potenziamo questo forum : I TEMI DEL GIORNO

BOOM IMMOBILIARE IN AMERICA, VENDITA DI CASE IN RIALZO +27% A MARZO



Si tratta del maggior incremento in 47 anni. La ripresa del settore che aveva provocato la recessione cruciale per l'economia. Incentivi e crediti fiscali stimolano la crescita.




Nel mese di marzo le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono cresciute del 27% su base mensile. Si tratta del maggior rialzo dall'aprile del 1963 che va a interrompere la serie negativa che andava avanti dallo scorso novembre. Il dato tocca le 411 mila unita' dopo il record al ribasso toccato a febbraio.

Le cifre sono state comunicate dal Dipartimento del Commercio Usa.



Il dato, che si riferisce alla vendita di unita' abitative unifamiliari di nuova costruzione, si e' rivelato superiore alle attese. Le previsioni degli economisti erano infatti per un valore annualizzato di 330 mila unita'.

Le vendite di dicembre, gennaio e febbraio sono state riviste al rialzo. Su base annuale, l'incremento di marzo e' pari al 24%.

"Il fondo del mercato immobiliare sembra ormai essere passato", ha detto Richard Dekaser, capo economista di Woodley Park Research, le cui stime erano tra le piu' alte. "Ci sono continui segnali che il settore residenziale abbia ritrovato la strada giusta", ha detto.

Piu' cauto Ken Mayland, presidente di ClearView Economics LLC: "i pignoramenti sono un problema che va risolto e assorbito dal mercato. Fino a quando non sara' cosi', la situazione per la costruzione e vendita di nuove case resta alquanto triste".
 
Gli stock hanno orlato più su in lunedì commerciale in anticipo dopo che Caterpillar Inc. ha fatto parte di altre aziende nella segnalazione dei più segni di un'economia mondiale migliorante.
Il grande creatore dell'apparecchiatura, di cui i risultati sono veduti come indicatore congiunturale, ha segnalato i guadagni che hanno battuto le aspettative dell'analista dopo una carica relativa alla sanità. Le condizioni economiche anche dette dell'azienda “definitivamente stanno migliorando„ e che gli ordini sono significativamente superiori a l'anno scorso.
Le parti del Caterpillar sono salito $3.49, o 5.1 per cento, a $72.27 nel commercio iniziale.
Gli investitori inoltre hanno ottenuto alcune buone notizie da Whirlpool Corp., che hanno detto i profitti raddoppiati sulle più alte vendite degli apparecchi negli Stati Uniti ed altri paesi. Quello è un segnale che le spese di consumo stanno prendendo.
La media industriale di Dow Jones è aumentato 20.70, o 0.2 per cento, a 11.224.98. L'indice dei poveri & standard 500 è caduto 0.75, o 0.1 per cento, a 1.216.53, mentre l'indice composito del Nasdaq ha perso 2.31, o 0.1 per cento, a 2.527.84.
Gli investitori ancora stavano essendo prudenti, tuttavia. Una serie di rapporti di guadagni ottimistici ha trasmesso costantemente gli stock più su durante la settimana passata e molti analisti credono che i forti risultati dei guadagni corporativi già siano valutati nel mercato.
Questa settimana porterà un flusso delle notizie dei guadagni dalle aziende attraverso una gamma delle industrie, compreso Ford Motor Co., Exxon Mobil Corp. e le aziende di generi di consumo dell'UPS Inc. compreso Procter & Gamble Co. e Colgate Palmolive inoltre sono preveduti liberare i loro risultati.
Gli investitori inoltre hanno ottenuto una certa riassicurazione circa i problemi di debito della Grecia. Il governo greco il venerdì ha detto che ha voluto colpire un pacchetto leggermente di salvataggio da 15 paesi europei e dal Fondo monetario internazionale.
Le notizie di affare inoltre hanno aiutato i corsi delle azioni dell'elevatore. Hertz Holdings Inc. globale, la più grande azienda dell'autonoleggio del mondo, accosentita per comprare il gruppo automobilistico parsimonioso del dollaro rivale per quasi $1.2 miliardo in denaro ed azione.
Le parti di Hertz hanno aumentato vertiginosamente $2.15, o 16.7 per cento, a $15.03, mentre le parti parsimoniose del dollaro sono aumentato $3.12, o 8 per cento, a $41.97.
L'oro ha orlato più basso, mentre il dollaro era modestamente più alto.
I prezzi del petrolio erano un po'più bassi.
I corsi delle obbligazioni sono aumentato. Il rendimento sul certificato di credito del Tesoro di dieci anni del segno di riferimento è caduto a 3.79 per cento da 3.82 per cento venerdì tardo.
In stock commerciali europei sia più alto nella reazione alla richiesta della Grecia per i fondi di salvataggio. Il FTSE-100 a Londra è aumentato 0.6 per cento. L'indice di CAC 40 a Parigi è aumentato 1.1 per cento.
Più presto, stock chiusi più su a Tokyo. Il Nikkei 225 medie è aumentato 2.3 per cento.
 
