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Euro crisis febbraio 17, 2018 posted by Mitt Dolcino
Perché nessuno vi dice che l’Italia sarà in recessione a fine 2018? E che cercheranno di far venire la troika? It’s the dollar, stupid!



Prima delle elezioni vi stanno nascondendo la realtà delle cose, per non farvi spaventare. Mica volete che si inneschi un (giusto) voto di protesta per l’incapacità – o meglio, per la corruzione – degli ultimi 4 governi italiani non eletti… Dunque ecco sparire dai giornali le brutte notizie, tutto deve andare bene, per definizione (hanno anche cancellato la pagine Wikipedia sulla “Bolla Previdenziale”, no comment). In particolare non vi vogliono far capire che – comunque vada – l’Italia sarà in recessione a fine 2018. E che questo non dipende dall’Italia, dalle elezioni, dall’instabilità che inevitabilmente verrà ma dal dollaro debole, ossia dalla stessa sfida inopinatamente mossa da Parigi e Berlino a Trump, sfida che li vedrà inevitabilmente perdenti in assenza di un colpo di stato negli States (…).

Ecco cosa diceva Repubblica nel 2014, prima che Obama facesse il regalo del dollaro forte all’EU (per salvare l’EU di Berlino…)

Poi, quando tutto sarà successo, daranno la colpa al nuovo governo per il disastro obbligandolo – così sperano a Bruxelles, anzi a Parigi e Berlino – a far arrivare la troika per sottrarre al paese le sue residue ricchezze. Contando che le valute dei paesi emergenti sono di norma correlati al dollaro, ci aspetta un bel caos… [la BCE sta facendo carte false per evitare un crollo del dollaro entro Luglio/Settembre prossimo]


È in corso il sacco dell’Italia e tale sacco è organizzato dall’estero, più precisamente da Parigi (per l’operatività). In sintesi, l’Italia usciva vincente dalla crisi subprime visto che le sue banche, più arretrate, non avevano investito in tali arcani prodotti, inclusa l’esposizione alla Grecia (a pegno di peggiori risultati finanziari nei precedenti 5-7 anni, ndr). Dunque venne chiesto all’Italia di partecipare al salvataggio delle banche europee, tecnicamente fallite, impelagate nel subprime greco. La risposta negativa di Berlusconi e alleati costrinse l’EU a richiedere all’Italia di permettere l’arrivo della troika in Italia per non si sa bene quale ragione – con la lettera di Draghi -. Tradotto, alla famosa risposta di Tremonti, “conosciamo modi migliori per suicidarci” fece seguito il golpe del 2011, perpetrato per il tramite della caduta di Gheddafi (che aveva salvato l’unica banca italiana impelagata nella crisi subprime per via delle sue partecipate estere, tedesche ed austriache, Unicredit). Seguì la folle austerità euroimposta di Mario Monti, una cura da cavallo che ha inevitabilmente mandato in crisi il tessuto produttivo italiano facendo accumulare a termine debiti inesigibili in seno alle banche italiane, i famosi NPL che leggiamo oggi sui giornali, 6 anni dopo. L’eliminazione del Rais rese parimenti ricattabile il Belpaese coi migranti che sbarcano in Sicilia che, ricordiamolo sempre, sono in gran parte trasferiti via aereo dalla Turchia alla Libya per poi farli arrivare in Italia (nota: Erdogan è d’accodo, viene pagato a peso d’oro per questo, proprio dalla EU – circa 3.5 mld di euro all’anno).

Oggi vediamo la messinscena mediatica per giustificare – dopo le elezioni del 4 marzo – il successivo avvento dei commissari liquidatori europei, per far diventare Roma come Atene. Non ci credete? Basta aspettare qualche mese…

Vi dò un aiuto a decriptare i messaggi: oggi tutti i media – e tutti i funzionari affiliati al governo degli scorsi 6 anni, Ignazio Visco incluso – dicono pubblicamente che bisogna continuare con le riforme e va abbattuto il debito. Ossia il nuovo governo dovrà continuare con l’austerità euroimposta. Sì, vogliono convincervi che:

