OGNI COSA HA LA SUA BELLEZZA, MA NON TUTTI LA VEDONO

Vi proponiamo il documento uscito dal Consiglio allo stato “Puro” su Recovery Plan e le Relative coperture.

A parte pubblicheremo le spese ordinarie del bilancio pluriennale 2021-27

Buona lettura



Mentre l’Europa piange la perdita di vite umane a seguito della pandemia di COVID-19,
il Consiglio europeo esprime il suo più profondo cordoglio per le vittime e la sua solidarietà alle loro famiglie.

Mentre i cittadini europei continuano ad affrontare quotidianamente incertezze e sfide eccezionali,
tutti i nostri sforzi continueranno a essere finalizzati a proteggere i cittadini e a superare la crisi.


La crisi COVID-19 pone l’Europa di fronte a una sfida di proporzioni storiche.

L’UE e i suoi Stati membri hanno dovuto adottare misure di emergenza per preservare la salute dei cittadini e impedire il collasso dell’economia.

Stiamo lentamente uscendo dalla fase acuta della crisi sanitaria.

Sebbene la situazione sanitaria esiga ancora la massima vigilanza, l’attenzione si sta ora concentrando piuttosto sull’attenuazione dei danni socioeconomici.

A tal fine sono necessari uno sforzo senza precedenti e un approccio innovativo, in grado di promuovere la convergenza, la resilienza e la trasformazione nell’Unione europea.

Su richiesta dei capi di Stato o di governo, la Commissione ha presentato, alla fine di maggio,
un pacchetto di amplissima portata che combina il futuro quadro finanziario pluriennale (QFP)
con uno specifico sforzo per la ripresa nell’ambito dello strumento Next Generation EU.



Sulla base delle ampie consultazioni tenutesi al livello del presidente del Consiglio europeo e dei lavori svolti in sede di Consiglio,
le conclusioni presentano una soluzione equilibrata che tiene conto degli interessi e delle posizioni di tutti gli Stati membri.

Si tratta di un pacchetto ambizioso e articolato che combina il tradizionale QFP con uno sforzo straordinario per la ripresa
volto a contrastare gli effetti di una crisi senza precedenti nell’interesse dell’UE.

Next Generation EU e QFP sono indissociabili.

Abbiamo bisogno dello sforzo per la ripresa per rispondere con rapidità ed efficacia a una sfida temporanea,
ma questo potrà dare i risultati auspicati ed essere sostenibile soltanto se associato e in armonia con il tradizionale QFP,
che dal 1988 plasma le nostre politiche di bilancio e offre una prospettiva a lungo termine.


La prima parte delle presenti conclusioni riguarda lo sforzo per la ripresa, che è notevole, mirato e limitato nel tempo:

notevole perché gli effetti della crisi sono di ampia portata;
mirato perché deve essere destinato alle regioni e ai settori maggiormente colpiti dalla crisi;
limitato nel tempo perché il QFP e le norme che lo disciplinano rimangono il quadro di base per la pianificazione e l’esecuzione del bilancio dell’Unione.

I fondi supplementari generati dai prestiti contratti dall’UE saranno erogati sotto forma di sovvenzioni e prestiti attraverso gli strumenti e i programmi del QFP.

Ciò è garanzia di uniformità e coerenza.

Sia Next Generation EU che il QFP contribuiranno a trasformare l’UE attraverso le sue principali politiche,
in particolare il Green Deal europeo, la rivoluzione digitale e la resilienza.

La seconda parte verte sul QFP 2021-2027.

L’approccio si basa sulla proposta di febbraio, che è stata adattata per rispondere alla crisi COVID-19 e per tener conto delle misure adottate nell’ambito di Next Generation EU.
 
I. NEXT GENERATION EU


A1. La natura eccezionale della situazione economica e sociale dovuta alla crisi COVID-19 impone misure eccezionali
a sostegno della ripresa e della resilienza delle economie degli Stati membri.

A2. Il piano per la ripresa europea necessiterà di ingenti investimenti pubblici e privati a livello europeo
che avviino saldamente l’Unione verso una ripresa sostenibile e resiliente, capace di creare posti di lavoro
e di riparare i danni immediati causati dalla pandemia di COVID-19, sostenendo nel contempo le priorità verdi e digitali dell’Unione .
Il QFP, rafforzato da Next Generation EU, sarà il principale strumento europeo.

A3. Al fine di dotare l’Unione dei mezzi necessari per affrontare le sfide poste dalla pandemia di COVID-19,
la Commissione sarà autorizzata a contrarre prestiti, per conto dell’Unione, sui mercati dei capitali.
Gli importi ottenuti saranno trasferiti ai programmi dell’Unione in conformità di Next Generation EU.

A4. Poiché Next Generation EU rappresenta una risposta eccezionale a una situazione estrema ma temporanea,
chiari limiti di entità, durata e raggio d’azione vincolano il potere di contrarre prestiti conferito alla Commissione.

A5. In virtù della decisione sulle risorse proprie, per Next Generation EU alla Commissione è conferito il potere di contrarre, per conto dell’Unione,
prestiti sui mercati dei capitali fino a 750 miliardi di EUR a prezzi 2018;
la nuova attività di assunzione netta di prestiti cesserà al più tardi alla fine del 2026.
L’Unione utilizza i prestiti contratti sui mercati dei capitali al solo scopo di far fronte alle conseguenze della crisi COVID-19.

A6. Gli importi così reperiti possono essere usati per erogare prestiti, fino a concorrenza di 360 miliardi di EUR a prezzi 2018,
e per spese, fino a concorrenza di 390 miliardi di EUR a prezzi 2018.

