Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

Gil translate please i don t remember leanguage

è l'originale dell'intervista a Fioramonti del 2016 dopo che aveva rifiutato

di partecipare a un convegno dato che, tra gli invitati, c'era anche lAMBASCIATORE ISRAELIANO

spiega molto bene che lui è per il BOICOTTAGGIO di Israele

e la cosa fece scalpore dato che il convegno era organizzato con il supporto del Guardian

un bel ministro ANTISEMITA...

e bugiardo perché ha cercato di smentire

ma in rete è facile trovare l'originale
 
Dolcino
La lista +Europa di Emma Bonino vuole la reintroduzione dell’IMU per la prima casa. E LeU di Grasso inventa i numeri sull’evasione (per poter aumentare le tasse). Cosa aspettarsi nel post voto..




Chi scrive ritiene che il primo problema italiano siano le tasse troppo alte, unitamente ad una burocrazia farraginosa utile solo a dar lavoro ai burocrati. Prima di tutto ai giudici, a pari merito tra i problemi italici: anche il giudice Pignatone, Procuratore capo di Roma, ebbe il coraggio di dire – a Dogliani qualche anno fa, in compagnia di Carlo De Benedetti se ricordo bene – che troppi giudici se non possono incriminare un soggetto lo “sputtanano”, o qualcosa del genere [ho la registrazione delle sue parole, ndr]. Da qui le troppe sentenze postume di assoluzione di personaggi pubblici e politici (Bertolaso & Co. ad esempio, o anche la sindaca Raggi a Roma prima messa alla gogna e poi assolta perchè il fatto non sussiste, O scaglia di Fastweb; o il giudice Diego Curtò della Procura di Milano che fece impropriamente fallire Montedison dietro tangente: pensate davvero che gli stranieri vogliano investire in Italia con una giustizia così?). Ossia la magistratura – di cui Grasso fa/faceva parte – sembra essere usata per fare pulizia (ma assolutamente senza giustizia). Da questo deriva il mio enorme scetticismo per i giudici come Grasso in politica: che i giudici facciano prima “bene” i giudici, poi ne riparliamo.

Ma vorrei andare rapidamente ai fatti in quanto con questi capiremo gli effetti dei voti eventualmente dati o non a Emma Bonino con la sua lista +Europa e a Grasso con LeU-Liberi e Uguali.



Emma Bonino ha come pilastro del suo programma elettorale la reintroduzione dell’IMU anche per la prima casa. In effetti è precisamente quello che l’EUropa austera ha sempre sostenuto, contraria all’eliminazione di tale tassa per le prime case di abitazione (il killer dell’economia italiana, Mario Monti, a nome dell’EUropa espresse chiaramente la sua contrarietà verso tale eliminazione).

“…pensiamo di coprire con la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa, l’abolizione dell’aliquota Iva intermedia del 10% e il taglio di diverse agevolazioni fiscali. Ricordo che il nostro debito pubblico, stabilizzatosi negli ultimi anni intorno al 132% del Pil, è da troppo tempo una zavorra insostenibile per l’economia del Paese e pensare di aumentarlo è semplicemente da irresponsabili. …”

Fonte: 10 Domande a Emma Bonino (+Europa), ilsussidario.net, 01.03.2018, LINK

Faccio presente che oggi l’IMU senza esenzioni prima casa comporta il pagamento di circa l’1% del valore commerciale dell’immobile, vuoto per pieno. Notate anche che se avute un mutuo non potrete – come invece succede ovunque in Europa, ossia anche nella +Europa della Bonino – dedurre il mutuo residuo dalla pagamento dell’IMU (che a tutti gli effetti è una tassa patrimoniale), ossia pagherete come se la casa fosse tutta vostra e non in parte ipotecata dalla banca in presenza di mutuo (caso unico nel mondo occidentale, oltre che tremendamente ingiusto).

Or dunque, prima di votare Bonino fatevi i conti di quanto andrete pagare nel caso la suddetta andasse al Governo. Premetto che Emma Bonino è in coalizione con il PD ed è anche vicina ideologicamente a LeU del giudice Grasso.



Il giudice Grasso invece punta sull’evasione fiscale, che dice ammontare a 230 miliardi, di cui si suddetto vorrebbe recuperarne 30 (Peccato che abbia sbagliato clamorosamente i conti!!!)

“…vogliamo fare della lotta all’evasione una priorità. L’evasione stimata in Italia è attorno ai 270 miliardi di euro. Noi pensiamo di poterne recuperare 30 l’anno, è un dato credibile. Ecco, con questi esempi credo si possa dimostrare la differenza tra noi e chi promette di abbassare le tasse, soprattutto ai più ricchi, e così facendo rischia di prosciugare le risorse necessarie per pagare la scuola, la salute, l’assistenza, la cura del territorio. …”

Fonte: 10 Domande a Pietro Grasso (LeU-Liberi e Uguali), ilsussidario.net, 01.03.2018, LINK

Sempre il solito problema, i giudici masticano malissimo i numeri. Infatti voglio stare ai numeri ufficiali, dell’ISTAT (ricordo che l’ISTAT è l’ente statistico pubblico italiano a cui bisogna fare riferimento a livello istituzionale, a maggior ragione l’ex presidente del Senato, ndr): secondo gli ultimi numeri disponibili il sommerso italiano sarebbe di 207 miliardi di euro, peccato che si tratti di sommerso a cui va applicata l’aliquota marginale eventualmente evasa in quanto il sommerso NON è tutta evasione – che poi tale evasione veramente ci sia è tutto da dimostrare, vedete il nostro articolo di approfondimento di qualche mese fa -.




