Operatività Indici & Futures - Open - Cap. 1 (1 Viewer)

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Mila

Mila
Grazie Mila, anche a te che lo meriti tutto.... io sarò impegnata anche a incollare le mie amate statuette :lol:

Statua, rottura, accidentale. Oggi abbiamo perso il "senso" delle cose. Il loro simbolismo. Simbolo che non è segno (differenza tra simbolo e segno è cosa da sapere, Young la descrisse in modo chiaro nel suo libro "L'uomo e i suoi simboli").
Statua = rapporto con l'altro da sé. Mondo della natura, mondo animale, mondo umano...mondo soprannaturale.
Statua = rapporto = legame
Oggi riduciamo questo simbolismo ad un legame affettivo.
Vi è da chiedersi comunque il perché di questo legame affettivo?
Stuatua\legame con la rottura.
Si rompe un legame. Questo è un segno sul simbolo.
Il simbolo comunica attraverso la sua trasformazione.
La rottura di un simbolo non è negazione del simbolo ma sua trasformazione: da uno stato di partenza ad un altro.
Prendiamo la foto del partner: finché è amato sta in primo piano. In entrata a casa sul tavolo della scrivania a lavoro dentro il portafoglio... nel nostro cuore. Il legame si rompe. Si spezza.
Alcuni arrivano a prendere quella foto e la fanno in mille pezzi. Rompono il legame. La vita finisce?
Certo che no. Da un legame si passa ad un altro legame.
E ricomincia il ballo della foto, ritorna al suo posto ma con una effige diversa.
Simbolismo. Rimando. Affettività .Cuore.
Rottura indotta e rottura subita.
Azione diretta e azione indiretta.
Trasformazione voluta e trasformazione subita.
Statua\legame rotta accidentalmente.
Segno di trasformazione del simbolo indotto dall'esterno per portare rinnovamento nel legame.
Un vulcano porta morte e distruzione. Cenera e maceria. Ma la terra diventa fertile.
Morte e vita.
Simbolo e trasformazione.
Cinico il gioco della vita e della morte.
Anche un terremoto, per colui che lo passa indenne, può essere un'occasione di crescita. E, di fatto, lo è.
E per colui che soccombe?
Dipende dal significato che diamo alla "morte".
Ancora una volte simbolo e trasformazione.
E colla.
Ciao Amoboise.
 
Ultima modifica:

Mila

Mila
28 gennaio 2012

Un cordiale buon giorno a tutti.
Ancora previsioni di neve.
Ancora previsioni. Così in borsa così nella vita.
 

