quadro desolante: il gov.Monti è il peggiore

direi di lasciarlo cadere nell'oblio
parlare di lui deresponsabilizza i cialtroni che ben conosciamo

è tutta una mafia
l'uno è stato funzionale all'altro

ma entrambi hanno avuto un totlale disinteresse per gli italiani
il primo voleva salvarsi dalla galera

mentre l'altro preferisce privilegiare l'europa che l'italia... e ha operato sotto i dettami della sciura Merkel



oggi
Produzione idustriale luglio -1,1% mese su mese
-4,3% rispetto a luglio 2012


se le tasse non diminuiscono
non ci riprenderemo più...
e tutte le società che hanno solo una speranza
fuggiranno all'estero

e per noi è la fine

anche i greci stanno meglio di noi! Soprattutto da quando hanno diminuito le tasse contro il parere della Troika.... CHI VUOLE UCCIDERE I PIGS?
 
Ultima modifica:
“Il Fiscal compact è nullo, il governo lo certifichi”. Parla Guarino

Dopo Monti la priorità è quella di archiviare un trattato illegale che strangola l’economia, dice l’ex ministro


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Esistono ragioni politiche, economiche e culturali per rifiutare la dottrina dell’austerity che si è imposta in Europa, ma prim’ancora c’è una motivazione giuridica che dovrebbe obbligare il governo italiano – questo in carica e soprattutto quello che gli succederà – a liberarsi dagli attuali vincoli che gravano sulla politica di bilancio. A meno di non voler continuare ad “attentare alla Costituzione dell’Unione europea”.

La tesi è di Giuseppe Guarino, giurista classe 1922, uno dei primi professori ordinari di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma, che all’Università di Sassari ebbe come assistente Francesco Cossiga, poi a Roma esaminò Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica, e Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. Guarino è stato inoltre amministratore e sindaco di società e istituzioni pubbliche, deputato con la Democrazia cristiana nella decima legislatura (1987-1992), quindi ministro delle Finanze nel quinto governo Fanfani (1987) e infine dell’Industria nel governo Amato tra 1992 e 1993.


“Oggi però il mio atteggiamento è quello del medico”, esordisce in questa conversazione con il Foglio. E lo ripete spesso: “Sono come un medico, e mi limito a esporre la diagnosi, non voglio consigliare ricette. Il problema è che in troppi, anche tra i miei amici e colleghi, nemmeno mi contraddicono. L’atteggiamento è quello dei pazienti che non vogliono sentirsi dire la verità dal loro dottore”.
Il malato, in questo caso, è l’Europa intera.



Guarino non lancia allarmi generici sulla disoccupazione o sul disagio sociale, piuttosto da mesi esamina il paziente e raccoglie tutti i risultati degli esami in alcuni faldoni, sempre a portata di mano:

“Guardi qui – dice indicando una tabella che ha appena fatto stampare – Nel quarantennio che va dal 1950 al 1991, la media del tasso di crescita del pil è stata

del 3,86 per cento in Francia,

del 4,05 in Germania, d
el 4,36 in Italia.
Le percentuali, dopo i primi sei anni del trattato dell’Unione europea, sono invece impietose:

la Francia scese all’1,7 per cento,

la Germania all’1,4

e l’Italia passò all’ultimo posto.

I dati che vanno dal 1999 al 2011 sono addirittura drammatici:

la media per i tredici anni dell’euro è diminuita per la Francia all’1,61 per cento, per la Germania all’1,32, per l’Italia allo 0,68. Un crollo verticale”.