A7. Il calendario dei rimborsi è fissato, secondo il principio della sana gestione finanziaria, in modo da ridurre costantemente e prevedibilmente le passività fino al 31 dicembre 2058.
Gli importi non utilizzati per i pagamenti di interessi previsti saranno impiegati per i rimborsi anticipati prima della fine del QFP 2021-2027,
con un importo minimo, e possono essere incrementati al di sopra di tale livello a condizione che siano state introdotte nuove risorse proprie.

A8. Gli importi dovuti dall’Unione in un dato anno per il rimborso del capitale non devono superare il 7,5 % dell’importo massimo di 390 miliardi di EUR per spese.

A9. Gli importi dei massimali delle risorse proprie sono incrementati in via temporanea di 0,6 punti percentuali
al solo scopo di coprire tutte le passività dell’Unione risultanti dai prestiti contratti per far fronte alle conseguenze della crisi COVID-19,
fino alla cessazione di tali passività e al più tardi fino al 31 dicembre 2058.


A10. Nella decisione del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea saranno specificati,
in relazione ai finanziamenti a titolo di Next Generation EU, i casi in cui la Commissione è autorizzata, in via provvisoria,
a chiedere agli Stati membri maggiori risorse rispetto alle rispettive quote relative, senza aumentare le passività finali degli Stati membri, e saranno stabilite le relative condizioni.
Sarà previsto che simili contributi siano compensati senza indugio in linea con il quadro giuridico applicabile per il bilancio dell’UE
e pertanto sulla base dei rispettivi criteri applicabili correlati all’RNL, fatte salve le altre risorse proprie e le altre entrate.
Prima di chiedere tali risorse, la Commissione soddisferà queste esigenze tramite una gestione attiva della liquidità e, se necessario,
ricorrendo a finanziamenti a breve termine tramite i mercati dei capitali nell’ambito della sua strategia di finanziamento diversificata,
coerentemente con i limiti previsti dalla decisione sulle risorse proprie.
Solo se tali misure non dovessero generare la necessaria liquidità, la Commissione potrebbe chiedere, in via provvisoria, agli Stati membri maggiori risorse come ultima riserva.
L’importo delle risorse supplementari che possono essere chieste ogni anno agli Stati membri in tali circostanze è stabilito su base proporzionale
e, in ogni caso, limitato alla loro quota del massimale delle risorse proprie incrementato in via temporanea, vale a dire lo 0,6 % dell’RNL degli Stati membri.

A11. Gli importi di Next Generation EU convogliati attraverso il bilancio per le spese costituiscono entrate con destinazione specifica esterne.
L’autorità di bilancio esercita il controllo politico, che deve essere definito di comune accordo tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.

A12. Data la necessità di erogare celermente il sostegno per la ripresa, è importante
creare le condizioni adeguate per la rapida attuazione di progetti di investimento, in particolare nelle infrastrutture.
La Commissione è invitata a presentare, prima del Consiglio europeo di ottobre, proposte in merito alle modalità per accelerare e agevolare le procedure negli Stati membri.

A13. Gli impegni giuridici di un programma integrato da Next Generation EU devono essere contratti entro il 31 dicembre 2023.
I relativi pagamenti saranno effettuati entro il 31 dicembre 2026.



A14. Gli importi a titolo di Next Generation EU per singolo programma sono i seguenti:

• Dispositivo per la ripresa e la resilienza: 672,5 miliardi di EUR
di cui prestiti 360 miliardi di EUR
di cui sovvenzioni 312,5 miliardi di EUR

• REACT-EU: 47,5 miliardi di EUR

• Orizzonte Europa: 5 miliardi di EUR

• InvestEU: 5,6 miliardi di EUR

• Sviluppo rurale: 7,5 miliardi di EUR

• Fondo per una transizione giusta (JTF): 10 miliardi di EUR

• RescEU: 1,9 miliardi di EUR

• Totale: 750 miliardi di EUR

Dispositivo per la ripresa e la resilienza :

A15. Il 70 % delle sovvenzioni erogate dal dispositivo deve essere impegnato negli anni 2021 e 2022.
Il restante 30 % deve essere interamente impegnato entro la fine del 2023.
Di norma, il volume massimo dei prestiti per ciascuno Stato membro non supererà il 6,8 % del suo RNL.

A16. Il criterio di ripartizione degli stanziamenti d’impegno a titolo del dispositivo
per la ripresa e la resilienza per il periodo 2021-2022 è stabilito conformemente alla proposta della Commissione.
Nel criterio di ripartizione per l’anno 2023 il criterio della disoccupazione nel periodo 2015-2019 è sostituito,
in percentuali uguali, dalla perdita del PIL reale osservata nell’arco del 2020 e dalla perdita cumulativa del PIL reale
osservata nel periodo 2020-2021, che sarà calcolata entro il 30 giugno 2022.

A17. Il prefinanziamento del dispositivo per la ripresa e la resilienza verrà versato nel 2021 e dovrebbe essere pari al 10 %.

A18. Gli Stati membri preparano piani nazionali per la ripresa e la resilienza in cui è definito
il programma di riforme e investimenti dello Stato membro interessato per il periodo 2021-2023.
I piani saranno riesaminati e adattati, ove necessario, nel 2022 per tenere conto della ripartizione definitiva dei fondi per il 2023.


A19. I piani per la ripresa e la resilienza sono valutati dalla Commissione entro due mesi dalla presentazione.
Nella valutazione il punteggio più alto deve essere ottenuto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese,
nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica dello Stato membro.
Anche l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale rappresenta una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva.
La valutazione dei piani per la ripresa e la resilienza deve essere approvata dal Consiglio,
a maggioranza qualificata su proposta della Commissione, mediante un atto di esecuzione che il Consiglio si adopera per adottare entro quattro settimane dalla proposta.
La valutazione positiva delle richieste di pagamento sarà subordinata al soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali.
La Commissione chiede il parere del comitato economico e finanziario in merito al soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali.
Il comitato economico e finanziario si adopera per raggiungere un consenso.
Qualora, in via eccezionale, uno o più Stati membri ritengano che vi siano gravi scostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali,
possono chiedere che il presidente del Consiglio europeo rinvii la questione al successivo Consiglio europeo.
La Commissione adotta un decisione sulla valutazione del soddisfacente conseguimento dei pertinenti target intermedi e finali
e sull’approvazione dei pagamenti secondo la procedura d’esame.
In caso di rinvio della questione al Consiglio europeo, la Commissione non prenderà alcuna decisione
relativa al soddisfacente conseguimento dei target intermedi e finali e all’approvazione dei pagamenti
fino a quando il prossimo Consiglio europeo non avrà discusso la questione in maniera esaustiva.
Di norma, tale processo non dovrà richiedere più di tre mesi dal momento in cui la Commissione
ha chiesto il parere del comitato economico e finanziario e sarà conforme all’articolo 17 TUE e all’articolo 317 TFUE.


REACT-EU


A20. Nonostante le regole sul livellamento e sulla ridistribuzione, si applicano dotazioni supplementari;
al fine di sostenere i principali settori che saranno essenziali per gettare le basi di una solida ripresa
a seguito della crisi COVID-19 in alcuni Stati membri, REACT-EU erogherà le seguenti dotazioni supplementari:
Lussemburgo (100 milioni di EUR); Malta (50 milioni di EUR).

Obiettivo climatico

A21. L’azione per il clima sarà integrata nelle politiche e nei programmi finanziati nell’ambito del QFP e di Next Generation EU.
Un obiettivo climatico generale del 30 % si applicherà all’importo totale della spesa a titolo del QFP e di Next Generation EU
e si tradurrà in obiettivi adeguati nella legislazione settoriale.
Questi ultimi devono conformarsi entro il 2050 all’obiettivo della neutralità climatica dell’UE
e contribuire al conseguimento dei nuovi obiettivi climatici dell’Unione per il 2030, che saranno aggiornati entro fine anno.
In linea di principio, tutte le spese dell’UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

II. QFP 2021-2027

A22. Il progetto di conclusioni del Consiglio europeo di febbraio 2020 (doc. 5846/20) costituisce la base del compromesso globale.
Tale progetto rispecchiava le discussioni tenute nel corso di molti mesi.
Alla luce della crisi COVID-19 e delle misure adottate a titolo di Next Generation EU, è stata introdotta una serie di modifiche, riprese nell’allegato.

A23. L’importo totale degli impegni è pari a 1 074,3 miliardi di EUR.
Questa cifra è leggermente inferiore a quella di febbraio.
Ciò va visto nel contesto dell’ambizioso sforzo europeo per la ripresa delineato nella prima parte del presente documento.

A24. Gli interessi finanziari dell’Unione sono tutelati in conformità dei principi generali sanciti dai trattati dell’Unione, in particolare i valori di cui all’articolo 2 TUE.
Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza della tutela degli interessi finanziari dell’Unione.
Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza del rispetto dello Stato di diritto.


A25. La dotazione finanziaria di rescEU sarà pari a 1,1 miliardi di EUR.
Il programma Salute sarà incrementato fino a raggiungere 1,7 miliardi di EUR in linea con la proposta della Commissione in risposta alla crisi COVID-19.

A26. Gli strumenti speciali al di fuori dei massimali vengono incrementati di 5 miliardi di EUR.
Questi 5 miliardi di EUR saranno utilizzati per una nuova riserva speciale di adeguamento alla Brexit
da istituire per contrastare le conseguenze negative impreviste negli Stati membri e nei settori maggiormente colpiti.

A27. Nella proposta di febbraio è stata introdotta una serie di misure di accresciuta flessibilità nei settori della coesione e dell’agricoltura.
Tenuto conto degli effetti della crisi COVID-19, viene aggiunto un secondo pacchetto di flessibilità
concernente le norme di attuazione a titolo della politica di coesione e della PAC, come pure la concentrazione tematica del sostegno del FESR.

A28. Riguardo alle risorse proprie dell’UE, viene fissato all’1,40 % dell’RNL di tutti gli Stati membri
il massimale assegnato all’Unione per coprire gli stanziamenti di pagamento annui;
l’importo annuo totale degli stanziamenti di impegno non deve superare l’1,46 % della somma dell’RNL di tutti gli Stati membri.

A29. Nei prossimi anni l’Unione lavorerà a una riforma del sistema delle risorse proprie e introdurrà nuove risorse proprie.
Come primo passo, sarà introdotta una nuova risorsa propria basata sui rifiuti di plastica non riciclati che si applicherà a decorrere dal 1° gennaio 2021.
Come base per risorse proprie supplementari, nel primo semestre del 2021 la Commissione presenterà proposte
relative a un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e a un prelievo sul digitale, ai fini della loro introduzione al più tardi entro il 1° gennaio 2023.
Nello stesso spirito, la Commissione presenterà una proposta su un sistema di scambio di quote di emissioni riveduto,
eventualmente estendendolo al trasporto aereo e marittimo.
Infine, nel corso del prossimo QFP, l’Unione lavorerà all’introduzione di altre risorse proprie,
che potrebbero comprendere un’imposta sulle transazioni finanziarie.
Le entrate derivanti dalle nuove risorse proprie introdotte dopo il 2021
saranno utilizzate per il rimborso anticipato dei prestiti contratti a titolo di Next Generation EU.


A30. Per il periodo 2021-2027, il contributo annuo basato sull’RNL di Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Austria e Svezia sarà ridotto da correzioni forfettarie.
Gli Stati membri interessati beneficiano di una riduzione lorda del proprio contributo annuo basato sull’RNL.
Tali riduzioni lorde sono finanziate da tutti gli Stati membri conformemente al loro RNL.



III. TRANSIZIONE

A31. Non vi saranno modifiche al QFP 2014-2020.
Le due Iniziative di investimento in risposta al coronavirus rimangono elementi importanti della nostra risposta a breve termine alla crisi.
A causa della situazione eccezionale, le azioni pertinenti avviate dal 1° febbraio 2020 in poi dovrebbero essere ammissibili al finanziamento a titolo di REACT-EU
e del dispositivo per la ripresa e la resilienza, purché perseguano gli obiettivi dei rispettivi programmi.


IV. PROSSIME TAPPE
A32. Il Consiglio è invitato ad avviare negoziati con il Parlamento europeo al fine di assicurare il completamento dei lavori
su tutti gli atti giuridici conformemente alle pertinenti basi giuridiche con carattere di eccezionale urgenza per far sì che l’UE sia in grado di rispondere alla crisi.

A33. Non appena sarà stata adottata la decisione sulle risorse proprie, gli Stati membri procederanno alla sua approvazione nel più breve tempo possibile,
conformemente alle rispettive norme costituzionali.





III. PARTE II: ENTRATE

140. Il sistema delle risorse proprie dovrebbe ispirarsi agli obiettivi generali di semplicità, trasparenza ed equità, tra cui la ripartizione equa degli oneri.
L’importo totale delle risorse proprie attribuite al bilancio dell’Unione per gli stanziamenti annuali di pagamento non supera l’1,40 % della somma dell’RNL di tutti gli Stati membri.
L’importo totale degli stanziamenti annuali di impegno non supera l’1,46 % della somma dell’RNL di tutti gli Stati membri.
È mantenuta una correlazione ordinata tra stanziamenti di impegno e di pagamento.

141. Il nuovo sistema delle risorse proprie dell’Unione europea entrerà in vigore il primo giorno del primo mese successivo
al ricevimento della notifica relativa all’espletamento delle procedure per la sua adozione da parte dell’ultimo Stato membro.
Tutti i suoi elementi si applicheranno retroattivamente dal 1º gennaio 2021.
Gli Stati membri procederanno all’approvazione della nuova decisione sulle risorse proprie nel più breve tempo possibile, conformemente alle rispettive norme costituzionali nazionali.

142. Per quanto riguarda il regolamento del Consiglio concernente le modalità e la procedura di messa a disposizione delle risorse proprie
nonché le misure per far fronte al fabbisogno di tesoreria, si invita la Commissione a valutare l’eventualità di presentare una proposta di revisione di tale regolamento
al fine di affrontare le sfide relative alla messa a disposizione delle risorse proprie.

Risorse proprie tradizionali

143. A partire dal 1º gennaio 2021 gli Stati membri trattengono, a titolo di spese di riscossione, il 25 % degli importi da essi riscossi


Risorsa propria basata sull’IVA

144. L’attuale risorsa propria basata sull’IVA sarà sostituita dal metodo alternativo semplificato e perfezionato della Commissione del gennaio 2019,
con un’aliquota uniforme dello 0,3 % che si applicherà alle basi imponibili IVA di tutti gli Stati membri stabilite in base al metodo perfezionato proposto dalla Commissione.
Per ciascuno Stato membro, la base imponibile IVA da prendere in considerazione a tal fine non supera il 50 % del reddito nazionale lordo.

Nuove risorse proprie

145. Nei prossimi anni l’Unione lavorerà a una riforma del sistema delle risorse proprie e introdurrà nuove risorse proprie.

146. Come primo passo, sarà introdotta e applicata a decorrere dal 1º gennaio 2021 una nuova risorsa propria
composta da una quota di entrate provenienti da un contributo nazionale calcolato in base al peso dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati,
con un’aliquota di prelievo di 0,80 EUR per chilogrammo e con un meccanismo volto a evitare effetti eccessivamente regressivi sui contributi nazionali.

147. Come risorse proprie supplementari, nel primo semestre del 2021 la Commissione presenterà proposte relative
a un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e a un prelievo sul digitale, ai fini della loro introduzione al più tardi entro il 1° gennaio 2023.

148. Si invita la Commissione a presentare una proposta riveduta sull’ETS, eventualmente estendendolo al trasporto aereo e marittimo.

149. Infine, nel corso del prossimo QFP, l’Unione lavorerà all’introduzione di altre risorse proprie, che potrebbero comprendere un’imposta sulle transazioni finanziarie.

150. Le entrate derivanti dalle nuove risorse proprie introdotte dopo il 2021 saranno utilizzate per il rimborso anticipato dei prestiti contratti a titolo di Next Generation EU.
La Commissione è invitata a proporre a tempo debito una revisione del QFP a tal fine.


Risorsa propria basata sull’RNL

151. Il metodo di applicazione di un’aliquota uniforme di prelievo per determinare i contributi degli Stati membri all’attuale risorsa
propria basata sul reddito nazionale lordo (RNL) resterà invariato, fatto salvo il punto 152.

Correzioni

152. Per il periodo 2021-2027, il contributo annuo basato sull’RNL di Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Svezia,
e nel contesto del sostegno alla ripresa e alla resilienza anche della Germania, sarà ridotto da correzioni forfettarie.

Gli Stati membri interessati beneficiano di una riduzione lorda del proprio contributo annuo basato sul reddito nazionale lordo a prezzi 2020 pari a:

• Danimarca: 377 milioni di EUR;

• Germania: 3 671 milioni di EUR;

• Paesi Bassi: 1 921 milioni di EUR;

• Austria: 565 milioni di EUR;

• Svezia: 1 069 milioni di EUR.

153. Tali riduzioni lorde sono finanziate da tutti gli Stati membri conformemente al loro RNL.
 
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Ci mancava anche l’istruzione (come dicastero) a ridefinire una compagine governativa che,
a parte la soluzione europea raggiunta in extremis, non brilla di luce sua propria, anzi.

Si sa, il settore della Pubblica istruzione è tanto meno sotto la luce dei riflettori mediatici,
quanto più la materia interna del contendere non fa notizia e quando la fa, finisce fra le eventuali a varie.

Nel caso della ministra Lucia Azzolina, il pretesto per dir così materiale, nasce fra i banchi di scuola ma non come luogo,
momento del rapporto fra maestro e allievo, ma più terra terra ovvero sulla tipologia di banchi da comprare,
apparentemente con le ruote perché, dice la ministra in visita in una scuola milanese

“al momento garantiscono maggiore distanziamento. In futuro permetteranno l’avvicinamento,
cioè di avere una innovazione didattica che permetta agli studenti di lavorare in gruppo”.


Innovazione didattica?

Lavorare in gruppo?

Avvicinamento?

Sullo sfondo dell’emergenza che nelle scuole ha lasciato una scia di problemi da risolvere, a cominciare dalla data di apertura dell’anno scolastico,
la faccenda dei nuovi banchi riveste una certa importanza, ma che il tema debba rientrare fra le priorità e meriti un’attenzione mediatica degna,
in tutto e per tutto, di miglior causa, rimpicciolisce figura e ruolo di una ministra che non pare del tutto consapevole delle responsabilità che le competono.

Ma non è tutto, perché in una delle sue uscite (fuori controllo, a quanto pare) l’Azzolina ha lanciato l’idea di andare a cercare gli insegnanti
fra coloro che ancora non si sono laureati
, immaginando così di risolvere il duplice problema dei pochi insegnanti e dell’assenza di lavoro per i giovani.

Un’idea che qualcuno ha definito “folle” ma che a ben vedere, rientra nella patologia ideologica di un movimento che definire senz’arte né parte è troppo e troppo poco,
non foss’altro che per i danni che reca, stando al governo, e, in questo caso, ad una istruzione ed educazione che sono alla base di ogni società.


Ci sarebbe inoltre da osservare che il coacervo di nuove regole che comporta gravi disagi per le famiglie
e, comunque, il parere di docenti e presidi, a cominciare proprio dai “nuovi banchi”.

Li ritengono fuori luogo.

“Le necessità sono tante, meglio destinare le risorge ad altro”.

E l’altro non può non essere la situazione generale del nostro sistema educativo e scolastico del quale si chiedono, da anni,
riforme concrete, interventi mirati, rinnovamenti autentici degni della funzione che la scuola ha in ogni società moderna
in cui i facili slogan della retorica populista servono a raccattare qualche consenso spicciolo,
spacciando per riforme interventi spesso a sfondo clientelare.
 
Molti vivono di “mantra”.

Non possono farne a meno, probabilmente perché ripetere all’infinito il medesimo ritornello o la medesima esclamazione li aiuta ad acquisire fiducia in se stessi.

Oggi questa pratica ha perduto ovviamente il suo valore originariamente religioso o puramente meditativo
per divenire una specie di vessillo ideologico da agitare nel momento opportuno, allo scopo di dichiarare
la propria appartenenza ad un gruppo sociale ben definito o, più spesso, per rammentare alla opinione pubblica la necessità di una qualche iniziativa.

Questo vale per i “mantra” consapevoli, cioè per quelli che vengono ripetuti con piena coscienza del loro significato.

Ci sono tuttavia pure quelli inconsapevoli, che cioè divengono tali al di là e nonostante qualunque volontà del loro diffusore
e che rimangono comunque assai significativi del fenomeno sociale che li contrassegna:

ed è il fenomeno della assoluta assenza del benché minimo pensiero critico.

Nel nostro tempo, è facile individuarne almeno due, molto diffusi in Italia e assai pervasivi,
cioè capaci di contagiare con il loro nulla di pensiero le molte teste vuote che si trovano in circolazione.

Il primo è la nota litania, che appunto diviene un “mantra”, secondo la quale,
per risolvere un determinato problema politico o sociale, sia necessario “uno stanziamento di denaro”.


Ecco il “mantra” abituale e pervasivo.

Occorre riformare la scuola? Ci vogliono i soldi.

Occorre una riforma della Pubblica amministrazione? Ci vogliono i soldi.

Bisogna riformare il Codice degli appalti? Ci vogliono i soldi.


Il secondo “mantra” recita invece che “occorre una legge”.

Bisogna por mano alle opere pubbliche? Ci vuole una legge.

Bisogna modificare l’assetto delle università? Ci vuole una legge.

Bisogna affidare ad altre società la manutenzione delle autostrade? Ci vuole una legge.

Questi due “mantra” sembrano dominare incontrastati il proscenio pubblico italiano dalle televisioni,
dai giornali, dalle tribune politiche, declamati e ripetuti da sindacalisti, esponenti di partito, ministri, sottosegretari, giornalisti, opinionisti, da quasi tutti.

Il tutto sempre all’insegna del loro compenetrarsi reciproco, della loro coesistenza necessaria, della loro pervasività multicolore,
in quanto attecchiscono presso tutti i colori politici, nessuno escluso.

Ora, è facile vedere come più si ripetono slogan contenenti “mantra”, meno si pensa, meno si elaborano idee e serie proposte di riforme.

Declamarli equivale – lo si sappia o no – allo stesso comportamento di chi salisse su di un treno per il puro gusto di viaggiare in ferrovia,
ma senza sapere per nulla a quale destinazione sia diretto: un perfetto imbecille.

Infatti, appurato che siano necessari i soldi, bisognerebbe prima aver chiaro cosa si voglia fare con questi soldi.

E quasi mai è chiaro, spesso confuso e oscuro.

Appurato che ci vuole una legge, quasi mai si dice quale obiettivo si voglia raggiungere: basta sbandierare la necessità di una legge purchessia.

Lo si vede per esempio circa il Consiglio superiore della magistratura, del quale tutti predicano una necessaria riforma, ma nessuno dice espressamente in quale direzione.

Ci vuole una legge, insomma.

Benissimo.

Ma per far che?

E qui cominciano i guai, perché nessuno lo sa davvero e fino in fondo.


Qualcuno abbozza una proposta – ma nulla di più – subito bocciata dagli altri.

E lo stesso dicasi per tutti i settori della vita sociale e politica, in relazione ai quali si ripetono a squarciagola i “mantra” sopra indicati.

Dirò di più.

Nella maggior parte dei casi, poi, per raggiungere i veri obiettivi degni di attenzione,
cioè davvero capaci di fornire una svolta alla situazione, non ci vogliono soldi e non ci vogliono leggi.

Ci vogliono altre cose, senza prezzo e senza obblighi.

Per esempio, per riformare la scuola e la magistratura, occorre prima di tutto ravvivare in modo serio e approfondito
la coscienza degli insegnanti e dei giudici, ricordando, da un lato, che “insegnante” è colui che lascia “un segno” sull’allievo
e che il giudice, dall’altro, non deve essere un semplice funzionario, ma un autentico giurista.

Per rifondare la coscienza professionale di entrambi non ci vogliono né soldi né leggi:

ci vuole una meditata operazione culturale e ideale, a costo zero e non dettata da norme vincolanti.

Ci vuole che qualcuno pensi e progetti operativamente il suo pensiero, vale a dire il politico nel senso più nobile del termine, e che oggi purtroppo pare assente.

Altrimenti, il destino degli inconsapevoli declamanti i “mantra” sarà simile a quello del viaggiatore che sale sì sul treno,
ma senza sapere dove esso lo condurrà: un destino cieco ed errabondo. E purtroppo, su quel treno, ci siamo anche noi.
 
La conclusione della trattativa di Bruxelles ha, per ora, un solo sicuro effetto positivo
che riguarda le borse, che oggi vanno in su, e il fatidico spread, che va in giù.

Il resto è solo esagerata manifestazione di auto-elogio, un atteggiamento tipicamente italiano altrettanto tipicamente destinato a produrre disincanto il giorno dopo.

L’effetto positivo sopra descritto è concreto ma, purtroppo, solo temporaneo come sempre accade per le reazioni emotive dei mercati.

Essere riusciti ad ottenere molte decine di miliardi a “fondo perduto” e ancora di più in termini di prestito non è, di per sé,
simile ad una enorme e insperata quantità di manna che piove dal cielo bensì solo una sostanziosa, sulla carta, sottoscrizione di nuovi impegni e di nuovo debito.

Il vantaggio consiste nei bassi tassi previsti e, soprattutto, nel fatto che, per la prima volta,
l’Europa si indebita a sua volta in quanto sistema finanziario pubblico anche se, questo,
non è da assumersi necessariamente come un risultato incoraggiante dato che, fino a prova contraria,
il pareggio di bilancio, almeno come obiettivo tendenziale, sarebbe preferibile in qualsiasi Paese del mondo.


Ad ogni modo, data l’eccezionalità della crisi, brindiamo pure alla memoria di John Maynard Keynes
ed alla dimostrazione, sebbene faticosa e insidiosa, di solidarietà intraeuropea.

Lo svantaggio o, meglio, gli svantaggi che già si profilano sono però numerosi.

Chi ha tifato per l’Italia definendo egoisti e miopi i Paesi del Nord
– fra i quali, chissà perché, viene inserita l’Austria che è a tutti gli effetti un Paese appena poco meno meridionale dell’Italia –
temo stia prendendo una cantonata.

Il torneo non è finito perché per ora è solo programmato.

Tutti, o quasi, i commentatori concordano infatti nel ritenere che un Governo come quello che abbiamo
sia ben lontano dal possedere le capacità di proporre e soprattutto di attuare le riforme di cui tutti i partiti parlano da tempo.

Si tratta di un timore più che fondato che ha la sua giustificazione nella pressoché assoluta mancanza di idee di medio e lungo periodo
come base di qualsiasi progettazione dotata di senso.

D’altra parte, va sottolineato che la differenza principale fra il prestito europeo e quello che potremmo ricavare dall’emissione di debito domestico
sta nel fatto che, mentre il secondo verrebbe giudicato attraente o meno dal mercato, quello europeo verrà giudicato da “commissioni pubbliche” a Bruxelles.



Ciò potrà introdurre deformazioni che nulla avranno a che fare con l’andamento dell’economia italiana
e degli altri Paesi nel prossimo futuro, mentre potranno essere dovute a valutazioni e criteri esclusivamente politici.

Le reazioni di medio termine dei mercati a tutto questo saranno quanto mai imprevedibili.

Il sospiro di sollievo che sta circolando in queste ore presso gli italiani ha il sapore di chi, in procinto di dover aprire il portafoglio per salvarsi,
crede di aver scampato il pericolo perché i soldi ci appaiono come provenienti da altrove, ossia da un nuovo Pantalone
che elargisce ricchezza da Bruxelles come, prima, lo faceva da Roma.

Ma non è così perché, sia il “controllo” europeo sia la nostra riottosità a passare, in fatto di riforme, dalle parole ai fatti,
finiranno per vanificare o, peggio, per ribaltare i possibili effetti positivi di un aiuto che, temo, ci costerà comunque molto caro.
 
Hanno trasformato la pandemia in pantomima.

Una tragedia mutata in pagliacciata globale.

Dunque, lo schema della fiaba con intenti moralistici e punitivi è il seguente.

La pandemia nata in Cina, cresciuta in Asia, infuria nel mondo ma ci sono tre nazioni carogne guidate da tre canaglie che sono paladini, impresari e veicoli della pandemia.

I tre porcellini in questione si chiamano Donald Trump, Boris Johnson e Jair Bolsonaro, e guarda caso sono tutti “sovranisti”, conservatori o nazional-populisti.

Una mezza scomunica arriva pure all’India dove c’è un mezzo nazionalista, Narendra Modi.

E una velenosa maledizione scende sulla Russia del Maledetto Zarista-sovranista Vladmir Putin.

Il Covid ha una sua morale progressista, secondo i media, punisce chi dubita della sua virulenza ed è sovranista.

Fa eccezione la Svezia dove un governo socialdemocratico ha usato la linea aperta sul Covid
ma per questi non vale la punizione divina né l’allarme sui dati.

Sugli altri paesi si dice poco e niente, le stragi del Covid in Africa, in Asia o nei Caraibi vengono dimenticate,
i contagi tra i migranti passano in sordina, e comunque mai col tono usato per i Tre Porcellini,
che è riassunto nell’espressione “ben ti sta”, “te lo sei cercato”.


Se Johnson o Bolsonaro risultano positivi al virus è un peana euforico degli umanitari,
un inno progressista al Covid, un’ola di liberazione che fa il tifo per la Bestia, che in questo caso è il virus,
anche se per loro la Vera bestia è la sua vittima sovranità.

È inutile dire che la traduzione dei Tre Porcellini in Italia è Prosciutto & Meloni, ove per Prosciutto s’intende Salvini-Suini e per Meloni s’intende Giorgia regina de’ Coatti.

Avvertenza d’obbligo, anche se più volte espressa: nessuna simpatia per Trump e Bolsonaro (un po’ per Johnson), antipatia per i loro nemici e competitori.

Ogni giorno, a partire da quella cloaca grillo-contina che è il Tg1, lo schema è sempre lo stesso:

i Buoni sono la Cina e la Contea d’Italia da cui arrivano notizie radiose e profilassi efficaci,

mentre i cattivi sono gli Usa, il Brasile, la Russia, ecc., da cui arrivano sempre notizie sinistre condite da errori colossali dei leader.

L’impressione che lasciano ai cittadini italiani è che quei paesi stiano toccando vertici pazzeschi di contagio e di vittime
e siano esposti al male per una scelta ideologica folle prima che sanitaria:

sono stati liberisti con il virus, hanno lasciato proseguire l'economia, hanno lasciato a piede libero le popolazioni, dunque vanno puniti e intubati.


Allora vorrei fare una piccola riflessione che non è un pensiero profondo ma un calcolo elementare e banale di quelli che si fanno sui libri delle scuole elementari.

Dunque, prendiamo la tabella delle vittime e paragoniamo.

Il Brasile, che dai nostri media sembra il paese più devastato, ha attualmente 66mila morti.
La popolazione brasiliana è composta di 209 milioni di persone, cioè tre volte e mezzo circa l’Italia.


In Italia sono morte circa 36mila persone su 60 milioni (ma io dico su 30.000.000 gli abitanti del Nord) :
la percentuale di vittime da noi è decisamente più alta, almeno finora.

Ma la nostra percentuale è più alta persino degli Stati Uniti, se si considera che gli Usa hanno
una popolazione cinque volte superiore all’Italia e hanno 130mila morti.

In percentuale, l’Italia ha lo 0,60, (1,20 )
gli Usa lo 0,43,
il Brasile lo 0,33 di deceduti rispetto alle popolazioni.


Ancora: la malefica, devastata Russia ha “solo” 11mila morti su una popolazione di 150 milioni.

Nell’India sotto Covid i morti sono 15mila, su un miliardo e quattrocento milioni d’abitanti…


Facile e giusta l’obiezione: ci sono paesi in cui i morti non si contano, almeno non in relazione al Covid.

Certo, vale per il Brasile come per la Russia e l’India, ma come per la Cina, che dichiara un numero di morti inattendibile rispetto alla realtà,
e Cuba e tanti altri paesi del Terzo Mondo, per non dire dell’Africa.

Dai dati ufficiali risulta che il nostro paese è stato tra i più colpiti al mondo, nonostante il lockdown e le vanterie governative.

E ha, non mi stancherò di ripeterlo, una percentuale altissima di deceduti nel rapporto tra contagiati e morti.

Nel mondo, tuttora, siamo con gli inglesi ai vertici della classifica.

Dipenderà dai tamponi praticati, o come dicono alcuni ridicoli fintopatrioti, dipende dal fatto che noi abbiamo dichiarato i dati veri,
perché noi siamo notoriamente onesti, universalmente noti come i più onesti al mondo, mentre tutti gli altri no…

A parte che non è vero, anche da noi sia i contagiati che le vittime in Lombardia erano in realtà molte di più;
non c’è dunque una spiegazione razionale, o almeno ragionevole, alla tesi che nelle classifiche mondiali di contagiati e deceduti
noi soli avremmo dato i numeri veri e perciò risultiamo quelli dove ci sono più morti in relazione al numero dei contagiati.


Tutto questo non ci porta a capovolgere la pantomima dei media ma a ripristinare perlomeno la verità:
non possiamo reputarci meno colpiti dei brasiliani, degli statunitensi, dei russi, degli indiani e di chi volete voi.

Siamo nelle stesse condizioni, anche se in tempi diversi e nonostante le profilassi diverse.

Sul piano delle responsabilità bisogna certo rimarcare i ritardi, le sottovalutazioni, gli errori, e poi i falsi ottimisti, perniciosi quanto i catastrofisti e i terroristi sanitari.

Ma evitiamo per favore di dare una lettura politica, ideologica o addirittura elettorale (vedi Trump) alla pandemia.

Altrimenti stabiliamo pure un nesso tra il Covid è le repressioni cinesi a Hong Kong
(su cui tacciono tutti in Italia, e il ministro degli esteri Di Maio evidentemente crede che la Cina stia combattendo eroicamente contro King Kong).


Non dimentichiamo che i paesi in questione sono stati i destinatari incolpevoli del virus e il mittente colposo,
almeno così possiamo chiamarlo, è la Repubblica Popolare Cinese; e se non vogliamo tirare ancora in ballo
la questione dei laboratori e dei ritardi e omertà nel dare notizia del virus, dobbiamo almeno dire che le abitudini alimentari cinesi
sono ancora pericolosamente incuranti dei rischi provenienti da alcune carni e alcuni animali.

Perché se tutto si riduce alla fatua, manichea, puerile distinzione politica, allora dite pure che i sovranisti sono stati attaccati dal morbo,
ma aggiungete che a veicolarlo nel mondo è stato la Cina comunista, che sta usando tutte le armi, dal virus al 5G, per conquistare l’egemonia planetaria.

Agli idioti in malafede si parla nel loro lessico e si usano le loro stesse equazioni.
 
Una volta tanto qualcosa di interessante in TV.

LOMBARDIA - CANALE 606 DEL DIGITALE TERRESTRE,

LAZIO - CANALE 632,

per vedere Luciano Barra Caracciolo tenere una vera e propria lezione di Politica Economica sull’Italia.

Un’occasione unica per approfondire la conoscenza di quello che è successo e di quello che succederà in futuro.
 
L’argento ha proseguito con il suo cammino, ma, in questo caso, le aspettative posso centrare poco:


2020-07-21_5-09-47.jpg



Sui future l’argento ha superato i 21 dollari dopo che ieri, sul mercato spot, aveva sfiorato i 20, sempre all’oncia.

Nel frattempo il suo rapporto di valore rispetto all’oro migliora, dopo essere peggiorato durante tutta la crisi.



2020-07-21_5-12-16.jpg



Quindi l’argento non solo migliora le sue quotazioni, ma lo fa anche nei confronti dell’oro.

Un movimento di questo genere, così rapido, non può essere dovuto alle aspettative inflazionistiche, ma anche ad altri fattori.


  • comunque la ricerca di investimenti sicuri che, dopo essersi riversata sull’oro, è passata all’argento;

  • il fatto che in un mercato altamente speculativo ogni singolo, anche minimo, movimento può essere colto dagli speculatori
  • e dare vita a movimenti improvvisi al rialzo che poi si esauriscono improvvisamente come si sono generati.

Se ieri, nel meriodo di più mesi, potevamo considerare il fattore deflazione/inflazione, oggi siamo a movimenti di pura speculazione.

L’argento cresce ed attira risorse.

Speriamo che regga almeno un po’ e che non sia l’ennesima delusione
 
L’argento sta avvicinandosi al 20 dollari all’oncia sui mercati, con una crescita piuttosto intensa che ha avuto una accelerazione nell’ultimo mese.


argento-20-07.png



Si tratta di una quotazione che non veniva raggiunta dal 2016, in ben altra situazione:


argento20-07-5.png




Cosa ha portato l’argento a questi livelli e che cosa lo differenzia dal corso dell’oro?

L’oro ha caratteristiche più simili al denaro, ad un mezzo di pagamento, mentre l’argento è più simile ad una materia prima.

Di conseguenza, le relazioni che seguiamo che coinvolgono il rapporto oro / materie prime si applicano anche al rapporto oro / argento.

In particolare, l’oro, essendo più simile al denaro, tende a fare meglio dell’argento quando le aspettative di inflazione stanno diminuendo
(la paura della deflazione sta aumentando) e la fiducia economica è in declino, mentre l’argento tende a fare l’opposto.

Questo è piuttosto ovvio: se ci sono aspettative di un calo dei prezzi, quindi di una situazione deflazionistica,
allora in generale ci sarà la tendenza a detenere liquidità, e quindi anche oro/moneta.

Se invece le aspettative sono di una crescita economica l’argento /materia prima viene ad avere una prestazione migliore.

Per comprenderlo vi mostro questo grafico che mette in relazione il rapporto fra i prezzi si argento ed oro e quello di un ETF basato sulle aspettative di inflazione (RINF).


silvergold_RINF_080720.gif



Appare chiaro che c’è un parallelismo, e che quindi sarebbe possibile dare una previsione
dell’andamento dei prezzi relativi di oro ed argento sulla base delle aspettative inflazionistiche.

Però c’è un problema : le aspettative si basano su informazioni e queste non sono complete.

Da un lato non abbiamo una previsione precisa delle politiche monetarie che verranno applicate dalle banche Centrali nel futuro, in primis la FED,
dall’altro la nostra visione del futuro è sempre limitata, perchè basata sulle informazioni che abbiamo hic et nunc e che possono variare per eventi improvvisi.



Se qualcosa ci ha insegnato il COVID-19 è proprio un poco di umiltà, anche negli investimenti,
perchè siamo comunque sempre circondati dal fumo dell’incertezza,.

Camminiamo in direzione di una luce, con le nostre previsioni, ma non abbiamo ben chiaro se quello sia il sole o semplicemente un lampione.

Quindi, per terminare, se la correlazione argento oro ed inflazione/deflazione, è ragionevole,
deve essere letta in relazione alla nostra situazione informativa attuale: se questa cambia, anche le nostre previsioni devono cambiare.
 

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