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Le Borse Ue recuperano con le banche. Tokyo sprofonda: -4,84%
Reduci dal crollo di giovedì, i listini del Vecchio continente risalgono sull'ottovolante. Per la prima volta dall'ottobre del 2014 l'indice Nikkei scende sotto la soglia psicologica dei 15.000 punti. La Germania conferma una timida ripresa nel quarto trimestre: Pil +0,3%
Dopo un'altra giornata nera, costata ai mercati europei 242 miliardi di capitalizzazione, i listini del Vecchio continente risalgono sull'ottovolante nella speranza di recuperare almeno in parte il terreno perduto.
Milano conferma il rialzo dei primi istanti di contrattazioni e sale del 2,8%;
Francoforte aggiunge l'1,8%,
Parigi l'1,5% e
Londra l'1,9%.
La pesantezza del clima internazionale dei mercati si è invece fatta sentire sulla Borsa di Tokyo, che ha perso stamane il 4,84% scendendo per la prima volta da ottobre 2014 sotto la soglia psicologica dei 15mila punti.
Il bilancio settimanale è drastico: -11%, con l'apprezzamento dello yen (acquistato dagli investitori perché bene rifugio e nonostante le politiche ultra-espansive della Banca centrale giapponese) a penalizzare le aziende esportatrici del Sol Levante.
Resta la grande incertezza sulle prossime mosse della Fed, che soltanto a dicembre ha alzato i tassi, ma ora - come ha riconosciuto la stessa presidente, Janet Yellen - apre alla possibilità di scendere in negativo.
A indebolire il dollaro sono state le aperture del presidente della Fed, Janet Yellen, a un possibile rinvio del rialzo dei tassi.
Si restringe lo
spread tra Btp e Bund, che ieri era risalito fino a 160 punti: il differenziale è sotto 145 punti, il decennale italiano rende l'1,65%. Sull'umore globale degli investitori pesano sempre i timori di una nuova recessione e le preoccupazioni per lo stato di salute delle banche europee che
ieri hanno affossato tutti i principali listini.
L'economia reale presenta intanto il conto dell'ultimo periodo dello scorso anno.
In Germania si conferma una moderata ripresa, con una crescita del quarto trimestre del Pil allo 0,3% rispetto al trimestre precedente e all'1,3% su anno. Si tratta di dati in linea con le attese del mercato, che sono invece state deluse dal +0,1% fatto segnare dall'Italia. Di nuovo in Germania, l'inflazione risale allo 0,5% annuo a gennaio, confermando i dati preliminari e rafforzandosi dopo il +0,3% di dicembre. Su base mensile, però, resta un calo dello 0,8%.
La Grecia, invece, torna in recessione. Nell'Eurozona, intanto, si registra un nuovo calo della produzione industriale che a dicembre è scese dell'1% su novembre: l'indice medio per l'anno 2015, tuttavia, è salito dell'1,4%. Negli
Usa si guarda ai prezzi alle importazioni, alla fiducia dei consumatori censita dall'Università del Michigan e alle scorte di magazzino.
Tra le materie prime, nonostante le prese di beneficio sui mercati asiatici, con quotazioni a 1.235 dollari l'oncia,
l'oro si appresta a chiudere la migliore settimana degli ultimi quattro anni (con una crescita media intorno al 6%), confermandosi come primario bene rifugio per gli investitori globali. Ieri il metallo prezioso era arrivato a toccare quota 1260 dollari, grazie ai forti acquisti di Etf in oro. Gli analisti non escludono che il lingotto possa tornare a breve a quota 1300 dollari.
Petrolio
in recupero dopo il calo di ieri che aveva portato le quotazioni ai livelli più bassi da 13 anni. Sul mercato after hour di New York i contratti sul greggio Wti con scadenza a marzo guadagnano 1,5 dollari a 27,76 dollari al barile; il Brent torna sopra quota 31 dollari a 31,85.