CRISI

Grecia declassata a livello "spazzatura"
Portogallo trema sotto il peso del debito


Standard & Poor's porta il rating ellenico a "junk" e taglia di due livelli quello portoghese. Riflessi immediati sulle Borse europee, che chiudono bruciando 160 miliardi. Trichet: "fuori questione" ipotesi default. Vertice straordinario Eurozona entro il 10 maggio. Moody's rassicura l'Italia. Domani giornata cruciale per le decisioni della Germania




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Manifestazioni di protesta in Grecia


ATENE - Standard & Poor's taglia il rating della Grecia a livello "junk" (spazzatura). L'agenzia internazionale ha declassato il rating a lungo termine ellenico a BB+ da BBB+ con outlook negativo e quello nel breve termine a B da A-2. Il governo di Atene non ci sta e reagisce affermando che il declassamento "non riflette i dati reali dell'economia greca" né i progressi per contenere il deficit. In una dichiarazione il ministero delle Finanze assicura che un accordo con Ue e Fmi sull'attivazione degli aiuti "è questione di giorni" e che subito dopo saranno messi a disposizione i fondi che consentiranno alla Grecia di continuare a far fronte senza problemi alle sue necessità finanziarie. Dal canto suo, il Fondo monetario internazionale fa presente che la situazione greca è "insostenibile" senza aiuti.

Dopo il declassamento del rating, Standard & Poor's, in teleconferenza, afferma che la Bce dovrebbe comunque continuare ad accettare i titoli greci come collaterale a fronte dei prestiti. La Banca centrale europea attualmente accetta bond con rating BBB-, prima della crisi il livello di merito minimo richiesto era A-.

L'agenzia di rating mette nel mirino anche il Portogallo, rating sovrano giù di due livelli, da A+ ad A-, appena al di sopra del livello "spazzatura", mantenendo le prospettive negative. Secondo S&P, il deficit di Lisbona potrebbe toccare quest'anno l'8,5% del Pil. Tagliato anche il rating nel breve termine ad A-2 da A-1. La decisione dell'agenzia sul Portogallo è il risultato del modo insoddisfacente in cui vengono gestiti l'elevato debito pubblico e la debolezza dell'economia. In particolare, Lisbona "avrà difficoltà a stabilizzare il suo rapporto debito/Pil" nell'orizzonte di previsione che guarda al 2013 e "le finanze pubbliche rimangono deboli, nonostante le riforme messe in campo dal governo negli ultimi anni", spiega l'agenzia internazionale di rating.


La mossa di S&P è la conferma di come il Portogallo potrebbe essere il prossimo Paese dell'eurozona, dopo la Grecia, che rischia di finire schiacciato dalla crisi. Sulla situazione italiana, arrivano invece le rassicurazioni di Moody's: nessun pericolo di downgrade per l'Italia "il cui outlook (a livello AA2, ndr) è stabile e non ha nessuna review in corso", spiega l'agenzia.