– Suppostamente, oggi l’economia va bene (falso)
– Che nel caso ci fosse un declino successivo sarà dipeso dell’incertezza post elezioni (in grandissima parte falso)
– Ovvero ci sarà bisogno di misure straordinarie tra cui,
PRIVATIZZAZIONI (soprattutto dell’acqua, richiesto espressamente da Parigi)
IMPOSTA PATRIMONIALE, chiamata in gergo “consolidamento del debito pubblico”

La verità è totalmente un’altra: l’Italia oggi è già in recessione a causa del dollaro debole (in realtà ci aspetta una malattia terminale molto più seria, la “Stagflazione in regime di cambi fissi”, letale, approfondiremo in seguito, …). Se solo il dollaro resterà a 1.24 come è oggi il PIL italiano – tempo che l’effetto rivalutazione dell’euro entri in circolo – a fine 2018 sarà attorno allo zero o poco sotto, altro che salita del 1.5% nel 2018 e nel 2019! Se salirà a 1.30 ed oltre entro giugno prossimo sarà il crack, in Italia. A maggior ragione in assenza di stimoli economici, vietati dall’EU e abiurati da Moscovici un mesetto fa in riferimento al Belpaese.



Or dunque, nulla del caos che verrà dipenderà dal governo prossimo o dall’instabilità post elezioni, alcuni sperano serva per indebolire l’euro (ma non preoccupatevi, le nomine alla Fed compenseranno abbondantemente l’instabilità italica): poche settimane fa abbiamo dimostrato matematicamente che l’Italia è già in recessione a causa del dollaro debole, con elaborazioni basate su documenti ufficiali (vedasi articolo sopra, al LINK).
La propaganda oggi vuole invece convincervi che la colpa sarà dell’instabilità post elezioni e del nuovo governo incapace di gli versare e dunque vi costringeranno ad accettare tasse folli e privatizzazioni nefaste a compensazione.

Anche il ducetto (al soldo dell’EU franco tedesca), scappa…

Notate, siamo arrivati al disastro attuale grazie a primi ministri al soldo di francesi e tedeschi, pensate che addirittura Enrico Letta è stipendiato dall’Università dei servizi segreti francesi! È notizia di oggi – come riportato dall’eminente sito politico.eu – che addirittura Renzi si è accordato con Macron per andare alla commissione EU dopo Juncker (fatto salvo venga coinvolto in scandali italiani, …).
Avete capito bene, comprano i politici per fottere il paese, danno milioni a pochi per rubare centinaia di miliardi all’Italia. Chi? Francesi e tedeschi, i primi con furto diretto, i secondi col frutto sistemico nascosto dietro l’euro.

Volete la prova che fra poco si scatenerà una crisi pilotata contro l’Italia? Dovete sapere che sia l’EU che Moody’s hanno annunciato che ritarderanno a dopo le elezioni le prognosi per crescita e stabilità del rating italiani….

Purtroppo devo essere onesto: nel mio piccolo non riesco ad incidere sulla situazione, sono 5 anni che spiego le cose e ho solo perso tempo. Anche se le mie teorie inizialmente considerate azzardate si stanno dimostrando, tutte o quasi, assolutamente corrette.



La verità è che la situazione è talmente compromessa che nemmeno a spiegare le cose, ad avvertire, a supportare serve a qualcosa. Ormai è tutta nebbia, da parte di politici scellerati che stanno ammazzando il Paese. E sulle supposte fake news, ormai è provato che sono ad uso e consumo selle sinistre globaliste per nascondere i danni fatti. Guardate l’esempio della ministra Fedeli dell’Università, ricordando che non è nemmeno laureata (ed aveva pure falsificato il suo CV scrivendo che invece lo era, a che livello siamo caduti…, fate CLICK sull’immagine sopra).

Auguri, avete ancora una possibilità: il voto del 4 Marzo prossimo.