Dunque si arriva alla vera evasione stimata, diversa da quella indicata da Grasso, che ammonta secondo dati ISTAT – utilizzando l’aloquota marginale più alta del 43% – a circa 80 miliardi di euro (DATI ISTAT), ossia ben meno di 100 miliardi di euro, ossia circa 1/3 rispetto ai 230 miliardi di euro indicati dal giudice Grasso. Lo abbiamo ben spiegato QUI e QUI.



Dunque, conclusione, se voterete per Bonino di +Europa potete essere sicuri che avrete più tasse sulla prima casa, certe. E salate. Se invece voterete per Grasso di LeU-Liberi e Uguali vi ritroverete ad avere sempre più tasse ma distribuite su tutti o, in generale, con una polizia fiscale stile Gestapo ancora più repressiva del passato visto che i 30 miliardi che l’ex giudice indica come obiettivo di fatto non ci sono o meglio bisognerà trovarli in altro modo (almeno 20 miliardi), ovvero utilizzando i giudici per le indagini (torniamo alla burocrazia in eccesso, memento che già oggi una PMI italiana paga quasi il 70% dei suoi utili in tasse, (follia), ndr).



Tradotto, torniamo all’oppressione burocratica ed impositiva non solo eccessiva ma addirittura insostenibile che, secondo chi scrive, è ormai arrivata al punto di soffocare la libera imprenditoria.

Dunque, seguendo i dettami di Bonino e Grasso, le prospettive per gli italiani nel post voto sono semplicemente riassumibili in un semplice concetto: più tasse.



Ovvero, in prospettiva, maggior rapporto debito/PIL visto che aumentare le tasse italiane mentre il dollaro si svaluta, i tassi salgono e crescono i rischi di guerra significherà soffocare ulteriormente l’economia italiana, già traballante e mai uscita dalla crisi del 2008 – caso quasi unico nel mondo occidentale, assieme alla Grecia -: ancora oggi il PIL italiano è al di sotto di quello che era prima della crisi subprime, crisi da cui l’Italia non subì alcun danno al contrario di tutti gli altri paesi europei. Infatti il Belpaese oggi è in crisi per una ragione diversa, ossia per le folli misure successive che l’EUropa impose soprattutto ai periferici – per salvare le banche tedesche, inglesi e francesi impelagate in Grecia e nel subprime, ndr – e che sono la vera causa della irrisolta crisi economica italiana iniziata guarda caso con l’avvento di Mario Monti, pregasi verificare i dati.

Chi scrive ritiene che proprio per le colpe riportate nell’incipit l’Italia non riuscirà a crescere nemmeno dopo queste elezioni, ossia proprio per colpa delle tasse e della burocrazia che verranno aggiunte dai partiti su impulso EUropeo.

Resta il problema dei politici incompetenti se non venduti a poteri stranieri, ma questa è un’altra storia.

MD


Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi
 
  • Mi piace
Reactions: Feo
il mondo visto da un'altra angolazione

Euro crisis 5 marzo 2018 pubblicato da Mitt Dolcino
Condividi
Lo scandalo elettorale: i seggi verranno attribuiti solo tra mercoledì e giovedì prossimo (caso unico nel mondo occidentale). Ritardare i dati ufficiali è sintomo se va bene di brogli, se va male di golpe
Dunque, il cd. Rosatellum prevede almeno due distinte votazioni ed elaborazioni di voto: una, immediata, per l’uninominale, sulla cui base si basano le estrapolazione decisamente imperfette dei seggi che vediamo…

Continua a leggere...

attualita' 5 marzo 2018 pubblicato da admin
 
attualita' 5 marzo 2018 pubblicato da Mitt Dolcino
Condividi
Avete capito spero: sarà il Governo di Steve Bannon, M5S+Lega (GUARDATE I SEGGI!). Mattarella dovrà dare seguito. E Berlusconi ha di nuovo sbagliato tutto


Ieri Steve Bannon, incredibilmente a Roma durante le elezioni italiane, è stato chiarissimo: siamo come prima dell’elezione di Trump. Posizione fin troppo palese. Cosa vuol dire stesse condizioni pre-elezioni di…

Continua a leggere...

attualita' 4 marzo 2018 pubblicato da Fabio Lugano
Condividi
IL DESIDERIO DELLA GRANDE FINANZA: IL PARLAMENTO SOSPESO.
Cari amici, in attesa di conoscere i risultati di questa tornata elettorale, il sito economico finanziario BLOOMBERG, in un articolo interessante e trasparente, ci presenta i risultati desiderati per la…

Continua a leggere...

attualita' 4 marzo 2018 pubblicato da Mitt Dolcino
Condividi
E se qualche rottamatore nelle prossime settimane riparerà all’estero, a seguito del tracollo del proprio partito? Stiamo vivendo una grandissima discontinuità, pericolosa
Si dice che al Nazareno, dietro le bocche cucite, ci sia il terrore, quello vero. Il terrore non di una sconfitta ma di una debacle, fondata sull’abbandono dell’elettorato di sinistra,…

Continua a leggere...

