options & derivatives rates n. 1/2014

tutti i listini sono in stand by, in attesa del vero MARKET MOVER della giornata !!! ecco i dati USA che decideranno il destino di questa settimana ... la prima del mese di febbraio !!!

SI GIOCA TUTTO CON IL LAVORO USA

Il Ftse MIB fa peggio del resto d’Europa in una seduta fiacca sul filo della parità per tutti i principali listini dell’azionario del continente. La prospettiva di una FED in pausa, che non metta mano ai tassi alla riunione di marzo – forse solo ad aprile ma neanche quello è dato per certo dai mercati – fa bene a Wall Sreet e ai mercati emergenti, meno al dollaro, all’Europa e al Giappone.
Sul fronte macro, hanno deluso gli ordinativi all’industria in Germania.
Tutto si deciderà comunque con la pubblicazione del rapporto occupazionale governativo degli Stati Uniti. È infatti difficile che il mercato assuma nuove posizioni o prende grandi rischi prima di conoscere il contenuto del report relativo a gennaio. Da tenere d’occhio a parte i dati principali di cui parleranno tutti, saranno i salari medi, la qualità dei posti creati e il tasso di partecipazione alla forza lavoro.

In Asia la Borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso per la quarta seduta di fila complice anche il rafforzamento dello yen, il calo di Toshiba e il superindice che ha indicato un rallentamento dell’attività economica.
Sui mercati delle materie prime, attenzione rivolta ancora al petrolio che, in preda alle speculazioni, sta vivendo sedute caratterizzate da sbalzi di prezzo incredibili.
 
SI GIOCA TUTTO CON IL LAVORO USA

Il Ftse MIB fa peggio del resto d’Europa in una seduta fiacca sul filo della parità per tutti i principali listini dell’azionario del continente. La prospettiva di una FED in pausa, che non metta mano ai tassi alla riunione di marzo – forse solo ad aprile ma neanche quello è dato per certo dai mercati – fa bene a Wall Sreet e ai mercati emergenti, meno al dollaro, all’Europa e al Giappone.
Sul fronte macro, hanno deluso gli ordinativi all’industria in Germania.
Tutto si deciderà comunque con la pubblicazione del rapporto occupazionale governativo degli Stati Uniti. È infatti difficile che il mercato assuma nuove posizioni o prende grandi rischi prima di conoscere il contenuto del report relativo a gennaio. Da tenere d’occhio a parte i dati principali di cui parleranno tutti, saranno i salari medi, la qualità dei posti creati e il tasso di partecipazione alla forza lavoro.

In Asia la Borsa di Tokyo ha chiuso in ribasso per la quarta seduta di fila complice anche il rafforzamento dello yen, il calo di Toshiba e il superindice che ha indicato un rallentamento dell’attività economica.
Sui mercati delle materie prime, attenzione rivolta ancora al petrolio che, in preda alle speculazioni, sta vivendo sedute caratterizzate da sbalzi di prezzo incredibili.

il SUPPORTO FONDAMENTALE sull'SP500 era 1.875 ... e proprio lì il FUTURE è andato a RIMBALZARE ... e praticamente da 2 ore si muove nel RANGE 1.875 / 1.885 !!! ... sull'impatto del dato occupazionale ... mi esprimerò in seguito !!!
 
il SUPPORTO FONDAMENTALE sull'SP500 era 1.875 ... e proprio lì il FUTURE è andato a RIMBALZARE ... e praticamente da 2 ore si muove nel RANGE 1.875 / 1.885 !!! ... sull'impatto del dato occupazionale ... mi esprimerò in seguito !!!

ecco ... adesso lo va a RITESTARE ... e lì si gioca l'intera partita !!!
 
ed infatti ... sta resistendo ... disperatamente !!! :)

BUON SABATO A TUTTI

Chiusura in rosso per gli indici azionari Usa nel giorno della pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro.
Nel dettaglio, lo S&P 500 perde l’1,85% a 1.880 punti.
Il settore tecnologico e’ sul fondo (-3,5%), seguito da quello dei beni discrezionali (-3,16%) e da quello energetico (-2,52%). I listini si chiudono la settimana in forte calo, l’S&P 500 di quasi il 3% (la contrazione maggiore dalla settimana finita l’8 gennaio scorso).

Si sottolinea il crollo di LinkedIn (-43% a 106 dollari): il social network per professionisti soffre a causa di un outlook deludente. Le perdite subite oggi, pari a circa 10 miliardi di capitalizzazione, quasi equivalgono al valore di mercato di Twitter.

L’oro dal canto suo ha archiviato la migliore ottava dallo scorso agosto (+3,7%) anche se oggi ha chiuso in leggero ribasso, complice il riaccendersi del timore di un aumento dei tassi quest’anno, magari gia’ a marzo, da parte della Federal Reserve. Questa ipotesi, praticamente esclusa soltanto ieri, e’ tornata in pista con il rapporto sull’occupazione diffuso oggi dal governo Usa e relativo al mese scorso.
Nonostante la sorpresa negativa arrivata dai posti di lavoro nei settori non agricoli, ‘i dati americani forniscono argomenti a supporto dei falchi della Fed per il proseguimento della normalizzazione dei tassi per via dei primi sintomi di pressione inflattiva di natura salariale, commenta Marco Vailati, della divisione Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda.
Le recenti debolezze degli altri dati macroeconomici (in particolare la decelerazione dei servizi) restano invece a supporto delle tesi delle colombe del Federal Open Market Committee (Fomc) lasciando incertezza sulle future mosse della Fed.

