col risultato che il centrodestra avrebbe vinto di sicuro.


Ecco perché di fronte al rischio di ritrovarsi l’Italia a guida centrodestra,
Merkel e Macron hanno forzato per chiudere e dare a Conte un premio di consolazione da spendere,
per questo il prestito totale è stato aumentato di 30 miliardi, tutto qui.

Per usare Dante, potremmo dire che più della crisi poté la paura di ritrovarsi un’Italia in mano al centrodestra
e visto che il Conte bis è nato solo per via di un diktat della Ue contro un esecutivo a guida Lega, che finisse così era naturale.

Il fil rouge sia dell’Europa e sia dei giallorossi non è stato quello di pensare ai problemi veri del Paese,
ma di evitare che una crisi portasse a nuove elezioni, a conferma di una democrazia mortificata.

Per questo l’anno scorso è nato il Conte 2 contro ogni logica elettorale e popolare.

Tanto è vero che la domanda naturale dopo la trattiva appena chiusa è una:

e adesso?

Adesso per l’Italia nulla è cambiato perché resta governata da una coalizione incapace, inadeguata
e largamente impreparata ad affrontare e risolvere i problemi come si è visto fino ad ora.

Parliamoci chiaro: al netto dei prestiti e sussidi, ciò che fa la differenza è il programma,
la strategia e un piano concreto per il rilancio dell’economia.

In pratica, tutto ciò che i giallorossi ancora non hanno né fatto e né pensato, presentandosi in Europa col piattino e basta.

Del resto, l’abbiamo visto in questi mesi nei quali sono stati bruciati più di 80 miliardi di debito ulteriore
senza che il Pil se ne accorgesse affatto, danaro dissipato in assistenza, statalismo, salvataggi assurdi e contentini elettorali.

Nulla che offrisse alle aziende, al lavoro, ai consumi, all’intrapresa, il sostegno concreto e necessario per ripartire.



È la ragione per cui tutto il segmento privato produttivo sia sul piede di guerra, esasperato e indignato, pronto alla rivolta, alla disobbedienza.

Ad ogni comportamento utile alla sopravvivenza di un apparato frutto di decenni di impegni e sacrifici che rischia di saltare.

Perché il nodo dell’incoscienza giallorossa sta qui, non capire che anziché tutelare col mensile l’apparato statale enorme, esoso e largamente inefficiente,
andava tutelato quello privato senza il quale salta per aria baracca e burattini, a partire dalle tasse, dai finanziamenti a fondo perduto, dalle semplificazioni e agevolazioni.

Del resto, basterebbe copiare.

In questi giorni, Conte anziché pensare alla vittoria di Pirro, avrebbe dovuto prendere appunti sui sistemi adottati da Francia,
Germania e dalla stessa Olanda per sostenere aziende, cittadini, consumi e occupazione ad iniziare proprio dalla fiscalità.

C’è poco da accusare l’Olanda di essere un paradiso fiscale, come se l’ideale per l’economia fosse l’inferno italiano delle tasse.

La leva fiscale è uno strumento potentissimo di stimolo alla crescita, all’intrapresa e al consumo, dovremmo copiare anziché criticare.


Ma siccome i cattocomunisti e i grillini, nascono e crescono per mortificare la produzione della ricchezza col torchio fiscale
per mantenere in piedi un leviatano inutile e dannoso, le tasse in questa crisi anziché bloccarle e abbassarle le confermano e peggiorano.


Roba da matti.

Ecco perché il nodo non è quello dei finanziamenti, dell’Europa, dei Paesi che tutelano giustamente gli interessi propri.

Il nodo esiziale da noi è la sinistra e i cattocomunisti al governo.

È il loro modo di pensare l’economia, lo Stato, il fisco, i cittadini.

Quel modo che in decenni ci ha rovinati.

Che piaccia o no in 76 anni di repubblica i cattocomunisti per dritto o per rovescio hanno governato per 67 anni.

Solo la sfacciataggine politica illimitata della sinistra può accusare il centrodestra di essere un rischio per il Paese,
dopo averlo ridotto pelle e ossa a forza di statalismo, assistenzialismo, clientelismo e sindacalismo dei privilegi piuttosto che dei diritti e dei doveri.

Dopo averlo dissanguato con la Fiat, le baby pensioni, i salvataggi folli, gli enti inutili, le municipalizzate,
il ripianamento delle perdite delle partecipate, le assunzioni a gogò, gli enti locali senza fondo,
i costi di una giustizia lenta, ingiusta e politicizzata, l’ingresso in Europa mal gestito.

Ecco perché siamo al lumicino.