Le notizie hanno immediati riflessi sui mercati. Mentre il presidente della Bce Jean Claude Trichet dichiara di considerare "fuori questione" un default sui titoli di stato della Grecia o di un altro Paese dell'eurozona, la Borsa di Atene perde oltre il 6% e Lisbona il 5,36%. Negativi anche tutti gli altri listini europei che "bruciano" circa 160 miliardi di euro. Poco dopo la chiusura delle Borse è stato annunciato un vertice straordinario dell'area euro, che si terrà al più tardi il 10 maggio, per sbloccare il prestito da 30 miliardi a favore della Grecia.

La situazione della Grecia, intanto, è resa sempre più difficile dalle proteste interne per le durissime misure finanziarie adottate dal governo e dalla diffidenza dei partner europei, ancora divisi sulla questione degli aiuti finanziari. Ma senza gli aiuti dell'Unione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, ha detto oggi il ministro delle Finanze di Atene, Georges Papaconstantinou, Atene ormai non può più accedere ai mercati finanziari per ottenere i fondi necessari a ripagare il debito in scadenza il 19 maggio. A causa delle difficoltà finanziarie della Grecia il differenziale di rendimento tra i decennali greci e gli analoghi titoli tedeschi, è volato a 700,2 punti base, il massimo da 12 anni.

La Banca centrale di Atene, che contava su una contrazione del Pil del 2% nel 2010, ritiene che la recessione possa essere maggiore del previsto. Una riduzione del Prodotto interno lordo superiore a quella calcolata "è molto probabile alle condizioni attuali, caratterizzate da un alto livello di incertezza", ha affermato il governatore della Banca di Grecia, Georges Provopoulos, spiegando che il calo del Pil è avvenuto principalmente "a causa del forte crollo degli investimenti, ma anche dei consumi privati e delle esportazioni". Il deficit della Grecia potrebbe inoltre salire al 14% per il 2009, sostiene Papacostantinou. Il deficit greco era stimato al 12,9% per l'anno scorso, ma qualche giorno fa Eurostat ha corretto al rialzo la stima portandolo al 13,6%.

I negoziati fra il ministero delle Finanze e funzionari della Commissione europea, Bce e Fmi per definire le condizioni finanziarie ed economiche per l'attivazione del meccanismo di sostegno sono cominciati a metà della settimana scorsa. Il principale ostacolo per la concessione degli aiuti rimane la Germania: tra l'altro oggi un sondaggio effettuato tra i tedeschi ha confermato che le perplessità del governo di Berlino sono condivise dalla popolazione, il 57% degli intervistati si oppone a un possibile prestito di emergenza di 45 miliardi di euro alla Grecia da parte del Fondo Monetario Internazionale e l'Unione europea, mentre solo il 33% ritiene che sia una misura appropriata. La Germania dovrebbe contribuire con 8,4 miliardi di euro. Domani la cancelliera tedesca Angela Merkel sarà impegnata in una serie di incontri sulla questione. E il ministero delle Finanze sta lavorando "in modo febbrile" a un disegno di legge per la prevista partecipazione della Germania al piano di aiuti.

Intanto il primo ministro greco George Papandreou ha lanciato un appello al Paese e in particolare ai sindacati, dal momento che da giorni sono in atto proteste dei lavoratori contro le misure anticrisi assunte dal governo: "L'ora della verità è arrivata, il governo deve affrontare la più grave crisi che il Paese abbia conosciuto dopo il ritorno della democrazia nel 1974", ha detto il premier, sottolineando come sia un "dovere patriottico" salvare la Grecia dalla bancarotta. Papandreou ha assicurato che verrà condotta "una lotta di liberazione per uscire dalla tutela dell'Ue e dell'Fmi", ma intanto gli aiuti sono necessari. I sindacati contestano invece la gestione della crisi da parte del governo: un nuovo sciopero generale è stato convocato dai sindacati greci del settore privato Gsee e pubblico Adedy contro le misure di austerità per il prossimo 5 maggio
 
