Parliamo di libri

Per ragioni indipendenti dalla mia volontà leggerò (in parre rileggerò) due libri di una TwitterStar.
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"I leoni di Sicilia"
(Stefania Auci - casa editrice Nord)

La storia della famiglia Florio, Calabresi emigrati a Palermo, un romanzo storico intenso e vivido in cui la storia (da Napoleone all'Unità d'Italia) fa da sfondo alle vicende personali dei protagonisti.
La scrittura, senza lirismo e lungaggini, risulta coinvolgente: si vede il mare, se ne sente il profumo. Siamo e vediamo la Palermo dell'800, con i suoi colori, pregi e difetti. E i suoi odori. Siamo con Paolo e Ignazio nel loro primo negozio di spezie e camminiamo nella tonnara con Vincenzo e il giovane Ignazio, e sentiamo con loro i profumi delle erbe medicinali e l'odore del tonno.
Viviamo il rancore di Giuseppina, la frustrazione delle donne di casa, la lealtà e l'intelligenza di Giulia ed entriamo nel cuore di Vincenzo che fa e disfa, crea il futuro, desidera, brama e cresce in prestigio e rabbiosa voglia di rivalsa.
Coraggio, senso del dovere, tenacia e genialità caratterizzano tutti personaggi straordinari di questa famiglia.
Le pagine si divorano, la narrazione non annoia mai, concretamente agganciata alle vicende storiche del periodo, leggiamo la parabola ascendente che, di generazione, in generazione porta i Florio a risalire la scala sociale. Accurata la resa storica e l'ambientazione, ben tratteggiate le passioni che animano i personaggi. Una vera saga dal sapore quasi epico.
Bellissimo.
 
"Il corpo lesbico"
(Monique Wittig - VandA edizioni)

Una doverosa premessa: il libro è del 1973, profondamente ancorato nella storia del femminismo e l'autrice, lesbica francese le cui teorie sono considerate la prima teorizzazione della "filosofia queer" (anche se Wittig è stata criticata ampiamente da Butler), non rientra tra le mie preferenze. Le filosofie del tempo sono estremamente più complesse degli scritti "femministi" odierni e possiedono una forza dirompente, una solidità e una profondità che le autrici di oggi, per lo più, si possono solo sognare.

Questo libro è sovversivo. Una sorta di esperimento letterario e linguistico, un tentativo unico e riuscito di mettere per iscritto il corpo lesbico, ossia, ai tempi e nella visione di Wittig, un corpo inesistente. Inesistente perché fuori dall'ordine eterosessuale e patriarcale, perché, in quell'ordine, la donna esiste solo in funzione di quello che l'uomo desidera, crea, inventa, vuole, decide e costruisce e dunque, la lesbica, di fatto, è una non-donna. Non esiste.
Un testo sovversivo perché inventa qualcosa che non esisteva per parlare di una soggettività assente.
E lo fa costruendo un genere letterario senza nome, che sfugge a tutte le categorie. Non è un romanzo, non è un poema, non è un saggio. Non ha capitoli, trama, storia. Tempo e ambiente (un'Isola e il mare che la circonda, un rimando, forse, a Lesbo) indefiniti.
Sovversivo perché tutti personaggi sono femminili, perché mescola e muta la mitologia, la religione. Vi si ritrovano i miti greci, le divinità di diverse religioni, l'Eucaristia.
Il linguaggio crea atmosfere che rimandano alle liriche di Saffo (la Musa sempre invocata), al Cantico dei Cantici e ad alcune poesie del mondo arabo. Ma, e anche qui troviamo il sovversivo, nel delirio ebbro di amore tra donne, incredibilmente e nonostante tutto, connotato da grande sensualità, non v'è NULLA di quanto siamo abituati a leggere in tema amoroso, anzi: cannibalismo, metamorfosi bestiali, trasfigurazioni in oggetti inanimati... in una febbrile e costante dichiarazione di amore e passione.
I personaggi principali sono due: "i/o" ( poi ci torno) e "tu".
E sono sempre in dialettica, la passività e l'attività di queste due donne si alternano, amata e amante, vittima e carnefice, attiva e passiva, senza mai prevalenza di ruolo, senza neanche una rigidità di ruoli. In questo "il corpo lesbico" che sovverte l'eterosessualità patriarcale con i suoi ruoli rigidamente imposti, è evidentissimo.
Il corpo è protagonista assoluto ma, anche qui, come potrebbe non essere un corpo mai narrato nelle storie d'amore? Niente immagini erotizzate di un femminile/feticcio e asservito al piacere maschile. Le donne e i loro corpi nel libro non sono ridotti a pochi pezzi (e orifizi) di cui usufruire in modo - diciamo così - tradizionale. Le pagine sono piene di "corpo erotico" ma sovversivo: le dita, gli sguardi e le bocche delle due amanti si avventurano dentro e fuori il corpo dell'altra, toccando, baciando, leccando, palpando, accarezzando, mordendo, mangiando e stringendo vene, arterie, polmoni, intestini, capelli, bulbi oculari...
E questo corpo sovversivamente erotico è presente anche nelle pagine del libro.
I frammenti di cui è composto vengono interrotti a casaccio più di una volta, da due pagine scritte in alfabeto maiuscolo che elencano parti del corpo (saliva, viscere, coronarie, nervi, ecc, ecc come sulla copertina) e così il "corpo lesbico" di Wittig è un corpo intero, che ama, si esprime e si narra in un modo tutto nuovo, a prescindere dal corpo maschile eterosessuale.
Infine un cenno a "i/o" e al modo in cui sempre compare come segno grafico con la barra che divide le due lettere che troviamo anche nelle forme riflessive e possessive riferite (m/ia, m/i, m/e). La stessa Wittig nel tempo ne da spiegazioni differenti. Dissociazione perché l'autrice si trova a muoversi in un campo linguistico e letterario che impedisce alle donne di esprimersi come soggetti. O un modo per esprimere esaltazione ⁸ eccesso: una sorta di "cuneo" che forza un linguaggio in cui si entra solo con una effrazione violenta. O infine, un segno che indica una soggettività inedita - la lesbica - appunto.
Non è un libro per tutti.
Occorre leggerne l'introduzione lunga, complessa e articolata e avere le basi per comprenderla. Servono conoscenza del contesto storico culturale in cui è nato, qualche base di cultura classica.
Certamente, se compreso in tutta la sua stravaganza, la sua valenza "politica" e culturale sovversiva, colpisce, resta, stimola.

