Per cortesia ripristinate il 3d di mototopo

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La nostra ignoranza è la LORO forza.
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Prima o poi le reali intenzioni dei mondialisti vengono allo scoperto, la loro determinazione nell’abbattere le radici della identità e della cultura europea si rivela in modo incontrovertibile. In Germania è accaduto che la Angela Merlel, la più importante statista europea e instancabile sostenitrice delle migrazioni e della società aperta, ha rivelato la sua vera intenzione rispondendo ad una osservazione di un ministro del suo governo.

Horst Seehofer, ministro dell’Interno, ha dichiarato, durante una sua intervista al giornale “Bild”, che “l’Islam non appartiene alla cultura della Germania, piuttosto la Germania basa la sua cultura e identità sul Crisitianesimo. I mussulmani che vivono qui ovviamente appartengono alla Germania”, ha continuato Horst Seehofer, “ma questo non significa che la Germania sia islamica o che abbia le sue tradizioni collegate con l’Islam”.

E’ immediatamente intervenuta a correggerlo, non richiesta, la stessa Angela Merkel, la quale ha affermato solennemente che ” l’Islam è parte della cutura tedesca”, smentendo clamorosamente l’affermazione del suo ministro e, cosa ben più grave, smentendo secoli di Storia e di cultura tedesca. Vedi: …Islam Belong to German
Questa affermazione fatta dalla Merkel avrà fatto rivoltare nella tomba i grandi poeti tedeschi come Gottfried von Straßburg, i grandi scrittori come Johann Wolfgang von Goethe, Heinrich Heine e Arno Schmidt., Friedrich Schlegel, Friedrich Hölderlin, letterati e commediografi come Friedrich Schlegel, August Wilhelm Schlegel, personaggi della cultura tedesca come Siegfried Kracauer, Emil Ludwig, Heinrich Mann, Klaus Mann, Thomas Mann, Rudolf Olden, Robert Neumann , Ernst Jünger, Erich Kästner e molti altri. Non risulta al contrario che nella cultura tedesca ci siano stati autori islamici, non ve ne è traccia.

Tuttavia non bisogna meravigliarsi per queste affermazioni, la Angela Merkel, conosciuta per il suo fanatismo ideologico come uno dei principali agenti mondialisti in Europa, conduce i suoi sforzi per islamizzare la Germania e fornire ogni tipo di facilitazioni ai migranti che arrivano dal Medio Oriente dall’Asia e dall’Africa, nel suo sforzo di creare una società multiculturale tedesca ed europea, coronando il vecchio progetto del conte Kelergi, quello attuale dei Soros, dei Peter Sutherland, del Papa Bergoglio , progetto appoggiato e sospinto dall’ONU, dal FMI, dalla Goldman Sachs e dagli altri organismi sovranazionali.

Si tratta della stessa ideologia fanatica che prevede la distruzione delle identità e delle culture che accomuna personaggi politici di primo piano come il ministro svedese Stefan Lofven il quale ha sostenuto e condiviso l’affermazione fatta dalla Merkel che vale anche per il suo paese, ultimamente invaso dalle masse dei migranti islamici.

Posizioni analoghe a quelle espresse in Italia da Emma Bonino, da Laura Boldrini, Pietro Grasso e altri personaggi di primo piano del fronte mondialista e globalista che persegua l’annullamento dell’identità dei popoli e delle loro culture nel percorso verso il nuovo mondo agognato da questi personaggi che corrisponde a quello della “nuova società aperta” (open society) multicuculturale e americanocentrica.

Come altre volte abbiamo osservato, queste idee nefaste per la sopravvivenza dei popoli europei sono conformi al “politicamente corretto”, e come tali vengono appoggiate e diffuse da tutto il coro dei media ufficiali, dei centri di cultura, delle Università, delle Accademie, dalla cinematografia e dagli uffici di propaganda dell’Unione Europea. Le dichiarazionni della Merkel suscitano la ripulsa di quanti conoscono a fondo la Storia e la cultura della Germania ma sono perfettamente il linea con l’ondata di propaganda delle centrali mondialiste.

Quando le nuove generazioni rimpiangeranno di aver perso il patrimonio di cultura e di identità lasciato in eredità dai loro progenitori, sapranno chi dovranno ringraziare. Questo accadrà a meno che ci sia un moto di risveglio e di reazione nella coscienza delle persone che non vogliono sacrificare la loro Storia sull’altare del mondialismo globalista. Qualcuno avverte questo pericolo e qualche voce si leva nel deserto ma è ancora troppo flebile.


Angela Merkel svela il piano mondialista: Islamizzare l’Europa
Prima o poi le reali intenzioni dei mondialisti vengono allo scoperto, la loro determinazione nell’abbattere le radici della identità e della cultura europea si…
controinformazione.info


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http://www.i-360.com/


(No, non sono J)
Devono essere davvero multipli, se la strana ditta ha 230 milioni di profili di cittadini-consumatori americani. Essa è la fusione di due entità: la i360, azienda fondata da Michael Palmer, il tecnologo-capo della campagna presidenziale 2008 di John McCain, fusasi poi con la Themis, fondazione senza scopo di lucro appartenente ai fratelli Koch. Padroni di un colossale conglomerato “solido” (petrolchimica, fertilizzanti eccetera) i due fratelli Charles e David Koch sono ideologicamente “di destra” ma “libertari”, ossia hanno sostenuto tutte le cause della “sinistra dei costumi”, aborto libero, droga legale, diritti LGBT, immigrazione senza limiti – posizione quest’ultima che li ha resi nemici ferocissimi di Donald Trump. I Koch hanno finanziato invece le campagne elettorali di gente come Ted Cruz, Mike Pence e Mike Pompeo (ora passato dalla Cia agli Esteri), gli avversari di Trump interni al Partito Repubblicano.

Come opera la i360? Tracciando “dinamicamente” i 230 milioni di adulti americani in base a “1800 comportamenti” che li identifica nelle loro abitudini e idee con una precisione fulminante. Come spiega Mark Swedlung, uno dei maggiori tecnici del marketing diretto, “essi sanno quando è l’ultima volta che hai scaricato un pornovideo e se hai ordinato cibo cinese prima di votare. Il che è inquietante”.

