tontolina
Forumer storico
Rumsfeld fugge all’arresto in Francia
Maurizio Blondet 28/10/2007
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2354¶metro=
FRANCIA - Era arrivato a Parigi per partecipare, come ospite d’onore, ad un dibattito organizzato dal periodico Foreign Politcy.
Invece, Donald Rumsfeld è stato prelevato da agenti dell’ambasciata USA all’ora del breakfast e nascosto in località sconosciuta «per ragioni di sicurezza», poi esfiltrato oltre i confini francesi verso la Germania.
Gli americani temevano seriamente l’arresto dell’ex ministro del Pentagono.
Contro di lui, varie organizzazioni francesi avevano presentato una denuncia: aver «ordinato ed autorizzato la tortura» nella prigione irachena di Abu Ghraib e nel carcere di Guantanamo.
La cosa era seria.
In Francia, la magistratura deve agire d’ufficio se un torturatore, anche straniero, viene segnalato presente nel territorio francese.
«E in Francia vivono persone che sono state torturate a Guantanamo e possono testimoniare», ha detto Michel Ratner, presidente del Center for Constitutional Rights, l’organizzazione (americana) che ha stilato la denuncia insieme ad altre, come la International Federation of Human Rights, il tedesco European Center for constitutional Rights e la francese Ligue pour les Droits Humains.
La base giuridica della denuncia è la Convenzione contro la tortura, un trattato internazionale ratificato sia dalla Francia sia dagli USA.
Alla denuncia è allegata la deposizione scritta dell’ex generale di brigata USA Janis Karpinski, che ha diretto la prigione di Abu Ghraib, e che dichiara la responsabilità di Rumsfeld per i fatti di cui essa stessa (è una generalessa) è stata accusata, e per la quale è stata sollevata dall’incarico.
«Gli ordini venivano dall’alto», ha sempre dichiarato.
In allegato ci sono anche i memorandum firmati da Rumsfeld tra l’ottobre 2002 e l’aprile 2003 dove legittimava l’uso della tortura, dell’incappucciamento, della deprivazione del sonno e dell’uso di cani per intimidire i detenuti.
Insomma, incontrovertibili pezze d’appoggio per l’accusa.
Tanto da indurre l’ambasciata americana a Parigi, allarmatissima, a far di tutto per sottrarre alla giustizia l’ex ministro.
Tanto più che la mattina in cui stava andando a piedi al meeting di Foreign Policy, Rumsfeld era stato riconosciuto da una ventina di attivisti appostati, che hanno preso ad apostrofarlo come «assassino», «criminale di guerra» e «torturatore».
L’immunità generalmente riconosciuta ai membri di governi esteri non poteva più essere invocata, visto che Rumsfeld è ora un privato cittadino.
«E’ come se arrivasse a Parigi Radovan Karadvzic», ha commentato Ratner.
Si pensa che i diplomatici USA abbiano fatto scappare Rumsfeld verso la Germania.
Lì infatti due precedenti denunce contro di lui per tortura sono state respinte dai magistrati teutonici.
Ciò benché anche in Germania esista per certi reati la giurisdizione universale, che consente di perseguire gravi crimini internazionali dovunque siano avvenuti, e qualunque sia la nazionalità del colpevole e delle vittime.
In quel caso, le pressioni americane sono state più persuasive.
Dunque Rumsfeld si è reso latitante ed ha potuto vivere da uccel di bosco in Germania in attesa del primo volo per Washington.
Ma i suoi viaggi nella «vecchia Europa» diventano sempre più difficili.
Questa è infatti la quinta volta che, appena atterra nel vecchio continente, egli viene inseguito da mandati di comparizione per tortura.
La denuncia tedesca del 2004, firmata dal procuratore di Berlino, è stata respinta nel 2005.
L’altra, presentata nel 2006 da diversi premi Nobel e dal Relatore speciale dell’ONU sulla tortura, a nome di 12 iracheni torturati a Abu Ghraib e un saudita tuttora detenuto a Guantanamo, è stata respinta nell’aprile 2007; ma contro la dismissione del caso è stato presentato appello.