attualita' 4 marzo 2018 pubblicato da admin
 
Dopo le elezioni, tutto come prima: l’Italia resta sottomessa

05/3 • idee

Tutto come prima: qualcuno sale e qualcuno scende, dopo le elezioni, ma la canzone non cambia. L’Italia resta sotto schiaffo, alla mercé dell’ordololiberismo finto-europeista che impone il rigore, cioè la depressione economica, sulla base di regole truccate come il tetto imposto alla spesa pubblica, non oltre il 3% del Pil, con il vincolo del pareggio di bilancio e l’incubo incombente del Fiscal Compact. L’unica vera notizia del 4 marzo è che ben tre italiani su quattro sono andati a votare: astensionismo limitato al 25%, contro l’atteso 35% annunciato dai sondaggi. Per il resto, previsioni rispettate al millimetro: la débacle di Renzi, il pletorico successo dei 5 Stelle, la preminenza aritmetica del centrodestra. Spiccioli di cronaca: Di Maio e soci sopra il 30%, Salvini davanti a Berlusconi, il Pd sotto il 20%. Nessuna delle liste-contro, da “Potere al Popolo” a CasaPound, ha raggiunto il 3%, cioè il sospirato accesso al Parlamento. Un pericolo – l’esclusione dall’aula – sfiorato dall’imbarazzante cartello “Liberi e Uguali” (D’Alema e Bersani, Grasso e Boldrini), dato oltre il 5% e invece fermatosi appena sopra la soglia minima per ottenere qualche poltrona. Risultato più che scontato: Parlamento ingovernabile, se non mediante larghe intese. «Troveranno il modo di mettersi d’accordo, anche Di Maio è pronto a fare inciuci», avverte Gianfranco Carpeoro. «Gentiloni o un altro? Non è che cambi granché. Il problema non è la figura, è quello che deve fare: o meglio, quello che sarà costretto a fare, perché l’Italia è sovragestita».
Esponente del Movimento Roosevelt, scrittore, simbologo, avvocato di lungo corso con un passato socialista, Carpeoro ha le idee chiare sul voto: «Centrodestra o 5 Stelle, non cambia niente: non esiste un rischio maggiore, è la stessa cosa. Perché chiunque vince, lo fa in nome di una sovragestione unica, che porta allo stesso tipo di governo», ha detto Carpeoro, a urne ancora aperte. «E’ assolutamente irrilevante, sapere chi vince: se i partiti che vincono sono quelli che vincono per effetto della sovragestione, devono rispondere alla sovragestione». Parole che Carpeoro ha affidato a Fabio Frabetti di “Border Nights”, nella diretta web-streaming “Carpeoro Racconta”, su YouTube. «Non si scappa, se fai parte di quello schema. I 5 Stelle non ne facevano parte? Ma poi Di Maio ha fatto un bel viaggio a Londra, un bel viaggio in America… E comunque c’erano già le premesse anche prima, perché non è che Casaleggio fosse una realtà così staccata dal potere. Poi però con Di Maio hanno fatto capire che cosa vogliono fare, no?». Basta vedere l’ipotetico governo presentato in anticipo a Mattarella, con il neoliberista Fioramonti all’economia. «Non è che non pretendano garanzie, quelli a cui hai chiesto aiuto a Londra e in America: impongono il tuo appoggio, la tua la non-ostilità, l’assicurazione che non verrebbe ostacolato il loro progetto». E se vai al governo e poi non ne tieni conto? «Potresti fare la fine di Craxi, o quella di Olof Palme».
Per Carpeoro, cha ha lanciato l’idea di promuovere in primavera un convegno sul grande leader svedese, assassinato a Stoccolma nel 1986 mentre era premier, in procinto di essere eletto segretario generale dell’Onu, Olof Palme – cui guardavano Craxi, il tedesco Helmut Schmidt e lo stesso Mitterrand – avrebbe cambiato volto all’Europa, impedendo l’instaurarsi del regime Ue (quello che, ancora oggi, sottrae all’Italia la possibilità di qualsiasi alternativa elettorale al dominio dell’oligarchia finanziaria). «Le sue idee sono ancora attuali, perché Olof Palme era avanti di trent’anni», sottolinea Carpeoro. «Aveva contestato agli Usa il fatto di fare guerre sempre a casa degli altri, aveva polemizzano aspramente con l’Urss per l’invasione di Praga, e soprattutto aveva un progetto economico basato su un sistema misto, pubblico-privato, con la compartecipazione dei lavoratori nelle aziende pubbliche e private, sistema che aveva consentito alla Svezia di uscire dalla crisi economica che invece colpiva gli altri paesi. In più era un ecologista, voleva affrancarsi dagli idrocarburi e dalla schiavitù del petrolio, sosteneva già progetti di energia alternativa». E’ stato fermato, colpito alla schiena da un killer invisibile e tuttora ignoto. «Faceva paura, perché avrebbe ostacolato gli interessi della sovragestione: tutta una serie di equilibri politici che su quelle realtà economiche sono fondati hanno rintenuto di farlo ammazzare. Aveva la capacità, le idee e la visione per costruire delle cose diverse».
Da un gigante come Olof Palme ai nani dell’attuale politica italiana: Matteo Renzi in fuga dai giornalisti, con il Pd ridotto al 19%. La scissione di D’Alema e Bersani fermatasi sotto il 4%. Berlusconi appena sopra il 13%, dopo aver lanciato l’euro-maggiordomo Tajani, garantendo ai poteri forti europei il rispetto delle regole di ferro, l’austerity che sta devastando l’Italia. Il successo della Lega di Salvini, che sorprassa il Cavaliere e ormai tallona il Pd, è gravemente condizionato proprio dall’alleanza con Forza Italia, prona ai diktat di Bruxelles. Quanto ai 5 Stelle, hanno fatto il pieno nel centro-sud grazie alla promessa del reddito di cittadinanza, ma Di Maio ha già messo le mani avanti presentando il suo ipotetico esecutivo di tecnocrati: «Sembra il governo Monti senza Monti», commenta desolatamente Gioele Magaldi, fondatore del Movimento Roosevelt. Cosa accadrà ora? Se lo domandano tutti i giornalisti. Non Carpeoro: a prescindere dal nome del futuro premier e dal colore del suo partito, per gli italiani non cambierà assolutamente niente. Non cambia il programma: rigore, sofferenze, vincoli, sottomissione all’élite finanziaria che si è impadronita dell’Ue. Sono corsi a votare, gli italiani, ma – a quanto pare – è come se non avesse votato nessuno: tutto è esattamente come prima. La nave rischia di affondare, e la rotta (ancora una volta) non sarà decisa da chi siede a Roma.
Tutto come prima: qualcuno sale e qualcuno scende, dopo le elezioni, ma la canzone non cambia. L’Italia resta sotto schiaffo, alla mercé dell’ordoliberismo finto-europeista che impone il rigore, cioè la depressione economica, sulla base di regole truccate come il tetto imposto alla spesa pubblica, non oltre il 3% del Pil, con il vincolo del pareggio di bilancio e l’incubo incombente del Fiscal Compact. L’unica vera notizia del 4 marzo è che ben tre italiani su quattro sono andati a votare: astensionismo limitato al 27%, contro l’atteso 35% annunciato dai sondaggi. Per il resto, previsioni rispettate al millimetro: la débacle di Renzi, il pletorico successo dei 5 Stelle, la preminenza aritmetica del centrodestra. Spiccioli di cronaca: Di Maio e soci sopra il 30%, Salvini davanti a Berlusconi, il Pd sotto il 20%. Nessuna delle liste-contro, da “Potere al Popolo” a CasaPound, ha raggiunto il 3%, cioè il sospirato accesso al Parlamento. Un pericolo – l’esclusione dall’aula – sfiorato dall’imbarazzante cartello “Liberi e Uguali” (D’Alema e Bersani, Grasso e Boldrini), dato oltre il 5% e invece fermatosi appena sopra la soglia minima per ottenere qualche poltrona. Risultato più che scontato: Parlamento ingovernabile, se non mediante larghe intese. «Troveranno il modo di mettersi d’accordo, anche Di Maio è pronto a fare inciuci», avverte Gianfranco Carpeoro. «Gentiloni o un altro? Non è che cambi granché. Il problema non è la figura, è quello che deve fare: o meglio, quello che sarà costretto a fare, perché l’Italia è sovragestita».
Dezzani: il piano è spolpare l’Italia grazie al governo Di Maio