E’ il meno che si possa dire. I dati sulla vostra privata persona e le vostre preferenze e idiosincrasie che voi stessi esibite, o ingenui narcisi, sui vostri profili Facebook, sono ben poca cosa per questi mostri: essi conoscono per quali acquisti avete usato le vostre carte di credito, a quale tv cavo siete abbonati, quale specifica pornografia preferite, quali informazioni cercate, o quale fede avete o quali dolcetti sgranocchiate davanti alla tv.

E non si creda che la i360 sia la sola a fare questo. Il suo primo concorrente che fa lo stesso, si chiama Data Trust: e a gestire quest’altro mostro troviamo Karl Rove, il mago della propaganda politica e persuasione occulta al servizio dei Bush, o meglio, il creatore di Bush jr. presidente – quello sotto cui doveva accadere l’11 Settembre. In pratica, si può dire che Bush jr. sia stato una sua creatura. Infatti Rove fu prima “senior advisor” e poi vice-capo dello staff alla Casa Bianca, di fatto lo stregone-illusionista di quella presidenza che ha lanciato la “lunga guerra al terrorismo”.


Karl Rove. A fianco, la sua creatura.
Rove è noto per aver detto allo scrittore Ron Suskind, dopo l’11 Settembre: “Adesso siamo un impero, e quando agiamo, noi creiamo la nostra realtà. E mentre voi studiare questa realtà, con molto giudizio come fate sempre voi realisti, noi agiamo ancora, creando altre realtà, e anche quelle potrete studiare – noi siamo gli attori della storia….e a voi, voi tutti, non resta che studiare quello che noi facciamo”.

E adesso il mago Rove (che preferì lasciare la Casa Bianca piuttosto che farsi interrogare dal Senato su una certa questione) è a capo di Data Trust, mostro della raccolta e profilazione dei consumatori ed elettori. E anche il Data Trust ha il suo miliardario di riferimento. Nel caso, è Paul Singer, ebreo, detto the Vulture , perché ha fondato e dirige il massimo hedge fund speculativo Elliott Management Corporation (EMC), fondo-avvoltoio per eccellenza, specializzato nell’acquistare per un boccone di pane i debiti di paesi ed imprese fallite, e strizzarne gli ultimi profitti per sé da questi miserabili falliti. Insomma è l’Usuraio nella sua forma più pura. Ovviamente è filantropo- fa ampie donazioni alle cause di Israele, specie quelle estreme – e finanzia anche lui la lotta per i diritti LGBT.

Questi due mostri non hanno bisogno di rubare i milioni di profili Facebook, come si dice abbia fatto Computer Analytica con una app che fingeva di essere (o era) un test psicologico. Basta aver risposto ad un qualunque questionario online, e ti hanno in pugno. Legalmente. Una serie di algoritmi che operano infaticabili controlli incrociati forniscono ai partiti politici Usa quel che serve loro. E cosa serve loro?

Per esempio, contestare i diritti di voto di elettori neri o ispanici selezionandoli in base ai cognomi. Questo mister Iwobi, questo senor Garcia non sono americani! Dato il caos delle identità in molte circoscrizioni elettorali USA, dove talora non si richiede nemmeno di mostrare un documento d’identità, alle macchine dei partiti è facile ricorrere con successo presso i comitati elettorali per far cancellare questi “stranieri”, impedirne la registrazione.

Lo si sa perché s’è scoperto che Kris Kobach, segretario di Stato dello Stato del Kansas e trumpiano, usando un algoritmo elaborato dal suo tecnico Jessie Richman, ha fatto cancellare dalle liste un certo “Carlos Murguja” come probabile straniero senza diritto di voto. Il guaio è che Carlos Murguja è risultato essere un giudice distrettuale, per giunta nato in Kansas nel 1957. E’ seguita causa, e scandalo.

Ma secondo il giornalista investigativo Greg Palast, questo algoritmo “crosscheck” ha consentito al partito repubblicano di bloccare la registrazione al voto ad un nuovo votante (ossia giovane) su sette nello stato del Kansas. Se Kobach vince la causa, il metodo sarà certo adottato anche dagli altri stati dove domina il partito conservatore. Non abbiamo dubbi che il partito democratico non abbia i suoi algoritmi.

Cambridge Analytica Ain’t Nuthin: Look Out For i360 and DataTrust

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Come si vede, questi fanno – e da decenni – ben altro che tempestare gli elettori con sottili messaggi mirati ad personam per sedurli a votare come desiderano, ciò che viene addebitato a Cambridge Analytica; questi ripuliscono direttamente le liste elettorali di votanti potenzialmente ostili, purgandole a titolo preventivo di neri, sudamericani, giovani.

Ciò fa emergere un dubbio: che uno degli scopi della montatura a freddo dello scandalo di Cambridge Analytica sia anche di far abbassare la cresta a Marc Zuckerberg – è noto che il ragazzino stava coltivando l’ambizione di correre per la Casa Bianca nel 2020 – e attraverso la sua rovina economica a quei rampanti, tipo Elon Musk, Jeff Bezos – e le centinaia di arrivisti in carriera che scalpitano alle loro spalle, trentenni spesso gay come Chris Hughes (co-fondatore di Facebook) e suo “marito” Sean Eldredge, desiderosi di salire anche loro sull’ascensore dei miliardari alla Steve Jobs e Bill Gates, i loro modelli in rapacità.


Sognava la Casa Bianca.
Bezos, Zuckerberg, Musk hanno creato imperi di bolle di sapone, leggerissime strutture basate su algoritmi e “idee”; Wall Street li ha resi miliardari dando a quelle bolle valori astronomici; ora Wall Street li ha avvertiti che sono in mano sua. State in riga, bambini che avete ancora la bocca sporca di latte. In un certo senso, può essere l’avvertimento che la generazione dei Fratelli Koch e i Paul Singer il Vulture (ultrasettantenni) rivolge a questi ragazzini da 100 miliardi di dollari.

Quanto siano ancora ingenui, lo dimostra Chris Wylie, il finocchietto dai capelli rosa che ha spifferato al Guardian le malefatte che Cambridge Analytica ha commesso per far vincere Trump e il Brexit.

