OT: Topic del cazzeggio (2 lettori)

iguanito

Forumer storico
Almeno segnavano,Dzeko sostanzialmente segna solo se casualmente deve appoggiare un pallone in rete o se viene lanciato da Totti .Poi non so se tu lo hai seguito molto ,ha una potenza di tiro che potrei avere io.Dammi il nome di una squadra che per aspirare a qualcosa di importante avrebbe mai fatto di Dzeko il suo acquisto chiave
Lo seguivo al City dove comunque non era titolare (ma aveva giocatori più forti di lui e anche li un modulo, che non lo premiava) ma dove spesso entrava e risolveva. Chiaro che, come ben dici, un real madrid un bayern o un barcellona, non lo prenderebbero mai come acquisto di punta. In ogni caso ha senz'altro deluso ma, ripeto, perchè ha sbagliato gol clamorosi. da lui non ci si poteva certo aspettare azioni alla Weah o alla Ibrahimovic
 

iguanito

Forumer storico
Per tornare ai ds, da juventino fin dalla nascita quale sono, cambierei all'istante Marotta (ma non Paratici) per Sabatini o, meglio ancora, Daniele Pradè
 

Fabrib

Forumer storico
7 OTT 2016 15:24
ULTIMO GIRO DI WALTER (SABATINI) - IL DIRETTORE SPORTIVO DÀ L'ADDIO ALLA ROMA: "TOTTI DA NOBEL MA E’ UN TAPPO. COMPRIME LA CRESCITA DEL GRUPPO - PALLOTTA? PER LUI IL CALCIO E’ UN’AZIENDA, PER ME NO. ERRORI? NE HO FATTI. PIRIS NON ERA DA ROMA. VENDERE LAMELA MI HA UCCISO - MILAN E INTER VORREBBERO ESSERE LA ROMA"

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SABATINI

Chiara Zucchelli per“www.gazzetta.it”



Le verità di Walter Sabatini, i suoi ricordi, i suoi rimpianti: "La Roma non è stata parte della mia vita, è stata la mia vita. Non sono riuscito a vincere e questo me lo porterò dietro, ma conservo una piccola speranza che questa squadra e questo perfetto allenatore riescano a fare qualcosa di imprevedibile e sbalorditivo, vincendo lo scudetto. In quel caso, sentirò mio il successo".



TOTTI SABATINI

L'ADDIO — Da oggi, dice Sabatini in una conferenza di un'ora e mezza (con pausa sigaretta), "sarò disoccupato ma spero di tornare subito a lavorare", e davanti a Bruno Conti, Tempestilli, Baldissoni e molti dipendenti di Trigoria, aggiunge: "Niente sarà più come prima, la Roma renderà opaco tutto il resto. Vado via perché sono cambiate le regole, il presidente e i suoi collaboratori puntano su altre prerogative, adorano la statistica e cercano algoritmi vincenti, io mi fido del mio istinto e della mia fantasia. Il pallone è il mio universo, devo poter fare il mio calcio.





A volte mi confondo e magari prendo Piris, per dire, che non era un giocatore da Roma, ma ora verrò sostituito da una struttura". A tal proposito, ecco quando ha deciso di andar via: "Avevo preso un giocatore e l'ho perso perché mi è mancata l'arroganza di insistere anche perché c'era una grossa commissione e non sentendo la fiducia ho perso l'attimo fuggente (probabilmente Boye del Torino, ndr)".



TOTTI SABATINI

TOTTI E LAMELA — Detto che vendere Lamela "mi ha ucciso, ma poi ne ho preso uno che ritenevo più forte (Iturbe, ndr)", Sabatini ha parlato così di Totti: "È una questione quasi sociologica, io gli darei il Nobel per la fisica viste le traiettorie o le parabole che fa, o un pallone d'oro solo per lui. Le sue giocate non sono riproponibili. Ha rimesso in discussione Keplero, ma è un tappo, la sua luce abbagliante oscura tutto il gruppo, vista anche la curiosità morbosa che c'è su di lui. La sua presenza comprime la crescita del gruppo. Tutti fanno fatica a staccarsi da lui".



RIVOLUZIONE — Sui suoi errori, Sabatini spiega: "Certo che ne ho fatti, cinque anni fa parlai di rivoluzione culturale, questo è il mio vero fallimento. Ho reso la Roma un'insidia per tutti, ma qui bisogna pensare alla vittoria come una necessità, non come una possibilità.



Qui c'è gente che sa quello che fa, in questi 5 anni è mancata la convocazione al Circo Massimo della città di Roma. In alcuni momenti ho pensato che sarebbe successo, è rammarico e frustrazione, non sono arrabbiato, ma ho una tristezza cupa e irreversibile. Sono sereno però, perché ho fatto il massimo, non mi vergogno di questa Roma". Che però ancora non riesce a crescere del tutto: "Quando migliorano i giocatori esiste un problema di stipendi insormontabili, dobbiamo tenerne conto".



PALLOTTA SABATINI

PALLOTTA — "Sa che cosa è la Roma - chiarisce Sabatini - e sa che la passione andrebbe incentivata, è una questione culturale, lui è un imprenditore americano, allegro, incline alla statistica, io sono un europeo crepuscolare, o forse sono un etrusco. Per lui il calcio è un'azienda, per me no, pur nel rispetto ci sono stati conflitti chiari ed evidenti. Milan ed Inter vorrebbero essere la Roma, siamo incappati in un ciclo straordinario della Juventus e non siamo stati fortunati".



RADJA E I DIRIGENTI — Sabatini ha poi affrontato altri temi, eccoli: "Nainggolan non avrà un adeguamento, ma dei bonus in base alle prestazioni e stiamo negoziando. I calciatori però si devono rendere conto che con l'addio alla Champions sono venuti meno alcuni presupposti. Massara che prenderà il mio posto per ora è competente, sensibile, grande professionista.

SABATINI GIANNINI



Baldini viene descritto come un massone dannoso, idem Baldissoni, che viene descritto come un avvocato arrogante o un giocatore di calcetto, non è così. Per alcuni è meglio che la Roma sia debole, almeno i latrati a pagamento possono arrivare. Il ruolo di Franco lo spieghino lui o Pallotta, è un grande acquisto per la Roma".



COMMISSIONI — Battute finali, e con toni accesi, dedicate alla squadra smontata ogni anno e alle commissioni: "Mi è stato chiesto di far quel tipo di mercato, perché siamo ancora un po' più deboli degli altri. Nell'ultimo mercato abbiamo rinforzato la difesa perché centrocampo e attacco andavano bene. Abbiamo dovuto fare certe scelte anche per la pressione che abbiamo addosso della Uefa. Non credo di aver fatto danni nel mercato, però ammetto che è mancata la continuità. Le commissioni funzionano così, si acquistano giocatori e allora io pago per comprare qualcuno. Le sconfitte sono le mie, non attacco nessuno, solo alcuni individui. Ma voi - urla rivolto ai cronisti in sala - dite ai tifosi che la Roma che qualche cazzata la fa, ma è una società onesta. Così come onesto e leale sono stato io in questi anni".
 

Fabrib

Forumer storico
questa storia di Totti tappo che non fa crescere la squadra è ridicola
IL PULICICLONE
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di Angelo Carotenuto
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    La mia prima visita al centro sportivo di Trigoria mi diede subito un’idea di quello che rappresentava Francesco Totti per la Roma. Non c’era molta gente, tranne una parte del personale amministrativo che aveva iniziato a lavorare prima del ritorno dei giocatori dalle vacanze, previsto per qualche giorno dopo.Potei quindi passeggiare tranquillamente alla scoperta di un centro abbastanza ampio, esteso su una superficie di circa venti ettari, che comprende vari terreni di gioco e quattro edifici, collegati tra loro e circondati da un fiume artificiale. L’ultimo, costruito nel 1998, ospita, fra le altre cose, la sede della rivista ufficiale club, “La Roma”, una sala stampa dedicata al defunto giornalista Giuseppe Colalucci e la cappella Salus Populi Romani, dedicata a papa Giovanni Paolo II e inaugurata in occasione del Giubileo del 2000.

    Negli spogliatoi, dall’aspetto spartano, tutti gli armadietti erano vuoti. Tutti tranne uno: quello di Francesco. Varie foto di Totti in azione decoravano il suo armadietto rimasto aperto, dove erano ammassati numerosi libri e doni ricevuti. Tutto era accessibile, quasi esposto a chi entrava nella stanza. Il suo armadietto stracolmo di tanti oggetti diversi contrastava con quelli degli altri giocatori, completamente vuoti. Anche durante la pausa estiva, Francesco sembrava abitare con la sua presenza il silenzio di quei luoghi. Era una sensazione strana, la prova che Totti, alla Roma, occupa un posto unico. Questa sensazione si rafforzò quando mi presentai al primo piano dell’edificio principale, dove, su entrambi i lati del corridoio, una serie di uffici era riservata ai vari servizi del club.

    Avanzando ne scoprii uno singolare, con una caratteristica che attirava l’attenzione: mentre pochi poster o quadri decoravano le pareti, per lo più spoglie, proprio accanto alla porta di questo ufficio troneggiava un pannello di circa due metri quadrati, che raggruppava disegni realizzati dai bambini in onore di Totti. Era l’ufficio di Vito Scala, una persona che i dirigenti avevano menzionato nelle nostre conversazioni dei giorni precedenti. Dipendente del club, e retribuito come tale, Vito svolge alla Roma una funzione estremamente previsa: è il preparatore atletico ufficiale di Francesco. Un preparatore polivalente, poiché si occupa anche di molte altre cose, tra cui i rapporti di Totti con la stampa. Da molti anni si dedica esclusivamente a lui e nessuno trova niente da ridire su una prestazione individuale che non sconvolge la vita collettiva del gruppo. Entrando nel suo ufficio, dove feci una rapida incursione, rimasi sbalordito dall’incredibile spettacolo che mi si parò davanti. Mi uscì spontaneamente dalle labbra un “Addirittura!”, espressione che traduceva il mio stupore. Credevo di trovarmi in un museo dedicato a Francesco Totti. C’erano le innumerevoli maglie che aveva scambiato con i più grandi giocatori del pianeta, una moltitudine di gadget che lo raffiguravano, una profusione di manifesti sui muri e un pupazzo di cartone che rappresentava Francesco, a grandezza naturale, in tenuta da gladiatore! Allucinante. Avevo pensato, quasi divertito: “Caspita! Un giocatore in attività che dispone di una stanza personale all’interno del suo club. Davvero niente male”. Quello che nella gestione di altre società potrebbe apparire bizzarro non pone alcun problema alla Roma. Vito, infatti, può vantare tre virtù fondamentali: è al tempo stesso discreto, saggio e sempre positivo. La sua presenza benevola contribuisce a creare un’atmosfera distesa nel nostro staff, alle cui riunione tecniche, tuttavia, Vito non partecipa. La sua attività mira a soddisfare gli esclusivi bisogno di Francesco, sul quale veglia come un padre farebbe con il figlio. […]

    Sapevo, naturalmente, che era l’uomo simbolo del club, e ne ebbi piena conferma mettendo piede a Trigoria. Alcuni mi sussurravano, con l’aria convinta: “Totti è la Roma”; altri, in tono perentorio: “La Roma è Totti”. Un legame e un’identificazione sottolineati da tutti. La frase funzionava in entrambi i sensi, anche se la connotazione non era esattamente la stessa. In poche parole, Totti sembrava assolutamente imprescindibile, e lungi da me, del resto, l’idea di farne a meno. Sarei stato stupido a non rivolgermi prima di tutto a lui.

    (Rudi Garcia, Tutte le strade portano a Roma, Mondadori, 2014)
 

fabriziof

Forumer storico
Le stesse note di colore che si leggevano su Maradona al Napoli e altri campioni ,niente di particolare ,anzi Totti é stato un campione anche di sobrietà nei comportamenti.
 

fabriziof

Forumer storico
Si leggono le storielle su Trump e le donne con un sorrisetto di superiorità...un pivello senza uno straccio di giornale o televisione di proprietà...
 

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