La causa della patologia, secondo Guarino, va ricercata nella disciplina giuridica dell’Eurozona e dell’Ue. In particolare, “non esiste precedente storico di stati che, per perseguire obiettivi di crescita, si siano rigidamente vincolati al rispetto della parità di bilancio”. Vincoli – è questo l’aspetto più originale del ragionamento di Guarino – imposti illegalmente. Incluso il Fiscal compact firmato lo scorso marzo e negoziato nel dicembre 2011, cioè nel momento di massima tensione sui mercati per le sorti dell’Europa. “Prendiamo l’articolo 3 del Fiscal compact – dice il giurista sollevando un sottile fascicolo già pronto sul tavolo della sua dimora romana – E’ qui che si introduce l’obbligo per gli stati di mantenere ‘la posizione di bilancio della pubblica amministrazione (…) in pareggio o in avanzo’”. Norma draconiana, non c’è che dire. “Inapplicabile, piuttosto. All’articolo 2 del Fiscal compact, infatti, si ripete per due volte che questo accordo internazionale dev’essere interpretato e applicato soltanto finché compatibile ‘con i trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea’”. Tuttavia i trattati costitutivi dell’Unione non restringono a tal punto la possibilità di indebitarsi dei paesi membri. Il Trattato di Lisbona, documento fondamentale dell’Ue che è entrato in vigore nel 2009 “fondendo” il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, “fissa al 3 per cento il limite che l’indebitamento non può superare – ricorda Guarino – Il Fiscal compact, invece, riduce il limite a zero punti. Insomma il Fiscal compact sopprime la sovranità fiscale degli stati firmatari, in violazione del Trattato di Lisbona al quale pure si richiama. E’ probabile che il Fiscal compact sia stato una scorciatoia, visto che l’unanimità tra i 27 paesi membri necessaria a modificare il Trattato di Lisbona non sarebbe mai stata raggiunta. Fatto sta che questo trattato rimane illegale. Non ha la forza costituzionale per modificare il Trattato di Lisbona”. Non soltanto il riferimento ai trattati, anche quello al “diritto dell’Unione europea” contenuto nel Fiscal compact pare fuori bersaglio, visto che l’azzeramento del deficit non è previsto dal regolamento 1175 del 2011, vigente tuttora in materia di politica di bilancio. Gli stati europei, dunque, da qualche mese si stanno infliggendo più rigore fiscale – a colpi di azzeramento dei deficit e rientro dei debiti pubblici – di quanto il diritto comunitario ne preveda.
D’altronde non è la prima volta che “l’euro è gestito applicando principi privi di base giuridica certa”. Fino al 6 dicembre 2011, giorno d’entrata in vigore dell’attuale Regolamento numero 1175, infatti, Guarino ricorda che era già stato applicato un altro regolamento “viziato da incompetenza assoluta”, il numero 1466 del 1997. Nel 1997, mentre si concludeva la fase transitoria che avrebbe dovuto rendere più omogenee tra loro le economie dell’Eurozona in vista dell’introduzione della moneta unica, “la Commissione si arbitrò di sostituire l’articolo 104 C del trattato dell’Unione europea con due regolamenti, uno dei quali è appunto il 1466/97”. In sintesi: il parametro dell’indebitamento al 3 per cento – uno dei famosi “parametri di Maastricht” – veniva sostituito “con il parametro dello zero per cento, cioè il pareggio di bilancio, togliendo invece rilevanza al parametro del rapporto debito/pil al 60 per cento”. Guarino ammette: “Studiando la materia, sono rimasto sorpreso anch’io. Mi sono accorto di questo regolamento soltanto ora. I ministri della Repubblica italiana continuavano a parlare di ‘parametri di Maastricht’, in realtà operavano ottemperando a vincoli ancora più stringenti”.