Mica per colpa dei marziani.


Per salvare l’Italia serve eradicare la politica economica, sociale, industriale, cattocomunista,
sostituirla con la cultura liberale dello sviluppo anziché dell’assistenza, della crescita, dell’impresa privata anziché dello statalismo,
della libertà d’iniziativa anziché dei carrozzoni elettorali, del sud liberato dal giogo clientelare.

Fateci votare, fateci provare a salvare l’Italia per davvero.

Prima è e meglio è.

Date retta cattocomunisti, siete stati sconfitti dalla storia è la realtà dei fatti.

Lasciate perdere prima che sia peggio per tutti.
 
Ogni giorno ne cavano una nuova dal cilindro .......
L'importante è "buttare la notizia".

La Covid-19 non è soltanto una, ne esistono ben sei tipologie diverse che si possono distinguere in base alla gravità e ai sintomi.

A fare chiarezza ci ha pensato uno studio, ancora non sottoposto ad una rivista accademica,
messo a punto in base ai dati di un’app in cui i pazienti dovevano inserire i sintomi accusati.


In questo modo, i ricercatori hanno analizzato i dati dell’applicazione con un algoritmo, arrivando a sei differenti tipi di pazienti.

Ne dà notizia l’Ansa.

I sei tipi individuati sono rilevati in base ai sintomi, non in base ai diversi ceppi del coronavirus.


Il primo tipo di Covid-19 è stato chiamato “simil influenza senza febbre”
ed è caratterizzato non solo dai sintomi classici influenzali ma anche dalla perdita del senso del gusto.


Il secondo tipo è quello “similinfluenzale con febbre”
e si distingue dal precedente per sintomi quali la raucedine e la perdita di appetito.


Il terzo tipo di malattia associata al coronavirus è “gastrointestinale”
perché non presenta tosse o sintomi respiratori di altro genere ma diarrea o dolori intestinali.


Se le prime tipologie di Covid-19 sono definite “lievi”, le altre tre sonore forme più gravi.


Il quarto tipo di Covid-19, infatti, oltre a sommare molti dei sintomi delle altre è contraddistinta dalla fatica cronica e può avere risvolti severi.
Tuttavia, solo l’1,6% dei pazienti arriva ad aver bisogno del supporto respiratorio.


Nel quinto tipo di infezione associata al coronavirus, invece, si assiste all’insorgere di uno stato confusionale

e nell’ultimo tipo, il sesto, appaiono sintomi gravi respiratori e addominali.
In questo caso, il supporto respiratorio serve al 20% dei pazienti.


Claire Steves
del King’s College di Londra, l’autrice principale della ricerca, ha spiegato:

“Questa scoperta ha implicazioni importanti per la terapia e per il monitoraggio delle persone più vulnerabili al Covid-19”.


“Se si può predire al quinto giorno di malattia di che tipo di paziente si tratta,
c’è tempo per un supporto precoce, come il monitoraggio dell’ossigeno nel sangue e dei livelli di zuccheri”.
 
Due conti della serva. Ma così, giusto per farli.

Se 244.624 sono i casi accertati in Italia

e questi - poichè accertati da ricovero - sono il 20% come scritto sopra,

significa che - a spanne - gli infettati sono ad oggi almeno 1.220.000

(c'è chi dice che siano milioni e milioni)

ciò - comunque - significa che se abbiamo 35.058 decessi

questi sono stati il 2,87% degli infettati...........IL NULLA.
 
«Io sono un artista, e l’idea di arte che ho non è certo quella di dover cercare il consenso per il consenso, tanto più se a repentaglio c’è l’idea stessa di libertà».

Coraggioso, fuori dal coro, una delle poche teste del panorama musicale italiano in grado di pensare autonomamente
e di non piegarsi ai diktat mainstream, non le manda a dire nemmeno su lockdown e sfruttamento dell’emergenza coronavirus.

«Mi sembra evidente che il Coronavirus sia stato preso come una palla al balzo per tenerci ulteriormente sotto, più di quanto già non si facesse in precedenza»,

«Ho vissuto con difficoltà questo momento nel quale, una società che si vuole vedere e raccontare come evoluta,
ha deciso di barattare la libertà con la salute, o, peggio, con una rassicurante idea di salute
».


Intervistato da Tpi, il cantante milanese mette in discussione le misure restrittive delle libertà individuali adottate dal governo per contenere l’epidemia,
criticandone la comunicazione improntata sul terrorismo psicologico:

«In questo, credo, ci siamo trovati di colpo a vivere in una condizione dittatoriale, seppur una dittatura che non è passata per un esercito
ma attraverso una comunicazione di tipo vagamente terroristico.
Ci mettevano paura e poi ci offrivano la scappatoia per salvarci, rinunciare alla nostra libertà, appunto».


