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senza contanti, tutti i cittadini saranno costretti ad avere un conto presso una banca... e se quella fallisce? con il Bailin sparirebbero tutti i risparmi del malcapitato

Insomma stanno studiando le leggi per rapinarci ulteriormente
la BCE vuole più poteri per poter congelare il deflusso di liquidità dalle banche in odore di fallimento

CHI PAGA? pantalone ovvio perchè gli sarà impedito di poter mettere al riparo i suoi risparmi...

Bce ha bisogno di nuovi poteri intervento in crisi bancarie, Nouy
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Economia3 ore fa (25.08.2017 16:40)



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© Reuters. Daniele Nouy

FRANCOFORTE (Reuters) - La Banca centrale europea ha bisogno di nuovi poteri per congelare temporaneamente la liquidità delle banche che stanno andando verso il fallimento per bloccare deflussi potenzialmente fatali.

Lo ha detto Daniele Nouy, responsabile del meccanismo di vigilanza unica sulle banche che fa capo alla stessa Bce, messa a dura prova negli ultimi mesi da una rapida successione di fallimenti bancari, tra cui quello della spagnola Banco Popular, che ha esaurito la liquidità in pochi giorni.

"A mio avviso... l'introduzione di un adeguato potere moratorio per le autorità è necessaria al fine di reagire con l'opportuna flessibilità, se la situazione della banca peggiora rapidamente", scrive Nouy in una lettera ad un deputato del Parlamento europeo.

"Data l'evoluzione potenzialmente rapida delle crisi di liquidità, uno strumento moratorio potrebbe essere necessario per assicurare ci sia un tempo adeguato per trovare una soluzione credibile", ha aggiunto Nouy, precisando che la Bce presto pubblicherà un parere sul tema.

In paesi come Grecia e Germania è possibile congelare temporanemente la liquidità mentre questo non accade in Spagna, e la Bce vuole regole uniformi in tutta la zona euro.

L'autorità di supervisione, inoltre, teme di non avere uno strumento per agire e prevenire una spirale negativa quando una banca è vicina al dissesto ma non ancora dichiarata "fallita o probabilmente vicina al fallimento".

Lo strumento moratorio potrebbe mantenere parte della liquidità, permettendo alle autorità di guidare la banca verso una risoluzione ordinata o un salvataggio.



Bce ha bisogno di nuovi poteri intervento in crisi bancarie, Nouy
 

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Ispezioni sospette: la Procura indaga sulla Banca d’Italia
Esposto presentato dal banchiere D’Aguì, il suo legale è cugino del premier Gentiloni
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di Giorgio Meletti e Valeria Pacelli | 1 settembre 2017

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La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine sulla vigilanza della Banca d’Italia. L’inchiesta, per ora senza indagati, è stata affidata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone ai sostituti Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci, già titolari dell’indagine su Veneto Banca che vede l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli indagato per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio.

L’inchiesta nasce da un memoriale di Pietro D’Aguì, ex manager della Banca Intermobiliare (Bim), boutique finanziaria controllata da Veneto Banca in liquidazione. Il memoriale è stato depositato il 30 giugno scorso dall’avvocato Michele Gentiloni Silveri, cugino del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Secondo autorevoli indiscrezioni, il premier è informato della vicenda e ne ha già potuto valutare, durante le brevi vacanze estive, l’impatto politico. A novembre scade il mandato del governatore Ignazio Visco. La decisione se confermarlo o no spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Gentiloni, e sarà presa in coincidenza con l’avvio della commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. È auspicato o temuto, secondo i punti di vista, che un tema centrale siano le responsabilità della vigilanza, cioè Consob e Bankitalia.

Alle accuse ricorrenti su distrazioni, miopie e strabismi di Bankitalia, l’inchiesta della procura di Roma aggiunge l’ipotesi di reati, cioè di scorrettezze dolose. Gli sviluppi dell’azione penale potrebbero gettare nuova legna su un fuoco che per ora cova sotto la cenere: fino a ieri le indiscrezioni autorizzate non hanno messo in dubbio la volontà di Quirinale e Palazzo Chigi di rinnovare la fiducia a Visco.

Il memoriale di D’Aguì è stato accompagnato da una lettera dell’avvocato Gentiloni che ne sintetizza i contenuti segnalando “alcuni dati idonei a costituire notizie di reato” e indicando due nomi di peso: il capo del “Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria” della Banca d’Italia Carmelo Barbagallo e l’ispettore Emanuele Gatti.

Sono tre i capitoli riguardanti l’operato della vigilanza raccomandati a Pignatone per gli approfondimenti dall’avvocato Gentiloni.

Primo. Comportamento della vigilanza durante l’acquisizione di Bim da parte di Veneto Banca (2010-2011) “con successivo inadempimento da parte di quest’ultima alle obbligazioni assunte”. La Bim fu in parte pagata da Consoli con azioni di Veneto Banca e (secondo le accuse di D’Aguì) relativa e inevasa promessa di riacquisto in tempi rapidi. Sul punto D’Aguì ha denunciato Consoli che dal 6 aprile scorso è indagato dai sostituti Calabretta e Pesci anche per truffa ed estorsione.

Secondo. L’ispezione compiuta da Gatti sulla Bim nel 2012, per la quale l’avvocato Gentiloni raccomanda alla procura la “valutazione degli errori compiuti” e il ruolo di Barbagallo “nella fase successiva all’ispezione”. In quell’ispezione Gatti diagnosticò una riduzione di due terzi del capitale di vigilanza, portandolo a soli 157 milioni contro i 435 indicati nella semestrale 2012. A fine 2012 il bilancio Bim (quotata in Borsa) indicava il patrimonio di vigilanza a 322 milioni, il doppio di quanto calcolato da Gatti, senza che nessuno abbia sollevato obiezioni. Nel frattempo però, sulla scorta dell’ispezione di Gatti e dell’istruttoria di Barbagallo, il governatore Visco ha scritto alla Bim ordinando perentoriamente di revocare i poteri a D’Aguì. Dopo averlo sentito per anni lamentarsi di non aver mai avuto il potere di rimuovere i banchieri sospetti, scopriamo che già quattro anni fa Visco poteva, quando Barbagallo lo decideva, scrivere “la Banca d’Italia dispone” per ordinare il licenziamento.

Terzo. Comportamento della vigilanza “in relazione al mancato acquisto” della Bim da parte di una cordata di investitori guidata da D’Aguì, e “motivi reali del mancato consenso all’operazione da parte delle autorità di vigilanza”. Nell’agosto 2014, D’Aguì, con numerosi soci tra cui Carlo De Benedetti, Luca di Montezemolo e il fondo britannico Duet Alternative Investment, ha contrattato il riacquisto di Bim per 562 milioni.

Dopo mesi di tira e molla, il 16 giugno 2015 la vigilanza europea, su proposta della Banca d’Italia, ha comunicato il diniego all’operazione con lettera del presidente della Bce Mario Draghi. Secondo D’Aguì in quella procedura sono state inserite notizie false sulla sua situazione processuale che avrebbero determinato la mancanza dei requisiti di onorabilità per il leader della cordata, e quindi il diniego.

L’operazione avrebbe attenuato la crisi di Veneto Banca rimpolpandone il patrimonio di vigilanza di circa 50 preziosi punti base. A distanza di soli due anni il commissario liquidatore Fabrizio Viola sta vendendo la Bim per un valore indicato tra 100 e 150 milioni. Lo stop della vigilanza è costato ad azionisti e creditori di Veneto Banca oltre 400 milioni.

L’apertura dell’inchiesta su Palazzo Koch non è una sorpresa. Dopo l’esplosione della crisi bancaria quasi tutti gli amministratori degli istituti in crisi sono stati indagati per ostacolo alla vigilanza: la Banca d’Italia, accusata da più parti di aver vigilato a vuoto, ha reagito denunciando i banchieri alle Procure di mezza Italia, accusandoli di aver sistematicamente ingannato i suoi ispettori sulle reali condizioni finanziarie delle banche. E quasi tutti i banchieri indagati hanno reagito accusando gli ispettori della Banca d’Italia di aver sempre saputo (e silenziosamente approvato) tutto.

Il copione, inaugurato con il processo a Giuseppe Mussari di Montepaschi, in questo momento viene interpretato con particolare vigore da Consoli, in attesa dell’udienza preliminare che deciderà sul suo rinvio a giudizio. La cannonata più forte arriva adesso da D’Aguì, imputato con Consoli per un fatto marginale e non certo catalogabile come suo sodale dopo che lo ha denunciato per estorsione e truffa.

Ispezioni sospette: la Procura indaga sulla Banca d’Italia - Il Fatto Quotidiano
 

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nel silenzio generale dei media – la Banca centrale russa ha salvato la sua MPS, ovvero Otkritie Bank, il più grande istituto privato del Paese che garantisce credito a 29mila aziende, 163mila PMI e 3,4 milioni di clienti retail attraverso 400 filiali in tutto il Paese. La Banca centrale russa non solo ha comunicato ufficialmente la decisione di dar vita al salvataggio ma anche che entrerà nel capitale azionario della banca, che non verrà utilizzata la procedura di bail-in e che l’operatività dell’istituto continuerà normalmente. Insomma, un salvataggio d’emergenza fatto dalla sera alla mattina. E se i media sono stati silenziosi, il mercato ha reagito subito, visto che il bond denominato in dollari della banca con maturazione aprile 2019 ha conosciuto un aumento del 20%.
SuperCiuk molla l'Ucraina e apre a Putin, proprio mentre Mosca salva la sua MPS. Botto in vista? - Rischio Calcolato
 

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Mps, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Unicredit. Ecco come vanno davvero i conti delle banche italiane
L'analisi di Roberto Telatin, responsabile Centro Studi Uilca “Orietta Guerra”


I risultati economici complessivi al 30 giugno 2017 dei tredici maggiori istituti di credito italiani evidenziano un utile complessivo di 4,7 miliardi di euro, quasi raddoppiato rispetto al primo semestre 2016.
Tuttavia ad influenzare tale risultato vi sono due fatti straordinari: il contributo di 3,5 miliardi di euro erogati dallo Stato a Intesa Sanpaolo per l’operazione “Banche Venete” (ossia Popolare di Vicenza e Veneto Banca) e le ulteriori rettifiche su crediti di 4 miliardi contabilizzate da Monte dei Paschi di Siena, previsti per la cessione dei crediti deteriorati come annunciato nel progetto di rilancio dell’istituto.







La ripresa economica si evidenzia nei conti economici delle banche, con una crescita delle commissioni nette del 5,9%
mentre continua la contrazione sia del margine d’interesse diminuito del 2,8% rispetto al giugno 2016, sia dei costi operativi, ridottisi dell’1,0%, soprattutto per la diminuzione delle spese del personale (-1,6%).

Le rettifiche sui crediti, escluso l’accantonamento straordinario effettuato dal Monte dei Paschi di Siena (4 miliardi di euro) sono in contrazione. Le minori rettifiche “normalizzate” sono confermate anche dalla diminuzione dei crediti netti deteriorati -10,79%, che ora rappresentano l’8,41% dei crediti netti, in riduzione rispetto al 9,30% del 30 giugno 2016.

Considerati i molti progetti di cessione di NPL annunciati, si presume, che i crediti deteriorati dovrebbero scendere ulteriormente nei prossimi mesi, aiutati anche dal miglioramento della crescita economica. L’aumento del PIL previsto nel 2017 e 2018 per rendere beneficio al Paese, si deve tradurre in un aumento dei redditi.



Il credito alle imprese, come segnalato dalla Banca d’Italia, purtroppo sta calando non perché esiste un problema di credit crunch, ma perché mancando un vero Piano Industriale del Paese, la richiesta di credito da parte delle Aziende medio piccole ristagna.

L’aumento dei profitti delle imprese, senza un aumento dei salari e delle pensioni, non porterà a un aumento dei consumi fondamentale per rafforzare la ripresa economica dell’Italia. Per questo gli sforzi per migliorare i conti economici delle banche rischiano di essere solo temporanei se non vi saranno interventi governativi che, favorendo la riduzione del prelievo fiscale e la discesa del tasso di disoccupazione, aumentino il reddito disponibile per le persone.
 

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Bce chiede a banche zona euro copertura totale nuovi Npl a partire da gennaio
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© Reuters.

