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Ebbene, io credo che si tratti di un grave sbaglio, di una scelta profondamente diseducativa. Ma come? Sul Paese si è abbattuta una vera e propria tragedia, i morti si contano a migliaia, a milioni le persone che hanno perso il lavoro o sono economicamente con l’acqua alla gola, la nostra economia rischia di rimanere in ginocchio, le finanze pubbliche neanche a parlarne, e che messaggio viene trasmesso ai giovani italiani? «Facciamo come se nulla fosse e liberi tutti!».
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........ il punto è chiaro: nel momento in cui il Paese attraversa la crisi più grave della sua storia repubblicana, sarebbe stato giusto, a me pare, che i giovani non fossero avvolti da una improbabile bambagia protettiva, che non gli fosse servita la solita pappa dolce della benevolenza per decreto – pappa e bambagia che peraltro non hanno impedito che nelle settimane scorse un terzo degli alunni italiani non abbiano potuto fruire delle meraviglie della teledidattica spesso a causa della loro condizione d’indigenza e, a vergogna di tutti noi, nella più completa e generale indifferenza – bensì che anche loro fossero chiamati a guardare in faccia la realtà e a fare i sacrifici necessari: rinunciare alla normalità, alle solite vacanze, studiare di più.
Nulla è più istruttivo dei sacrifici. Lo sanno bene coloro che nel dopoguerra dovettero farne tanti per rimettere in piedi il Paese. Nulla come i sacrifici serve per togliersi idee sbagliate dalla testa, per imparare ad apprezzare alcune cose fondamentali della vita, per capire l’importanza della solidarietà, il legame che tiene insieme, che deve tenere insieme, una comunità; per capire che accanto ai diritti esistono i doveri.
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.......... con i tempi che si annunciano c’è bisogno di qualcosa di ben diverso: soprattutto di una nuova serietà.