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"Il corpo lesbico"
(Monique Wittig - VandA edizioni)

Una doverosa premessa: il libro è del 1973, profondamente ancorato nella storia del femminismo e l'autrice, lesbica francese le cui teorie sono considerate la prima teorizzazione della "filosofia queer" (anche se Wittig è stata criticata ampiamente da Butler), non rientra tra le mie preferenze. Le filosofie del tempo sono estremamente più complesse degli scritti "femministi" odierni e possiedono una forza dirompente, una solidità e una profondità che le autrici di oggi, per lo più, si possono solo sognare.

Questo libro è sovversivo. Una sorta di esperimento letterario e linguistico, un tentativo unico e riuscito di mettere per iscritto il corpo lesbico, ossia, ai tempi e nella visione di Wittig, un corpo inesistente. Inesistente perché fuori dall'ordine eterosessuale e patriarcale, perché, in quell'ordine, la donna esiste solo in funzione di quello che l'uomo desidera, crea, inventa, vuole, decide e costruisce e dunque, la lesbica, di fatto, è una non-donna. Non esiste.
Un testo sovversivo perché inventa qualcosa che non esisteva per parlare di una soggettività assente.
E lo fa costruendo un genere letterario senza nome, che sfugge a tutte le categorie. Non è un romanzo, non è un poema, non è un saggio. Non ha capitoli, trama, storia. Tempo e ambiente (un'Isola e il mare che la circonda, un rimando, forse, a Lesbo) indefiniti.
Sovversivo perché tutti personaggi sono femminili, perché mescola e muta la mitologia, la religione. Vi si ritrovano i miti greci, le divinità di diverse religioni, l'Eucaristia.
Il linguaggio crea atmosfere che rimandano alle liriche di Saffo (la Musa sempre invocata), al Cantico dei Cantici e ad alcune poesie del mondo arabo. Ma, e anche qui troviamo il sovversivo, nel delirio ebbro di amore tra donne, incredibilmente e nonostante tutto, connotato da grande sensualità, non v'è NULLA di quanto siamo abituati a leggere in tema amoroso, anzi: cannibalismo, metamorfosi bestiali, trasfigurazioni in oggetti inanimati... in una febbrile e costante dichiarazione di amore e passione.
I personaggi principali sono due: "i/o" ( poi ci torno) e "tu".
E sono sempre in dialettica, la passività e l'attività di queste due donne si alternano, amata e amante, vittima e carnefice, attiva e passiva, senza mai prevalenza di ruolo, senza neanche una rigidità di ruoli. In questo "il corpo lesbico" che sovverte l'eterosessualità patriarcale con i suoi ruoli rigidamente imposti, è evidentissimo.
Il corpo è protagonista assoluto ma, anche qui, come potrebbe non essere un corpo mai narrato nelle storie d'amore? Niente immagini erotizzate di un femminile/feticcio e asservito al piacere maschile. Le donne e i loro corpi nel libro non sono ridotti a pochi pezzi (e orifizi) di cui usufruire in modo - diciamo così - tradizionale. Le pagine sono piene di "corpo erotico" ma sovversivo: le dita, gli sguardi e le bocche delle due amanti si avventurano dentro e fuori il corpo dell'altra, toccando, baciando, leccando, palpando, accarezzando, mordendo, mangiando e stringendo vene, arterie, polmoni, intestini, capelli, bulbi oculari...
E questo corpo sovversivamente erotico è presente anche nelle pagine del libro.
I frammenti di cui è composto vengono interrotti a casaccio più di una volta, da due pagine scritte in alfabeto maiuscolo che elencano parti del corpo (saliva, viscere, coronarie, nervi, ecc, ecc come sulla copertina) e così il "corpo lesbico" di Wittig è un corpo intero, che ama, si esprime e si narra in un modo tutto nuovo, a prescindere dal corpo maschile eterosessuale.
Infine un cenno a "i/o" e al modo in cui sempre compare come segno grafico con la barra che divide le due lettere che troviamo anche nelle forme riflessive e possessive riferite (m/ia, m/i, m/e). La stessa Wittig nel tempo ne da spiegazioni differenti. Dissociazione perché l'autrice si trova a muoversi in un campo linguistico e letterario che impedisce alle donne di esprimersi come soggetti. O un modo per esprimere esaltazione ⁸ eccesso: una sorta di "cuneo" che forza un linguaggio in cui si entra solo con una effrazione violenta. O infine, un segno che indica una soggettività inedita - la lesbica - appunto.
Non è un libro per tutti.
Occorre leggerne l'introduzione lunga, complessa e articolata e avere le basi per comprenderla. Servono conoscenza del contesto storico culturale in cui è nato, qualche base di cultura classica.
Certamente, se compreso in tutta la sua stravaganza, la sua valenza "politica" e culturale sovversiva, colpisce, resta, stimola.

