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LA CRISI

Berlino stanzia i fondi per la Grecia:down::down::down::down::down::down::down::down:
Ma Atene rifiuta i tagli salariali
:up::up::up::up::up:

La decisione del governo tedesco: 8,4 miliardi di aiuti nel 2010 e altri nei due anni successivi
Le Borse riprendono fiato. Il governo ellenico perplesso sulle misure di austerity





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Il direttore Fmi Dominique Strauss-Kahn


BERLINO - Dopo lunghi tentennamenti il governo tedesco ha deciso: chiederà al Parlamento l'approvazione di aiuti alla Grecia fino a 8,4 miliardi nel 2010 e per un ulteriore ammontare non specificato nel 2011 e nel 2012. Lo riporta l'agenzia Dow Jones. I dettagli del progetto di legge, compresi gli importi, saranno definiti domenica quando la Grecia dovrebbe terminare i negoziati col Fmi e la Commissione europea sul piano triennale di riduzione dell'indebitamento. L'importo indicato per il 2010 corrisponde, rispetto a un totale di aiuti di 30 miliardi, alla quota parte della Germania nel capitale della Bce (27,92%). Le Borse europee, che avevano iniziato un'altra giornata di passione, hanno invertito la rotta in positivo e sono risalite verso la parità. La piazza ateniese è balzata immediatamente in territorio positivo con una crescita (dopo il disastro dei giorni scorsi) del 2,9%.

Ma da Atene arriva una doccia fredda proprio sui negoziati col Fondo Monetario Internazionale. Il ministro del Lavoro ha fatto sapere che i tagli salariali non potranno far parte delle misure di austerità che Unione Europea e Fmi hanno chiesto al Paese in crisi in cambio degli aiuti. Da vedere quanto questa presa di posizione possa incidere sulle decisioni positive dell'Europa.

La mattinata era iniziata in un clima di incertezza. Tutti i soggetti in campo hanno proseguito la pressione sulla Germania, il Paese più indeciso sull'opportunità degli interventi a favore della crisi greca. Il premier Giorgio Papandreou aveva invitato l'Europa ad assumersi "le sue responsabilità" per evitare che "l'incendio si propaghi all'economia mondiale". Parlando al consiglio dei ministri il premier ha assicurato che per quanto la riguarda, la Grecia "si è assunta la sua parte di responsabilità storica per sè e per l'Europa".

La decisione positiva del governo di Angela Merkel ha permesso a tutti di tirare un sospiro di sollievo, anche se il cammino per uscire dalla crisi è ancora lungo e complesso e la stessa entità del disastro è ancora tutta da definire.
 
CRISI GRECA: UE E FMI AUMENTANO LA POSTA A 120 MILIARDI, BORSE IN RIPRESA
di WSI
Lo riferisce una tv tedesca che cita fonti governative. L'aumento e' a due cifre. I soccorsi potrebbero raggiungere quota 120 miliardi di euro in tre anni.

Non solo la Grecia ricevera' gli aiuti promessi da Ue e Fmi. Ma la mano dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale sara' anche piu' generosa del previsto, segno che la crisi e' davvero notevole.

Lo riferisce l'agenzia Reuters facendo riferimento a quanto appreso dalla televisione tedesca N24, che cita fonti del governo tedesco. Dal sito di N24 si apprende che potrebbe essere necessario un aumento "a due cifre", per esempio di 10 miliardi o più, rispetto ai 45 miliardi inizialmente predisposti.

Secondo rumors riferiti dal parlamentare tedesco Juergen Trittin, il capo dell'Fmi Strauss Kahn avrebbe detto che il pacchetto di aiuti si aggirerebbe intorno ai 100-120 miliardi di euro distribuiti su tre anni.
 
Grecia: Trichet, "Essenziale decidere rapidamente su aiuti"

28 Aprile 2010 15:40 ECONOMIA
BERLINO - "E' "assolutamente necessario che decidiamo molto rapidamente ed e' molto importante una rapida decisione del Parlamento tedesco". Cosi' il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, in riferimento agli aiuti alla Grecia. "Sono pienamente fiducioso che avremo una buona conclusione" aggiunge Trichet. (RCD)
 
L'Fmi e l'Europa ora preparano
un salvataggio da cento miliardi


Si tratta di un aiuto senza precedenti, mai un'economia avanzata era arrivata sull'orlo dell'insolvenza

Piano triennale - Atteso l’accordo per sabato
L'Fmi e l'Europa ora preparano
un salvataggio da cento miliardi
Si tratta di un aiuto senza precedenti, mai un'economia avanzata era arrivata sull'orlo dell'insolvenza
MILANO - Quando con ogni probabilità sabato si alzerà il velo sulla sua versione definitiva, il pacchetto per la Grecia includerà una sorpresa. I prestiti messi a disposizione di Atene non saranno di 45 miliardi su un anno come discusso fin qui, ma del doppio o anche più e per la durata di tre anni: una somma compresa fra gli 80 e i 100 miliardi di euro, con forti probabilità che l’ammontare finale si collochi nella parte alta di questo ventaglio di opzioni. È quello che il numero due del Fondo monetario internazionale, l’americano John Lipsky, definisce con metafora militare un intervento con «forza schiacciante»: nelle intenzioni, così massiccio da impressionare i mercati e imporre la calma fin dall’annuncio. Più di due terzi dei fondi sarebbero assicurati come prestiti bilaterali dei Paesi europei, mentre il resto spetterebbe all’Fmi. Si tratta di un aiuto senza precedenti per uno Stato, perché mai prima un’economia avanzata che fa parte dell’euro e dell’Ocse era arrivata sull’orlo dell’insolvenza.
Anche senza stimare il contagio nell’area-euro e sul sistema bancario, il default di Atene coinvolgerebbe un volume di debito quattro volte superiore a quello argentino nel 2001. Per questo ai recenti incontri al G20 di Washington, il segretario al Tesoro americano Tim Geithner è stato pressante: il salvataggio dev’essere rapido e deciso - ha fatto sapere - perché il precedente del crac di un Paese dell’Ocse può rendere più oneroso l’indebitamento per tutti gli altri nel club, Stati Uniti inclusi. Nelle condizioni attuali, prestiti su tre anni ormai erano inevitabili. Malgrado il salvataggio quasi sicuro sul 2010, ieri i titoli greci in scadenza nel 2012 rendevano il 15%: un segnale che il mercato si prepara a un «default» non appena il primo ciclo di aiuti sul primo anno dovesse scadere. Ma l’intervento con «forza schiacciante», richiesto dall’Fmi e contrastato fin qui soprattutto dalla Germania, arriverà solo in cambio di precise contropartite. L’impegno di Atene a ridurre il deficit del 4% del prodotto interno lordo nel 2010 non basta più. In questi giorni il governo di George Papandreou sta negoziando nuove misure strutturali fino al 2012 e oltre, fra le quali alcune capaci di alimentare la protesta di piazza: nella lista figurano anche un intervento sulle pensioni e un piano di privatizzazioni delle infrastrutture.
L’Fmi, i negoziatori europei e quelli di Atene stanno lavorando per firmare la lettera di intenti sul piano entro sabato. L’accordo sarebbe arrivato prima, si osserva, se solo l’amministrazione greca fosse riuscita a calcolare rapidamente l’impatto di alcune delle misure in discussione. Dopo sabato dovrebbe poi arrivare l’accelerazione decisiva. Nel week-end, il consiglio d’amministrazione del Fondo dovrebbe dare via libera al piano e dalla prossima settimana partirebbero i primi prestiti degli europei. Il governo di Berlino è deciso ad aspettare il voto regionale in Nord Reno-Westfalia del 9 maggio prima di muoversi; ma Italia, Francia e Spagna sono decise a non aspettare la Germania. Ai primi esborsi per il salvataggio potrebbero dunque mancare solo quattro o cinque giorni di mercato. E la ragione di tanta fretta si capisce: da domani fino a fine di maggio, i governi di Spagna, Portogallo, Irlanda e anche dell’Italia devono tornare sui mercati per raccogliere in totale prestiti per più di 50 miliardi di euro. Farlo sullo sfondo del panico di questi giorni, potrebbe costare loro di più di qualunque salvataggio per Atene.
 
La Grecia e l'Europa a tre velocità

Anche se la moneta unica non perderà aderenti, la dura realtà del debito sta ridefinendo le relazioni tra gli Stati

L'ANALISI
La Grecia e l'Europa a tre velocità
Anche se la moneta unica non perderà aderenti, la dura realtà del debito sta ridefinendo le relazioni tra gli Stati
Forse la Grecia riuscirà a evitare la crisi d’insolvenza e a smentire i mercati che dimostrano di temerla nel momento in cui alzano sempre più il premio al rischio sui titoli pubblici ellenici. Forse il salvataggio in extremis di Atene scongiurerà l’effetto domino sui paesi più deboli che, invece, il sistema bancario occidentale ha subìto a causa del crac Lehman. Forse. Resta il fatto che l’Europa sta già andando non a due ma a tre velocità: c’è l’Unione a 27, vasta zona di libero scambio, ci sono i 16 di Eurolandia e, fra questi ultimi, un’avanguardia di forti e una retroguardia di derelitti sempre più distanti. Anche se la moneta unica non perderà aderenti, la dura realtà del debito, pubblico e privato, sta ridefinendo le relazioni tra Stati e riducendo, di fatto, la stessa sovranità nazionale anche laddove i Trattati non l’avevano toccata.
L'Italia ne sa qualcosa. Negli Anni 90, quando era la pecora nera d’Europa, dovette accettare una disciplina finanziaria che ha tarpato le ali alla sua economia in precedenza drogata dal debito pubblico. Lo pretese la Germania che, rinunciando al marco e con ciò estendendo la sua fideiussione al debito pubblico dei paesi meno virtuosi, pretendeva tangibili contropartite. Con la Grecia ci risiamo. Ma la situazione è molto più grave. Intanto, non si può più contare sul generale ribasso dei tassi che favorì i debitori di 15 anni fa: i tassi sono già al minimo. L’Italia allora disponeva di un ricco risparmio privato. Gli eurocrati non ne tennero gran conto, la stessa Italia non lo fece valere: altri tempi, altre egemonie politiche, culturali e affaristiche. E tuttavia quel risparmio ha sostenuto la ristrutturazione del sistema delle imprese. In Grecia - e negli altri Paesi europei a rischio di contagio - il risparmio privato è modesto. L’Italia aveva molto da privatizzare, e molto ha privatizzato. Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda non hanno questo tipo di risorsa in misura paragonabile, anche tenendo conto, ovviamente, delle proporzioni.
Ma quel che è peggio è che pure la Germania appare indebolita dalla recessione. Il debito pubblico di Berlino si va consolidando a una ventina di punti oltre il tetto del 60% fissato dal Trattato di Maastricht. E’ possibile che le prossime elezioni regionali inducano oggi il cancelliere Angela Merkel a un supplemento di durezza per ragioni propagandistiche. E’ vero che la sua quota di soccorsi alla Grecia è uguale, in proporzione, a quella degli altri partner europei. Ma una Germania più debole, che resta comunque la più forte rispetto agli altri, è meno disposta a transigere. Pretendere dalla Grecia una sensibile e verificabile riduzione del tenore di vita per rimborsare i debiti ha senso in assoluto e ne ha uno ancor più forte ove si considerino le menzogne di Atene e l’incapacità della Ue di accorgersene, che fa il paio con l’insipienza delle banche centrali nei confronti delle banche vigilate. Ma non bisogna dimenticare che esiste un limite oltre il quale la richiesta di rigore rende più conveniente dichiarare fallimento. E trovare il modo, peraltro non regolato dai Trattati, di uscire dall’euro.:up::up::up::lol::lol::lol::lol::lol::lol::ciapet::ciapet::clap::clap::clap:
 
BOCCIATA ANCHE LA SPAGNA - Ad aggravare il clima di incertezza nei Paesi dell'euro, arriva però la notizia che Standard & Poor's ha tagliato il merito di credito della Spagna portandolo ad 'AA' dal precedente 'AA+'. Lo comunica in una nota l'agenzia di rating. Le prospettive sul rating spagnolo - aggiunge S&P - sono «negative». Martedì era già stato declassato il Portogallo. Si rinforza insomma la paura di contagio.:ciapet::ciapet::ciapet::ciapet:
 
Il debito italiano resta meno esposto:
in mani straniere solo il 43% dei bond



I Paesi che hanno dovuto usare denaro pubblico per salvare le banche stanno assistendo all’inevitabile crescita dei loro debiti; e dunque fanno e continueranno a fare una concorrenza più agguerrita ai nostri titoli di Stato. Conterà soprattutto la capacità di riportare il rapporto debito/Pil su un sentiero di discesa, una volta esaurita la fase di recessione, ed allo stesso tempo di dinamizzare un’economia che soffriva già prima dell’arrivo della bufera internazionale.
 
CRISI GRECIA: ECONOMISTI TEDESCHI DENUNCIANO ANGELA MERKEL ALLA CORTE COSTITUZIONALE

di WSI-AGI

Il ricorso motivato con il fatto che gli aiuti aa Atene infrangono il Trattato di Maastricht, in base al quale nessun Paese dell'Ue puo' assumersi la garanzia dei debiti di un altro. Tre tedeschi su 4 dicono: "La Grecia non restituira' mai il debito".

Quattro noti economisti tedeschi si apprestano a presentare ricorso al "Bundesverfassungsgericht", la Corte Costituzionale di Karlsruhe, contro la decisione del governo di Angela Merkel di soccorrere finanziariamente la Grecia. Il capofila dei quattro, Joachim Starbatty, ha motivato il ricorso con il fatto che gli aiuti alla Grecia infrangono il Trattato di Maastricht, in base al quale nessun Paese dell'Ue puo' assumersi la garanzia dei debiti di un altro.

Inoltre i tedeschi bocciano Angela Merkel sul prestito alla Grecia, in larghissima parte convinti che Atene non restituira' mai il debito. Da un sondaggio dell'Istituto Emnid per la televisione all news "N24" emerge che 3 tedeschi su 4 (76%) sono certi che la Grecia non restituira' mai i prestiti che si appresta a ricevere dalla Germania e dagli altri Paesi dell'Ue.
 
articolo tratto dal sito di wall street , personalmente credo che sia la migliore fotografia dei tempi che viviamo tra le centinaia di articoli letti in questi giorni :



PERFINO TRICHET AMMETTE: "LA CRISI E' SISTEMICA". NUOVO PIANO DI INTERVENTO UE, IN CUI NESSUNO CREDE
di Luca Ciarrocca
Il presidente della BCE, uno degli uomini piu' colpevoli per il fallimento finanziario dell'area euro, lancia tardi e male l'allarme a Bruxelles. Un nuovo piano disperato (un fondo di emergenza) per distruggere la speculazione. E Bossi...

*Luca Ciarrocca e' il direttore e fondatore di Wall Street Italia.

(WSI) – La crisi dei mercati scatenata dal caso euro e' "sistemica": e' l'allarme, molto tardivo e a questo punto di nessuna credibilita', lanciato dal presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet ai leader dell'eurozona durante il vertice straordinario tenutosi a Bruxelles, durato 6 ore e conclusosi a tarda notte.

L'ultima trovata, dope lunghissime trattative, puzza lontano un miglio di misura disperata, i membri dell'Europa puntano adesso a creare un "fondo di emergenza" detto anche "meccanismo di stabilizzazione europea" per fermare l'effetto contagio che si sta diffondendo come un virus dalla Grecia ai paesi deboli ad alto debito, compreso il nostro. Questo piano pare fin d'ora un'idea davrisibile, anche non se ne conoscono i dettagli, poiche' questi geni dei nostri burocrati si vedranno ancora durante il weekend, giusto in tempo per approvare il draft di piano prima dell'apertura dei mercati finanziari e obbligazionari lunedi' 10 maggio.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy e' l'unico passato stanotte alle cronache delle grandi agenzie internazionali (ma Berlusconi non era imprenditore, e non dovrebbe capire qualcosa di economia piu' degli altri?); Sarkozy ha affermato che il blocco europeo difendera' l'euro "attaccando direttamente gli speculatori. Senza pieta'". "Molto presto sapranno una volta per tutte che cosa abbiamo in programma per loro", ha minacciato il presidente francese. Noi che siamo scettici, sappiamo gia' come reagiranno i mercati: saranno feroci, giustamente, bocceranno tutto il bocciabile, la speculazione si accanira' senza tregua, e con cinismo doppio e triplo sui paesi PIIGS, punendo con violenza i peggiori, come si compete per gli incompetenti e bugiardi (Atene ha raccontato menzogne per anni truccando i bilanci, come possiamo essere sicuri che anche Roma non faccia lo stesso? E infatti, nessuno lo sa).

Da notare che Sarkozy non ha voluto fornire dettagli su questo fantomatico "piano di emergenza" per non "minacciarne l'efficia" (tradotto in parole povere: non ha voluto scoprire le carte nei confronti della speculazione, altrimenti quest'ultima avrebbe "visto" il bluff in anticipo e ben prima dell'apertura dei mercati lunedi').

Comunque tutti e 27 i ministri finanziari dell' Unione Europea (per l'Italia Giulio Tremonti) si vedranno per un'altra riunione di emergenza domenica pomeriggio per mettere a punto il draft del piano. Nelle sale trading delle banche d'affari aspettano con ansia, come in un video gioco in cui si sa chi vince perche' si conoscono gia' tutte le scappatoie e trappole.

Le misure europee, nelle intenzioni, dovrebbero servire per prevenire lo scenario in cui la crisi dei debiti sovrani europei scuota alle fondamenta la fiducia dei cittadini in questo povero euro, che ha compiuto 11 anni ma non e' maturato neanche un po', per colpa di genitori irresponsabili.

Poi le solite parole di facciata, altre munzioni per le armi di distruzione di massa degli speculatori. "Difenderemo l'euro a qualsiasi costo" ha detto il presidente della Commissione Europea Jose' Barroso dopo il meeting di ieri (nota: l'euro solo questa settimana ha perso -4.3% e -15% da novembre; i titoli di stato e i CDS (credir default swaps) europei sono saliti venerdi' ai massimi storici (robe da vera recessione, perdita di fiducia, profonda avversione al rischio percepito).

"Difenderemo l'euro a qualsiasi costo" non e' certo una cosa intelligente da dire, da parte del signor euro-burocrate: non esiste sui mercati finanziari una strategia portata avanti "a qualsiasi costo", in quanto appunto costerebbe troppo perseguirla: ci di dissanguerebbe per motivi "ideologici" mentre la realta' magari nega brutalmente l'assunto. "You take your loss", dicono saggiamente gli americani in casi come l'euro che non funziona piu'. Cioe': prendetevi questa perdita, mettetela in bilancio, ok non e' una bella cosa, ma forse e' meglio far uscire questi cialtroni dei Greci dall'Europa, ridiamogli pure la dracma, efgaristo'.

E' l'unica vera doccia fredda o mossa radicale che il mercato amerebbe vedere, poiche' varrebbe da esempio e stimolo a non fare altrettanto per gli altri irresponsabili PIIGS come noi italiani, gli spagnoli e i portoghesi. Se vogliamo stare al gioco della correttezza fiscale, signor Tremonti, bisogna rispettare le regole denza blaterare ma facendo quadrare i conti. Con le nostre furbizie di sempre, simbolizzate al governo da Silvio Berlusconi in persona, ormai non si va piu' da nessuna parte. La borsa punisce, la creativita' e fantasia italiane non pagano. Bisogna che i nostri politici capiscano che gli americani sono l'esempio da seguire, Washington e New York si' che fanno sul serio (a Wall Street una perdita di -9.2% del Dow Jones giovedi' ha cancellato in mezz'ora $1 trilione di dollari, prima dei recuperare). Anche se sono numeri kolossal per noi, l'Europa - e l'Italia - devono capire che anche noi dobbiamo cominciare a fare sul serio, per non incappare nelle stesse punizioni.

Tornando alla riunione di Bruxelles, in precedenza il presidente della Commissione Ue Durao Barroso e il presidente francese Sarkozy avevano espresso insoddisfazione per il testo di dichiarazione che dovrebbe uscire domenica dal vertice. A loro giudizio, il messaggio "e' ancora troppo debole" e "non contiene segnali abbastanza forti per un'azione rapida, cosi' come richiesto dalla situazione".

Cio' lascia presupporre che finalmente potrebbero cominciare a volare gli stracci, proprio grazie ai pesanti cali di borsa e dei titoli di stato, in quella patetica parvenza di governo europeo che e' la UE. Nessuno per mesi ha deciso nulla, ne' a Francoforte ne' a Bruxells. Per fronteggiare la devastante crisi finanziaria scoppiata in America nell'ottobre 2008, Washington ha dibattuto per vari giorni al Congresso, anche con duri litigi tra democratici e repubblicani, ha soppesato e valutato le misure urgenti da prendere, ma poi in poco tempo un colossale piano di intervento da oltre $750 miliardi di dollari e' stato approvato, allo scopo di salvare l'America dalla terribile accoppiata crash/recessione.

In Europa, all'inizio nessuno aveva capito cosa accadeva, oppure se lo aveva capito per mesi non ha voluto ammettere in pubblico la gravita' della situazione (debiti pubblici fuori controllo, conti truccati, arrtreamento economic, disoccupazione record, debito e asset tossici delle banche). Adesso che la consapevolezza c'e', e ben chiara, e tutti hanno sbattuto contro questo muro, ma all'UE e alla BCE ancora chiacchierano, ipotizzano, valutano, si riuniscono, pensano di approvare... Ma ci facciano il piacere! A casa tutti, dovrebber andare, da Trichet in giu'.

Valutate solo per fare un raffronto concreto, la drammatica sinteticita' e consapevolezza asettica di un vero investitore/speculatore che sa il fatto suo di fronte agli eventi di questi giorni: "O l'Unione Europea si decide a prestare soldi ad Atene ad un tasso dello 0% oppure la Grecia dovra' ristrutturare il debito". "L'euro resistera', ma si va verso un'eurozona piu' piccola, con i paesi deboli fuori". Parole di Mohamed El-Erian, un signore che gestisce un fondo obbligazionario (Pimco) da $ 1 trilione di dollari.

Parole di verita', quelle di El-Erian. Esatto: la Federal Reserve americana - nell'iconografia popolare dei trader di Wall Street soprannominata "elicottero Bernanke" (il chairman della Fed che da un elicottero sorvola il territorio americano in crisi gettando dall'alto dollari, liquidita', denaro) - la Fed, dicevamo, nel momento di massima crisi del 2008 e' intervenuta in modo massiccio, con una forza d'urto immensa, per risollevare il mercato finanziario moribondo. Ancora oggi la Fed dopo 18 mesi presta denaro alle banche Usa ad un tasso tra lo 0% e lo 0.25%. Una valanga obbligata di cash per evitare un'apocalisse quasi certa.

Da Trichet & soci, espressione di un'Europa che non ha volonta' politica, non ha omogenita' di culture e lingue, non ha esercito ma ha solo una moneta che potrebbe anche essere a questo punto quella di Monopoli e non farebbe gran differenza; da Trichet & C., invece, solo piccoli aborti, mezze frasi, piani stitici, dichiarazioni fuorvianti. Soprattutto: niente denaro a tassi zero e niente riacquisto di bond dei paesi europei in difficolta. Il che equivale ad ammettere: misure concrete, nada, nei, nulla, rien. Ma allora, scusate, che ci state a fare ai vertici di questa Europa?

Che senso ha, per esempio, cari euroburocrati e signori della BCE, continuare a insistere con quell'idiozia del rapporto deficit/pil fissato rigidamente dal 1999 al 3%, quando tutti i paesi saranno in media al 6.6% nel 2010 e al 6.1% nel 2011? Cambiamolo, questo parametro. Aboliamolo. Bisogna essere flessibili e non ideologici, la rigidita' e la poca agilita' ha estinto i dinosauri ma preservato la vita a piccoli volatili, in epoche antiche di sommovimenti violenti.

Se la Grecia, un paese con tanta storia, arte e filosofia si', ma irrilevante nelle geo-politica globale per pil e popolazione (appena 11 milioni di persone di cui 4.5 milioni lavorano nel parassitario settore pubblico in un'economia come quella della UE di poco inferiore per Pil a quella degli Stati Uniti); se la Grecia oggi e' in grado di mandare a catafascio questo castello di carte su cui si fonda l'euro, allora che senso ha mantenere in piedi questo scenario di cartapesta? Che senso ha stanziare appena 140 miliardi di dollari per salvare una nazioncina facente parte di un'economia da 12 trilioni di dollari, quando le incertezze e le rigidita' mentali rischiano di affossare tutti gli altri paesi stretti da qeusto patto scellerato? Atene fuori, addio Mikonos e Santorini. E il patto Ue, riscriviamolo.

Immaginiamo se la speculazione cominciasse veramente (ma sul serio) ad attaccare i paesi a pil forte e grande debito, appunto Italia, Spagna e Portogallo. Bhe', fino ad ora non abbiamo bevuto che l'aperitivo, di quello che si prospetta come un lauto pranzo. I signori speculatori non sono cattivi, fanno il loro mestiere, che e' molto utile, in questi casi, per smascherare le ipocrisie che poi si ripercuotono sul benessere e sullo standard di vita dei singoli cittadini.

Siamo in mano, detto con molta prudenza e cautela, a una classe dirigente di incompetenti, secondo noi. Oltre a Trichet, l'uomo che due anni fa, nel momento in cui l'euro aveva tassi molto piu' alti rispetto al dollaro, diceva: "I fondamentali sono solidi, l'economia dell'eurozana e' solida, noi in Europa e la nostra moneta siamo solidi (si e' visto, col senno di poi...) facciamo un altro raoido esempio terra terra, prima di chiudere, senza numeri ne' teorie macro da sfoderare. Ieri su SkyTG24 (l'unica televisione vedibile in Italia in questo triste momento, per capire come vanno le cose) abbiamo sentito una dichiarazione dell'Umberto Bossi, poveretto, che farfugliava con quelle parole strascicate da post-ictus le sue tesi su economia e debito.

Diciamo la verita': tali imbecillita' non dovrebbero essere consentite a un ministro del governo della Repubblica Italiana, nonche' massimo alleato del presidente del consiglio Silvio Berlusconi nella slabbrata coalizione dell'esecutivo di centro-destra. Non c'e' scusante che tenga, neppure la malattia. "Noi italiani siamo fortunati - ha blaterato a fatica il Senatur federalista e secessionista - siamo fortunati perche' abbiamo un ministro dell'economia fantastico come il Tremonti, che ci ha curato la tenuta dei conti, ci ha tenuto a galla anche nei momenti difficile, e infatti noi stiamo meglio degli altrri... Tremonti e' come una brava massaia che ha risparmiato per non spendere troppo". Testuali parole.

Ora dite voi se non e' giusto, sacrosanto, addirittura liberatorio che quei cattivoni degli speculatori, che non guardano in faccia nessuno, e che certo stupidi non sono, non abbiano portato venerdi' il credit default swap (CDS), cioe' quello strumento finanziario utilizzato sui mercatio come una sorta di copertura assicurativa contro un'eventuale bancarotta del paese, dite voi se non e' giusto - dicevamo - che la speculazione abbia portato il CDS Italia al massimo assoluto di tutti i tempi, praticamente allo stesso livello del Kazakistan e a ruota subito dopo Portogallo e Spagna. Evviva la speculazione, se serve a smascherare le trame dei cialtroni come Bossi, che nel momento piu' drammatico neegli 11 anni di euro e per il debito italiano parla di "brava massaia". Ma ci faccia il piacere, Senatur, studi o taccia.

Questi giocano col fuoco - come disse la Emma Marcegaglia in uno dei pochi (forse l'unico) sounbites degni di nota, ma non lo hanno ancora capito. Non sanno nulla, questi nostri politici, per ignoranza, ignavia, e perche' vivono blindati nel lusso, scarrozzati da auto-blu' con lampeggiante e circondati passo-passo da scorte e poliziotti, cene e festini, questi non sanno che la festa e' finita per sempre, il vento e' cambiato, la storia impone scelte dolorose non da Grande Fratello. Classi dirigenti di questa fatta non possono mandare avanti un paese moderno, che ha bisogno di intelligenza, stimoli, piani, progetti, giovani, investimenti, futuro. Questa classe dirigente hja fallito.
index.asp
 
ROMA - "Un impulso fondamentale allo sblocco dei serrati negoziati sul piano di salvataggio dell'euro ieri all'Ecofin l'ha dato il Presidente Berlusconi quando, poco prima dell'1 di notte, ha chiamato al telefono il Cancelliere Merkel. Fino a quel momento le trattative a Bruxelles si stavano arenando sulle diverse proposte presentate che non riuscivano a raccogliere il necessario consenso". Il comunicato di palazzo Chigi non mostra esitazioni nell'attribuire al premier l'impulso decisivo nella difficile partita del piano salva Euro.


:clap::clap::clap::clap::bow::bow::bow::bow::bow:


onore al piu' grande italiano che la sua storia ricordi :up::up::up::up:
 

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