“Se vuoi cambiare il modo in cui una persona vota”, dice alla giornalista, “devi cambiare la cultura dentro cui questa persona vive – e per cambiare la cultura, devi sfasciare quella esistente, impadronirti dei pezzi e riplasmarli nella forma che vuoi che la cultura abbia”.

O che scoperta, possono deridere Singer the Vulture e i Koch Brothers: ma questo è quello che facciamo da sempre! Dai pellerossa al Giappone e Montecassino, dall’arte informale creata dalla Cia contro il “realismo” socialista

(http://www.lasepolturadellaletteratura.it/arte-moderna-arma-cia/)

fino al mondo dei sogni in scatola che Hollywood fornisce al mondo con le sue epiche false, dalla TV allo LSD rock-pop, giù fino allo scrigno di storia chiamato Siria bombardata, noi non facciamo altro che sfasciare antiche culture – non metaforicamente, anche a forza di bombe – per riplasmarle e omologarle alla nostra, e ai nostri”valori” dell’eterno presente, dell’individualismo pseudo-eroico, del successo misurato in miliari di dollari, dei mercati. Ne avete di cose da imparare, voi ragazzini.
 
Sarkozy e la Hathor Pentalpha, superloggia del terrorismo

21/3 • segnalazioni

La lapidazione pubblica di un politico di rango non ha mai un’unica paternità: di solito sono tante le nubi che, a un certo punto, si trasformano in tempesta. E per un ex presidente della Francia, cioè di una delle cinque potenze atomiche con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il solo fatto di essere trattenuto in stato di fermo in una stazione di polizia, alla stregua di un criminale comune, costituisce l’atto d’inizio – il più eclatante – di una vera e propria demolizione a reti unificate. I giornali parlano di vendetta a distanza da parte degli ex fedelissimi di Gheddafi: prima di essere assassinato “su ordine dei servizi francesi”, il raiss di Tripoli avrebbe finanziato sottobanco, in modo cospicuo, la campagna elettorale di Sarkozy per le presidenziali del 2007 (in cambio di cosa?). Gli italiani ricordano ancora l’irridente impudenza con cui l’allora capo dell’Eliseo, insieme ad Angela Merkel, seppellì in mondovisione il moribondo Berlusconi, incalzato da mille inchieste e travolto dallo scandalo delle “olgettine”. Un sinistro preludio, per l’Italia, all’austerity di lì a poco imposta con il diktat della Bce firmato Draghi e Trichet, corroborato dal crollo delle azioni Mediaset e dall’esplosione pilotata dallo spread. «Gli italiani sono dei bambinoni deficienti, non si sono nemmeno accorti che siamo stati noi a inviargli il “fratello” Mario Monti, il nostro uomo», con l’incarico di sabotare l’economia del Belpaese, precipitandolo nel baratro della crisi: legge Fornero, pareggio di bilancio in Costituzione.
Lo dicono, nell’appendice del bestseller “Massoni” (edito da Chiarelettere a fine 2014), quattro pesi massimi della supermassoneria internazionale, protetti dall’anonimato ma «pronti a manifestarsi, nel caso qualcuno ne contestasse le affermazioni». Non ce n’è stato bisogno: Monti, Napolitano e gli altri si sono ben guardati dal chiedere all’autore del saggio, Gioele Magaldi, di rendere pubblica l’identità di quei quattro “vecchi saggi” del massimo potere in vena di rivelazioni. Accanto a un mediorientale e a un asiatico, a parlare sono uno statunitense (che ricorda da vicino lo stratega Zbigniew Brzezinski, da poco scomparso) e un francese, il cui identikit di eminenza grigia potrebbe benissimo corrispondere a quello di Jacques Attali, già plenipotenziario di Mitterrand e poi “padrino” e king-maker di Emmanuel Macron. La tesi del libro, assolutamente dirompente, è stata oscurata dai media mainstream: da decenni, il mondo sarebbe nelle mani di 36 Ur-Lodges, potentissime superlogge massoniche sovranazionali. Dopo l’iniziale dominio delle organizzazioni di ispirazione progressista, dall’era Roosevelt fino ai Kennedy, il potere sarebbe passato all’ala neo-conservatrice (Kissinger, Rockefeller, Rothschild) dopo il duplice omicidio di Bob Kennedy e del “fratello” Martin Luther King.
A seguire: una guerra segreta senza risparmio di colpi – da un lato il Cile del massone Pinochet e la Grecia dei colonnelli, ma anche i ripetuti tentativi di golpe in Italia con la complicità della P2 di Gelli, e dall’altro la Rivoluzione dei Garofani in Portogallo scattata non a caso il 25 aprile (del ‘74). Poi, lo sciagurato patto “United Freemanson for Globalization” per spartirsi la torta mondiale sdoganando il neoliberismo. Con in più una scheggia impazzita: la Ur-Lodge “Hathor Pentalpha”, nella quale – secondo Magaldi – figura anche il nome di Sarkozy, accanto a quelli del turco Erdogan, protagonista degli odierni orrori in Medio Oriente, e del britannico Tony Blair, l’indimenticato inventore delle inesistenti “armi di distruzone di massa” di Saddam Hussein, ovvero “la madre di tutte le fake news”. Saddam e la guerra in Iraq, cioè Bush junior, dopo la prima Guerra del Golfo scatenata da Bush senior. Il Rubicone è stato varcato con l’opaco, devastante maxi-attentato dell’11 Settembre (e la conseguente invasione dell’Afghanistan, seguita dalle guerre in Iraq e in Libia, dalla “primavera araba”, dall’atroce conflitto in Siria).
Terrorismo “false flag”, sotto falsa bandiera – da Al-Qaeda all’Isis – secondo un copione basato sulla più accurata disinformazione, fotografato alla perfezione dall’immagine di Colin Powell che, alle Nazioni Unite, agita una prova falsa come la celebre “fialetta di antrace” per raccontare che il regime di Baghdad sarebbe pronto a sterminare l’umanità. Non fu solo una drammatica sterzata politica imposta dai “neocon” Usa, sostiene Magaldi: la strategia della tensione internazionale, che produce guerre in Medio Oriente e leggi speciali negli Usa e in Europa per rispondere agli attentati “islamici”, corrisponde alla sanguinosa strategia della “Hathor Pentalpha”, la «loggia del sangue e della vendetta» creata da Bush (padre) dopo la bruciante sconfitta alle primarie repubblicane inflittagli nel 1980 da Ronald Reagan. In questo modo, Magaldi spiega anche i due attentati simmetrici che seguirono, nel 1981: qualcuno sparò a Reagan il 30 marzo, e – per rappresaglia – i sostenitori occulti di Reagan armarono la mano di Ali Agca, che il 13 maggio sparò a Papa Wojtyla, eletto al soglio pontificio con il determinante appoggio di Brzezinski, allora vicino a Bush. Due minacciosi avvertimenti, con firme opposte ma identico stile: né a Washington né a Roma si sparò per uccidere.