04/3 • idee

«Un ipotetico governo Di Maio non sarebbe nient’altro che la continuazione del processo iniziato con il governo Monti, anzi, ne sarebbe l’epilogo». Secondo Federico Dezzani, i grillini sarebbero uno strumento di “autodistruzione programmata” dell’Italia. «Prima i poteri “liberal” (gruppo Bilderberg e Trilaterale) indeboliscono il paese con l’austerità di Monti, poi aumentano la dose di veleno con i governi di centrosinistra e, quando il paziente è sufficientemente indebolito, inseriscono il virus: il Movimento 5 Stelle, con il suo mix letale di incapacità e cupio dissolvi». Secondo l’analista geopolitico, tutto nasce dalla crisi del sistema euro-americano: «Più il potere atlantico si indebolisce e più aumenta la volontà di fare terra bruciata, per impedire che i vecchi sudditi, una volta liberati, convergano verso la Russia e la Cina. L’Italia, il cui valore geopolitico è enorme, non fa eccezione: se non la si controlla, è meglio distruggerla, magari spartendosi le spoglie con i vicini (Francia e Germania)». A penalizzare gli italiani, tradizionalmente “esterofili”, c’è anche «un complesso di inferiorità nei confronti delle potenze straniere», ormai ferocemente in lotta tra loro ma coalizzate contro l’Italia, tra le macerie di quella che doveva essere una Unione Europea, e cui il Belpaese rischia di essere, definitivamente, la prima vittima.
Il processo di annichilimento della Penisola, avviato nei primi anni ‘90 con Tangentopoli e la destabilizzazione della Somalia, secondo Dezzani ha accelerato a partire dal 2011: austerità, cessione delle imprese strategiche (Telecom, Edison, Unicredit, alimentare e lusso), guerra in Libia e conseguenti flussi migratori incontrollati. Arrivati nel 2018, sta per iniziare l’ultima fase del processo di “demolizione controllata” dell’Italia. «E le imminenti elezioni del 4 marzo, decretando chi dovrà gestire il pericolosissimo aumento generalizzato dei tassi ed il conseguente crollo delle piazze finanziarie, giocano un ruolo cruciale». La legge elettorale difettosa, che impedisce la governabilità? Non è un caso, sostiene Dezzani nel suo blog: «L’ingovernabilità è un valore – scrive – perché obbliga le istituzioni ad adottare, una volta chiuse le urne, soluzioni “impensabili”». Ovvero: «Costringe a sdoganare definitivamente il Movimento 5 Stelle, usandolo come perno attorno cui costruire un governo». Secondo Dezzani, l’opinione che i “poteri forti” premano per una grande coalizione “di centro”, basata su un patto tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, è errata: «Entrambi sono indigesti a chi conta davvero», come «i circoli finanziari rappresentati dal settimanale “The Economist” che, per inciso, sono gli stessi che hanno partorito la Casaleggio srl e il Movimento 5 Stelle».
Per Dezzani, la strategia dell’alta finanza non contempla una grande coalizione tra partiti “moderati”, ma «una grande coalizione incentrata sui grillini, la cui forza, si noti, nasce da quelle stesse politiche di austerità imposte dall’alta finanza». Dopo Monti e Letta, Renzi e Gentiloni, ecco il “virus” 5 Stelle, «gonfiato a dismisura dalle politiche dei precedenti esecutivi “europeisti”». Sempre secondo Dezzani, sarebbe illuminante l’atteggiamento del “Corriere della Sera”, che l’analista definisce «storico giornale della borghesia anglofila e “badogliana”». Si parte nel 2011 con l’incondizionato sostegno a Mario Monti, poi si sostiene la linea di austerità, privatizzazioni e ultra-europeismo di Letta, Renzi e Gentiloni, e adesso, quando il Pd è ormai logoro, si vira verso il Movimento 5 Stelle, «preparando così il terreno ad un governo grillino con la benedizione del primo quotidiano d’Italia», svolta incarnata dalla direzione di Luciano Fontana, con accanto un editorialista come Ernesto Galli della Loggia, «principale artefice dello “sdoganamento” del M5S: il movimento non è eversivo, è democratico e incarna la volontà di “palingenesi” del paese». Analogo percorso da La7 di Urbano Cairo, mai anti-grillina fin dall’inizio «essendo nata come tv della Telecom che ha giocato un ruolo chiave nella nascita del M5S».
