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alla fine, Wall Street chiude in territorio negativo, ma con perdite frazionali ... praticamente, 1 nulla di fatto !!! ...
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BUON SABATO A TUTTI
R.it
Gli Usa creano meno lavoro del previsto, contraccolpo sui listini
A maggio vengono attivati soltanto 38mila posti di lavoro, ai minimi da sei anni e contro attese per 160mila. Torna incertezza intorno alle mosse Fed.
Dopo la parentesi dedicata alla Banca centrale europea,
che ieri ha lasciato invariato il costo del denaro e rivisto leggermente al rialzo le stime su Pil e inflazione per quest'anno,
gli Stati Uniti tornano padroni della scena internazionale. Ma lo fanno con un dato deludente sul mercato del lavoro. A maggio la prima economia al mondo ha creato soltanto 38mila nuovi posti contro i 160mila attesi dagli analisti: è il peggior risultato da sei anni (per altro il dato di aprile è stato rivisto da 160 a 123mila nuovi posti).
Gli analisti notano che ci sono alcuni fattori straordinari che possono aver influito, come il maltempo in alcune regioni e un maxi-sciopero da 35mila addetti in Verizon. Forse anche per questo il tasso di disoccupazione, che viene calcolato su differente base statistica, è calato al 4,7% dal precedente 5% e contro attese per un 4,9%. Nel caso dei nuovi posti, poi, vengono conteggiati i contratti attivati sulla base delle dichiarazioni di 400mila imprese (agricoltura esclusa). Nel secondo caso, si intervistano le famiglie e si conteggiano gli individui che hanno occupazione (quindi una persona può avere più contratti attivi).
Tra i pochi segnali positivi del report si può leggere la crescita dei salari, con un +2,5% annuo che ha superato le attese; ma d'altra parte non è positiva la diminuzione della partecipazione al mercato del lavoro da parte degli americani (62,6%, livello minimo dell'anno).
I dati scombinano le attese della vigilia: gli analisti si aspettavano dal rapporto sull'occupazione la spinta decisiva per il prossimo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, atteso per il prossimo luglio. Stando alle previsioni scontate dai mercati, prima dei dati sul lavoro il rialzo del costo del denaro il prossimo mese era accreditato del 55% di possibilità, poi crollate al 29%.
La sorprendente debolezza mostrata dai nuovi posti creati, per quanto sia discordante rispetto al dato della disoccupazione in sé, torna dunque a generare incertezza intorno alla Banca centrale Usa.
Sensibili ripercussioni sul fronte dei cambi, con l'euro che chiude in deciso progresso a 1,1337 dollari dopo aver toccato un massimo di giornata di 1,1351 dollari, un rialzo pari a quasi il 2% rispetto ai minimi di seduta: i mercati vedono meno probabile un immediatorialzo dei tassi Usa.
Il biglietto verde arretra di oltre due punti percentuali rispetto alla divisa nipponica, passando di mano per 106,13 yen. La moneta giapponese avanza anche sull'euro a quota 120,50 per via della scarsa propensione al rischio degli investitori.
Lo
spread tra i Btp decennali e i corrispettivi Bund tedeschi tratta a 126 punti base. Il rendimento dei titoli di Stato italiani è all'1,37%.
Ormai l'attenzione è quasi interamente catalizzata dalla politica monetaria Usa e dal rischio di Brexit, il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea che si terrà il prossimo 23 giugno. Come nota
Bloomberg, infatti, l'annuncio di ieri della Bce è stato seguito solo da minimi riflessi sul mercato valutario: era dal gennaio 2015 che l'euro non si muoveva così poco nel cambio con il dollaro durante una conferenza stampa di Draghi. Questo sottolinea come la Bce sia per un po' ritenuta 'fuori dai giochi', nel senso che ha annunciato tutti i provvedimenti che doveva mettere in campo e che ora - in attesa che entrino in funzione anche gli ultimi dispositivi, come le aste di liquidità agevolata per le banche e l'acquisto di obbligazioni corporate - rimane alla finestra per vedere se gli effetti del suo lavoro saranno soddisfacenti.
In questo contesto, il petrolio resta un punto di riferimento importante: l'Opec, nella sua riunione di Vienna, non ha decretato nessun congelamento della produzione, che d'altra parte non era atteso dai mercati. Al di là del nulla di fatto sulla produzione, dalla riunione austriaca si è registrata l'elezione, dopo 4 anni di tentativi andati a vuoto, di un nuovo segretario generale, il nigeriano Mohammed Barkindo. E' tornato poi in scena il Gabon, che ha portato a 14 Paesi il numero di membri del Cartello, un record nei suoi 56 anni di storia.
Negli Usa le scorte di greggio hanno continuato a segnare una discesa, sebbene inferiore alle attese. Dopo una mattinata poco mossa, il greggio è tornato a indebolirsi nel pomeriggio: alla chiusura delle Borse europee il Wti e il Brent cedono un punto percentuale rispettivamente a 48,7 e 49,6 dollari.
L'
oro torna invece protagonista con un balzo del 2,5% circa a 1.240 dollari l'oncia.