sulla casa di tremonti, riporto questo editoriale apparso su un sito di provincia scritto da un ragioniere.. forse vale la pena leggerlo..
L’ESEMPIO DI TREMONTI: PRIMA E’ LA PRIVACY POI, SE HO TEMPO LIBERO, LA LEGGE E IL FISCO
Altri comuni
Cari concittadini e contribuenti, imparate e fate come lui
E’ proprio vero che non siamo tutti uguali di fronte alla legge.
L’esempio di Giulio Tremonti è la prova che sono proprio quelli che la legge la vogliono e la impongono a tutti i cittadini con corollario di pesanti sanzioni i primi a violarla per supponenza e superficialità. Come a dire: questa legge è per voi e non per me. Che c’entro io? Io l’ho fatta e voi la rispettate. Capite la distinzione? Tipo: armiamoci e partite.
Nella vicenda dell’appartamento romano del ministro lombardo di via di Campo Marzio, 24 che nella sostanza è poca cosa e oltretutto tipica – a prezzi diversi – di migliaia di connazionali che in tema di affitti & locazione ne hanno fatte di cotte e di crude, quello che indigna non è che Tremonti abbia ammesso di sborsare 4000 euro il mese per dormirci – forse - tre notti la settimana, perché chiunque ha l’insindacabile diritto di spendere come vuole i soldi che guadagna e nessuno si deve permettere di fargli i conti in tasca. Fa bene quindi il ministro dell’Economia a dire che lui va a dormire dove gli pare, paga quello che gli pare perché è ricco e riesce anche a fare beneficienza nel migliore dei modi, ovvero in forma anonima.
Io non lo invidio, ma apprezzo e mi sarei anche complimentato con lui se nella sua lettera di risposta all’editoriale di Sergio Romano sul Corsera che gli chiedeva conto di alcune “ stranezze “ della sua semi- dimora romana Tremonti non avesse fatto passare per innocenti errori veri e propri illeciti, fiscali e finanziari per giunta, e un ministro delle Finanze che viola le leggi fiscali dallo stesso volute e imposte ai cittadini è il massimo del pessimo.
Ecco quello che indigna. Ci sono tali e tante “ furbate “ nella sua lettera pubblicata dal Corsera a pagina 39 del 29 luglio che mi sarei aspettato almeno due righe di educata critica quantomeno sulla prima pagina del principale giornale economico a firma di uno dei tantissimi esperti di materia fiscale ed amministrativa. E invece nulla.
Anche Sergio Romano nella controreplica evita di contraddire “ il più grande fiscalista italiano “ con questo dimostrando di non conoscere la materia o di non osare pensare che anche il “ grande Tremonti “ possa non “ ricordarsi “ di tutte le leggi incluse quelle da lui volute e quindi di averle violate coma ha fatto e più di una volta. Ma anche il ministro, che prima di divenire tale nasce come cittadino, quando va ai servizi si comporta come tutti gli italiani. Scarica qualcosa. Dentro quelle bianche pareti igienizzate siamo tutti uguali.
Leggete queste poche righe tratte dalla lettera di Giulio Tremonti al Corriere della Sera ove afferma di non avere commesso “ nessun nero “ e nessuna irregolarità “, che “ tra privati non vi è obbligo di emettere fattura “ ( e infatti quella che si ha l’obbligo di rilasciare si definisce ricevuta e/o quietanza ) e poi leggete quello che ne penso io, piccolissimo ragioniere e pubblicista che tratta per libera professione la materia fiscale ed amministrativa e che si è sentito fatto fesso dalla prosa del ministro.
Prima violazione di legge. Giulio Tremonti non era ospite dell’ onorevole Milanese, cioè non vive a con lui sotto lo stesso tetto come facevamo Lemmon e Matthau nel film “ la strana coppia “. Tremonti lo occupava da solo per il tempo che gli era necessario dietro rimborso al Milanese di una parte del canone di locazione che questi pagava ai proprietari dell’immobile. A sensi dell’articolo 1, comma 4 della legge 9.12.1998 n.431 avrebbe dovute esigere la stipula di un contratto di sublocazione parziale ( che l’articolo 1594 del codice civile e l’articolo 2 della legge 27.7.1978 n. 392 eccezionalmente ammettono in presenza di preventivi consenso e/o comunicazione al proprietario ) la cui forma in ogni caso non è mai verbale, ma scritta. La legge definisce non validi – ergo inesistenti – i contratti fatti a voce. Se il contratto non è mai stato stipulato, e Tremonti lo ammette, questo non è solo un errore, ma un illecito di cui il ministro è stato parte attiva. Primo illecito.
Seconda violazione di legge. L’occupazione di un appartamento anche in via non consecutiva, ma per un periodo superiore ai 30 giorni impone l’obbligo della cosiddetta “ denuncia antiterrorismo” ai sensi dell’articolo 12 del Dl 21.3.1978 n.59 la cui omissione è sanzionata con la somma da 103 a 1549 euro. Assente il contratto scritto è certo assente anche la denuncia all’autorità di pubblica sicurezza. L’obbligo incombe sul locatore onorevole Milanese, ma prudenza vuole che il subinquilino chieda prova di tale adempimento che è elemento accessorio del contratto. Di questo illecito, imputabile al solo onorevole Milanese, il ministro è responsabile unicamente in via indiretta e derivata per omesso controllo. Secondo illecito.
Terza violazione di legge. L’obbligo della forma scritta dei contratti di locazione, sublocazione e comodato è connesso all’obbligo di registrazione e di pagamento dell’imposta di bollo e di registro su base annua, ovvero all’atto della registrazione e poi a cadenza annuale. Negli anni in cui Tremonti ha dormito nell’appartamento l’imposta era del 2% e il bollo di 14,62. L’omessa registrazione ha comportato l’evasione dell’imposta di registro per l’importo di euro 960,00 su base annua di cui la metà a carico del subinquilino. Ne deriva che Tremonti è complice di evasione fiscale per non avere richiesto quale coobbligato in solido – nel suo caso, direi preteso e imposto – la registrazione del contratto. E questa evasione è sanzionata fino al 100% dell’imposta evasa. Terzo illecito.
Quarta violazione di legge. E’ la più odiosa anche se riconosco che vi è spazio per un’interpretazione di tipo assolutorio, ma la mia versione ricalca quella diffusa dal ministero delle Finanze con propria circolare 281178 del 5 agosto 2010. Tremonti afferma che tra privati bastano la parola e il contante. Nel caso delle locazioni o sublocazione abbiamo visto che non è vero – e aggiungo, contrariamente a quanto scrive il ministro, che l’ onorevole Milanese era tenuto a rilasciare ricevuta del percepito quale prova unica dell’avvenuto pagamento della pigione mettendoci anche il bollo da 1,81 ! - ma non è vero neppure che l’inquilino possa pagare in contanti al locatore la pigione se il suo ammontare è superiore a 5.000 euro.
L’ammontare del contributo alla pigione pagata dall’onorevole Milanese ai proprietari era di 96.000 euro annui e la partecipazione a carico di Tremonti dell’esatta metà ovvero di 48.000 euro, importo che è ampissimamente superiore ai 5.000. La mensilità di 4.000 euro è si inferiore al tetto dei 5.000, ma il ministero ha precisato che anche gli acconti non si possono pagare in contanti se il debito complessivo supera i 5.000 euro. In un contratto di locazione è il canone annuo il parametro di riferimento, rappresentando la rata mensile, bimestrale, trimestrale o semestrale solo un acconto del totale. Quindi il ministro non poteva pagare in contanti. Il suo è un errore, ma anche un illecito perché viola l’articolo 49 del Dlgs 21.11.2007 n.231 voluto da Vincenzo Visco, ma da Tremonti emendato con l’articolo 20 del Dl 31.5.2010 e la sanzione ivi prevista va dall’1% al 40% delle somme trasferite in contanti con un minimo di euro 3.000. Se Tremonti paga da tre anni i citati 48.000 euro ha trasferito in contanti 144.000 euro all’onorevole Milanese. Avuto riguardo per il suo ruolo di ministro che ha firmato un divieto antiriciclaggio da lui medesimo violato parrebbe equo gli fosse comminata la sanzione massima del 40% ovvero 57.600 euro. Quarto illecito.
Quinta e ultima violazione. Questa non è di legge, ma di etica. Gli italiani sono disinformati, ma non sono stupidi. Se parli loro chiaro capiscono - eccome – e gli imbonitori, magari in ritardo, ma li mettono all’angolo. Un ministro della Repubblica non può permettersi di usare il principale quotidiano nazionale per raccontare frottole ai cittadini inclusa quella che i suoi “ errori” sono il frutto amaro dei tanti impegni e del tempo che dedica a favore dell’interesse nazionale. E il primo giornale nazionale non può accettare di farsi usare così, opponendo un totale silenzio critico. Il tempo per partecipare con la Brambilla alla pagliacciata di Monza Tremonti però l’ha trovato. E possibile non abbia un segretario/portaborse per seguire questi aspetti minori del suo alto tenore di vita? E neppure l’amicissimo onorevole Milanese l’aveva? Tutti i contribuenti italiani hanno un consulente, lui no? Non poteva rivolgersi al Sunia? Spero che il Modello Unico non lo compili da se, potrebbe ancora sbagliare. Si rivolga a un commercialista aggiornato. Quinto illecito e presa per i fondelli finale.
Morale: mi riesce impossibile accettare, anche nel silenzio dei media, le scaltre ( per i tonti ) spiegazioni di un ministro che ha violato le leggi che egli stesso ha emanato per la lotta alle locazioni in nero e al riciclaggio di denaro definendoli semplici errori dovuti alla fretta e giustificati dalla privacy.
Comunque, se è vero che i grandi uomini si distinguono per come affrontato gli atti piccoli, la diseducativa “ lectio magistralis “ di Giulio Tremonti io la riassumo così: per la tutela della privacy tutto si può fare. Se il troppo lavoro ti fa dimenticare gli obblighi di legge meriti indulgenza. Quindi cari lettori, concittadini e contribuenti smettetela di stipulare per iscritto i contratti di locazione e di incassare in trasparenza con assegni o bonifici bancari le pigioni dei vostri inquilini. Fate un pensierino anche sull’opportunità di continuare a presentare la denuncia dei redditi.
Fate come ha fatto lui : tutelate la vostra privacy e non perdete tempo. Bastano la parola e il contante. Se vi beccano il conto mandatelo a Tremonti. I soldi li ha e fa pure beneficienza. Parola sua.
Complimenti invece al Sole24Ore e ai vertici degli Ordini delle professioni contabili che non hanno ritenuto di degnare neppure di un buffetto lo show del ministro. Anche da loro i comuni mortali è bene che prendano esempio. Mai cotanto pavido silenzio fa chiasso ed è indice di menefreghismo ad alto livello. E allora perché non dovrebbero esserlo – menefreghisti – anche i milioni di piccoli che alle leggi debbono sottostare e sovente sovra pagare, inclusi i dipendenti dell’amministrazione finanziaria e funzionari del Fisco i quali, già maltrattati e mal retribuiti, avrebbero fatto volentieri a meno di ricevere dal loro referente massimo un tale esempio e tali spiegazioni.