Domanda: «Perché il giornale della borghesia “anglofila” si prodiga per sdoganare i 5 Stelle, nonostante il clamoroso fallimento della giunta Raggi a Roma e di quella Appendino a Torino (che deve le sua nascita al decisivo avvallo degli Agnelli-Elkann)?». Ovvero: «Perché l’establishment liberal lavora per portare i grillini al potere, nonostante la loro manifesta incapacità di governare?». Perché sono deboli e fragili, quindi facilmente manovrabili da chi mira a spolpare definitivamente il paese. E’ la tesi che Dezzani formula, prendendo spunto dal caso-Roma: «Supponiamo che l’esperimento “Raggi” sia ripetuto a scala nazionale, per di più in un contesto macroeconomico sempre più ostile (aumento tassi e recessione economica); quale sarebbe il destino dell’Italia? Come una nave senza comandante in mezzo alla tempesta (dopo anni, peraltro, di incuria e malgoverno), l’Italia sarebbe travolta dai marosi della crisi: caos, saccheggio e default. La lunga stagione di “destrutturazione” del paese, iniziata nel 1992-1993, culminerebbe così in un epico schianto, grazie al M5S (dopotutto, non fu grazie ad Antonio Di Pietro, l’uomo simbolo di Mani Pulite, se Gianroberto Casaleggio si affacciò alla politica?)».
E come si arriverebbe, concretamente, a un governo 5 Stelle? «Attraverso il “contratto” proposto da Luigi Di Maio», scrive Dezzani, ricordando che il leader grillino «ha smentito un’alleanza con la sinistra ma, per scongiurare scenari di “caos”, ha parallelamente aperto ad un programma di legislatura con chi è disponibile, da mettere nero su bianco in un contratto. E chi potrebbe essere disponibile a quest’avventura, se non proprio la sinistra?». Conti alla mano: “Liberi e Uguali” (5%) e un Pd al 20-25% «depurato dall’ormai esausto Matteo Renzi», tutto sommato «fornirebbero un numero di parlamentari sufficienti a formare una maggioranza», sommandoli all’ipotetico 25-30% del Movimento 5 Stelle. «Così, le disastrose amministrazioni Raggi e Appendino verrebbero replicate nei dicasteri romani, con il preciso intento di portare l’Italia alla bancarotta e spalancare le porte alla speculazione più selvaggia».
Qualcuno potrebbe obiettare: ma non è interesse dell’establishment atlantico preservare la calma sui mercati, spingendo verso un governo “moderato”? Non è l’Italia “too big to fail”? Dezzani ritiene di no: «Dieci anni di liquidità a costo zero hanno creato un’enorme bolla azionaria e obbligazionaria che, alzati i tassi di interesse, cerca soltanto un pretesto per scoppiare: l’Italia del 2018 potrebbe essere la Lehman Brothers del 2008». Inoltre, aggiunge l’analista, «l’oligarchia finanziaria atlantica ha spinto al default negli ultimi 20 anni la Russia, i paesi del sud-est asiatico (1997-1998) e l’Argentina (2001). Non si capisce per quale motivo dovrebbe risparmiare l’Italia che, come ricordano sinistramente molti commentatori, vale ormai soltanto il 2-3% del Pil mondiale. E se il Movimento 5 Stelle sarebbe «il cavallo di Troia per portare il paese alla bancarotta», conclude Dezzani, «le nostre istituzioni massoniche e la borghesia “badogliana”, da sempre alleate col nemico, sono suoi complici».
«Un ipotetico governo Di Maio non sarebbe nient’altro che la continuazione del processo iniziato con il governo Monti, anzi, ne sarebbe l’epilogo». Secondo Federico Dezzani, i grillini sarebbero uno strumento di “autodistruzione programmata” dell’Italia. «Prima i poteri “liberal” (gruppo Bilderberg e Trilaterale) indeboliscono il paese con l’austerità di Monti, poi aumentano la dose di veleno con i governi di centrosinistra e, quando il paziente è sufficientemente indebolito, inseriscono il virus: il Movimento 5 Stelle, con il suo mix letale di incapacità e cupio dissolvi». Secondo l’analista geopolitico, tutto nasce dalla crisi del sistema euro-americano: «Più il potere atlantico si indebolisce e più aumenta la volontà di fare terra bruciata, per impedire che i vecchi sudditi, una volta liberati, convergano verso la Russia e la Cina. L’Italia, il cui valore geopolitico è enorme, non fa eccezione: se non la si controlla, è meglio distruggerla, magari spartendosi le spoglie con i vicini (Francia e Germania)». A penalizzare gli italiani, tradizionalmente “esterofili”, c’è anche «un complesso di inferiorità nei confronti delle potenze straniere», ormai ferocemente in lotta tra loro ma coalizzate contro l’Italia, tra le macerie di quella che doveva essere una Unione Europea, e cui il Belpaese rischia di essere, definitivamente, la prima vittima.
 