Altre due denunce sono state presentate contro Rumsfeld in Argentina e in Svezia.
Per di più, un recente rapporto dell’ONU completato in agosto in seguito a sopralluoghi fatti tra aprile e giugno, denuncia che in Iraq sono incarcerati 44 mila sospetti (con un aumento del 10% tra giugno e agosto) in galere sovraffollate, per lo più senza speranza di avere un processo e nemmeno un riesame della loro posizione, e «vulnerabili alla tortura».
Il crimine dunque continua.
Frattanto apprendiamo di una importantissima decisione politica presa dagli Stati Uniti.
Vari settori delle forze armate hanno dato disposizione ai loro comandi di non usare il termine «Golfo Persico» quando operano nell’area, bensì «Golfo Arabico».
Tale è la dizione obbligatoria negli Emirati Arabi Uniti (i sette micro-stati feudali del Golfo, sunniti) dove il nome «Persico», persiano, è dichiarato illegale in odio agli iraniani, detestati sciiti.
Il fatto è che le navi da guerra americane che affollano da mesi il Golfo in attesa dell’ordine di attacco all’Iran sono ospiti dei porti di questi emirati.
Per riguardo, gli USA si riferiscono a questi feudi come a «repubbliche costituzionali», benchè là non esistano elezioni, il presidente sia l’emiro a vita (la carica è ereditaria), e solo il 20% della popolazione è considerata «nazionale» e quindi gode, se non di diritti politici, di assistenza sociale.
Le critiche di scarsa democrazia sono riservate a Putin.
Ma il nuovo ordine fa’ temere ad alcuni che l’attacco all’Iran si avvicini.
C’è, come si ricorderà, uno storico precedente: quando Chirac si rifiutò di partecipare all’invasione dell’Iraq, per ordine della Casa Bianca le patatine fritte, chiamate dagli americani «french fries», furono ribattezzate «freedom fries».
Maurizio Blondet
gli amricani di Bush sono solo assassini
Maurizio Blondet 28/10/2007
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2354¶metro=
FRANCIA - Era arrivato a Parigi per partecipare, come ospite d’onore, ad un dibattito organizzato dal periodico Foreign Politcy.
Invece, Donald Rumsfeld è stato prelevato da agenti dell’ambasciata USA all’ora del breakfast e nascosto in località sconosciuta «per ragioni di sicurezza», poi esfiltrato oltre i confini francesi verso la Germania.
Gli americani temevano seriamente l’arresto dell’ex ministro del Pentagono.
Contro di lui, varie organizzazioni francesi avevano presentato una denuncia: aver «ordinato ed autorizzato la tortura» nella prigione irachena di Abu Ghraib e nel carcere di Guantanamo.
La cosa era seria.
In Francia, la magistratura deve agire d’ufficio se un torturatore, anche straniero, viene segnalato presente nel territorio francese.
«E in Francia vivono persone che sono state torturate a Guantanamo e possono testimoniare», ha detto Michel Ratner, presidente del Center for Constitutional Rights, l’organizzazione (americana) che ha stilato la denuncia insieme ad altre, come la International Federation of Human Rights, il tedesco European Center for constitutional Rights e la francese Ligue pour les Droits Humains.
La base giuridica della denuncia è la Convenzione contro la tortura, un trattato internazionale ratificato sia dalla Francia sia dagli USA.
Alla denuncia è allegata la deposizione scritta dell’ex generale di brigata USA Janis Karpinski, che ha diretto la prigione di Abu Ghraib, e che dichiara la responsabilità di Rumsfeld per i fatti di cui essa stessa (è una generalessa) è stata accusata, e per la quale è stata sollevata dall’incarico.
«Gli ordini venivano dall’alto», ha sempre dichiarato.
In allegato ci sono anche i memorandum firmati da Rumsfeld tra l’ottobre 2002 e l’aprile 2003 dove legittimava l’uso della tortura, dell’incappucciamento, della deprivazione del sonno e dell’uso di cani per intimidire i detenuti.
