OT: Topic del cazzeggio

Dare dello “stupido“ a un politico è possibile. Dovrà farsene una ragione Claudio Borghi, deputato leghista e responsabile economico del Carroccio, che pretendeva di essere stato offeso in diretta tivù a “L’aria che tira“, su La 7, da un professore dell’università di Pavia che criticando pesantemente l’idea (in realtà mai decollata) dei mini bot immaginati dall’onorevole leghista, disse: "Borghi è uno stupido, è uno stupido".
A sdoganare il “complimento“ verbale regalatogli in quell’occasione da Riccardo Puglisi, docente di Economia dell’ateneo pavese e da sempre antisovranista, è stato il tribunale civile che ha respinto la richiesta di danni per diffamazione avanzata da Borghi nei confronti del suo antagonista.
Per il giudice pavese Massimiliano Sturiale, che di fatto ha accolto le tesi difensive sostenute dagli avvocati Giulio Enea Vigevani e Beatrice Boschi, quell’"è uno stupido" non va considerato "un attacco personale nei riguardi del ricorrente", ma "è utilizzato al fine di rendere efficace il discorso e richiamare l’atttenzione di chi ascolta".
Lo scontro televisivo tra Puglisi e Borghi risale al giugno dello scorso anno e verteva proprio sulla possibilità dell’emissione di fantomatici mini bot, accarezzata per qualche tempo da parte leghista per mettere una pezza al traballante bilancio statale all’epoca del governo gialloverde Conte 1. Ipotesi che Puglisi criticò vivacemente. "Nel far ciò l’aggettivo “stupido“ è stato utilizzato non al fine di etichettare la persona Borghi ma proprio per giudicare le sue idee economiche", osserva il giudice. E ancora: "l’epiteto “stupido“ utilizzato per vero più volte, si inserisce, quindi, in un più ampio giudizio negativo che il Puglisi fa dell’operato politico del Borghi"
E se il tono è "volutamente polemico e aspro", ammette il giudice, non va dimenticato "il rilievo pubblico della persona del Borghi il quale svolge il ruolo di politico di professione". E perciò, nella "valutazione comparativa degli interessi in gioco" (da una parte c’era l’onorabilità dell’onorevole, dall’altro il sacrosanto diritto di critica ribadito anche dalla giurisprudenza in sede europea) per il tribunale "occorre anche tenere conto della perdita di carica offensiva di alcune espressioni nel contesto politico, in cui la critica assume spesso toni aspri e penetranti quanto più è elevata la posizione pubblica del destinatario". Nell’attuale contesto dei talk show televisivi, insomma, uno “stupido“, non si nega più a nessuno.
Il Giorno/Corsani
 
Dare dello “stupido“ a un politico è possibile. Dovrà farsene una ragione Claudio Borghi, deputato leghista e responsabile economico del Carroccio, che pretendeva di essere stato offeso in diretta tivù a “L’aria che tira“, su La 7, da un professore dell’università di Pavia che criticando pesantemente l’idea (in realtà mai decollata) dei mini bot immaginati dall’onorevole leghista, disse: "Borghi è uno stupido, è uno stupido".
A sdoganare il “complimento“ verbale regalatogli in quell’occasione da Riccardo Puglisi, docente di Economia dell’ateneo pavese e da sempre antisovranista, è stato il tribunale civile che ha respinto la richiesta di danni per diffamazione avanzata da Borghi nei confronti del suo antagonista.
Per il giudice pavese Massimiliano Sturiale, che di fatto ha accolto le tesi difensive sostenute dagli avvocati Giulio Enea Vigevani e Beatrice Boschi, quell’"è uno stupido" non va considerato "un attacco personale nei riguardi del ricorrente", ma "è utilizzato al fine di rendere efficace il discorso e richiamare l’atttenzione di chi ascolta".
Lo scontro televisivo tra Puglisi e Borghi risale al giugno dello scorso anno e verteva proprio sulla possibilità dell’emissione di fantomatici mini bot, accarezzata per qualche tempo da parte leghista per mettere una pezza al traballante bilancio statale all’epoca del governo gialloverde Conte 1. Ipotesi che Puglisi criticò vivacemente. "Nel far ciò l’aggettivo “stupido“ è stato utilizzato non al fine di etichettare la persona Borghi ma proprio per giudicare le sue idee economiche", osserva il giudice. E ancora: "l’epiteto “stupido“ utilizzato per vero più volte, si inserisce, quindi, in un più ampio giudizio negativo che il Puglisi fa dell’operato politico del Borghi"
E se il tono è "volutamente polemico e aspro", ammette il giudice, non va dimenticato "il rilievo pubblico della persona del Borghi il quale svolge il ruolo di politico di professione". E perciò, nella "valutazione comparativa degli interessi in gioco" (da una parte c’era l’onorabilità dell’onorevole, dall’altro il sacrosanto diritto di critica ribadito anche dalla giurisprudenza in sede europea) per il tribunale "occorre anche tenere conto della perdita di carica offensiva di alcune espressioni nel contesto politico, in cui la critica assume spesso toni aspri e penetranti quanto più è elevata la posizione pubblica del destinatario". Nell’attuale contesto dei talk show televisivi, insomma, uno “stupido“, non si nega più a nessuno.
Il Giorno/Corsani
non sono minimamente d'accordo!
la sentenza certifica la natura del soggetto ricorrente senza dubbio alcuno! :)
 