Vedi altri contenuti di Abbattiamo la Frode


Sa Defenza
2 marzo alle ore 1:27 ·

BONINO: “DAL 1994 SOROS CI HA SEMPRE AIUTATI”

C’è Soros dietro la Bonino e lei lo ammette apertamente. Non solo non vergogna di dirlo, ma addirittura lo rivendica.

http://www.stopeuro.news/bonino-dal-1994-soros-ci-ha-sempr…/


BONINO: “DAL 1994 SOROS CI HA SEMPRE AIUTATI”
C’è Soros dietro la Bonino e lei lo ammette apertamente. Non solo non vergogna di dirlo, ma addirittura lo rivendica. via ImolaOggi
stopeuro.news
 
Steve Bannon indica la strada; Mattarella indicherà Di Maio? (di Marco Orso Giannini)
Steve Bannon è un genio e lo ha dimostrato anche in Italia in una recente intervista non appena sbarcato.

Bannon ha spiegato come le dinamiche di disinformazione di cui l’Italia è intrisa, tra cui la retorica su razzismo, su fascismo e comunismo (nel 2018), sul populismo, sul femminismo ecc siano un fenomeno conosciuto e digerito in USA e denuncia come esse rappresentino le stesse con cui Trump ebbe a che fare in campagna elettorale prima della sua vittoria.
La perfezione non esiste ma non c’è dubbio che in Italia siano rari uomini di Valore come questo americano, probabilmente soffocati dall'”eccesso dell’apparenza”, dalla melassa radical chic.
In questo paese (e forse non solo) l’Umanesimo, nato dall’Illuminismo, anziché stimolare l’approfondimento e la conoscenza è stato declassato in una funzione di ottundimento delle menti; il pericolo che ravvedo è che a capo di questo paese, oggi o domani, si piazzi una qualche oligarchia che costruisca (nell’immagine) in modo impeccabile politici incompetenti e li sfrutti in cambio di ingenti quantità di danaro erogate da soggetti esteri, in una sorta di “esternalità di mercato”.
Non sarebbe probabilmente nemmeno una novità… si pensi a come il rapporto di ingresso in euro Marco = 990 Lire abbia danneggiato il nostro paese in favore della Germania (quando era cosa nota essere un valore ribassato di circa 200 punti dal doping finanziario) e di come nessun politico o giornalista lo abbia fatto presente all’epoca: tale rapporto fu festeggiato con giubilo (ricordo gli articoloni di Repubblica e Corsera).
Troppe volte vediamo tematiche secondarie enfatizzate a spese di quelle serie sconosciute ai più (dove lì sì ballano miliardi di euro…); pare invece di assistere al meccanismo trasmissione/ricezione/reazione/Subcultura presente nei reality come il Grande Fratello (che è certamente più seguito e consultato di questo articolo).

Tornando a Bannon, nonostante il solco che si è scavato tra lui e Trump, ivi comprese accuse e parole grosse volate, si percepisce intatto in lui il rispetto (e la stima) verso il grande uomo, verso il Presidente e questo altissimo senso del Valore è un feedback nei due sensi con quello delle Istituzioni: è ciò che non si vede davanti ai riflettori.
Evidentemente gli USA essendo un territorio meno densamente abitato del nostro (non esistono solo le metropoli) e quindi più anarchico/naturale, mantengono vivo il senso del “io sono americano!” (“Amercia First”) e nonostante un senso civico in molti casi carente, permettono all’essere umano di riflettere in maniera molto più autonoma e libera che in Italia dove invece è presente una forma di controllo e di reciproca influenza.
Non è un caso che le dinamiche di gruppo stiano prevalendo in modo massiccio sull’indole autentica e libera dell’essere umano.
In “Psicologia sociale dei gruppi” di Rupert Brown si chiarisce che chi ha una consistente impronta individuale difficilmente tradisce i valori in cui crede per piacere agli altri. Chi ha invece un più
marcato senso del ruolo sociale si adatta all’assemblea, alla classe, al gruppo (o al branco) ed è pronto a cambiare repentinamente tipologia di rapporto con l’altro: perfino calpestando legami quali amicizia e stima proprio perché meno profondi. Questi meccanismi di norma sono evidenti in presenza di un mutato ruolo o “status” gerarchico. I gruppi possono diventare perciò formidabili centri di controllo: ormai sono in mano alle tv e al tasto “condividi” di facebook, lascio a voi presagire ciò cosa possa comportare (vedasi discorso oligarchie).

Lo stesso senso delle Istituzioni cui accennato, in Italia, è lasciato in pasto all’immagine, alla forma, al marketing pilotato dagli esperti e dall’alto: il manichino con la cravatta, l’uso di terminologie complesse (spesso sconosciute in chi le usa), gli atteggiamenti distanti.
Il Valore che si respira nelle parole di Bannon in Italia è praticamente estinto e lascia il posto alla apparenza e quindi inevitabilmente alle sparate. Ho sentito dire addirittura (non cito la fonte) che saremmo entrati nella “Terza Repubblica”, un insulto all’Educazione Civica di base, quella delle scuole medie(!). A poco serve conoscere che affinché si entri in una Nuova Repubblica sia necessario modificare radicalmente la Costituzione: per finalità di marketing politico per far passare un messaggio (“faremo giustizia delle vostre sofferenze”) si arriva a tanto (e state certi che, in spregio al senso civico, questo messaggio passa).
Non è un caso che Bannon comunichi agli italiani: “siete un grande popolo”, “non vi percepite più come tali, dovete tornare a farlo”, “tutto il mondo vi guarda”.
Se notate sono iniezioni di quel Senso dello Stato che i gangli dell’establishment hanno disperso, inquinato, ammorbidito in Italia introducendosi nelle facoltà universitarie, nei TG, nei salotti buoni, nelle Istituzioni, nelle scuole e questo al ben noto scopo di abbattere ogni resistenza delle Nazioni al predominio selvaggio della finanza (niente di più, niente di meno).
Anche lo stesso uso di terminologie anglosassoni ha lo scopo di infonderci un senso di inferiorità (“siamo colpevoli, siamo corrotti”) e molti, quando votano, lo fanno in base proprio a questo senso di sudditanza: peccato che il debito estero, per fare un esempio, prima dell’euro in Italia (praticamente) non esistesse…
A tal proposito(…) sappiamo tutti Mani Pulite a cosa sia servita: a portarci dentro la moneta unica allo scopo di alimentare un sistema di svendita costante del paese; ogni volta che qualcuno enfatizza la lotta alla corruzione in realtà ha come scopo svendere i nostri assets pigiando sul tasto “siamo colpevoli”: il malessere non lo si combatte ma si alimenta facendo credere che il problema sono i vitalizi che pesano 70 milioni (quanto il cartellino di Alex Sandro della Juve) quando sono attive leggine volute dall’establishment finanziario internazionale che pesano per decine di miliardi di euro l’anno.