Il professore rilegge ancora una volta, con un sorriso incredulo, l’articolo 2 del regolamento 1466/97 che stabilisce l’obbligo di raggiungere a medio termine un saldo del bilancio della Pubblica amministrazione “prossimo al pareggio o in attivo”. Fu un “attentato alla Costituzione europea”, spiega, ad opera di membri della stessa Commissione Ue. (E in quella Commissione – ma questo Guarino non lo dice – erano presenti due italiani, Mario Monti alla Concorrenza, ed Emma Bonino responsabile per la Politica dei consumatori, della pesca e degli aiuti umanitari). La motivazione di quella mossa? E’ probabile che quel regolamento dovesse servire come pungolo per gli stati meno rigorosi: “La sua adozione fu proposta in anticipo rispetto alla fine del periodo di ‘convergenza’ per accedere all’euro. Quindi gli stati che temevano di non superare lo scrutinio, se non avessero accettato questo ulteriore restringimento dei bulloni sulla loro politica fiscale, avrebbero dato segno di debolezza. Si trattò perciò di consensi formalmente volontari ma sostanzialmente coatti”. Lo schema, insomma, è simile a quello che si ripete oggi con il Fiscal compact. Nel 1997 fu un regolamento ad avere la pretesa di correggere le norme di un trattato che pure era legalmente sovraordinato, con la Commissione che si arrogò di inserire l’obiettivo del bilancio in pareggio o in attivo. Nel 2012 è stato firmato il Fiscal compact che, sul rigore di bilancio, ha tradito le norme vigenti del Trattato di Lisbona e quelle appena stabilite nel Regolamento 1175/2011.
Forse oggi anche la Germania, all’apice della crisi dell’euro, ha ottenuto consensi “formalmente volontari ma sostanzialmente coatti” attorno a una politica di bilancio che avvantaggia Berlino? D’altronde è stato lo stesso presidente del Consiglio, Mario Monti, a dire che il Fiscal compact è stato fortemente voluto da Angela Merkel. Guarino insiste: “Sono soltanto un medico, la mia diagnosi dal punto di vista legale è questa e nessuno finora me l’ha contestata”. Dice di non credere troppo a chi vede una macchinazione di Berlino dietro ogni mossa dell’Unione europea: “La realtà è che i risultati di questo impianto giuridico schizofrenico penalizzano tutti gli europei. Basti dire che Berlino nel 1953 aveva una quota del 5,3 per cento del commercio mondiale, che divenne dell’11,7 per cento nel 1973, del 10,2 per cento nel 2003, dell’8,5 per cento nel 2010. Negli anni 90, nel momento in cui tutto il mondo accelerava per avvantaggiarsi della rivoluzione informatica, la Germania ha scelto di autovincolarsi, di immobilizzarsi per fare da modello a tutti gli altri, ed ecco i risultati. Così sta forse acquistando la preminenza in Europa perdendo quella nel mondo, un errore in cui è già incappata altre volte nella storia. Il punto è che oggi è tutta l’Europa a rischiare l’irrilevanza”. Non a caso la settimana scorsa il Financial Times Deutschland ha dedicato quasi una pagina intera – in uno dei suoi ultimi numeri prima della chiusura – alle tesi del giurista italiano, definito nel titolo come “Der Euro-Chaostheoretiker”, cioè il teorico dell’euro-caos.
Ammettiamo ora che questa ricostruzione giuridica sia corretta. Che cosa cambia? “Il Fiscal compact non si applica, se vogliamo rispettare i trattati europei. Né va portata avanti la sua trasposizione nella Costituzione italiana, con la riforma dell’articolo 81 sul pareggio di bilancio”. Quanto alla possibile reazione dei mercati, all’imperversare dello spread, Guarino parla di “grande imbroglio” e dice che il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi si può far salire e scendere “muovendo una decina di miliardi di euro”. E’ sulla base di queste premesse che l’ex ministro scruta i sommovimenti politici in atto e suggerisce la prima mossa da compiere per un esecutivo davvero responsabile, sia questo ancora in carica o il prossimo che verrà: “Esigere l’applicazione dei trattati vigenti, cioè del Trattato di Lisbona firmato nel 2007 e in vigore dal 2009. Quel trattato garantisce la possibilità di un indebitamento annuo pari al tre per cento del pil”. In calce al più stringente Fiscal compact, per quanto non applicabile, resta pur sempre la firma di un rappresentante del nostro paese: “Il governo – conclude Guarino nelle vesti di medico nient’affatto pietoso – dovrà esigere che sia la Commissione dell’Unione europea ad attestare pubblicamente che il limite valido all’indebitamento annuo è quello del 3 per cento, e non altro”.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Marco Valerio Lo Prete@marcovaleriolp
 