Fantapolitica? Ne ha tutta l’aria: a patto di rassegnarsi all’idea che sia proprio la geopolitica a esser diventata “fanta”, rendendo possibile l’impensabile. «Dispongo di 6.000 pagine di documenti che comprovano quanto affermato nel mio libro», ribadisce Magaldi, a scanso di equivoci. Il problema? Nessuno, finora, gliene ha chiesto conto: meglio la congiura del silenzio, di fronte a pagine così sconcertanti e imbarazzanti. Le grandi scelte strategiche del pianeta – sottolinea l’autore – sono state messe a punto negli ultimi 30-40 anni da superlogge storicamente neo-aristocratiche come la “Three Eyes” e la “Compass Star-Rose”, insieme alla “Edmund Burke”, alla “Leviathan”, alla “White Eagle”. Sono loro a dominare ministeri, banche, università, istituzioni internazionali finanziarie “paramassoniche” come il Fmi e la Bce. Obiettivo: sdradicare Keynes dalla politica economica dell’Occidente: via il welfare e i diritti del lavoro, guerra alla sinistra sindacale, demonizzazione del debito pubblico, privatizzazione universale, fine dello Stato sociale come garante del benessere diffuso. Svuotare la democrazia, per restituire il potere all’oligarchia – finanza, industria, multinazionali – secondo un modello neo-feudale: solo un’élite “illuminata” ha il diritto di governare il popolo. E la tenebrosa “Hathor Pentalpha”?
«Semplicemente, la “Hathor” ha ritenuto che tutto questo non bastasse: il nuovo ordine antidemocratico andava imposto con la guerra e il terrorismo, a partire proprio dall’11 Settembre». Specchietto le allodole, il saudita Osama Bin Laden reclutato dalla Cia in Afghanistan negli anni ‘70, in funzione anti-sovietica. «Bin Laden fu iniziato alla “Three Eyes”: me lo confidò proprio l’uomo che lo affilò, Brzezinski». Lo stesso Brzezinski, aggiunge Magaldi, rimase deluso dalla scelta di Bin Laden di passare poi alla “Hathor Pentalpha”, la superloggia dei Bush. Simboli eloquenti: Hathor è uno dei nomi della dea egizia Iside, cara ai massoni, e il suo nome in inglese è, appunto, Isis. «Anche l’uomo che si fa chiamare Abu Bakr Al-Baghdadi, stranamente rilasciato nel 2009 dal campo di prigionia iracheno nel quale era detenuto, è stato affiliato alla “Hathor Pentalpha”». Al-Baghdadi, il presunto capo del sedicente Isis: organizzazione terroristica che, quando ha perso terreno in Siria sotto il colpi dell’offensiva militare russa, ha cominciato a colpire l’Europa. Charlie Hebdo e Bataclan, Bruxelles, la strage di Nizza. «Tutti attentati spaventosamente stragistici, “firmati” con una simbologia nacosta e nient’affatto islamica, ma saldamente ancorata alle date-simbolo del martirio dei Templari nel 1300».
Ne parla nel saggio “Dalla massoneria al terrrorismo” (Revoluzione) l’esperto simbologo Gianfranco Carpeoro, massone come Magaldi, altrettanto critico rispetto al potente mileu “latomistico” globalizzato, pronto anche a fare l’uso più cinico e spregiudicato di vasti settori dei servizi segreti, ridotti a strumenti di una “sovragestione” pericolosa, che sottomette gli Stati (e i governi eletti) ai disegni di una ristretta oligarchia. «Tutto quel sangue, in Europa, è nato da una rottura all’interno dell’ala reazionaria dell’élite supermassonica», ha ripetuto Carpeoro, in trasmissioni web-streaming come quelle di “Border Nights”. Chi ha premuto sul tasto del neo-terrorismo interno – è la sua tesi – l’ha fatto per intimidire quegli elementi che, in seno all’oligarchia, si erano mostrati titubanti di fronte alla “linea dura”, quella delle stragi nelle piazze europee. «E’ in corso un’escalation, prepariamoci al peggio: in Europa potrebbe verificarsi un maxi-attentato come quello dell’11 Settembre». Previsione fortunatamente inesatta: «E’ vero», ammette Carpeoro, «le stragi sono cessate». Ma questo – spiega – dipende dal fatto che, “lassù”, si sono rimessi d’accordo su come agire, a cominciare proprio dalla Francia.
Ieri, all’Eliseo c’era Hollande, un politico da intimidire (come socialista ma anche come supermassone “di sinistra”, esponente della Ur-Lodge progressista “Fraternité Verte”), a capo di un establihment incalzato dal “populismo” di Marine Le Pen. Poi invece le elezioni hanno incoronato Macron, «che a differenza di Hollande – sostiene Carpeoro – è espressione diretta di quei circoli, responsabili della “sovragestione”», fino a ieri anche terroristica, all’occorrenza. E’ lo stesso Macron che, a giorni alterni, fa l’amicone dell’Italia, promettendo a Gentiloni – in cambio di cospicue cessioni di italianità – di difendere il Belpaese dai “cattivi” tedeschi. E’ cronaca: soldati italiani spediti in Niger a far la guardia all’uranio per conto dei francesi, voci sul ridisegno delle acque territoriali a favore dei pescatori francesi, vistosa ascesa del management transalpino nel cuore del “made in Italy”. Con Gentiloni e Macron, sostiene Federico Dezzani, l’Italia si auto-declassa al rango di neo-colonia francese, nell’illusione di trovare riparo dal rigore imposto dall’ordoliberismo teutonico. Sta davvero succedendo qualcosa di strano, “lassù”, se un big come Sarkozy finisce sotto interrogatorio in un commissariato di Nanterre? Significa che la superloggia (già terrorista) “Hathor Pentalpha” è in discesa libera, nei piani alti della “sovragestione”? Inutile sperare in spiegazioni esaurienti: il mainstream si limiterà alle fonti giudiziarie sul caso Libiagate, mentre il pubblico assiste alla strana caduta di un ex superpotente come Sarkozy, in una Francia senza più attentati né stragi, dove l’oligarca Jacques Attali ha battezzato il nuovo regno di Macron, l’ex ragazzo prodigio della Banca Rothschild.
La lapidazione pubblica di un politico di rango non ha mai un’unica paternità: di solito sono tante le nubi che, a un certo punto, si trasformano in tempesta. E per un ex presidente della Francia, cioè di una delle cinque potenze atomiche con diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il solo fatto di essere trattenuto in stato di fermo in una stazione di polizia, alla stregua di un criminale comune, costituisce l’atto d’inizio – il più eclatante – di una vera e propria demolizione a reti unificate. I giornali parlano di vendetta a distanza da parte degli ex fedelissimi di Gheddafi: prima di essere assassinato “su ordine dei servizi francesi”, il raiss di Tripoli avrebbe finanziato sottobanco, in modo cospicuo, la campagna elettorale di Sarkozy per le presidenziali del 2007 (in cambio di cosa?). Gli italiani ricordano ancora l’irridente impudenza con cui l’allora capo dell’Eliseo, insieme ad Angela Merkel, seppellì in mondovisione il moribondo Berlusconi, incalzato da mille inchieste e travolto dallo scandalo delle “olgettine”. Un sinistro preludio, per l’Italia, all’austerity di lì a poco imposta con il diktat della Bce firmato Draghi e Trichet, corroborato dal crollo delle azioni Mediaset e dall’esplosione pilotata dallo spread. «Gli italiani sono dei bambinoni deficienti, non si sono nemmeno accorti che siamo stati noi a inviargli il “fratello” Mario Monti, il nostro uomo», con l’incarico di sabotare l’economia del Belpaese, precipitandolo nel baratro della crisi: legge Fornero, pareggio di bilancio in Costituzione.

