IL CROLLO DEL SETTORE BANCARIO
Il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, promette sostegno ai mercati e il petrolio recupera un po' di terreno sopra 30 dollari, ma i listini non si fidano e trattano deboli dopo la chiusura pesante di Wall Street e Tokyo, che ha terminato la seduta in calo del 3,15%. Le vendite colpiscono il Vecchio continente, con Milano ancora in maglia nera e le banche sotto pressione.
Kuroda, allineandosi al celebre
whatever it takes ("faremo qualunque cosa sia necessaria") di
Mario Draghi, ha detto: "Quanto abbiamo messo in campo non è sufficiente, servono nuovi strumenti e non vedo limiti in questo senso". La settimana scorsa, la BoJ ha stupito tutti portando in negativo i tassi sui depositi. A sostegno della ripresa - o meglio contro il rallentamento dell'economia - è intervenuta anche la Banca centrale cinese con una misura atta a facilitare l'accensione dei mutui: le banche potranno erogare prestiti fino all'80% degli immobili contro il precedente 75%.
E proprio grazie alle mosse di Pechino,
Kuroda prevede una crescita stabile dell'economia cinese ritenendo, inoltre che possano essere introdotte ulteriori misure di stimolo fiscale e monetarie. Il governo cinese stima per il 2016 una crescita del proprio Pil nel 2016 tra il 6,5% e il 7%, mentre oggi l'indice Pmi servizi è tornato a salire ai massimi da luglio.
In calo, invece, le rilevazioni in Europa, con l'indice tracciato da Markit ai minimi su quattro mesi.
Il Pmi composito della produzione è sceso a 53,6 punti da 54,3 di dicembre, comunque in lieve miglioramento rispetto alla stima flash di 53,5 punti. L'indice delle attività terziarie è sceso a 53,6 da 54,2 di dicembre, in linea con la stima flash.
Ogni rilevazione sopra 50 punti indica un'espansione economica, sotto una contrazione. Dall'area con la moneta unica si segnalano anche i dati sulle vendite al dettaglio, salite dello 0,3% a dicembre, mentre l'inflazione
è scesa in Italia dello 0,2% mensile a gennaio, +0,3% annuo.
I timori sulla crescita globale e l'eccesso di produzione continuano a condizionare il prezzo del petrolio, che ieri è sceso di nuovo sotto la soglia psicologica dei 30 dollari al barile, salvo poi tornare a guadagnare qualche posizione:
il timore è che le scorte negli Usa si rafforzino aggravando la sovrasaturazione del mercato, inoltre aumentano i dubbi sulla capacita dei paesi Opec e non Opec di arrivare a un accordo sulla riduzione della produzione. Il Wti tratta in area 30,3 dollari, il Brent sopra quota 33 dollari. Negli Stati Uniti, alcuni analisti non escludono che la Fed decida di non rialzare più il costo del denaro per tutto il 2016.
Lo
spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco sale a quota 122 punti base con il rendimento del bond decennale italiano sul mercato secondario pari all'1,51%. Proprio il contenimento dei tassi d'interesse ha permesso al Tesoro di registrare un miglioramento dell'
avanzo a gennaio,
anche se il clima politico intorno ai conti pubblici è surriscaldato dalle polemiche tra Roma e Bruxelles su flessibilità e migranti, in attesa che domani la Commissione Ue pubblici le nuove stime economiche sui paesi del Vecchio continente. L'
euro è stabile in area 1,09 dollari.
Ieri sera Wall Street ha chiuso in forte calo con il Dow Jones che ha perso l'1,8%, l'S&P 500 l'1,87% e il Nasdaq il 2,24%. Non hanno aiutato le trimestrali deludenti da parte di due dei principali gruppi petroliferi al mondo. L'americana Exxon Mobil (-2,23%) ha registrato utili in calo del 58% e per la prima volta in 16 anni e ha dovuto sospendere il piano di riacquisto di azioni proprie. La rivale britannica Bp (-8,45% al nyse) nel 2015 ha registrato la più grande perdita annuale da oltre 20 anni.