Operatività Indici & Futures - Open - Cap. 1

Stato
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Ed essere onesti in questo. Farlo veramente. Fino in fondo.
Fate così: salite in macchina, in autostrada. Cercate un momento in cui non ci sia traffica. E chiudete gli occhi per una frazione di secondo: cosa provate?
Sapete che state guidando. Che la vostra vita è appesa alla vostra capacità di guidare. Di attenzione. Di evitare gli ostacoli. Alcuni un pò più sensibili sanno che oltre alla loro vita è in gioco anche quella degli altri.
Avete gli occhi chiusi...andrà dritta la macchina? Arriveranno altre macchine? Non è che ci sia un ostacolo in mezzo alla strada?
Che sensazioni proviamo? Di quale intesità?
 
Questo è quello che ci accade ogni volta che affidiamo la nostra felicità ad un bene transitorio. Ad un oggetto impermanente. Ad un amore fugace. Ad un dolce irripetibile.
Nel momento in cui mettiamo per la prima volta il boccone sul palato stiamo generando la felicità che di li a poco si tramuterà in infelicità.
E, sapendolo, proveremo una grande insoddisfazione!
La mente che abbiamo allevato dalla nascita fino ad oggi funziona così.
 
Quando ci troviamo davanti agli oggetti della nostra esperienza ne siamo ipnotizzati. Siamo continuamente attratti da essi. Subiamo un continuo flusso interminabile di impressioni sensoriali.
Viviamo in continua aspettativa di qualcosa di nuovo e di diverso che possa eccitarci e coinvolgerci.
Se possediamo una macchina, non è abbastanza: abbiamo bisogno di due macchine. E se ne abbiamo due, non è ancora abbastanza: ora vogliamo anche una barca. E anche la barca non basta: abbiamo bisogno di una più grande.
E così all'infinito.
 
E si badi bene che questo succede anche con le donne\uomini. Con l'amore!
Questa è l'insoddisfazione, proprio l'opposto di una mente che "vede".
Stiamo cercando di capire se è vero che siamo sempre insoddisfatti e, se lo è, perché lo siamo.
Ci stiamo domandando, nella nostra ricerca delle felicità, se siamo sulla giusta strada? Se l'abbiamo trovata? Se quello che crediamo di aver trovato come felicità lo è veramente?
 
Molto spesso riusciamo a trovare una causa esteriore alla nostra infelicità. Non ho abbastanza di questo o di quello. Ma non sarà mai la vera ragione della nostra inquietudine e frustrazione.
Quello di cui siamo primi è dentro di noi.
Ed è questo che tutti noi dobbiamo cercare di capire. La soddisfazione non dipende da oggetti transitori, imparmaneti. E' un qualcosa che proviene, se vogliamo, dalla semplicità.
Essa non risiede nell'accumulare, ma nel togliere. Non nell'aggiungere esperienze su esperienze, ma nel "vedere" "comprendere" assaporare" le cose che facciamo nel quotidiano.
E', se vogliamo, una sorta di distacco. Ma che che significa solo essere più semplici, più tolleranti, più rilassati.
 
Distacco non significa rinunciare alle cose del mondo. Non è possibile!.
Significa soltanto allentare la presa e sentirsi più rilassati.
Al mondo vi sono innumerevoli piaceri da sperimentare ma finché siamo tesi e ansiosi, impauriti ed attaccati a quello che abbiamo (che mentalmente abbiamo creato, la prima chiave), ai nostri soldi e ai nostri beni e alla nostra ricchezza, essa non darà che infelicità.
 
Se non sappiamo rilassarci, sentendoci soddisfatti di quello che abbiamo; finché non sappiamo apprezzare la bellezza che ci circonda; finché non riusciamo a vedere la semplicità nelle cose del mondo, allora potremo avere una vita che sarà sempre infelice e insoddisfacente.
 
La vera rinuncia non è al piacere e alla sua ricerca. No.
La vera rinuncia si fonda sulla comprensione, realizzazione che i piaceri che abbiamo sperimentato fino ad oggi sono, se vogliamo, una scelta inferiore. Una scelta, invero, di infelicità.
La vera rinuncia è la rinuncia a cercare l'insoddisfazione e la sofferenza nella vita.
I piaceri che abbiamo cercato e sperimentato ogni giorno hanno prodotto un cortociruito: li cerchiamo in continuazione. Poniamo in essi ogni nostra possibilità di felicità.
E, proprio nel fare questo, sviluppiamo un attaccamento ad essi che ci impedisce di sperimentare la felicità più elevata della piena realizzazione di noi stessi.
E' il nostro atteggiamento, a volte avido e teso, che è il veleno che uccide la felicità.
Ci facciamo avviluppare sempre più dal mondo delle apparenze ordinarie e ci allontaniamo sempre più dalla felicità
 
Siamo spinti a destra e manca dagli alterni destini della nostra vita e non riusciamo a creare uno spazio interiore in cui far fiorire il nostro potenziale.
 
Cosa centra questo con la borsa?
Tutto!
Cosa ci è di più impermanente di un grafico di borsa?
Cosa vi è di più forte per la generazione dell'avidità che una speranza di guadagno?
Cose può genere più attaccamento della borsa?
Quante volte abbiamo "preso rifugio" nella borsa affidando ad essa i nostri sogni di riscatto sociale e di ricchezza?
 
Stato
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