Rosa Rossa: quei simboli svelano la verità indicibile su Moro

21/3 • segnalazioni

Da via Fani a via Caetani, passando per via Montalcini. Nomi e date, segni e simboli a cui pochissimi hanno fatto caso. Racconterebbero l’atroce “operazione Moro” – italiana e internazionale, politica e geopolitica – riletta secondo il codice segreto di un disegno meno evidente, ma forse decisivo: capace di cioè di “firmare”, in modo occulto, il sanguinoso sequestro e poi il calvario del presidente “eretico” della Dc, fino alla sua spietata uccisione. Messaggio: quell’assassinio è stato l’atto d’inizio di una nuova epoca di dominazione mondializzata. Ne parlò la giornalista Gabriella Carlizzi, indagatrice atipica e indipendente dei misteri italiani, così come Solange Manfredi, avvocato e saggista. Ne accenna lo storico Giuseppe De Lutiis nel libro “Il lato oscuro del potere” (Editori Riuniti). Ne parla diffusamente Sergio Flamigni nel romanzo “La tela del ragno” (Kaos). L’argomento lo sfiora lo stesso Giovanni Fasanella, autore di bestseller come “Il golpe inglese”, che nel recentissimo libro-indagine “Il puzzle Moro” (Chiarelettere) ricostruisce il ruolo di Londra nella strategia della tensione in Italia, mettendo anche l’accento sul Vaticano, dopo le dirompenti conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Giuseppe Fioroni: per il blitz di via Fani sarebbe stata usata una palazzina di via Massimi di proprietà dello Ior, la banca vaticana.
 
SARKO E GLI AFFARI IN LIBIA

il principale accusatore di Sarko è l'uomo d'affari che dice di avergli consegnato direttamente 5 milioni di euro

Ziad Takieddine

che Sarko e il suo luogotenente Brice Hortefeux dicono di non conoscere

e che...qui vedete in posa al centro insieme a François Copé a sinistra e Brice Hortefeux a destra ai tempi della presidenza Sarko...

il cerchio magico

SARKO COPE BRICE.jpg
 
di cotte e di crude ne ho viste e ne ho sentite , la terra è rotonda / ovaloide schiacciata ai poli ? Oppure è piatta ? Effettivamente non ho mai preso un'astronave uscendo dall'atmosfera circumnavigando la terra per verificare , non avendone la possibilità .. tuttavia il Padre Creatore , oltre al cuore , ci ha donato anche la mente , il sapere , l'intelletto , la curiosità ..
quindi , semplificando , proviamo a ridurre ai minimi termini e verifiche ciò che ci necessita per dare la risposta !
Ipotizziamo che voi attualmente abitiate a roma , il sole sorge in primavera / estate a nord-est e tramonta a nord-ovest ..
bene , abbiamo i 2 punti del triangolo ipotetico che andiamo a costruire , la vostra ubicazione ( roma ) e il sole ( nord-est cui si verificherà nel preciso longitudine e latitudine ) , manca il terzo punto , effettivamente molti terzi punti , non è detto che il triangolo sia equilatero , costruiamolo anche scaleno o isoscele ..
costruiamo mentalmente una linea retta dalla nostra ubicazione , roma , verso il sole , da li ricaviamo vari punti equidistanti cui costruiremo diversi triangoli , oceani esclusi chiaramente :) , con diversi utenti per avere riscontro telefonico in tempo reale .. quando da noi sorge il sole , esempio ore 7 , contattiamo tutti i vari punti " h!!p://dm.unife.it/matematicainsieme/matcart/misterra.htm " ( non ci sono le tre vidoppie , sono avanti questi ) , dicevo , contattiamo tutti i vari punti contemporaneamente , siano essi 8 , ogni 5.000 km , 10 , ogni 4.000 km , 20 , ogni 2.000 km .. non ha importanza quanti punti di riferimento volete , questo sarete voi a deciderlo .. se la terra fosse piatta , il sole sorgerà contemporaneamente in tutti i punti della linea orizzontale costruita tra voi , il sole , e i molti terzi punti in linea retta , se invece la terra fosse sferico / ovaloide schiacciata , il sole sorgerà in linea tempo differente in ciascun punto ... non si possono vedere le cose in piccolo in 1000 - 2000 km con un unico punto di riferimento , con molti punti focali invece ... la costruzione del pianeta apparirà ..

ps : si sono volutamente tralasciati i fusi orari nei vari continenti in modo da dare discernimento sulla verifica possibile che si può fare in modo semplice , tecnicamente , con tecnologie avanzate e giochi di specchi sferici intangibili si potrebbero creare cupole ologrammiche , però questo sarebbe da dimostrare ..
 
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oi

FONDI MUTUALISTICI: E’ ESPLOSA UNA BOMBA NUCLEARE!
Scritto il 22 marzo 2018 alle 07:29 da icebergfinanza

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Nel 2006 e all’inizio del 2007, abbiamo cercato di costruire una rete di consapevolezza, il più efficace possibile, mettendo in guardia dall’arrivo della grande recessione come la chiamano loro, anche se in realtà per una moltitudine è stata più una depressione.

Siamo stati i primi in Italia a mettere in guardia dal rischio dei fondi monetari, ribadisco, fondi monetari, di liquidità nel 2007 e puntualmente…

8 agosto 2007: quei fondi di Bnp pieni di subprime detonatori della crisi …

Bnp Paribas congela tre fondi di liquidità
Anche nel mio ambiente, come ora peraltro, ero visto come una marziano, uno che scendeva da Marte e non capiva che in realtà era solo una crisi come tante altre, che esagerava, deriso e insultato quotidianamente. Molti di Voi non hanno la più pallida idea di cosa significa andare controcorrente nel nostro ambiente dove molti si muovono come un gregge, come un branco, senza ragionare.

All’inizio dell’anno Machiavelli, nel suo tradizionale outlook 2018, vi ha messo in guardia dagli rischi esplosivi nascosti dietro la finanza passiva, fondi, etf, algoritmi ed amenità varie. Nell’ultimo manoscritto di sabato vi abbiamo raccontato di cosa è successo in America, ora ve lo racconta anche il Sole24Ore…

Fondo Usa imploso in due giorni (-80%), migliaia di risparmiatori sul lastrico
Si chiama tuttora “Preservation and Growth”, “Preservazione (del capitale) e Crescita”, e fino a poco più di un mese fa negli Stati Uniti era uno dei fondi mutualistici con la reputazione più solida. Il prospetto informativo lo descrive come una specie di pietra angolare della prudenza, poiché ha l’obiettivo di cercare di “preservare e far crescere il capitale grazie a una bassa correlazione con le Borse statunitensi”. In che modo? “Facendo della volatilità il tuo asset”, spiegava ancora con malcelato ottimismo il prospetto: “gli investitori di solito vedono la volatilità come un fattore di instabilità e incertezza, ma la volatilità si può imbrigliare per ottenere ritorni economici stabili e slegati dall’andamento di azioni e obbligazioni”, ammiccava ai risparmiatori la brochure online. Peccato che nel mondo reale la volatilità non si possa imbrigliare: quando esplode diventa una bestia impazzita e distrugge tutto quello che incontra sulla sua strada. Compresi i fondi mutualistici.

Una bomba nucleare. Il fondo “Preservation and Growth”, con i suoi quasi 800 milioni di dollari di asset gestiti, era insomma una specie di bomba nucleare costruita speculando sulla volatilità, ma veniva venduto agli investitori come un innocuo strumento di risparmio per il buon padre di famiglia, che vuol veder crescere il capitale senza correre alcun rischio. Questo accadeva non sulle famigerate piattaforme Forex delle Cayman ma su uno strumento regolarmente approvato e quotato sui mercati dei civilissimi Stati Uniti, peraltro oggi ansiosi di deregolamentare un sistema finanziario che – in questo caso specifico – già somiglia pericolosamente a un film western.

Chi si è preso la briga di controllare su internet ha avuto un tuffo al cuore: -55,9%. Crollo seguito il giorno successivo un altro -54,6%. In appena quarantott’ore gli investitori del fondo “Preservation and Growth” hanno insomma perso oltre l’80% dei loro risparmi. Senza alcuna speranza di riaverli indietro.

Spiace dirlo ma questo è solo un antipasto in un mondo nel quale tutti suggeriscono che è sotto controllo, che le banche hanno tutto sotto controllo.

Sarà da dire a pensare alla faccia dei gestori del fondo sovrano norvegese o della banca centrale svizzera quando esploderà la bolla dei titoli tecnologici o dei social media, tra l’altro vere e proprie associazioni a delinquere che giocano con i dati privati.

Noi come sempre non abbiamo alcuna fretta, la verità è figlia del tempo!

Nel frattempo il pollo che si credeva un’aquila, ha deciso che l’America non è in gran forma e il falchetto si è trasformato in una colomba.

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La Federal Reserve ha ritoccato al rialzo le stime sulla crescita dell’anno in corso e quelle dei prossimi due anni, mentre l’andamento del mercato del lavoro sarà migliore del previsto.(…)

Per il 2018, il Pil è atteso al 2,6%, contro il 2,5% delle stime del dicembre 2017. Quest’anno il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi al 3,8%, contro il 3,9% di dicembre.

L’inflazione si dovrebbe attestare all’1,9%, come a dicembre. La componente “core”, quella epurata dalle componenti più volatili come i prezzi di energia e generi alimentari, è stimato un 1,9%, invariato rispetto a quanto previsto in precedenza.