Mila

Mila
Nella nostra ricerca di felicità e autenticità della vita, nella nostra ricerca del senso della vita, del perché della morte dobbiamo essere onesti. E basarci sui fatti.
E' di fondamentale importanza questo punto.
I fatti che le nostre scelte producono. I fatti che le nostre azioni provocano. I fatti che la società mette di fronte a noi. I fatti che la cultura e la storia ha evocato nei secoli e negli anni e con cui noi siamo venuti in contatto. I fatti.
Un fatto con cui tutti veniamo in contatto quotidianamente è l'odio. Come l'amore l'attaccamento la felicità l'infelicità. I fatti in relazione agli opposti. Amore\odio. Bene\male.
"Esistono veramente gli opposti? A perte quelli del tipo uomo-donna, buio-luce, alto-basso, notte-giorno.
Esiste l'opposto della bontà?
Cosa sarebbe la bontà se avesse un opposto? Sarebbe non-bontà.
Si capisce la domanda e la sua portata? Meglio specificare: la bontà, se avesse un opposto, nascerebbe dalla non bontà, dunque dall'odio."
Per essere buoni dobbiamo prima odiare. E quando odiamo stiamo iniziando ad amare.
"Che cos'è un opposto?
Tutti noi abbiamo il culto degli opposti e diciamo per esempio che il bene è l'opposto del male. Ma, appunto, se tra loro c'è relazione, se nascono l'uno dall'altro, allora il bene ha la proprio radice nel male."
E questa è una affermazione inaudita!
"Dunque, esiste davvero l'opposto?
C'è la violenza. Cosa fa il pensiero difronte a questo fatto? Crea il suo opposto, la non-violenza. La quale è un non-fatto"
Questo passaggio va colto, dunque vi è da riflettere a fondo su questo. La violenza a cui assistiamo è un fatto. Un furto un assassinio ma anche ili maltrattamento che subiamo. La nostra risposta può essere di due tipi: violenza o non violenza. Tale risposta però è un non-fatto poiché si basa su un pensiero. Di fronte ad un accadimento "penso" come reagire e scelgo una delle due possibilità. Nell'economia del discorso Krishnamurti porta avanti la strada dell'opposto ma vale anche l'altra: ad un fatto si reagisce con un atto di pensiero, il quale è sempre un non-fatto. Questo è un punto essenziale!
"ma la fine della violenza è uno stato del tutto diverso dalla non-violenza".
La violenza cessa di per sé. E' un fatto con le sue conseguenze. Come reagisce la mente?
"La mente crea l'opposto per sottrarsi all'azione, o per reprimere la violenza. Proprio questa attività fa ancora parte della violenza".
Quando agiamo così, quando pensiamo alla non-violenza, creiamo si il suo opposto, ma ci troviamo ancora dentro la violenza. Quello che era il nostro scopo, la cessazione della violenza, ha portato in realtà alla perpetuazione della violenza.
E questo è un fatto incontrovertibile.
Sono un ammiratore sfegatato del Mahatma Ghandi. E della sua non-violenza. Eppure non posso ignorare i fatti: l'India ottenne l'indipendenza. Ci furuno degli episodi di violenza e dei morti. Inevitabile. Ma non per questo giustificabile. Ma la scissione dell'India in due stati contrapposti (il Pakistan) portò ad un 1.000.000 di morti: una carneficina! Una catostrofe umana. (Da leggere per chi vuole cimentarsi con la storia il libro "Un treno per il Pakistan"). La non-violenza alla fin fine non riuscì ad essere altro dalla violenza. Fu invero il perpetuarsi della violenza!.
"Se ci curiamo solo dei fatti, allora i fatti non hanno opposti.
C'è l'odio; la mente, il pensiero la società dicono che non bisogna odiare: questo non odiare è l'opposto dell'odio. Gli opposti nascono l'uno dall'altro.
Curiamoci solo dei fatti, duqnue c'è solo l'odio, e non il suo opposto.
Se si osserva l'odio come un fatto, se si osservano tutte le risposte che questo fatto producem che bisogno c'è di costruire il suo opposto?
L'opposto viene creato dal pensiero. E questa creazione da origine ad un conflitto: il conflitto tra l'odio e il non-odio, tra il fatto e il pensiero. E nel conflitto non è vi è uscita dall'odio. Non vi è superamento del fatto. E vi è il fallimento del pensiero che vuole il non-odio."
Ciascuno di noi dovrebbe ora fermarsi e riflettere su questo punto. Le emozioni che ha provato. Le esperienze che ha fatto. E le risposte che ha dato. E sostituire all'esperienza dell'odio l'esperienza dell'amore della perdita della paura dell'infelicità e della felicità...richiamare a sé le esperienze affettive ed emozionali che ha provato e che prova. Le speranze in cui vive.
E metterle a confronto con i fatti.
Ha ragione l'autore? E' vero che dei fatti li abbiamo travisati ingigantiti drammatizzati? Le nostre scelte sono state giuste? E se la risposta è affermativa oggi siamo più felici di ieri? E se oggi siamo più felici di ieri se proiettiamo la nostra mente verso il domani, siamo ancora sereni e stabili? Oppure proviamo incertezza e insicurezza?
Dobbiamo imparare a riflettere. A guardarci dentro. E a scorgere i fatti del nostro essere.
Essere quel che siamo. Senza giudizi. Senza moralitào manicheismo. Essere quel che siamo. Essere il "nostro fatto esistenziale". Prendere coscienza di sé e di quel che siamo.
"Come si fa a mettere fine all'odio"?
Odio come paura come attaccamento come infelicità. Bella domanda. Leggiamo la risposta.
"Se rimane solo il fatto dell'odio il suo opposto scompare, allora rimane l'energia per guardarlo".
Se quando provo odio una voce morale subito mi dice "non va bene <<devi>> provare non-odio, rimango imprigionato dentro l'odio xè genero il conflitto tra quello che è, il fatto, e quello che vorrei che non fosse, il non fatto. Ed entrando nel conflitto mi astraggo dal contesto. Dal fatto, dalla realta dunque dal presente. Mi astraggo. Divento solo pensiero. Fuggo. Divento nevrotico. Divento un essere-di-pensiero.
E consumo l'esistenza dentor il conflitto tra quello che è, il fatto, e quello che vorrei che fosse, il non-fatto.
E porto il passato nel presente per ottenere il futuro che desidero. Modifico il passato per farlo diventare il mio futuro.
Prendo un fatto e voglio che nel futuro non ci sia più.
Ieri ho litigato. Violentemente. Con mia moglie. Sono un essere per bene io. So che queste cose non devono accadare. Non vanno bene. Lo prometto. Non litigherò più.
Non va bene litigare. Noi ci amiamo. Deve esserci solo amore. Dobbiamo andare d'accordo. Per il bene dei nostri figli. Eppure porcaccia di quella miseria ma è mai possibile che io non possa stare in pace 10 minuti? Dico io? Solo 10 minuti. Sto scrivendo sul 3d, posso per favore stare in pace solo 10 minuti? Cosa vuoi che me ne freghi se devo passare l'aspirapolvere, è un cosa da donne quella. Ah no? Dici di no? E allora...quando devo portare la spesa xè è pesante chiami me però! Quando la tapparellla si rompe chiami me però! Quando la macchina non parte xè ti ho detto 100 volte di controllare se hai spento tutto, ma tu niente...non mi ascolti la batteria si scarica e ti prendi la mia macchina! Ma dico... quando ti fa comodo allora sei tutta gentile con me ma quando io ti chiedo uno spazio di soli 10 minuti allora no, una tragedia...ma quanto di odio!!!
Ops, mi ero ripromesso di non odiarti più. Sarà per la prossima volta dai, amore. Perdonami! No!, sei sempre lo stesso...non cambierai mai. E poi a me piace il tuo cardiologo!
Li mortacci...
E io che passavo il tempo ad odiarti mentre tu eri già oltre. Avrei dovuto fare più attenzione.
Aahahahah.
I fatti!
"Se rimane solo il fatto e il suo opposto scompare, allora rimane disponigile l'energia per guardarlo".
C'è l'energia per non fare assolutamente nulla nei confronti del fatto, e allora il fatto stesso si dissolve".
 
Stato
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