Video – Martin Schulz ammette: l’euro è una frode ai danni del cittadino

Martin Schulz ammette: l'euro è una frode ai danni del cittadino - YouTube




6 ott – ”L’indipendenza della Bce e’ una grande truffa per i singoli Stati e i cittadini?”. ”Sono d’accordo”.

Cosi’ il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz ha risposto ad una domanda giunta dalla platea nel corso dell’incontro con il Forum Nazionale Giovani organizzato al centro ‘Porta Futuro’. ”Quando Angela Merkel dice che la Bce deve aiutare i Paesi in difficolta’ ma deve essere indipendente, mi sembra un controsenso”, ha poi sottolineato.
Gia’ a margine della conferenza Schulz aveva sottolineato ai cronisti che ”sistemi bancari, fondi di investimento, grandi compagnie ottengono denaro dalla Bce a un tasso dell’1% e prestano lo stesso denaro al 7% ai singoli Stati. Cosi’ ricavano profitti dai soldi di chi paga le tasse”.
Tuttavia, ha spiegato il presidente del Parlamento Ue nel corso dell’incontro, ”quando la Banca centrale europea e’ stata istituita, la condizione, voluta anche dalla Germania, era una sua assoluta indipendenza. E le regole non saranno cambiate perche’ Angela Merkel non sarebbe d’accordo”.
Per Schulz infine, un maggiore aiuto ai singoli Stati ”potrebbe giungere anche dagli eurobond”.
 
MONTI? HA USURPATO LA SUA FAMA. SCOMPARIRA' NEL PATTUME DELLA STORIA.
Intervista esclusiva all'economista francese Jacques Sapir: i partiti si sono arresi senza condizione davanti alle esigenze della finanza e del capitale.


Non si potrà uscire dalla crisi se non attraverso la loro distruzione totale.


L'euro è destinato a fallire.


Monti ha bloccato i pagamenti alle imprese, ha lasciato crollare il credito, lasciato che gli investimenti si contraessero e condannato l'Italia.

La fama da tecnico che si è costruito è del tutto usurpata.


Scomparirà nel pattume della storia.


Leggi l'intervista completa: Monti? Ha usurpato la sua fama. Scomparirà nel pattume della storia. | Byoblu.com
 
può un docente universitario di economia come Monti per di più bocconiano, non conoscere
il moltiplicatore di keynes
o
la curva di Laffer?


Porro che ha frequentato l'università di economia pare conosca la curva e la illustra assieme ai suoi effetti
Tre curve di Laffer ? il Blog di Nicola Porro
Tre curve di Laffer



Vabbè ormai vi siete annoiati a sentir parlare della Curva di Laffer. Si tratta in fondo di un semplice grafico in cui si mette in evidenza come all’aumentare delle aliquote (da un certo punto in poi) diminuisce il gettito. E’una regola di buon senso che i nostri politici e tecnici non vogliono sentire. Ci sono tre casi lampanti che riguardano l’Italia degli ultimi mesi.
Li ho messi in fila. E converrà aggiornare.


IVA. Nei primi otto mesi di quest’anno il gettito derivante dell’Iva, la nostra principale imposta indiretta, è crollato. Da un punto di vista percentuale di 5.2 punti. Dal punto di vista di cassa il gettito di questa imposta è diminuito rispetto all’anno scorso della bellezza di 3,7 miliardi di euro. In termini percentuali si tratta di un calo tre volte superiore a quello, pur drammatico, del Pil. Da una settimana è aumentata l’aliquota dal 21 al 22, e i tecnici si attendono un gettito di 1 miliardo. Siamo facili profeti a prevedere che a consuntivo il gettito di ottobre, novembre, dicembre del 2013 sarà inferiore a quanto previsto dai conti preventivi.