Vedi l'allegato 708267
Ho appena sboccato...serve che lo leggo ugualmente..? :d:
 
“Giorno sventurato sarà quello in cui l’utero materno sarà commerciato, come si commercia la carne dei bovini. In questo tempo, l’uomo creatura di Dio diventerà creatura della scienza.”

Tratto da “ Le profezie di Rasputin” di Renzo Baschera, Edizioni MEB, Padova 1987
 
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"Il Maialino di Natale"
(J. K. Rowling - Salani)
Dopo Monique Wittig, e in piena primavera, un enorme salto nella semplicità di una fiaba piena di fantasia. Facile, facile. Buoni sentimenti.
Per bambini piccini.
 
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Isabel Allende
"IL PIANO INFINITO"
(Feltrinelli)

Gregory Reeves cresce come un'erbaccia nel cortile: senza acqua, senza giardiniere, tra i deliri metafisici del padre, i silenzi di sua madre, la violenza del quartiere, il razzismo, la povertà, il machismo dei compagni e della cultura degli anni.
Conosce i disordini della rivoluzione sociale che parte nel 68, il sesso disordinato, i divorzi, la sregolatezza, le infedeltà e la morte.
La guerra del Vietnam e le sue atrocità, la violenza sessuale, la solitudine che lo tormenta per oltre mezzo secolo di vita, ne forgiano la storia, sempre diviso tra un cuore sentimentale e una rabbiosa fame di rivalsa.
Gregory incontra, in questo straordinario, meraviglioso romanzo, amici fedeli, figure descritte dalla mirabile penna dell'autrice in modo memorabile e che saranno per lui sempre un porto sicuro: l'amica Carmen, la chiromante Olga, il fedele Mike Tong e molti altri.
Allende racconta la vita del suo secondo marito, disordinata, intensa e piena di sconfitte (la prima figlia, i due matrimoni falliti...), con l'intensità di sempre, creando una ricchissima "commedia umana" piena di personaggi e situazioni universali (emarginazione, povertà, razzismo, violenza, famiglia, amicizia) e mostrandoci uno spaccato della società USA degli anni '60/'70 e 80 in modo sincero, senza giudizi ma creandone alla perfezione l'atmosfera.
Da (ri)leggere.
 
"Ascolta la mia voce"
(S. Tamaro - Rizzoli)

La natura, la fede, il senso della vita, questi sono i temi di questo (ormai datato) romanzo intimo di Susanna Tamaro.
La giovane protagonista poco più che ventenne porta con sé molti rancori, è irrequieta, piena di sentimenti confusi ed emozioni turbolente. Il suo rapporto con la nonna che l'ha cresciuta (la Olga di "Va' dove ti porta il cuore") è contrassegnato dall'astio. Quando la nonna muore, la ragazza va alla ricerca delle sue origini e solo quando le avrà trovate, il mare mosso del suo animo tormentato troverà pace.
L'importanza di avere solide radici permette, infine, il fiorire della pianta.

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