"Vivere con gli uomini. Che cosa ci insegna il caso Pelicot"
(M. Garcia - Einaudi)
Questo non è solo un libro. È un atto di denuncia, un grido filosofico e politico che attraversa una delle ferite più profonde della società contemporanea: la normalizzazione della violenza maschile. Manon Garcia, filosofa femminista già nota per "La femme soumise", sceglie di confrontarsi con la realtà più brutale – quella di un processo giudiziario, il caso Pelicot – per smascherare un sistema che tollera, minimizza, giustifica.
Il caso in questione non è un’eccezione mostruosa, ma un sintomo. Dominique Pelicot ha drogato per anni la moglie Gisèle, permettendo che venisse violentata da decine di uomini, molti dei quali non si sono mai chiesti se ciò che stavano facendo fosse violenza. Garcia siede tra i banchi dell’aula, osserva, ascolta, prende appunti e riflette. Il risultato è un libro che non racconta solo un fatto, ma mostra il volto spietato di una cultura che forma uomini incapaci di vedere la donna come soggetto.
La domanda che Garcia pone – “È possibile vivere con gli uomini?” – è radicale perché non chiede come punire, ma come trasformare. Trasformare la giustizia, il linguaggio, la percezione comune.
Nel raccontare il processo, Garcia non si limita a descrivere: decostruisce. Mostra come la giustizia stessa, pur riconoscendo la colpa, non riesca a nominare pienamente la violenza. Come i media tendano a ridurre, semplificare, mettere tra virgolette. Come la società continui a pensare che la sottomissione femminile sia una zona grigia, un’eccezione “di coppia”, e non un disastro culturale.
Il cuore del libro è proprio qui: la violenza contro le donne non è una devianza, ma una possibilità consentita dal modo in cui sono costruite le relazioni, i ruoli, le aspettative. È questa la critica sociale di Garcia: ci mostra che la convivenza tra i generi è ancora segnata da un disequilibrio strutturale, spesso invisibile, ma profondamente reale.
Non c’è accademismo in questo libro. C’è pensiero vivo, che nasce dallo sguardo, dall’ascolto, dalla presenza. Garcia non si chiama fuori: è parte del mondo che analizza. E chiede al lettore – a lettrici e lettori, soprattutto uomini – di interrogarsi senza alibi.
Che cosa significa “consenso”?
Che cosa significa “responsabilità”?
Come può un uomo “non sapere” di stare violentando?
Come si forma una maschilità così cieca da non riconoscere la donna come umana?
Sono domande che non servono solo per “capire” il caso Pelicot: servono per capire chi siamo, come costruiamo le relazioni, quanto ancora la libertà delle donne sia condizionata dalla paura e dal dominio.
Leggere "Vivere con gli uomini" significa affrontare lo scandalo del presente. Non basta dire “è un caso estremo”. Garcia ci invita a vedere ciò che preferiamo non vedere: che esistono centinaia, migliaia di storie che restano sommerse, che non arrivano in tribunale, che non fanno notizia e che pure abitano le case, i letti, i rapporti.
Questo libro è importante perché rompe il silenzio su quello che ci sembra normale, perché ci costringe a chiederci cosa sia davvero la convivenza tra uomini e donne in una società che tollera la sottomissione, anche quando non la legittima apertamente.
Garcia non dà soluzioni facili. Ma apre un varco. Ci costringe a guardare in faccia la questione più difficile: come si vive con gli uomini, quando il patriarcato li ha resi potenzialmente pericolosi anche senza cattive intenzioni?
È una domanda enorme. Ma è anche la più urgente.
E questo libro, necessario, disturbante, lucidissimo, è un passo fondamentale per cominciare a porla seriamente.