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Il Fatto Quotidiano
 

Seconda ondata di Covid: ecco come si evolverà il contagio nelle prossime settimane

OCTOBER 09, 2020
  • Ieri sono stati registrati 5.397 nuovi casi di coronavirus in Italia, quasi mille in più del giorno precedente.
  • Il numero dei tamponi fatti invece è stato di poco più di 129.000. Esattamente una settimana fa si registravano invece 2.844 nuovi casi, e quasi 119.000 tamponi.
  • I numeri, ormai è chiaro confermano l’effettivo inizio della seconda ondata di pandemia da Covid19. Se vogliamo capire come si evolverà la situazione nelle prossime settimane, possiamo cercare qualche indizio nei paesi vicini.
Ieri sono stati registrati 5.397 nuovi casi di coronavirus in Italia, quasi mille in più del giorno precedente. Il numero dei tamponi fatti invece è stato di poco più di 129.000. Esattamente una settimana fa si registravano invece 2.844 nuovi casi, e quasi 119.000 tamponi. I numeri, ormai è chiaro confermano l’effettivo inizio della seconda ondata di pandemia da Covid19. Se vogliamo capire come si evolverà la situazione nelle prossime settimane, possiamo cercare qualche indizio nei paesi vicini. Cominciamo dal numero di nuovi casi. Nell’ultima settimana, in media, l’Italia ha registrato 49 casi di Covid per milione di abitanti. Il dato è (ancora) basso rispetto agli altri paesi europei: la Spagna ne ha registrati 205, il Regno Unito 213 e la Francia 206. Solo la Germania è in una situazione simile alla nostra con 34 casi per milione di abitanti.
Anche se guardiamo il numero di morti, espresso sempre come media di sette giorni, i dati sono ancora bassi sia relativamente a altri paesi sia rispetto allo storico italiano. L’Italia registra 0,39 morti per milione di abitanti in Italia meno di Regno Unito (0,78), Francia (1,07) e soprattutto Spagna (2,18), dove la politicizzazione del Covid19 ha generato una situazione amministrativa fuori controllo. La Germania invece risulta ancora il paese con un livello di decessi molto inferiore a tutto il resto d’Europa (0,13 decessi ogni milione di abitanti).
Falso ottimismo
Meglio non farsi illusioni. Questo confronto sembra postivo per l’Italia per due motivi poco incoraggianti: in primo luogo, il numero di decessi registrati ha un ritardo rispetto al numero di casi che si scoprono ogni giorno; in secondo luogo, l’Italia fa un numero di tamponi inferiore a tutti gli altri stati presi in considerazione, falsando quello che ci dicono i dati.
Riguardo al primo punto, siamo entrati nella seconda ondata di pandemia da relativamente pochi giorni e il numero di decessi è per questo motivo ancora basso. Il motivo principale appunto è che bisogna aspettare alcuni giorni (o addirittura settimane) affinché a un aumento dei contagi corrisponda un aumento dei decessi. In ogni caso l’esperienza degli altri paesi (già nel pieno della seconda ondata) dimostra che il numero di decessi è di molto inferiore rispetto alla prima ondata. Il motivo è che, questa volta, si fanno più test, si scoprono casi prima e si è quindi più preparati nel curarli.
Il secondo punto da sottolineare è che l’Italia è non solo indietro rispetto agli altri paesi da un punto di vista temporale (la seconda ondata sembra esser cominciata più tardi, complice anche l’inizio ritardato delle scuole), ma anche perché l’Italia fa ancora troppi pochi test. E meno test si fanno, più difficile sarà scovare nuovi casi di Coronavirus.
Secondo gli ultimi dati della protezione civile, ieri sono stati fatti quasi 130mila tamponi. È un numero molto alto rispetto alla media delle ultime settimane. Soltanto il 2 di settembre abbiamo superato la soglia dei 100mila tamponi al giorno. In settemmbre abbiamo fatto soltanto 89 mila tamponi di media al giorno (ad agosto erano 59mila tamponi al giorno in media). Detto questo, il numero di tamponi è un numero molto basso se lo si raffronta con lo sforzo che gli altri paesi europei sta facendo per cercare di testare la propria popolazione.
Espressi come media degli ultimi 7 giorni infatti, in Italia ogni mille persone ne viene testata una, in Francia, Germania e Spagna due. Il Regno Unito sta testando ancora di più (quasi 3 persone ogni mille).
Questa è la situazione ad oggi della pandemia in Italia. Ma cosa possiamo dire sull’evoluzione e su come saranno le prossime settimane?
Conta solo il numero dei tamponi
Nessuno ha la sfera di cristallo, ma alcuni suggerimenti sono d’obbligo. Il numero di contagi crescerà, ma è più accurato guardare a come evolve di settimana in settimana che ogni singolo giorno. Il dato giornaliero può essere troppo falsato e assai rivisto il giorno successivo. Inoltre, il numero di contagi giornaliero ha poco senso se non è messo in relazione con il numero di tamponi effettuato.
Questo vale sia per i confronti temporali («mai così tanti contagi come da aprile 2020») che per confronti territoriali («Campania la regione con boom di contagi»). In entrambi i casi infatti, il dato da osservare è il numero di tamponi, come cambia, se cambia.
La seconda ondata di Coronavirus è inevitabile, ma almeno possiamo cominciare maneggiare i dati in modo da ridurne i danni.
Solo aumentando il numero di test e rendendo la comunicazione dei numeri del contagio più corretta potremmo gestire la seconda ondata meglio. Imparando dagli errori del passato.
Domani/Tedoldi
 