Di fatto la Fed monitora la situazione e in base ai dati in arrivo decidera’ il da farsi. Stando ai future sui Fed Funds, le probabilita’ di una stretta il mese prossimo sono pari al 10% contro l’8% precedente al rapporto odierno.

L’impatto dei soli dati di oggi e’ negativo per borsa e positivo per il dollaro americano. Dopo la pubblicazione del dato sul mercato del lavoro, il dollaro riprende a correre con l’euro che perde lo 0,5% a 1,11 dollari e lo yen che si mantiene intorno ai 117,17.
Si tratta dunque di un’inversione di tendenza rispetto alla settimana. Sul mercato valutario , lo US Dollar Index è precipitato al ritmo più forte da quando la Federal Reserve lanciò il primo piano di Quantitative Easing nel primo trimestre del 2009 dopo le dichiarazioni del presidente della Fed di New York William Dudley, che ha smorzato le speculazioni sulla ferma intenzione della Fed di continuare ad alzare i tassi sui fed funds.

Lo US Dollar – che misura la performance del dollaro contro le 10 principali valute a livello globale – ha ceduto -2,4% negli ultimi cinque giorni di contrattazioni. Anche su base settimanale, il tonfo è il più forte dal 2009. Anche per questo è fondamentale quanto emergerà dalla pubblicazione del report occupazionale Usa.
 
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buon sabato a tutti

complice il riaccendersi del timore di un aumento dei tassi quest’anno, magari gia’ a marzo, da parte della federal reserve. Questa ipotesi, praticamente esclusa soltanto ieri, e’ tornata in pista con il rapporto sull’occupazione diffuso oggi dal governo usa e relativo al mese scorso.
nonostante la sorpresa negativa arrivata dai posti di lavoro nei settori non agricoli, ‘i dati americani forniscono argomenti a supporto dei falchi della fed per il proseguimento della normalizzazione dei tassi per via dei primi sintomi di pressione inflattiva di natura salariale, commenta marco vailati, della divisione ricerca e investimenti di cassa lombarda.

buona domenica a tutti

Alcuni dei miei affezionati lettori potrebbero chiedersi perché, se il dato sull'occupazione è uscito tutto sommato negativo, Wall Street abbia poi reagito con 1 SELL OFF, anziché con 1 RIMBALZO: quel dato non ha allontanato definitivamente la prospettiva di un NUOVO RIALZO DEI TASSI (almeno) relativamente al 2.016 e, se sì, perché gli USA non hanno brindato a tale prospettiva, mettendo a segno il + classico dei RALLY ?

I dati USA hanno posto in risalto 2 aspetti: da un lato, i nuovi posti di lavoro nei settori non agricoli di gennaio sono sì aumentati di 151 mila unità, ma ben al di sotto dei +180.000 attesi in media dal consensus; dall'altro lato, i salari medi orari sono saliti a gennaio +0,5% (precisamente, +0,47 su base mensile) a $25,39 l’ora (superiore alle attese di un rialzo +0,3%).
Orbene, gli operatori hanno completamente SNOBBATO il primo dato (astrattamente negativo), in quanto è vero che è stato inferiore alla attese, ma in ogni caso, con la creazione di ulteriori 151 mila unità, il tasso di disoccupazione del mese scorso si è attestato al 4,9%, che è una percentuale da piena occupazione !!!
Gli operatori hanno, invece, concentrato la loro attenzione sulla inattesa crescita dei salari orari, per i quali era previsto un +0,30% ed invece hanno registrato un +0,50% !!!
Perché quest'ultimo dato è stato così drammatizzato dagli operatori, al punto da far partire un violento SELL OFF ?
La risposta è semplice. Perché la FED, nel prendere le sue decisioni in tema di politica monetaria, guarda principalmente a 2 cose: 1) la dinamica del prezzo del petrolio; 2) la dinamica salariale. Ebbene, quell'inattesa crescita dei salari orari nell'ordine del 0,50%, starebbe ad indicare, come si legge in epigrafe, "un primo sintomo di pressione inflattiva" tale da poter spingere la FED a continuare nella sua scelta di RIALZO DEI TASSI, laddove si dava ormai quasi per certo una sospensione di tale politica almeno fino al primo semestre del 2016.
Aggiungete che venerdì il prezzo del petrolio è ritornato sotto quota 32: il mix di queste 2 circostanze ha spinto gli operatori a guardare con grande preoccupazione ai futuri scenari di politica monetaria ... e da qui la scelta di "continuare a vendere", innescando il SELL OFF di cui sopra.
 
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buona domenica a tutti

Aggiungete che venerdì il prezzo del petrolio è ritornato sotto quota 32: il mix di queste 2 circostanze ha spinto gli operatori a guardare con grande preoccupazione ai futuri scenari di politica monetaria ... e da qui la scelta di "continuare a vendere", innescando il SELL OFF di cui sopra.

ecco ... il petrolio ... nuovamente sceso sotto quota 32 !!!
 

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