Pur non negando l’esistenza dell’emergenza, sostiene che

"l’emergenza è stata abbondantemente sfruttata a livello globale da chi ci guida e ci comanda per tenerci buoni e zitti sotto»,

e gli artisti, in quanto personaggi pubblici, hanno la grande responsabilità di essersi dimostrati anche questa volta

«tutti molto impauriti e pronti a seguire la scia, ce ne fosse stato uno che, a rischio di prendersi critiche, si sia esposto».

Un appiattimento vile che dura da tempo

«diciamo da quando esistono i social.
Sono tutti conformi, omologati, hanno paura di dire la propria perché altrimenti perdono followers,
ricevono critiche pubbliche, rendono esiguo il proprio pubblico.
E dire che l’arte dovrebbe essere per sua natura sovversiva, porre domande, volendo anche essere oltraggiosa».
 
D'altro canto, cosa pretendete ?
Al governo non ci torna più.
Al potere nemmeno.
Gli hanno fatto balenare l'idea di essere nominato "senatore a vita".......
e gli brucia ancora che in quella conferenza stampa facesse il "burattino"......quello che è in realtà.


Un accordo che toglie argomenti ai nemici dell’Europa“.

Così Silvio Berlusconi loda l’intesa raggiunta dal Consiglio UE sul Recovery Fund e pur non nominandolo lancia una bordata a Matteo Salvini.

“Questo difficile compromesso deve far riflettere sul futuro, sui pericoli per l’Europa
sul condizionamento che i partiti sovranisti esercitano sulla politica di diversi Paesi Ue“
,

è l’attacco del leader di Forza Italia.

Ora la spaccatura nel centrodestra, è conclamata.


Come se non bastasse – e in totale sintonia con il Pd (che però sta al governo) –
l’ex Cavaliere, intervistato dal Tg5, torna alla carica sul Mes, il prestito Ue per le spese sanitarie dell’emergenza pandemia:

I tempi lunghi del Recovery fund rendono assolutamente indispensabile utilizzare nel frattempo
gli altri strumenti a disposizione a partire dal Mes
e dai fondi Sure”.


Berlusconi poi si spertica in lodi alla Ue:

“L’Europa ne esce rafforzata, ha dimostrato di essere lungimirante”.

E alla Germania:

“Voglio dare atto in particolare alla cancelliera Merkel di aver svolto con equilibrio e saggezza un ruolo fondamentale
“.

Come se l’ex premier non avesse visto per quanto tempo e in che misura la Merkel (e pure Macron) siano rimasti bloccati dal muro dei falchi del nord.

Ora però – sottolinea l’ex Cav – “l’Europa abbandoni il voto all’unanimità e sui provvedimenti più importanti assuma il voto a maggioranza qualificata“.

Tornando ai soldi del Recovery fund, Berlusconi fa presente che

il percorso è ancora lungo, saranno disponibili a metà prossimo anno e dopo la presentazione di un piano non statalista”.

Dunque, “mi auguro che l’opposizione sia davvero coinvolta nelle decisioni“, conclude.


Va da sé che quando parla di opposizione, l’ex premier sta parlando di Forza Italia.

Anche perché, dopo aver sfoggiato tutto il suo europeismo e ricordato che gli unici soldi disponibili fin da subito sono quelli del prestito-trappola Ue,
Berlusconi è pronto più che mai
a dimostrare tutto il suo senso di responsabilità votando sì al Mes in Parlamento,
andando così in soccorso di Conte
visto che ci sono ancora alcuni grillini contrari.

A quel punto, è naturale, Forza Italia rimedierà qualche poltrona in un bel rimpasto.
 
Più di 200 miliardi. 209, ad essere precisi.

A tanto ammontano le somme che il Recovery Fund – o, più correttamente: Next Generation Eu -,
approvato in sede comunitaria, destina all’Italia.

209 sui 750 miliardi complessivi del piano fanno quasi il 28%: non una quota indifferente,
tanto più che nella proposta originale della Commissione non si andava oltre i 170 miliardi,
che dunque lievitano di quasi 40.

Una pioggia di denaro, verrebbe da dire. Ma è veramente così?


Iniziamo da una banale constatazione: dei 209 miliardi, ben 127 sono pensati come prestiti.

Più del 60% delle somme arriveranno dunque sotto forma di finanziamenti
,
i quali fino a prova contraria (non sarebbero altrimenti prestiti) devono essere restituiti.