Non si rende un buon servizio al paese nemmeno prendendo di mira l’ultima ruota del carro bancario/finanziario e cioè le banche italiane (allo scopo di isolarle per anticiparne la svendita all’estero).
Queste banche sono state portate al collasso dalla recessione.
La crisi è stata causata da quegli stessi soggetti internazionali che adesso pretendono (con l’appoggio dichiarato di Di Maio e Fioramonti) la riscossione forzata delle sofferenze bancarie (crediti).
La causa delle sofferenze bancarie però non è l’avidità di qualche banchiere di Arezzo sicuramente da arrestare, ma il fatto che i cittadini non depositano, ma anzi prelevano, danaro dalle banche non arrivando alla fine del mese; se non onorano mutui e prestiti è perché hanno perso il lavoro o chiuso l’attività.

Questo paese non è nelle peste per i ladri (studi empirici mostrati ad esempio da Bagnai dimostrano che pesino alla voce Debito per un 5/10%) bensì per i venduti (vecchi e nuovi) che hanno accettato condizioni insostenibili per l’Italia forti del senso di autocommiserazione e della credulità popolare.

Tornando a Steve Bannon quindi, egli commette due errori:
  1. Essendo un uomo concreto ben distante dalle retoriche radical chic, funzionali ai poteri finanziari, utilizza il termine “populismo”come “politica nell’interesse del popolo” in contrapposizione a quella “nell’interesse della finanza internazionale”.
    In realtà questo da lui indicato non è “populismo”; il populismo infatti è ben altro e cioè l’utilizzo della comunicazione per dirigere le masse verso finalità spesso oligarchiche.
  2. Ha citato come forze “populiste” Lega e 5 Stelle e questo è il secondo errore. E’ vero che la popolazione italiana votando Lega e 5S abbia mandato un segnale inequivocabile, ancor più che nel 2013, contro l’establishment (pur in larga parte non rendendosi conto del profondo ed inscindibile legame tra euro e lo stesso) ma se la Lega rappresenta il “populismo buono” cioè quello definito da Bannon, i 5 Stelle, un po’ come il colesterolo, rappresentano l’altro populismo, quello “cattivo” cioè una grande operazione di canalizzazione della protesta (che infatti, secondo me, verrà premiata da Mattarella con l’incarico).

Per concludere mi ricollego quindi al populismo come comunicazione finalizzata a dirigere le masse per finalità oligarchiche: per legittimare l’ennesima forzatura di un Capo dello Stato contro la democrazia creando un governo 5S/PD le TV stanno manipolando (in chiave establishment) la percezione del risultato elettorale ignorando che il centro destra (37% e oltre) è compatto nell’indicazione di Matteo Salvini come premier cercando di inculcare che le elezioni le abbiano vinte i 5S che invece stanno dietro a debita distanza.

Se ciò avverrà, se l’incarico sarà dato a Di Maio per governare col PD, i 5 Stelle utilizzeranno sempre il marketing per ingannare una base a cui è già stato fatto passare di tutto sopra la testa (vedasi discorso inerente i ruoli sociali dei gruppi) senza il minimo disordine: uno di questi stratagemmi sarà mostrare che Renzi non c’è più, ma la sostanza sarà il tradimento di un voto democratico che pretende che l’establishment internazionale (da cui Bannon ci mette in guardia) diventi opposizione
 
posted by Mitt Dolcino
Qualcuno ancora non ha capito che l’EU franco-tedesca sta tramando per rompere l’Unità d’Italia, per comandare il Continente. Ossia per mettere all’angolo gli anglosassoni


La maggioranza di voto M5S nel 2018 è praticamente sovrapponibile ai confini del Regno delle Due Sicilie

Se leggete il mio profilo SE trovate la ferrea convinzione secondo cui la storia è la base per comprendere il presente e prevedere il futuro. Or dunque, oggi, sappiatelo, l’EU vuole rompere l’Italia almeno in due parti, Nord e Sud. E si è attivata in tal senso, da anni. Questo per contravvenire al capolavoro britannico del 1855-56 quando si misero le basi del progetto di Unità d’Italia per neutralizzare Francia e Germania nel Vecchio Continente ovvero per comandare l’EUropa da fuori, il solito dividi et impera – introducendo un terzo incomodo nel Mediterraneo, ndr -.

Tralascio i dettagli, aggiungo solo che la Spagna ai tempi era alla frutta dopo 300 anni di sperperi post Colombiani – il quale, checchè ne pensino e dicano gli spagnoli, non si chiamava Cristobal Colon ed era genovese ovvero italiano -. Da qui la nascita dell’Italia Unita, che ottenne come fantastico risultato il sistematico annichilimento degli imperi centrali, prima nella guerra fratricida franco-prussiana del 1870 e poi nelle due guerre mondiali perse dai franco-tedeschi, consegnando di fatto il mondo agli anglosassoni.