"Altro che Immuni. Altro che tracciamento. Vi promettono che tracciano i contatti dei malati: balle. Vi raccontano che useranno la app Immuni: fantascienza. Vi dicono che vi seguiranno mentre siete malati a casa: aspetta e spera". Così il consigliere regionale ed ex candidato presidente della Regione Liguria per l'alleanza centrosinistra-M5S Ferruccio Sansa oggi pomeriggio via Facebook racconta la sua esperienza con il covid dopo che uno dei suoi figli lunedì scorso è risultato positivo al tampone.
"La Asl ci ha convocato per il tampone in auto. Noi e i nonni. La persona che ci ha telefonato non ha fatto alcun tracciamento di nostro figlio e nemmeno dei nostri contatti. Ha chiesto soltanto che scuola fa. Nessuna domanda sulle palestre che frequentiamo, il calcio, gli scout. Zero. Per fortuna ci abbiamo pensato noi ad avvertire subito tutti. - commenta Sansa - Abbiamo chiesto se possiamo comunicare i dati di Immuni visto che abbiamo scaricato la app tutti (genitori e figli). Risposta: Immuni? non sappiamo cosa bisogna farne. Da allora comincia il vuoto. La Asl scompare. Non richiama più. Non risponde alle telefonate. Arriva l'esito di alcuni degli esami: io risulto negativo ma ho 38 di febbre da giorni. Non sento più gli odori, respiro male e ho le ossa rotte. - sottolinea - Mia moglie ha avuto la febbre per giorni, ferma a letto spossata. L'olfatto azzerato. Ha il covid? I sintomi ci sono ma dopo quattro giorni attende ancora l'esito del tampone". Sansa aggiunge anche: "Non voglio pigliare scorciatoie. Voglio seguire il percorso di un cittadino qualsiasi. Allora chiamo la ASL. Una, dieci, venti volte. Il centro covid non risponde. Il centralino allarga le braccia: "Mi spiace, è un disastro". Il numero verde della Regione non esiste più. C'è solo il 112"
 
E' morto Gianfranco de Laurentis, mitico giornalista sportivo. I meno giovani se lo ricorderanno con trasmissioni come dribbling, la domenica sportiva e altre. Mi spiace.
 

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