MD
 
o, useremo la analisi economica del diritto.






























sabato 17 febbraio 2018
L'ANTIFASCISMO XENOFILO: "DIALETTICA" LIBERALE ANTIPOPULISTA (SEDARE LA LOTTA DI CLASSE) [/paste:font]

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I. Della questione si può discutere all'infinito.
Ponendo la questione sul piano delle ideologie storiche, poiché questo è il senso comune diffuso che ne definisce i termini, si possono trovare una serie pressocché indefinita di opinioni basate su ricostruzioni selettive dei fatti; una selezione guidata apppunto dal "senso comune" di chi compie la ricostruzione e che, talora, si sedimenta come "auctoritas", cioè come descrizione prevalentemente accettata (dal senso comune, nell'orizzonte transitorio di un certo periodo storico).
La parzialità selettiva dei fatti è propria delle ricostruzioni "storiche", o ancor più, "storico-filosofiche"; e gli storici, i filosofi - e, immancabilmente, i "politologi" che schematizzano le elaborazioni dei primi per costruire una meta-ricostruzione sistematicamente avulsa dalla conoscenza effettiva di diritto ed economia - giustificano questa selettività con l'apriori del...comune sentire di cui si sentono (spesso inconsciamente) esponenziali.


II. Ciò, appunto, in una sorta di giro euristico, o uroboro, in qualità di appartenenti all'epoca in cui vivono (e si guadagnano da vivere; e dunque, per lo più, senza enunciare la premessa non secondaria che la "cultura", in un regime capitalistico, intanto dà da vivere in quanto "offra" un prodotto gradito al mercato; che, a sua volta, non è un luogo astratto e impersonale ma il conglomerato delle forze capitalistiche dominanti, storicamente individuabili in una sempre più ristretta cerchia di persone).
Questa appartenenza (a) e questa esponenzialità del "senso comune" epocale, induce queste classi di operatori culturali a considerare, o ri-considerare (rispetto a un momento "0" precedente), le priorità (valoriali ed ermenutiche) nel selezionare i fatti basandosi sull'idea, spesso solo implicitamente ma saldamente accettata, che il passare del tempo, cioè il fluire della Storia, sia un percorso unidirezionale verso un (indefinito) progresso.

III. Parliamo, naturalmente del fascismo, e dei suoi "automatici" corollari semantici (negli slogan mediatizzati dominanti) e sintattici (nei ragionamenti che, sempre in modo per lo più inconscio, vengono sistematizzati sulla base di questi slogan, una volta espansi e resi presentabili "intellettualmente", secondo varie tecniche di linguaggio e di comunicazione).
Per quanto emerge dal lungo lavoro di elaborazione compiuto su questo blog, in base all'utilizzo coordinato di discipline quali il diritto e l'economia, - naturalmente in prospettiva storica ma, prima ancora, fenomenologica-, il fascismo è tale se e in quanto definisca un fatto istituzionale (ovviamente sovrastrutturato con una forte ideologia "suggestiva"); un fatto istituzionale che postula il capitalismo e i suoi stati di crisi successivamente alla fase in cui il regime liberal-capitalista si è visto costretto (dallo stesso sviluppo economico determinato dai suoi metodi produttivi e dal conseguente acuirsi del conflitto distributivo relativo a tale crescita), a concedere il suffragio universale.

In questo senso è l'interpretazione dei due massimi esponenti del pensiero marxiano in Italia, e tra i più noti e accreditati al mondo, e che, in aggiunta (elemento impossibile da trascurare), sono stati altresì testimoni diretti della nascita e dello sviluppo del fascismo: Gramsci e Basso.

IV. Quando il controllo istituzionale, cioè politico-statuale, del regime capitalista viene sottoposto a uno stress eccessivo, a causa della difficoltà di controllare gli esiti del processo elettorale a suffragio universale, il capitalismo vede posto in pericolo il prediletto gold-standard (considerato il baricentro dell'assetto conservativo allocativo-efficiente del potere economico-sociale), e ricorre:
a) all'autoritarismo poliziesco, all'imperialismo militare, e/o a varie combinazioni tra i due- prima anima capitalista: finanziaria e bancocentrica;
b) ovvero a vari cedimenti a forme istituzionali che cerchino di conciliare la democrazia liberale, cioè oligarchica, (che controlla il processo elettorale con metodo idraulico) con una certa mobilità sociale, essenzialmente legata a varie forme di welfare pro-labor: quel tanto che basta per scongiurare la rivolta di massa o, peggio, la rivoluzione organizzata del mondo del lavoro - seconda anima capitalista, talora prevalente, come nel New Deal post '29, protezionista, industrialista e anti-finanziario, e, peraltro, sempre con la riserva mentale della possibilità di riprendersi quanto "ingiustamente" concesso al fattore lavoro, (magari dopo una guerra che dia soluzione agli altrimenti insolubili problemi di insufficienza della domanda aggregata e di sotto-occupazione, laddove si ritenga irrinunciabile mantenere la democrazia formale e lo Stato "liberale").