Insomma, incontrovertibili pezze d’appoggio per l’accusa.
Tanto da indurre l’ambasciata americana a Parigi, allarmatissima, a far di tutto per sottrarre alla giustizia l’ex ministro.
Tanto più che la mattina in cui stava andando a piedi al meeting di Foreign Policy, Rumsfeld era stato riconosciuto da una ventina di attivisti appostati, che hanno preso ad apostrofarlo come «assassino», «criminale di guerra» e «torturatore».
L’immunità generalmente riconosciuta ai membri di governi esteri non poteva più essere invocata, visto che Rumsfeld è ora un privato cittadino.
«E’ come se arrivasse a Parigi Radovan Karadvzic», ha commentato Ratner.
Si pensa che i diplomatici USA abbiano fatto scappare Rumsfeld verso la Germania.
Lì infatti due precedenti denunce contro di lui per tortura sono state respinte dai magistrati teutonici.
Ciò benché anche in Germania esista per certi reati la giurisdizione universale, che consente di perseguire gravi crimini internazionali dovunque siano avvenuti, e qualunque sia la nazionalità del colpevole e delle vittime.
In quel caso, le pressioni americane sono state più persuasive.
Dunque Rumsfeld si è reso latitante ed ha potuto vivere da uccel di bosco in Germania in attesa del primo volo per Washington.
Ma i suoi viaggi nella «vecchia Europa» diventano sempre più difficili.
Questa è infatti la quinta volta che, appena atterra nel vecchio continente, egli viene inseguito da mandati di comparizione per tortura.
La denuncia tedesca del 2004, firmata dal procuratore di Berlino, è stata respinta nel 2005.
L’altra, presentata nel 2006 da diversi premi Nobel e dal Relatore speciale dell’ONU sulla tortura, a nome di 12 iracheni torturati a Abu Ghraib e un saudita tuttora detenuto a Guantanamo, è stata respinta nell’aprile 2007; ma contro la dismissione del caso è stato presentato appello.
Altre due denunce sono state presentate contro Rumsfeld in Argentina e in Svezia.
Per di più, un recente rapporto dell’ONU completato in agosto in seguito a sopralluoghi fatti tra aprile e giugno, denuncia che in Iraq sono incarcerati 44 mila sospetti (con un aumento del 10% tra giugno e agosto) in galere sovraffollate, per lo più senza speranza di avere un processo e nemmeno un riesame della loro posizione, e «vulnerabili alla tortura».
Il crimine dunque continua.
Frattanto apprendiamo di una importantissima decisione politica presa dagli Stati Uniti.
Vari settori delle forze armate hanno dato disposizione ai loro comandi di non usare il termine «Golfo Persico» quando operano nell’area, bensì «Golfo Arabico».
Tale è la dizione obbligatoria negli Emirati Arabi Uniti (i sette micro-stati feudali del Golfo, sunniti) dove il nome «Persico», persiano, è dichiarato illegale in odio agli iraniani, detestati sciiti.
Il fatto è che le navi da guerra americane che affollano da mesi il Golfo in attesa dell’ordine di attacco all’Iran sono ospiti dei porti di questi emirati.
Per riguardo, gli USA si riferiscono a questi feudi come a «repubbliche costituzionali», benchè là non esistano elezioni, il presidente sia l’emiro a vita (la carica è ereditaria), e solo il 20% della popolazione è considerata «nazionale» e quindi gode, se non di diritti politici, di assistenza sociale.
Le critiche di scarsa democrazia sono riservate a Putin.
Ma il nuovo ordine fa’ temere ad alcuni che l’attacco all’Iran si avvicini.
C’è, come si ricorderà, uno storico precedente: quando Chirac si rifiutò di partecipare all’invasione dell’Iraq, per ordine della Casa Bianca le patatine fritte, chiamate dagli americani «french fries», furono ribattezzate «freedom fries».
Maurizio Blondet
gli amricani di Bush sono solo assassini