Chi non ha voluto seguire gli alert sul rischio Europa facendo l'ottimista a tutti i costi (WSI e' stato tra i pochissimi organi di informazione in Italia a lanciare l'allarme con molte settimane di anticipo) oggi si sta letteralmente rovinando. La cifra totale sul piatto e' di 5 volte superiore al valore degli aiuti europei ed del Fondo Monetario Internazionale che la Germania boicotta, ed e' pari in totale a 200 miliardi di euro, rispetto al valore del pacchetto di salvataggio di 45 miliardi di euro (dovrebbe essere di gran lunga superiore). Intanto, in questo momento di attacchi speculativi (totalmente giustificati) contro Atene e i titoli di Stato di altri paesi PIIGS, i rendimenti sui bond greci sono schizzati all'impossibile livello pre-bancarotta del 25%
 
L COMMENTO

Una folle partita a poker

di MASSIMO GIANNINI




Nel martedì nero dei mercati si consuma una partita di poker mortale tra gli Stati e i mercati. C'è una posta in gioco, ed è decisiva: è la sopravvivenza dell'euro, che tra le macerie del Partenone rischia di crollare sotto i colpi della speculazione. C'è un giocatore, ed è risolutivo: è la Germania, che con una strategia nazionalistica rischia di accelerare la fine dell'Unione monetaria.

Sembra un'altra "tempesta perfetta", quella che si sta abbattendo sulla Grecia e sull'Europa, sulle Borse e sui bond. Evidentemente non sbagliava il Financial Times, quando all'inizio di febbraio aveva avvertito il mondo: attenzione, gli hedge funds hanno pronti in canna 8-10 miliardi di dollari di posizioni a breve, pronte da usare per la scommessa sul collasso debitorio dell'eurozona. L'attacco è partito. E l'effetto-domino non solo è possibile, ma diventa probabile. Questo bagno di sangue costato 160 miliardi di euro ci insegna due lezioni fondamentali.

La prima lezione. I mercati puntano qualcosa, lassù in cielo. Come sempre gli sciocchi guardano il dito e non vedono la luna. Il dito è la Grecia. Un Paese ormai al default. L'ulteriore downgrading del suo debito trasforma i titoli di Atene in "spazzatura". Il governo Papandreou non ha più scampo, precipitato com'è nella micidiale "spirale mercatista". L'indebitamento viaggia verso il 15% del Pil. Il rendimento sui bond a due anni richiesto come "premio di rischio" sfonda il tetto del 13%. Secondo le banche d'investimento americane, è il più alto al mondo sul titoli a breve termine. Più di quello dei titoli dell'Argentina (8%) e del Venezuela (11%). In queste condizioni, più la Grecia cerca risorse sul mercato, più stringe il cappio intorno al collo della sua finanza pubblica. Più cerca di salvarsi, più finisce per soffocarsi. Era tutto previsto. E chi oggi finge di piangere, versa lacrime di coccodrillo.


Ma nella logica spietata degli speculatori Atene è un falso obiettivo. Quello vero, cioè la luna che non stiamo vedendo, è immensamente più grande. Si chiama euro. Nel piatto, al tavolo verde in cui si combattono gli stati e i mercati, c'è l'Unione monetaria. Questo dice l'offensiva già partita contro il Portogallo. Un Paese che segue lo stesso, inevitabile destino della Grecia. Il rating del suo debito è già stato declassato. Il rendimento dei suoi titoli decennali è già schizzato oltre il 5%, e il premio di rischio richiesto dai mercati ha fatto impennare lo spread sui titoli tedeschi fin quasi ai 70 punti base. È vero che il governo di Lisbona conta su un deficit pari "solo" al 9,4% e su un debito "limitato" al 77% del Pil. Ma è anche vero che sconta una crescita nulla e una competitività bassissima. In altre parole: il Portogallo è la prossima vittima sacrificale.