Laffer 1.
BOLLO SU AUTO DI LUSSO. Il superbollo ha distrutto un settore: quello delle cosidette auto di lusso. Colpire i ricchi fa male a tutti. Un gettito previsto di 168 milioni derivante dalla tassa sulle auto con più di 185 kw, ha prodotto il risultato di bruciare incassi per 140 milioni. Il calcolo è per difetto ed è fatto da ben sei associazioni del settore. Insomma un’imposta che invece di portare introiti alle casse dello stato, li brucia. I 140 milioni dierivano essenzialmente da mancata Iva (per circa 95 milioni) derivante dalla riduzione delle immatricolazioni per questo genere di auto. E a cascata ci sono da considerare tutte le imposte: da quelle provinciali, ai bolli ordinari a quelle di immatricolazione che sono venute meno. E chi si vuole comprare una bella macchina di lusso (e fa bene) trova un escamotage per non immatricolarla in Italia.

Laffer 2
LE TASSE SUGLI YACHT I nostri "tecnici bocconiano come veri fenomeni" prevedevano di incassare dalla nautica circa 120 milioni dalle nuove imposte sulle imbarcazioni introdotte alla fine del 2011. Nel 2012 hanno incassato sì e no 25 milioni. Il fatturato del settore si è praticamente dimezzato con una perdita di circa 2.5 miliardi di ricavi. La Cna, gli artigiani di sinistra, calcolano un mancato gettito, grazie alla manovra del governo Monti che ha paralizzato il settore, della bellezza di 900 milioni. C’è stato infatti un calo del 26 per cento delle barche paganti, che sono fuggite su altre coste: non italiane. Solo pochi mesi fa si sono accorti di ciò che stava accadendo e hanno modificato la norma assurda imposta dal governo Monti.
Laffer 3.
ps e sorte simile toccherà agli introiti della Tobin Tax, con un buco previsto nei conti (si veda zuppa prcedente) di più di 700 milioni.
 
può un docente universitario di economia come Monti per di più bocconiano, non conoscere
il moltiplicatore di keynes
o
la curva di Laffer?


Porro che ha frequentato l'università di economia pare conosca la curva e la illustra assieme ai suoi effetti
Tre curve di Laffer ? il Blog di Nicola Porro
Tre curve di Laffer



Vabbè ormai vi siete annoiati a sentir parlare della Curva di Laffer. Si tratta in fondo di un semplice grafico in cui si mette in evidenza come all’aumentare delle aliquote (da un certo punto in poi) diminuisce il gettito. E’una regola di buon senso che i nostri politici e tecnici non vogliono sentire. Ci sono tre casi lampanti che riguardano l’Italia degli ultimi mesi.
Li ho messi in fila. E converrà aggiornare.


IVA. Nei primi otto mesi di quest’anno il gettito derivante dell’Iva, la nostra principale imposta indiretta, è crollato. Da un punto di vista percentuale di 5.2 punti. Dal punto di vista di cassa il gettito di questa imposta è diminuito rispetto all’anno scorso della bellezza di 3,7 miliardi di euro. In termini percentuali si tratta di un calo tre volte superiore a quello, pur drammatico, del Pil. Da una settimana è aumentata l’aliquota dal 21 al 22, e i tecnici si attendono un gettito di 1 miliardo. Siamo facili profeti a prevedere che a consuntivo il gettito di ottobre, novembre, dicembre del 2013 sarà inferiore a quanto previsto dai conti preventivi.



Laffer 1.
BOLLO SU AUTO DI LUSSO. Il superbollo ha distrutto un settore: quello delle cosidette auto di lusso. Colpire i ricchi fa male a tutti. Un gettito previsto di 168 milioni derivante dalla tassa sulle auto con più di 185 kw, ha prodotto il risultato di bruciare incassi per 140 milioni. Il calcolo è per difetto ed è fatto da ben sei associazioni del settore. Insomma un’imposta che invece di portare introiti alle casse dello stato, li brucia. I 140 milioni dierivano essenzialmente da mancata Iva (per circa 95 milioni) derivante dalla riduzione delle immatricolazioni per questo genere di auto. E a cascata ci sono da considerare tutte le imposte: da quelle provinciali, ai bolli ordinari a quelle di immatricolazione che sono venute meno. E chi si vuole comprare una bella macchina di lusso (e fa bene) trova un escamotage per non immatricolarla in Italia.

Laffer 2
LE TASSE SUGLI YACHT I nostri "tecnici bocconiano come veri fenomeni" prevedevano di incassare dalla nautica circa 120 milioni dalle nuove imposte sulle imbarcazioni introdotte alla fine del 2011. Nel 2012 hanno incassato sì e no 25 milioni. Il fatturato del settore si è praticamente dimezzato con una perdita di circa 2.5 miliardi di ricavi. La Cna, gli artigiani di sinistra, calcolano un mancato gettito, grazie alla manovra del governo Monti che ha paralizzato il settore, della bellezza di 900 milioni. C’è stato infatti un calo del 26 per cento delle barche paganti, che sono fuggite su altre coste: non italiane. Solo pochi mesi fa si sono accorti di ciò che stava accadendo e hanno modificato la norma assurda imposta dal governo Monti.
Laffer 3.
ps e sorte simile toccherà agli introiti della Tobin Tax, con un buco previsto nei conti (si veda zuppa prcedente) di più di 700 milioni.

Nulla dice sulla perdita dei posti di lavoro e sui fallimenti di rivenditori di auto e/o produttori
 
sono proprio duri di comprendonnio i nostri CARI politici....
perchè non tagliano quella miriade di dirigenti statali a 250mila euro? il M5Stelle denuncia la pratica di sistemare in poltrona gli amici... c'è 1 dirigente per ogni 5 lavoratori!!!!!!
ma se ne fregano .. e la loro coscienza non si muove neppure di fronte a tanti fallimenti e suicidi!

Fisco: Tesoro, Italia unica in Ue con calo entrate 8 mesi
ROMA (MF-DJ)--Nei primi otto mesi del 2013 l'Italia e' l'unico grande Paese europeo che vede il segno meno per le entrate tributarie. Lo rende noto il Ministero dell'Economia, nel Rapporto sulle entrate tributarie internazionali.
Se registrano un aumento tendenziale degli incassi la Francia (+8,4%), il Portogallo (+6,3%), l'Irlanda (+3,8%), il Regno Unito (+3,7%), la Germania (+2,6%), la Spagna (+0,2%), invece l'Italia vede negli 8 mesi una modesta flessione, pari a -0,3%.
Il Tesoro rende noto anche l'analisi comparativa sul gettito Iva nel periodo gennaio-agosto 2013. Si registrano tassi di variazione positivi per Spagna (+8,4%), Regno Unito (+2,2%), Germania (+1,2%) e Francia (+1%); una sostanziale stabilita' per l'Irlanda (-0,4%); tassi di variazione negativi per Portogallo (-2,1%) e Italia (-5,2%), anche in questo caso fanalino di coda. ren
(END) Dow Jones Newswires
October 15, 2013 10:43 ET (14:43 GMT)
 
sono proprio duri di comprendonnio i nostri CARI politici....
perchè non tagliano quella miriade di dirigenti statali a 250mila euro? il M5Stelle denuncia la pratica di sistemare in poltrona gli amici... c'è 1 dirigente per ogni 5 lavoratori!!!!!!
ma se ne fregano .. e la loro coscienza non si muove neppure di fronte a tanti fallimenti e suicidi!




se ne fregano perche' se mancano soldi c'e' il MES poi ci sono le privatizzazioni poi le tasse, insomma da magna c'e' :-o
 

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