Oggi arriviamo al dunque: dopo quasi 200 anni dal capolavoro nel mediterraneo l’EUropa franco-tedesca ritiene, all’alba del III. millennio, di essere pronta per sfidare gli anglosassoni, che oggi non sono solo Londra ma tutto il mondo anglofono, in primis Washington (Steve Bannon non era a Roma per caso durante le elezioni italiane, …). Da qui la convinzione che per fare questo bisogna prima di tutto neutralizzare l’Italia, il grimaldello mediterraneo vecchio quasi due secoli: prima economicamente, poi politicamente ed in ultimo geostrategicamente, ossia per arrivare a dividere l’Italia in varie sotto-parti. Il golpe del 2011 deriva precisamente da tale indirizzo, personalmente ho visto documenti che, nel periodo clintoniano, ipotizzavano la suddivisione in due parti della Penisola preservando il sud come riserva USA affacciata al Medio Oriente ed al nord Africa ed il nord verso l’EUropa (solo un appunto, in tale caso sarei emigrato al sud fossi rimasto a vivere in Italia).

Oggi arriviamo al dunque: per il tramite di uno strumento – il M5S – ideato ed attuato dai servizi inglesi pre-Brexit, ossia nell’ottica di un’EU indipendente dagli USA (con Obama presidente, che tutta questa simpatia per gli States tradizionali forse proprio non ce l’aveva), arriviamo ad una elezione 2018 in cui i confini italiani del voto del M5S praticamente ed incredibilmente coincidono con quelli del Regno delle Due Sicilie.



Dove ci porterà tutto questo? Semplice, alla divisione dell’Italia non solo in due ma in tre, per interesse straniero (NON americano). La Francia ambirebbe tornare alle origini, con la Milano francese del tricolore. Peccato che i milanesi proprio non si sentano francofili, anzi. E tutto sommato anche i piemontesi, visto che considerano Pietro Micca un eroe e dunque con i francesi vogliono averci a che fare lo strettissimo indispensabile. Pensate che dopo la fine della seconda guerra mondiale le famiglie cripto-coloniche transalpine – che avevano preso possesso delle terre presso Salice d’Ulzio e Claviere, in Italia – non volevano mollare l’osso, ossia non volevano tornare in patria, ci tornarono solo nel 1947, a due anni dalla fine del conflitto. Ovvero, volevano le terre italiane. Questo per farvi capire di che vicini si tratti…

Forse bisognerebbe anche meditare sulla vera ragione – mai detta – che ha portato nottetempo ad un potente ministro degli esteri italofono in Svizzera dopo quasi 20 anni di assenza tout court degli italiani nel governo elvetico, forse stanno agendo per conto della Germania quanto meno per accaparrarsi un pezzo di Italia in caso di vittoria francese al banchetto della Penisola? Che sia chiaro, chi dovesse essere aggregato alla Confederazione dovrebbe solo esultare, ma il punto non è questo: oggi tutti noi stiamo discutendo su Grillo e Di Maio, su Salvini e Berlusconi, su Renzi ed il PD sconfitto a morte ecc. senza fermarci a pensare alla sostanza delle cose: l’Italia si sta disgregando e chi vuole questo sta a Parigi e Berlino. E usa come traccia operativa quella sopra indicata, prima crisi economica, poi politica ed infine geostrategica. Oggi siamo a metà del guado, quasi precisamente.

Chi scrive conosce personalmente gli eredi di Pietro Micca per cui certamente osteggerà la deriva francese. Ma il punto è un altro, chiedere agli italiani tutti due cose:

1. se si rendono davvero conto di quello che sta accadendo

2.se è nel loro interesse che ciò avvenga.

Sulla seconda domanda, a parte considerare come unica soluzione veramente conveniente andare con gli elvetici, chiedo se gli italiani del nord si rendono conto che durante l’impero austroungarico le terre italiche contribuivano con quasi circa 30% di tutto il gettito imperiale, sulla base di una popolazione tutto sommato ridotta (le 5 giornate di Milano avvennero per combattere contro le tasse austriache troppo alte). A quelli del sud chiedo invece se pensano che vivrebbero meglio senza gli enormi trasferimenti che oggi il nord italiano versa, con i tedeschi o anche con gli americani a governare col cavolo che ci sarebbe qualcuno interessato a mantenere decine di migliaia di forestali. O a pagare carissime pensioni di reversibilità e/o di invalidità…

In fondo la riposta spetta gli italiani: che iniziassero a fare i propri interessi dimenticando chi era al governo nel 1999 e dopo ma ricordandosi invece di quanto ricchi loro fossero in quel periodo in rapporto a coloro che oggi vorrebbero l’Italia conquistata, ossia Francia e Germania.

Argomento ostico il mio, lo so. Ma vale la pena farci una pensata. Quanto meno se tutti – nordisti e sudisti italiani – non volete che, con la separazione dell’Italia, il debito magari venga perso non sapendo come suddividerlo…. ma anche le pensioni ed i capitali/risparmi privati faranno la stessa fine. E senza dovermi sforzare per prevedere un aumento delle tasse o confische varie da parte del nuovo colono. Da buon intenditore poche parole.

Ossia, cari italiani (tutti) se proprio non riuscite a fare i vostri interessi oggi, almeno cercate da capire se i paesi che vogliono colonizzare l’Italia saranno davvero interessati a pagare la vostra lauta pensione e/o a mantenere integri i vostri risparmi privati…

Senza fare gli Illusi, la storia è matrigna coi suoi duri insegnamenti

Mitt Dolcino


Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito ⇐

da Taboolada Taboola
PromossoPromosso
PromossoPromosso

Dal Web
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto