Portafogli e Strategie (investimento) Portafoglio, asset allocation, retirement

C'è molta ironia in questi paragrafi dell'articolo...

ESG funds saw outflows for the first time in their history last year, and the trend extended into this year. This was hardly surprising given the performance of most ESG industries out there, meaning wind and solar power. Somewhat ironically, European investors turned to defense stocks as an ESG investment, despite the industry’s negative impact on the environment. The argument made by governments promoting defense stocks is that defense manufacturers are positive in the social aspect.
So, investors are waking up from their ESG dream and returning to real life—and a collision course with climate activists who, according to Bass, “think we can just turn hydrocarbons off and turn on alternative power. But they have no idea how the grid works and no idea how business works.”

 
L'esempio dello sciatore, richiamato nel video di Guy Spier, lo avevo già letto in un articolo dove avevano intervistato Luca Dellanna a proposito dell'ergodicità.



Ecco degli appunti che mi ero segnato.

Spesso osserviamo le persone che ci circondano e in particolare coloro che hanno un successo strepitoso e, se vogliamo ottenere lo stesso successo, dobbiamo correre dei rischi. E non solo il tipo di rischio “positivo”, cioè quello che ha solo vantaggi e pochi svantaggi. Ma se vogliamo diventare, ad esempio, la persona più ricca del mondo o l'imprenditore di maggior successo del mondo, dobbiamo correre dei rischi che comportino la possibilità di un game-over. E questo, ovviamente, significa che più puntiamo a essere i numeri uno, più dobbiamo correre rischi che ridurranno il nostro risultato più probabile. Questo è un compromesso di cui dobbiamo essere consapevoli. Non dobbiamo però dimenticarci della maggioranza silenziosa che ha fallito nel raggiungere il successo.

Per la maggior parte delle persone, quello che vogliamo non è essere il numero uno, ma avere un'ottima distribuzione dei risultati, in modo da avere ottime possibilità di finire, magari non al primo posto, ma nel top 10% della classifica. Questa è una strategia diversa.

Non è lo sciatore più veloce a vincere la gara, ma quello più veloce tra coloro che arrivano al traguardo. Potreste ottimizzare il modo in cui sciate per vincere una gara, e questo vi porterà a correre troppi rischi che da un lato, sono quelli che vi portano a vincere la gara; ma dall'altro, sono anche quelli che vi possono portare a subire un infortunio che vi chiuderà la carriera. E invece se volete vincere un campionato, dovete ovviamente gestire i rischi in modo più ponderato. Il modo di pensare al survivorship bias è che non consideriamo coloro che hanno perso, che hanno abbandonato, che hanno subito infortuni, che sono diventate dipendenti dalle droghe a causa della loro ossessione di vincere ogni gara, che hanno corso rischi malsani.

Qual è il livello ottimale di assunzione di rischio per massimizzare le vincite? Immaginate uno sciatore eccellente che vince il 20% delle gare a cui partecipa, ma che corre anche molti rischi e potrebbe rompersi le gambe nel 20% delle gare a cui partecipa. E ora una domanda: Quante gare dovrebbe vincere in media? La risposta è: dipende da quante gare disputa. Se fa una sola gara, la quantità media di gare vinte è 0,2: una gara moltiplicata per il 20% fa 0,2. Tuttavia, se fa due gare, alla seconda gara può partecipare solo se non si è rotto una gamba durante la gara precedente, il che significa che ha solo l'80% di probabilità di partecipare alla seconda gara, e il 20% di probabilità di vincere moltiplicato per l'80% di probabilità di partecipare fa 0,16 vittorie previste per la seconda gara. E, se si fa la media su due gare, 0,2 + 0,16 fa una media di 0,18 gare vinte. Quindi, il numero atteso di gare vinte dallo sciatore dipende dalla lunghezza dell'orizzonte temporale. Su 10 gare la probabilità media di vittoria scende allo 0,09.​

Ed ora invece un articolo che spiega meglio l'esempio col lancio della moneta citato all'inizio del video.

Il valore atteso è il risultato medio che ci si aspetta da un investimento o da una scommessa ripetuta nel tempo, tenendo conto dei guadagni e delle perdite ponderati in base alle loro probabilità. Anche se un investimento ha un valore atteso positivo, nel lungo termine può comunque essere un cattivo investimento e può portare alla rovina perché può verificarsi una grossa perdita che porta a delle conseguenze irreversibili, perché cadete in una situazione in cui i guadagni futuri non sono in grado di recuperare la perdita.

Nei sistemi non ergodici, la media aritmetica (media semplice) potrebbe mostrare un risultato positivo, ma non riflette accuratamente la realtà per gli individui che subiscono gli effetti composti. La media geometrica fornisce una rappresentazione migliore perché tiene conto di come la sequenza di guadagni e perdite influisca sulla ricchezza complessiva.


Il mio precedente post sull'ergodicità è il #13.
 
Ultima modifica:
Visto il risvolto filosofico e riflessivo del precedente video, eccone qua uno analogo.


La libertà di perseguire la vita che desideriamo può sembrare semplice ma la verità è che molti di noi vivono in una gabbia rappresentata dalle aspettative che gli altri ripongono in noi. Quando si raggiunge l’indipendenza finanziaria, si ha la libertà di fare tutto ciò che si desidera, senza essere costretti a fare cose indesiderate, ma ciò non è vero, se si continua rimanere nella gabbia.

I nostri desideri si dividono in due categorie: ciò che la società si aspetta che desideriamo e ciò che desideriamo veramente. Molti dei nostri desideri sono influenzati da pressioni esterne. Assecondare questi desideri non è intrinsecamente negativo, ma i problemi sorgono quando desideriamo una vita apprezzata dagli altri al posto di come vogliamo veramente vivere.

Il tempo è la risorsa più limitata che abbiamo e non sappiamo mai quanto ne abbiamo a disposizione. Di solito passiamo la maggior parte del nostro tempo in modalità a breve termine, occupandoci di cose che ci sembrano urgenti. Se invece si adotta una visione più ampia del tempo e si pensa in termini di anni o di vita complessiva, si può chiarire la prospettiva sulle cose a breve termine ed iniziare a definire l'urgenza attraverso la lente di obbiettivi e valori più grandi, nel grande schema delle cose.

Un passaggio del video che voglio citare: ciascuno di noi vive meglio di come hanno vissuto miliardi di esseri umani prima di noi. Perciò cerchiamo di gioire di quanto abbiamo a disposizione in termini di beni e servizi (conoscenza, salute, ecc.) accettando i fattori immutabili della nostra esistenza, ma cercando anche di trarre il massimo dalle cose che sono sotto il nostro controllo. Il paradosso è che oggi, circondati dall'abbondanza, ci si può vergognare anche solo di essere coinvolti in questa lotta per soddisfare i nostri bisogni interiori.

Passiamo anni a impegnarci seriamente per raggiungere gli obbiettivi che pensiamo ci porteranno alla felicità, ma la verità è che gran parte della felicità risiede in piccole gioie e momenti che possiamo facilmente trascurare se non prestiamo attenzione. Chiudo con un pensiero semplice: ogni giorno io provo ad essere una persona migliore del giorno precedente. Questo è già un buon obbiettivo di vita, perché un lungo cammino inizia sempre con un piccolo passo.​
 
Secondo questa analisi storica, dei nuovi minimi relativi sulla curva dei tassi dei titoli di stato solitamente portano bene all'azionario statunitense.

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Io sono un fautore della semplificazione del numero di strumenti finanziari ma anche del numero di conti posseduti presso molteplici intermediari, per due motivi principali:
  • il numero di strumenti finanziari non è proporzionale al livello di diversificazione del portafoglio finanziario
  • la complessità di gestione operativa e fiscale è proporzionale al numero di strumenti e conti
Nell' home banking c'è chi ha un amore feticista nel possedere diverse carte e conti deposito, rincorrendo promozioni o uno zero virgola di tasso di interesse in più, ed io non sono così convinto della razionalità della scelta.
Suggerisco una riflessione a chi si trova in questa situazione: non vorrei essere nei panni dei vostri familiari se vi dovesse succedere qualcosa, perché si troverebbero a gestire una bella gatta da pelare per sbrogliare il bandolo della matassa burocratico in fase di successione.
Invecchiando, la gestione di troppi conti potrebbe risultare una impresa più difficile perché subentra il declino cognitivo, in particolare dopo gli 80 anni.

Credo però sia saggio avere due conti diversi, perché non si sa mai, con un solo conto in caso di problemi tecnici ci si potrebbe trovare nei guai ad accedere al proprio denaro. E anche pochi giorni di blocco potrebbero essere una iattura.

Un capitolo a parte lo merita chi si affida alla consulenza per la gestione dei propri investimenti. Ricordate che in questo caso la complessità è un business, per succhiare esose commissioni come un vampiro finanziario, e per instillare nell'inconscio del cliente l'idea che investire sia complesso ed una missione impossibile senza l'ausilio del consulente.

 
In questo video Aswath Damodaran ci fornisce alcuni spunti interessanti, come i passaggi in cui critica il factor investing e l' "old-time" value investing.


Una cosa su cui ha particolarmente ragione è che oggi, a differenza del passato, alcuni business possono scalare velocemente verso l'altro grazie al network effect (Mag7).
Mi aveva colpito questo articolo di Mauboussin e Callahan che avevo letto tempo fa a proposito della valutazione degli earnings e degli asset intangibili di una società nel 21° secolo.

Given the assumptions we use, the capitalization of intangible investments would lead to net income for the S&P500 that is about 12 percent higher than what is reported. These figures suggest great caution in comparing earnings or multiples over time.


Il suggerimento di Damodaran per l'investitore medio è di prestare più attenzione a come preservare e accrescere gradualmente la propria ricchezza con gli investimenti piuttosto che a "diventare ricco" con una scommessa 10x.

A me non interessa approfondire perché di solito non investo in azioni singole, ma Damodaran ha pubblicato online numerose lezioni dove in pratica trovate un riassunto del suo libro The Corporate Life Cycle.

In Aswath Damodaran’s The Corporate Life Cycle, readers will learn:
  • What markers tell where a company falls on its corporate lifecycle, and crucial insights for managers as they navigate the different stages
  • Why the shape and timing of life cycles varies across different industries
  • When transition points pose special challenges to companies—and strategies to conquer them
  • How differences in investment philosophies, in particular the divide between growth and value investing, should lead investors towards companies at different lifecycle stages

 
Devo ammettere che il declino industriale tedesco è impressionante. L'abbandono del nucleare e del gas russo a basso prezzo non faranno che peggiorare le cose.

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We examine the risks and rewards of investing by constructing a comprehensive market portfolio valued at $150 trillion in global assets and spanning 1970-2022 at a monthly frequency. The monthly frequency allows for a more accurate estimation of investment risks compared with previous studies. Even though the Sharpe ratio of the global market portfolio is not much higher than that of equities, it is much more stable over time. Moreover, drawdowns of the global market portfolio are less deep and shorter. When the market portfolio is expressed in currencies other than the U.S. dollar, risks of investing appear larger.


Diversifying across asset classes reduces investment risk.

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Non è tutto oro quello che luccica. Gli investimenti sull'intelligenza artificiale ci sono stati, da adesso in avanti si vedrà chi ci guadagnerà e chi no ...

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