V. Nei sensi appena precisati, il fascismo è un fenomeno storicamente connotato: uno strumento di default del capitalismo, come ci dice inequivocamente von Mises, cfr; p.3 (uno strumento sempre concepito come temporaneo: come già nel caso alternativo del New Deal - e della mobilità sociale e del welfare non "caritatevole"); sottostante ad ogni forma di fascismo, dalla Marcia su Roma a Pinochet (e pur nelle evidenti differenze di presupposti economici strutturali, e di utilizzo della sovrastruttura ideologico-suggestiva, dei vari fenomeni di conservazione autoritaria) c'è sempre la riserva di riprendersi il pieno controllo dello Stato, mettendo da parte il "partito unico" o la "giunta militare" ed evitando l'effetto pretoriani. Lo "strumento di default", infatti, tende sempre a deragliare, agli occhi dei capitalisti che gli danno il via libera, in una violenza considerata negativamente (soltanto) perché non essenzialmente mirata a reprimere le istanze di partecipazione al potere economico della massa dei "subalterni" (da cui la contingente disponibilità "finale" a fare concessioni anche della "prima" forma di capitalismo, quando sia messo alle strette dall'orrore culturale per gli eccessi ideologici incontrollabili, in quanto autonomi, di quello stesso totalitarismo che gli è intrinsecamente congeniale).

VI. Detto questo, passiamo a riportare una serie di interessanti commenti di Bazaar in "libera uscita" su blog degli amici di Sollevazione.
Come tutti dovrebbero sapere, Bazaar non abbraccia alcuna ideologia marxista: egli muove dal condividere la scientificità (etica) del metodo marxiano come il più efficace, dal punto di vista fenomenologico, a risolvere il problema politico perenne del conflitto sociale tra capitale e lavoro (in modo che, effettivamente risoltolo, ciascun essere umano possa dedicarsi a ben altri problemi che quelli della fame, della disoccupazione e della "scarsità di risorse" e possa perciò esprimere le sue piene inclinazioni per la "conoscenza", manifestate non solo sul piano della dignità, non più contestabile, di qualunque attività lavorativa egli svolga, ma, forse ancor più, nella sua connessione con lo Spirito e l'Intento della condizione umana: essere avvolto nel mistero della nascita, dell'esistenza e della morte).
I commenti in questione sono emendati di talune parti e arricchiti da qualche link (per i non attenti o i nuovi lettori) e li ho numerati per dare allesposizione un format consueto (allo "stile" di questo blog):


1. « Ci sarà infine qualche cretino che griderà al complotto di qualche servizio segreto per favorire XYZ nelle urne. »

Io sono uno di quei cretini.

Ora, non mi aspetto che chi non abbia capito nulla di ciò che è successo negli anni'70 in Italia lo possa capire ora. È inutile citare la Cox come è inutile spiegare perché Marx sostenne il conservatore Lincoln. Ovvero è inutile spiegare le due anime storiche del capitalismo che, nella loro dialettica, offrono delle opportunità all'avanguardia democratica che per struttura, in condizioni normali, ha pochissimi spazi politici.

Ciò da cui non ci si può astenere, però, è lo stigmatizzare l'antimarxiano muoversi per appartenenza, acritico ed incosciente.

Ma che diavolo sarebbe 'sta fava di "antifascismo", fuori dalla reale concretezza della situazione storica, che viene sbandierato da generazioni di socialisti falliti?

La Costituzione è antifascista in quanto socialista. E si richiama all'antifascismo in quanto si rifà alla comunione di intenti della concreta situazione storica della Resistenza. Punto.

Ora: l'anima "nera" non è quella del "fascismo". È quella del capitalismo. Giusto?

Il socialismo nasce come anticapitalismo. Non nasce come un "antifascismo" fuori dalla storia.

Ora il capitalismo si è riproposto nel suo totalitario liberalismo ottocentesco: cosa facciamo? Continuiamo a fare gli "antifascisti" al servizio del capitale?

I democratici sono socialisti, ossia anticapitalisti: non sono né di sinistra né antifascisti che, guarda un po', trovano eco in organizzazioni tipo "Antifa" che sono TUTTE infiltrate se non direttamente finanziate dal grande capitale liberal. Così come certe formazioni di "estrema destra" come Forza Nuova.

La verità è che l'Internazionale dei lavoratori nasce in ottica anti-immigrazionista e nazional-indipendentista (qui, p.4): a farlo ora ci sono partiti e movimenti senza cultura socialista e democratica che si sono storicamente rifatti a regimi conservatori.

La responsabilità è di chi si propone come "intellettuale socialista" e continua a ragionare come la sinistra nata dal Sessantotto... ossia la sinistra neoliberista.

2. Signori, dando per assodato che conosca come la vostra posizione si distingua dal resto del pensiero di sinistra reazionario, il mio intervento è volto a criticare ciò che non considero una sufficiente presa di distanza radicale dall'antifascismo neoliberale.

Il motivo è banale: l'antifascismo degli ultimi decenni - se non di gran parte dell'intero dopoguerra - ha fallito nel suo compito di portare coscienza alle masse. Ossia ha, nell'evidenza che ci circonda, perso politicamente.

Non so se ho "cileccato", ma l'origine della mia critica è quella che ho riportato in testa al mio commento.

Poiché condividiamo una comune coscienza democratica, ossia nazionale e di classe, probabilmente converrete con me che il fascismo, storicamente, è stata una delle tante maschere del capitalismo.

Se questo è condiviso, dovrebbe essere anche condiviso che la maschera fascista, ossia al di fuori dalla Storia, è in se stessa un finto bersaglio.

Di conseguenza, qualsiasi antifascismo astorico, che si rifà ad una qualche essenza morale, antropologica, del fascismo (come quello dei Wu Ming che si chiedono come mai il loro tweet viene retuittato dai bot...), è necessaria per creare una (falsa) dialettica con lo spaventapasseri del fascismo: questa finta dialettica è quella che negli anni '70 è stata chiamata "strategia degli opposti estremismi", "strategia della tensione", da una parte fondata sulla neoliberistica equiparazione di comunismo e nazifascismo come opposti totalitarismi e, in cui, i liberali sarebbero i democratici al posto dei socialisti, dall'altra creando un divide et impera, una semi-guerra civile che ha distratto dall'unico e vero - a anche per motivi filologici - nazifascismo (qui, p.2): quello di Hallstein e dell'eurounionismo, dell'imperialistico diritto comunitario, federalista e liberoscambista.

Il liberoscambio (qui, pp. 1-3), quello che i nazisti provarono ad imporre con i panzer, come ben sapete, postula la libera circolazione dei capitali, dei beni e delle persone.
Come da tradizione del più grande Instrumentum Regni mai inventato - il cristianesimo - questo autentico atto politico volto a segmentare e a distruggere qualsiasi coscienza nazionale e di classe - quello dell'immigrazione e della tratta degli schiavi - necessita di questo moralismo peloso: che si chiami razzismo, xenofobia, fascismo, sessismo, omofobia, islamofobia, stagranfavafobia, si tratta sempre e solo di moralismo volto a sedare qualsiasi reazione patriottica e di classe e, dall'altra, far montare irrazionale panico livoroso in chi vede il pericolo di questi fatti sociali ma non ne comprende le cause ed i fini.
 
o, useremo la analisi economica del diritto.
le cause ed i fini.

Usare già il termine "xenofobia" è già usare le categorie del nemico.

Tutti hanno paura del "diverso", in qualsiasi sua accezione (qui, pp. 5-8): è banale psicologia.
Tutto ciò che è volto a colpevolizzare i sentimenti che NON si possono NON provare (qui, pp.5-7.1.)è clericale pratica dell'Instrumentum Regni.

3. Per creare questa finta dialettica, sezionalizzante e distraente dal conflitto di classe e dall'imperialismo, la longa manus del capitale - di cui i "servizi" che non rispondono allo Stato sono, da sempre!, storicamente parte - può creare casi di cronaca. La coincidenza del fatto di Macerata con quello della povera Pamela è troppo evidente per tacciare chi ci vede una manovra politica dietro di essere un "cretino". Assomiglia troppo alla strategia della tensione.

