...cos'è dunque il rischioPGP?...
Premetto che il quadro riassuntivo che sto per fare è semplicemente la mia opinione che, se nella prima fase è stata sostenuta da truppe cammellate, in questa seconda fase è praticamente isolata, salvo un piccolo aiuto logico dal Conte Pedro: quindi, da un certo punto di vista, a maggior rischio di fallacia.
In primo luogo, i nostri differenti approcci al rischio derivano sicuramente dalle necessità personali conseguenti gli strumenti che siamo abituati ad utilizzare. Vedere il rischio nel suo insieme è, o almeno secondo me dovrebbe essere, tipico di un opzionista, oltre che, sempre secondo me, la maniera più corretta in generale.
In secondo luogo, per me il rischio avrà sempre e comunque come "unità di misura" una probabilità moltiplicata per una grandezza. Se anni fa ricordo vari sostenitori del rischio come probabilità (e giuro che non ricordo chi in particolare), oggi mi meraviglia riscontrare quanti lo confondano invece con una quantità (facilmente "massima perdita", o "multiplo dei margini").
Perché, secondo me, seppur ci si possa sbagliare nel confrontare il rischio di strategie varie di opzioni, questi errori nascondono una completa mancanza di comprensione del concetto (che ribadisco, per quanto grave, potrebbe essere tutta mia).
Lo stesso skew, nei confronti tra strategie, mi ha risposto più volte "dipende", citando "momenti" che non fanno altro che filtrare, e quindi togliere informazione, al calcolo generale del rischio.
In terzo luogo, considerare il rischio come uno scalare ti limita immensamente, costringendoti ad approssimazioni pericolose e rischiando addirittura di diventare fuorviante. Perché anche stringendo le ipotesi al massimo e definendo alla perfezione la tua strategia (ma sarebbe meglio parlare di "piano operativo"), potrai sempre e comunque avere problemi imprevisti che ti costringeranno a ricalcolare il tutto. Salvo aver già una corretta e preziosissima visione d'insieme considerando il rischio in maniera più complessa, ovvero come una funzione sia dello spazio che del tempo (perdona la deformazione professionale di chiamare "spazio" la dimensione della grandezza a rischio).
Per concludere, ognuno si può fare l'idea che preferisce del rischio, può anche convincersi che è definibile come massima perdita, oppure che è una probabilità, oppure che può ignorare la parte positiva, oppure che può sempre ricondurlo ad uno scalare. Ma non per questo la sua operatività, se esiste, è valutata correttamente.
Del resto i cimiteri sono stracolmi di opzionisti e "megagestori" più o meno illustri che hanno completamente stravolto questo piccolo grande aspetto.
P.S. Ribadisco che, finché non deciderai di approfondire le opzioni come strumento di trading e quindi di utilizzarle in maniera consistente, non credo affatto che i tuoi "eventuali" errori di approssimazione e percezione del rischio possano crearti problemi concreti per quello che fai oggi.