Ma fin qui saremmo al default di due economie periferiche dell'eurozona. Il disastro può cominciare subito dopo. Tragedia greca, fado portoghese, e in sequenza dramma mediterrraneo. Nella lista nera degli speculatori sono già iscritti Spagna e Italia. Le prime tensioni all'asta dei Bot di ieri sono un campanello d'allarme molto preciso. Ma qui il quadro cambia radicalmente. "Pigs" o non "Pigs", stiamo parlando della terza e della quarta economia di Eurolandia. Paesi considerati "too big to fail", cioè troppo grandi per fallire perché "too big to bail out", cioè troppo grandi per essere aiutati. Ma è chiaro che, se e quando toccherà a Madrid e a Roma, saremmo già a discutere di un altro mondo e di un'altra Europa. Uno spazio politico ed economico, cioè, nel quale l'euro come è stato fondato nel '98 e come lo abbiamo conosciuto in questi dieci anni non esisterà già più. È questa la luna, che la speculazione ha preso di mira. I mercati stanno scommettendo sul collasso dell'Unione monetaria. E la notizia è che stanno vincendo.

E qui sta la seconda lezione. I mercati stanno vincendo perché gli stati stanno sbandando. E un Paese, soprattutto, sta sbandando più degli altri. L'asse franco-tedesco che ha guidato l'Europa nei momenti cruciali è crollato. Lo spirito di Maastricht, pur con i suoi parametri "stupidi" o intelligenti che fossero, unì a suo tempo Kohl e Mitterrand mentre oggi divide la Merkel dal resto del Continente. Il tracollo greco, con gli euro-deliri innescati dal piano di aiuti male e forse mai digerito dai tedeschi, sta disvelando l'altra faccia della Germania. Una nazione ripiegata su se stessa e guidata dal suo esclusivo interesse nazionale. Nella tempesta perfetta di questi mesi la posizione tedesca è "coerente ma sbagliata", come ha scritto a metà marzo Wolfgang Munchau. Per ragioni costituzionali, prima ancora che per opzioni politiche, punta alla stabilità dei prezzi e alla disciplina di bilancio. Dunque non vuole sentir parlare di aiuti. L'86% dei tedeschi è contrario al prestito da 8,4 miliardi di euro alla Grecia che competerebbe alle casse federali secondo l'accordo firmato all'eurogruppo due domeniche fa.

Al contrario di quanto accadde nei momenti più belli della storia tedesca degli ultimi due decenni (dalla riunificazione Est-Ovest in poi) la Germania di oggi affronta le sue responsabilità verso l'Europa con un approccio egoistico e unilaterale. Il paradosso di queste settimane di crisi sulla Grecia e sui mercati è che ogni decisione comune è stata condizionata dal governo di Berlino non in base all'enormità della posta in gioco, l'unione monetaria come fattore di stabilità internazionale, ma a una scadenza elettorale come fattore di stabilità interna: il voto in Nord Reno-Westfalia del 9 maggio prossimo. Persino il vertice europeo convocato d'urgenza ieri, in pre-default della Grecia e in pieno collasso dei mercati finanziari, è stato posposto a questo appuntamento tutto "domestico". Il governo Merkel, spostato a destra dai liberali di Guido Westerwelle, non può e non vuol dare alla sua opinione pubblica l'impressione di cedere ai soliti "latinos", cioè i Paesi lassisti e irresoluti del Club Med.

In realtà, questa volta, la vera irresponsabilità non abita nelle cancellerie dei "Pigs", ma piuttosto nella cancelliera di Berlino. Con il suo atteggiamento da "europeista riluttante", la Germania ha fornito armi formidabili alla speculazione arrembante. Come insegnano le disastrose esperienze dei primi Anni '90, gli Stati nazionali hanno una sola possibilità di resistere alle aggressioni dei mercati finanziari: agire con una sola testa e un solo braccio, e costruire un muro granitico intorno alla propria economia e alla propria valuta. Quando questo non accede, come successe poco meno di vent'anni fa alla sterlina e alla lira, si fa la fine degli oriazi e dei curiazi (per ripetere un'efficace definizione dell'epoca di Carlo Azeglio Ciampi). È quello che rischia di ripetersi anche oggi. Se Eurolandia non è in grado di darsi regole uguali e condivise per la disciplina dei conti pubblici, la stabilità dei prezzi, la competitività dell'economia, allora l'euro alla lunga non può reggere.
Gli speculatori di tutto il mondo lo capiscono, e per questo azzannano come una muta di cani gli esemplari più deboli del branco. I governanti e i cittadini tedeschi lo temono, e per questo sembrano già proiettati su un'idea "altra" dell'eurozona. Non più un'Unione allargata a 16 Paesi, con una moneta unica che non può contenere né esprimere la forza di nazioni sovrane troppo diverse tra loro. Ma un'Unione ristretta solo a quei Paesi che accettano norme comuni sul rigore contabile e il controllo dell'inflazione. In questo scenario non avremmo più una moneta unica, ma due. Un euro di serie A per i Paesi del Nord a maggiore virtù fiscale, e un euro di serie B per i Paesi del Sud a minor tenuta finanziaria. Inutile dire dove finirebbe l'Italia, a sua volta spaccata tra una ricca Padania e un depresso Mezzogiorno. Economisti tedeschi e banchieri anglosassoni come Taylor Martin lo hanno teorizzato apertamente, trovando addirittura un nome alle due nuove valute: il "neuro" e il "sudo". Sembra un gioco, ma non lo è affatto. I governi d'Europa non l'hanno capito. Continuano a scherzare sotto il vulcano.
m.gianninirepubblica.it
 
trovando addirittura un nome alle due nuove valute: il "neuro" e il "sudo". Sembra un gioco, ma non lo è affatto. I governi d'Europa non l'hanno capito. Continuano a scherzare sotto il vulcano.



io personalmente se' crolla l' euro sono contentissimo :D:D:D:D:D
 
trovando addirittura un nome alle due nuove valute: il "neuro" e il "sudo". Sembra un gioco, ma non lo è affatto. I governi d'Europa non l'hanno capito. Continuano a scherzare sotto il vulcano.



io personalmente se' crolla l' euro sono contentissimo :D:D:D:D:D

E' verità... :up:

Vesuvio: Bertolaso, Napoli zona rossa

''Rivedere piani di evacuazione''


(ANSA) - ROMA, 27 APR - Se il Vesuvio dovesse risvegliarsi, anche Napoli potrebbe essere inserita nell'elenco dei comuni della 'zona rossa'. Lo afferma il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso il quale sottolinea che andranno rivisti i piani di evacuazione:''gli scienziati stanno rielaborando gli studi e gli scenari proprio per valutare la possibilita' di allargare la zona rossa.'Il Vesuvio - afferma Bertolaso - e' il piu' grande problema della protezione civile.
 
Ciao a tutti.. sono nuovo del forum e quasi novizio di trading..mi consigliate qualche ETF USA che lavora in leva?? garzie mille e buon trading a tutti..
 
E' verità... :up:

Vesuvio: Bertolaso, Napoli zona rossa

''Rivedere piani di evacuazione''


(ANSA) - ROMA, 27 APR - Se il Vesuvio dovesse risvegliarsi, anche Napoli potrebbe essere inserita nell'elenco dei comuni della 'zona rossa'. Lo afferma il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso il quale sottolinea che andranno rivisti i piani di evacuazione:''gli scienziati stanno rielaborando gli studi e gli scenari proprio per valutare la possibilita' di allargare la zona rossa.'Il Vesuvio - afferma Bertolaso - e' il piu' grande problema della protezione civile.





sorrento,capri , ischia ,il vesuvio ,pompei la pizza , il pesce , gli spaghetti la citta' piu' bella del mondo

vi piacerebbe vero
:Y:ciapet::p:p:p


invece potete solo invidiarci :ciapet::ciapet::ciapet::ciapet::ciapet:
 

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