Non si può non pensare a cosa sia successo dopo Rimini, o alla Cox, o, per altri motivi ancora, cosa sia successo a Bologna, o dopo Ustica.

Poiché ciò che argomento mi pare organico e coerente a tutti i livelli di chi prova a ragionare con il "materialismo dialettico", non può vedere una certa precomprensione a questi fatti di cronaca dovuti a motivi di antimarxiana "appartenenza".

Ora, il livore montante per il panico dovuto all'immigrazione è assolutamente preoccupante, da temere la guerra civile e il tipico utilizzo - tanto stigmatizzato da Marx ed Engels - del sottoproletariato come esercito reale per opprimere le masse di lavoratori, di disoccupati ed inabili.
Sono intervenuto a gamba tesa anche tra i "sovranisti" per criticare l'eccesso di identitarismo e l'uso di toni che si possono rivelare controproducenti, non solo per motivi coscienziali, ma anche per l'uso che ne può venir fatto dai vari panzer del politicamente corretto. Politicamente corretto, liberal, che, basti vedere i sussidiari delle scuole elementari, sappiamo essere ingegneria sociale totalitaria.

Ora, o ci si smarca da quel branco di socialisti inutili che Marx ed Engels avrebbero preso a calci nel sedere come i Wu Ming, che non fanno che amplificare la propaganda dei Saviano e dell'oppressione finanziaria, oppure in Italia non rimane veramente più nulla; manco uno scampolo di coscienza.

Io vi voglio bene: ma qui il terzo non si può dare: o a Macerata si vede un innesco volto alla strategia della tensione (di cui i fini elettorali sono ovvi), oppure non lo si vede e si dà a chi la pensa così del "cretino".

Una delle due posizioni fa cilecca. Per carità, è dialettica ma, come ho argomentato, è basata sulla coscienza di "fondamentali": non sono sicuro di aver fatto cilecca io.

4- Un post scriptum, per massima chiarezza e tentare un Aufhebung volto a grattar via decenni di quella che io credo essere falsa coscienza sedimentata: quello che il capitale trasnazionale teme non è un partito socialista, per il semplice fatto che non esiste proprio più il pensiero socialista, ovvero il pensiero democratico.

Quello che il capitale cosmopolita e mondialista, difeso dai Toni Negri e dai Saviano, teme ora, è la crescita di partiti conservatori nazionalisti che si mettano di traverso alla nuova feudalizzazione voluta dal cosmopolitismo borghese: quel nazionalismo rappresentato dai Putin, dagli Orban, dalla Regina d'Inghilterra (vedi la sua posizione sulla Brexit) o dai Trump: questo nazionalismo che ama l'identitarismo della tradizione e che protegge gli interessi del capitalismo industriale; v. Main Street Vs Wall Street, v. il repubblicano Lincoln, erede della tradizione "hamiltoniana" volta allo sviluppo industriale tipicamente nordista contro il partito liberale sudista, filo-britannico, liberoscambista e schiavista.

Voglio dirvi che il cieco è colui che non si accorge che il totalitarismo fascista è già tra noi, e l'autoritarismo è già prossimo a venire, basti vedere le leggi per la censura, in preparazione pre-bellica.

Il cieco è colui che non vede che l'antifascismo è sventolato per non permettere partiti antiliberisti - perché l'immigrazionismo, come sapevano i comunisti, è liberismo applicato al lavoro-merce- di acquisire consenso e di portare coscienza nazionale.
Coscienza nazionale che, piaccia o meno, è propedeutica alla coscienza di classe.

Ragionare per "amici e nemici", in modo ideologico e non strumentale rispetto alla concretezza del momento storico, lo considero più schmittiano che marxista.

Se mi sono spiegato bene, si arriva alla conclusione che è facile che Marx, come sostenne il borghese Lincoln, oggi sosterrebbe i vari Putin ed Orban, e tutti i partiti conservatori ma nazionalisti e "statualisti", perché non ragionava per appartenenza, ma, come Lenin più avanti, ragionava in modo dialettico sulle opportunità che le contraddizioni del capitalismo riserva imprevedibilmente.

5. Dunque (commento tratto da un'ulteriore incursione di Bazaar) traendo le somme:
"...Getto la casacca da appassionato bassiano e mi cimento in quella
meno partigiana del "fenomenologo".

Ora: se il "razzismo" è stata una sovrastruttura dell'imperialismo, ovvero una proiezione classista per far collaborare i ceti subalterni nella colonizzazione di nuovi mercati, l'allarme "xenofobia" con cui il "razzismo" è stato ribattezzato, ha il significato *non marxista*, ma LIBERALE, di MORALISTICA inclusività del "diverso" che nulla ha a che fare con l'inclusività SOCIALE, che permette la piena partecipazione di tutti i lavoratori alla cosa pubblica tramite la socializzazione del potere economico e politico.

Il moralismo liberale è il "nuovo" clericalismo laico.

Io rimango con Marx ed Engels: il sottoproletariato è un nemico di classe.

Vanno stigmatizzati i tipici stereotipi razzisti da parte dei conservatori perché portano falsa coscienza. Ma dell'educazione politicamente corretta non me ne può fregar di meno.

Poiché credo che tutti gli uomini siano uguali nella sostanza, me ne batto di quella roba ipocrita che fa la sinistra da decenni: la liberale e clericale sussidiarietà verso "i deboli".

Deve ritornare il concetto di solidarietà: nazionale e di classe.

Gli immigrati vanno fermati: soprattutto se arrivano dall'Africa o dal sudest asiatico. È l'abc del socialismo: questi sono lavoratori senza un minimo di coscienza sindacale. Non divengono generalmente "compagni" neanche quando emergono dal sottoproletariato.

C'è un'esperienza secolare dei marxisti statunitensi su questo tema (qui, p.5).
Gli infiltrati neofascisti fomentano solo conflitti sezionali in una società artificialmente segmentata per evitare lotte di emancipazione di classe e anti-imperialistiche.
Non solo Bordiga, che diceva certe cose da un particolare punto di vista, ma anche Basso stigmatizzava già certe categorie di lotta nel primo dopoguerra.

È inutile fare dei distinguo nominalistici sull'antifascismo: l'antifascismo, per come viene "ermeneuticamente" inteso, significa antiautoritarismo, inclusività sussidiaria (moralismo di formale antirazzismo che rivela dei sostanziali pregiudizi di carattere razziale). Lotta per la libertà delle minoranze...Che framework concettuale ed ideologico è?

L'antifascismo è PURO LIBERALISMO. È patente neoliberalismo piccolo-borghese.
L'antifascismo è un neoliberale frame divisivo per non permettere resistenza.

Il confronto con i partiti conservatori deve rimanere ESCLUSIVAMENTE sui contenuti economico-sociali.

L'identitarismo nazionale conservatore, in quanto propedeutico all'identitarismo di classe, va sostenuto. La sinergia sui contenuti di indipendenza nazionale e di difesa dello Stato sociale va ricercata.

Va condiviso il conservatorismo culturale da opporre al sorosiano e nazista modernismo reazionario. E ovviamente va condiviso lo sforzo su quegli obiettivi propedeutici al progressismo sociale.

In sintesi? Io chiamerei leghisti e "destre sociali", in questo frangente politico, "socialisti che non sanno l'economia" [NdQ: probabilmente Bazaar concorderà con me che, in una riflessione non contingente e frettolosa, Lega e destre sociali siano fenomeni geneticamente non assimilabili: in particolare la Lega è un movimento federalista e liberale, senza alcuna aspirazione, fino ad oggi, a connotarsi come "socialista". Un fenomeno di "destra economica" vicino alla seconda anima del capitalismo. Quindi, anche potendo prescindere dai suoi attuali, contingenti, e prestigiosi, esponenti "economisti", a noi ben noti, non può essere tacciata di "non sapere l'economia"; quanto, semmai, di...non preoccuparsi della storia dell'economia e dei meccanismi causali, tutt'ora in atto, che essa segnala].

Il materialismo dialettico porta a questo: è lo studio dell'economia politica che fornisce le categorie per dividere schmittiamente gli amici dai nemici nel concreto momento geostorico.

Tutto il resto è moralismo reazionario.

Un abbraccio
 

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