A tassi sicuramente bassi e magari su una prospettiva di lungo termine, ma la contabilità
– che nella sua forma moderna è stata, per inciso, inventata in Italia nel ‘400 – non mente: tanto arriverà, tanto andrà restituito.

Le risorse a fondo perduto che non sono a fondo perduto
Il resto della provvista stanziata dal Recovery Fund entra dunque del conto delle risorse “a fondo perduto”.

Peccato che di fondo perduto vi sia veramente poco.

Il motivo è, ancora, banalissimo: l’Ue non dispone ad oggi di risorse proprie immediatamente destinabili allo scopo,
né – per precisa disposizione dei trattati – controlla una banca centrale che possa finanziarla al bisogno.

Bruxelles dovrà così rivolgersi al mercato, emettendo titoli (che magari potranno pure essere acquistati dalla Bce, intendiamoci – ciò non sposta di una virgola la questione)
a tassi sicuramente bassi, possiamo pure azzardarci a chiamarli Eurobond.

Comunque li si consideri, una cosa è certa: prima o dopo andranno rimborsati.

E come?


Le strade sono due.

La prima è quella rappresentata dai contributi degli Stati membri, che vedono l’Italia da tempo in posizione di contributore netto
– versiamo più di quanto riceviamo – in media per 5 miliardi l’anno.

In virtù della quota parte di risorse a fondo perduto a noi destinabile è plausibile – glielo concediamo – che il differenziale possa ridursi, ma sicuramente non azzerarsi.

La seconda è quella di dotare l’Ue di risorse proprie: le conclusioni del Consiglio Europeo parlano di nuove imposte vuoi sulla plastica,
vuoi sulle transazioni finanziarie, vuoi sulle emissioni di anidride carbonica.

Come se sentissimo la mancanza di un’ulteriore stretta fiscale a gravare sulle nostre tasche.


Solo questo il dazio da pagare?

Certo che no, perché le risorse a fondo perduto – che lo ripeteremo fino allo sfinimento: a fondo perduto non sono –
verranno anche collegate al rispetto di tutta una serie di condizioni.


L’accesso al Recovery Fund sarà infatti vincolato alle riforme che uno Stato membro si impegnerà a porre in essere,
in special modo

“per quanto riguarda – si legge sempre nelle conclusioni del Consiglio – i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese”.

Vediamole, queste raccomandazioni specifiche.

Le ultime (risalenti quindi al maggio 2019) erano abbastanza chiare e prescrivevano per l’Italia la necessità, fra le altre cose, di

“assicurare una riduzione in termini nominali della spesa pubblica primaria netta dello 0,1% nel 2020"

di
utilizzare entrate straordinarie per accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil

e infine di non tralasciare un ulteriore giro di vite sul sistema previdenziale

al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica”.

Non è neppure detto che tutto ciò basti.

La Commissione, ricevuto il piano delle riforme, avrà due mesi per esprimersi,
ma un giudizio potrà anche essere espresso dagli altri Stati membri che,
qualora riuscissero a mettere insieme una maggioranza qualificata, potrebbero bocciarlo.


Non un potere di veto, ma un freno d’emergenza sia pur depotenziato:

non solo ci prestano (o ci rendono) i nostri soldi, pure in clamoroso ritardo
– non arriveranno (a rate) prima del 2021, mentre la nostra economia ne ha bisogno immediato –
ma ci dicono pure come dobbiamo spenderli.


Eppure, per evitare quattro inutili giorni di trattative, poteva bastare potenziare l’esistente,
facendo ciò che il resto del mondo – ed in misura simile la stessa area euro – sta facendo da mesi.

Parliamo della monetizzazione del debito da parte della banca centrale, strada in parte seguita dalla Bce con il piano Pepp,
potenziato con oltre 600 miliardi aggiuntivi non più tardi del mese scorso.

Una forma di finanziamento agli Stati diretta, senza condizioni, a costo praticamente zero
dato che gli acquisti di titoli di Stato sono condotti in larghissima misura (l’80%) dalle banche centrali nazionali
che, a consuntivo, girano poi ai rispettivi governi i proventi (gli interessi) della gestione dei portafogli così costituiti.

Il proverbiale uovo di Colombo, ma non per quell’architettura ormai decotta che si chiama eurozona.

E che il governo italiano – Roberto Gualtieri in testa – continua a difendere:

a farne le spese sono i nostri imprenditori e i nostri lavoratori in cassa integrazione
dato che nel 2021, forse, chissà, ma che volete che sia, arriverà la “potenza di fuoco” in salsa europea
e quindi non ci sarà bisogno – secondo il titolare dell’Economia – di allargare i cordoni della borsa.
 
Il professor Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano, ha perso la pazienza
in diretta tv durante un collegamento con “Focus In Onda” su La7, mentre discuteva con David Parenzo.

Il primario ha ammesso di essere “molto stanco” e non avere voglia di attaccare nessuno
subito dopo aver espresso rammarico per il comportamento del Comitato Tecnico Scientifico e una “verità” che starebbe nascondendo agli italiani.


Zangrillo, nel corso del suo intervento a “In Onda” su La7, ha parlato così del Cts:

“Qua stiamo polarizzando il confronto. Io non faccio parte del Comitato Tecnico Scientifico ma in questo momento mi aspetto che il Cts dica agli italiani la verità“.


Così, il primario del San Raffaele ha esortato i cittadini a riprendere le abitudini pre-Covid:

“Uscite tranquillamente, riprendete a vivere, andate al ristorante, andate in banca, andate in vacanza.
Se entrate in un locale chiuso mettete la mascherina ma continuate a vivere più di prima perché altrimenti la società non riparte”.



Poi la frecciatina al Recovery Fund e all'accordo raggiunto a Bruxelles

“Alla fine Conte tra due anni, se c’è ancora, dovrà andare a chiederne 800 di miliardi. E non basteranno”.


Infine, Zangrillo ha perso la pazienza in collegamento con David Parenzo:

“Se voi pensate che io sia qua stasera per mettermi contro qualcuno, avete sbagliato… .
Sono molto stanco, sono stato dall’inizio uno di quelli che cerca di dire quello che osserva ed inizio ad avere anche le p***e piene“.


“È assolutamente evidente quello che accade.
Se noi oggi in Lombardia abbiamo un morto dichiarato per Covid, vuol dire che non sta succedendo nulla.Punto.
Poi possiamo costruire tutte le favole che vogliamo ma questa è la realtà italiana oggi”.
 
Nel giorno dell’accordo raggiunto in Europa, con l’esultanza di Conte & Co.,
si arriva alla conclusione che l’Italia verserà 55 miliardi per poi riprenderne 81 che sarà Bruxelles a decidere come, quando e se potremo spenderli.

L’ennesima truffa europea, insomma.

Come il Mes e tutte le altre “soluzioni” propinate dai tecnocrati e dagli sciacalli europei.

Sorge spontanea, dunque, a questo punto una domanda:

se da Bruxelles fanno sembrare che è un favore che ci concedono quello di prestarci dei soldi nostri,
perché non calcoliamo quanto ha versato – in questi anni – l’Italia al Mes e agli altri meccanismi europei di stabilizzazione finanziaria?


E qui veniamo a scoprire cifre davvero interessanti.




Europa.jpg

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Con 14,3 miliardi di euro versati al Mes e i 43,5 miliardi dati all’Efsf o prestati bilateralmente, l’Italia ha versato all’Europa una cifra vicina ai 58 miliardi di euro.

Questo per ribadire a quanto ammonta il contributo del nostro Paese a questi due fondi, e ai Paesi dell’Eurozona in generale.

Il trattato del Mes, infatti, stabilisce che il capitale effettivamente versato da tutti i Paesi membri sia di poco superiore a 80,5 miliardi di euro.

Di questi, il 17,79 per cento (pari a circa 14,3 miliardi di euro) è stato versato dall’Italia.


Come riporta pagellapolitica.it,

“allo stesso tempo, l’allegato II del Trattato istitutivo riporta che l’Italia si è impegnata a sottoscrivere in caso di necessità fino a circa 125,4 miliardi di euro di capitale.
Questi soldi si uniscono a quelli sottoscritti dagli altri membri del Mes (i Paesi dell’area euro), per un totale che l’articolo 8 del Trattato Mes
ha stabilito essere inizialmente di circa 704,8 miliardi di euro. Ma sono, appunto, soldi ancora non versati”.


Ai 14,3 miliardi al momento versati dal nostro Paese al Mes si aggiungono poi i fondi forniti agli altri Paesi dell’Eurozona sotto forma di prestiti bilaterali o di prestiti erogati tramite il Efsf.

Secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”, pubblicato a marzo 2020 sui dati di gennaio,
se si sommano queste due voci – pari a 43,516 miliardi di euro – ai 14,331 miliardi forniti dal nostro Paese al Mes, si arriva a un totale di 57,847 miliardi di euro regalati all’Europa.

E questi, ora, si permettono di trattarci in questo modo?

Dopo che abbiamo regalato 58 miliardi dei cittadini italiani a non si sa chi?

Basta: Italexit.

I nostri soldi li usiamo per noi.
 

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