Per il 2019, la crescita è attesa al 2,4% (più del 2,1% di dicembre), è previsto un tasso di inflazione “core” all’2,1% (sopra la stima precedente) e un tasso di disoccupazione al 3,6%, contro il 3,9% di dicembre. America 24

A parte tutte queste fesserie, Powell sa bene che deve disperatamente portare i tassi ad un livello ben più alto di quello attuale perché alla prossima recessione sarà costretto a portarli in area negativa.

Per non smentirsi, ha esordito con la battuta dell’anno…

“…le vulnerabilità nel sistema finanziario sono moderate”.

L’unica cosa giusta che ha detto è che dell’inflazione non c’è traccia è ha invitato tutti a rilassarsi, mercato obbligazionario compreso…

Jerome Powell è tornato a tranquillizzare sull’andamento dell’inflazione(…) Il neo governatore della banca centrale Usa ha detto che “dai dati non sta emergendo che siamo sull’orlo di vedere un’accelerazione dell’inflazione”.

Il successore di Janet Yellen ha aggiunto che lui e i suoi colleghi “siamo in allerta ma non è qualcosa che stiamo attualmente osservando”. Secondo il neo governatore della Federal Reserve, “ha senso” che i salari orari americani stiano salendo lentamente viste la produttività e l’inflazione basse.

Più o meno come dire che per quanto riguarda i salari, scordatevi qualunque beneficio, la festa è finita da tempo, la tempesta dietro l’angolo.
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USA GERMANIA TRADE WAR: LA MADRE DI TUTTE LE CRISI!
Scritto il 19 marzo 2018 alle 11:00 da icebergfinanza

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Sul Financial Times, giustamente Wolfgang Munchau sottolinea come in caso di guerra commerciale persistente, la Germania è l’anello più debole, probabilmente per noi la scintilla che farà esplodere la santabarbara euro

In a trade war Germany is the weakest link
Se le guerre commerciali siano facili da vincere, come afferma il presidente degli Stati Uniti Donald Trump , dipende molto dal tuo avversario. Se il tuo obiettivo è la Germania – un paese con un surplus di conto corrente di circa l’8% del prodotto interno lordo – allora sì, una guerra commerciale è facile da vincere.

Per gli Stati Uniti colpire la Germania è in qualche modo un errore di categoria. In quanto membro dell’UE, la Germania non ha una politica commerciale indipendente. Come membro della zona euro, non ha una valuta nazionale. La giusta controparte geografica per gli Stati Uniti sarebbe l’UE o la zona euro: la prima se il tuo reclamo è la politica commerciale, la seconda se è la valuta. Ma alla fine, questa distinzione non ha importanza. L’area dell’euro ha registrato un avanzo delle partite correnti pari al 3,5% del PIL nel 2017, un dato enorme dato l’entità dell’economia.

La strategia anti-crisi dell’eurozona dal 2012 è stata miope, spingendo il conto corrente verso un forte surplus e aspettandosi che il mondo lo assorbisse. Era una strategia da mendicante, più appropriata per i piccoli paesi che per la seconda più grande economia del mondo. Il motivo per cui tale strategia è insostenibile sta diventando chiaro. Ti rende vulnerabile a un’azione protezionistica , come il 25% delle tariffe sull’acciaio e il 10% delle tariffe sull’alluminio imposte dagli Stati Uniti. Dovrebbero entrare in vigore venerdì, salvo una tregua dell’ultimo minuto.

La Germania è un grande esportatore di acciaio negli Stati Uniti, ma l’acciaio è solo uno spettacolo secondario. Il vero problema è se il Presidente Trump darà seguito alle sue ripetute minacce schiacciando le tariffe sulle auto. Il think-tank Bruegel, con sede a Bruxelles, ha calcolato gli effetti di un’ipotetica tariffa del 35% che dovesse l’industria automobilistica europea: si tratta di una stima della perdita di reddito di 17 miliardi di euro l’anno. L’impatto economico complessivo sarebbe più elevato a causa degli effetti di una rete. L’UE non è solo legata alle esportazioni ma anche alla produzione di automobili da vendere al mondo.

Le tariffe statunitensi sono solo uno dei tre shock potenzialmente destabilizzanti per l’industria automobilistica. Un altro è la hard Brexit .

(…) In quello sfortunato scenario, il Regno Unito potrebbe finire per imporre tariffe alle auto importate dall’UE. Secondo le ultime statistiche tedesche , gli Stati Uniti e il Regno Unito costituiscono la più grande e la seconda più grande fonte di surplus commerciale della Germania. La combinazione delle tariffe statunitensi e di una hard Brexit sarebbe uno shock debilitante.

Un terzo e più prevedibile problema è il continuo collasso nella vendita di auto diesel.

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Da un punto di vista strategico è pazzesco che l’UE si sia lasciata al punto tale da essere così dipendente dall’esportazione di un prodotto nel suo tardo ciclo di vita. Il suo intero modello di business risulta essere basato sulla scommessa che il signor Trump non sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti, che non ci sarebbe stata la Brexit e che avresti potuto imbrogliare per sempre i clienti truccando regole e macchine.

Dal punto di vista degli Stati Uniti, le tariffe potrebbero essere economicamente controproducenti. Ma questo è un gioco di potere geopolitico: inizia con una tariffa su acciaio e alluminio, aspetta la controreazione dell’UE (forse le tariffe sul burro di arachidi o succo d’arancia) e poi rispondi con una tariffa sulle automobili.

Munchau conclude il suo articolo, sostenendo giustamente che l’argomentazione che è immorale una guerra commerciale, perde vigore se si considera la moralità della politica dell’UE ovvero quella di gestire un surplus ampio e persistente con il resto del mondo. O addirittura di fare promesse per un aumento della spesa per la difesa che non avevano intenzione di mantenere.

Questa guerra commerciale è davvero facile da vincere. Sarà l’equivalente del compagno del matto a scacchi: il gioco potrebbe essere vinto in due mosse.

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E’ incredibile questa nemesi, gli idioti politici europei, hanno fatto finta di nulla per anni, permettendo alla Germania di infrangere le regole con il loro surplus. C’è chi dice che una guerra commerciale travolgerebbe anche l’Italia, è possibile, ma la colpa sarà di tutti coloro, in primis i governi del presidente guidati da Monti, Letta, Renzi e Gentiloni che hanno fatto finta di nulla per tanto tempo, hanno ignorato la trave conficcata nell’economia della Germania, mentre i tedeschi urlavano la pagliuzza italiana del debito pubblico.

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Come riporta il sempre attento Voci dalla Germania, addirittura un insospettabile come Hans Werner Sinn prende le parti di Trump, dichiarando che ha ragione ad attaccare la Germania

Trump ha ragione con le sue accuse contro l’UE

Le auto americane, secondo il professore, partito subito in quarta, vengono importate nell’UE con dazi del 10%, le nostre auto vengono esportate negli USA solo con il 2.5% di dazio. Allo stesso tempo pero’ l’UE accusa Trump di voler isolare gli Stati Uniti aumentando le tariffe doganali. In realtà accade il contrario, ha spiegato Hans Werner Sinn.

L’UE in realtà cerca di proteggersi applicando tariffe doganali molto alte con l’unico scopo di difendere gli interessi di una specifica lobby economica Tutto questo accade a spese dei consumatori europei e a spese degli Stati Uniti, ma anche del terzo mondo. Nella narrazione della stampa tedesca tuttavia i fatti vengono completamente travisati.

A spese dei consumatori europei, in particolare tedeschi

Lo stesso vale per i prezzi agricoli dell’UE. A causa delle barriere doganali i prezzi dei beni alimentari sono del 20% superiori rispetto ai prezzi presenti sul mercato mondiale e piu’ alti rispetto ai prezzi degli Stati Uniti. Chi se ne avvantaggia e chi invece ci guadagna? A trarne vantaggio sono gli agricoltori europei che usano le loro lobby per convincere l’UE a proteggerli mediante alte tariffe doganali. E questo naturalmente a scapito dei consumatori tedeschi, che devono pagare di piu’ per il cibo che comprano.

La carne bovina quando viene importata è sottoposta a un dazio del 69%, la carne di maiale al 26%. Negli Stati Uniti il cibo è molto piu’ economico.

In un normale scambio libero da dazi, i consumatori ordinari, specialmente la gente comune, avrebbero enormi benefici. Spendendo gli stessi soldi, il loro tenore di vita sarebbe nettamente superiore, perché con prezzi alimentari piu’ bassi potrebbero fare la spesa a prezzi decisamente piu’ vantaggiosi.

La colpa è chiaramente dell’UE che ha una politica protezionista.

E gli americani si sono stancati. Per questo Trump ha minacciato: se non la smettete tasseremo le vostre auto con un dazio piu’ alto.

Perchè l’UE si comporta in questo modo? Cosa c’è dietro?

La risposta corretta sarebbe quella di non fare come vorrebbe fare l’UE, e cioè imporre tariffe punitive sulle Harley Davidson. La risposta giusta sarebbe piuttosto quella di ridurre le proprie tariffe doganali e impegnarsi a praticare un commercio libero ed equo. Hans Werner Sinn ha spiegato anche perchè l’UE vuole elevate tariffe protezionistiche o punitive e addirittura ipotizza una guerra commerciale.

Semplicemente perchè i dazi doganali finiscono nel bilancio dell’UE e costituiscono una parte importante del bilancio UE. Il Moloch-UE grazie ai dazi doganali si finanzia autonomamente e perciò ha interesse ad aumentare le proprie entrate, ma a spese della propria popolazione, che deve pagare prezzi piu’ alti.

Ma tutto cio’ si spinge ancora piu’ avanti. Tutti i regolamenti e le prescrizioni in cui i prodotti alimentari vengono descritti con esattezza, (come ad esempio la curvatura dei cetrioli, o le dimensioni delle mele e delle patata etc) servono ad un solo scopo: il mercato UE deve essere chiuso verso l’esterno a favore di determinate aziende e produttori (pura politica di lobby). E questo sempre a spese dei consumatori europei.

Il protezionismo dell’UE danneggia il terzo mondo più di ogni aiuto allo sviluppo
Ma non si tratta solo di Germania, Trump sta alzando il livello dello scontro anche contro la Cina…



In un nuovo segnale di raffreddamento delle relazioni bilaterali, l’Amministrazione Trump ha deciso di interrompere il Dialogo economico con la Cina. Lo ha annunciato il sottosegretario al Tesoro per gli affari internazionali, David Malpass, a Buenos Aires per il G-20 finanziario che si svolge lunedì e martedì. Malpass ha spiegato che l’amministrazione è «delusa» dalla Cina e dai suoi passi indietro nell’aprire il suo mercato alla concorrenza straniera. (…)

«Il mercato cinese – ha detto Malpass – non consente la reciprocità nel senso che gli altri Paesi non possono operare in Cina alle stesse condizioni con cui le imprese cinese operano all’estero». Per questo il sottosegretario vede la necessità di una risposta compatta dei partner commerciali di Pechino di fronte allo stallo delle riforme in Cina. La nuova linea di Trump segna una soluzione di continuità con quella delle amministrazioni Bush e Obama, entrambe alla ricerca di un dialogo con Pechino.



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Abbiamo riportato in modo dettagliato cosa potrebbe accadere in caso di una violenta guerra commerciale, ai tresuries e al dollaro, nell’ultimo manoscritto uscito ieri, dedicato a tutti coloro che hanno sostenuto o vogliono sostenere il nostro lavoro, il nostro viaggio.

Concludo semplicemente ricordando a tutti che la Germania ha ottenuto un simile surplus commerciale, barando, facendo dumping sociale in maniera sistematica, schiavizzando il lavoro con oltre 8 milioni di minijob a 400 euro al mese.

Giusto per fare un piccolo viaggio all’interno della storia vi lascio con una pietra miliare…



Oggi come ieri nel 1930 durante la Repubblica di Weimar, inizia con la deflazione salariale, l’imposizione sistematica di bassi salari, se non puoi svalutare la moneta, svaluta i salari dice la teoria economica. Poi piano, piano, lentamente, nel disagio economico/sociale, arriva il nazismo e si trascina dietro un’intera nazione.

Chiunque dimentica il suo passato è destinato a riviverlo!

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