FRANCOFORTE (Reuters) - La Banca centrale europea chiederà agli istituti di credito della zona euro di portare al 100% gli accantonamenti sui crediti deteriorati di nuova classificazione a partire dal prossimo primo gennaio.

Lo dice l'istituto centrale di Francoforte, confermando le anticipazioni Reuters di ieri contenute nella bozza dell'addendum alle nuove linee guida sulla gestione dei 'non performing loan'.

La copertura totale sui crediti deteriorati non garantiti deve avvenire nell'arco di due anni, quella sui crediti garantiti entro sette.

"Si prevede inoltre che la banche motivino di fronte alle autorità di vigilanza qualsiasi scostamento rispetto alla nuova 'guidance'" dice una nota Bce.

"In base alle spiegazioni delle singole banche, la Bce valuterà se sarà necessario prendere ulteriori misure di supervisione".

La nuova misura non interessa i crediti deteriorati dell'intera zona euro pari a quasi 1.000 miliardi di euro attualmente già nei bilanci bancari, su cui la sessione preposta alla vigilanza della Bce potrebbe presentare provvedimenti specifici entro la fine del primo trimestre dell'anno prossimo.

Si tratta comunque di provvedimenti che potrebbero avere effetto anche sulle sofferenze in essere, dal momento che Francoforte ha già chiesto alle banche che hanno in pancia un livello elevato di Npl di presentare nel primo semestre di quest'anno un piano strategico sulla riduzione dei crediti deteriorati.

Verrà chiesto alle banche di portare gli accantonamenti al 100% in maniera graduale e lineare; il livello di questi potrà essere anche superiore a un andamento lineare nel corso del periodo previsto in caso le autorità di vigilanza locali richiedano 'buffer' più elevati.

In caso il credito deteriorato sia in parte garantito e in parte non, la banca centrale precisa che verrà applicata una tempistica diversa sulle singole porzioni del medesimo Npl.

Si terrà il 30 novembre a Francoforte un'audizione pubblica Bce dedicata alle nuove linee guida, mentre la data finale della consultazione è fissata al prossimo 8 dicembre.
 

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Banche italiane: quanto sono esposte sui titoli di stato italiani?
Pubblicato il 10 ottobre 2017, ore 13:29. Ultimo aggiornamento 10 October 2017 , ore 13:36
Tutti i dati relativi al mese di agosto sull'esposizione delle banche italiane verso i titoli del debito pubblico

https://www.investireoggi.it/finanz...uanto-esposte-sui-titoli-italiani/?refresh_ce

Secondo i dati comunicati oggi dalla Banca d’Italia le banche italiane hanno ridotto l’esposizione verso i titoli del debito pubblico italiano. Via Nazionale ha infatti reso noto che ad agosto l’ammontare dei titoli di stato detenuti dagli istituti bancari italiani era tornato sotto i 370 miliardi di euro. Più precisamente nel mese di agosto il valore complessivo dei BTP e BOT detenuti dalle banche italiane è sceso a 368,4 miliardi di euro contro i 370 miliardi di euro del mese di luglio. La riduzione dell’esposizione degli istituti italiani verso i titoli di stato è più marcata nel confronto su base annua. Rispetto al mese di agosto 2016, infatti, l’esposizione delle banche verso i titoli del debito pubblico italiano ha segnato un ribasso di 32 miliardi di euro.

Sempre dalla nota della Banca d’Italia si evince che l’esposizione in Bot è aumentata a 14,8 miliardi di euro, quella in Cct è salita a 60,5 miliardi mentre è scesa invece l’esposizione in Btp da 266,4 a 265,5 miliardi. In forte calo sopratutto la contrazione dell’esposizione verso i Ctz che è passata da 16,8 a 12,7 miliardi di euro.
 

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ABI scrive a Casini su linee guida BCE su NPL: serve una radicale rivisitazione
ABI scrive a Casini su linee guida BCE su NPL: serve una radicale rivisitazione


Negli ultimi giorni sono arrivati molti pareri negativi sull'inasprimento delle regole da parte della BCE, dagli industriali al Presidente del Parlamento Europeo Tajani.
Banche: Agnelli (Confimi), con nuova stretta su credito siamo a capolinea


MILANO (MF-DJ)--"Con questa ennesima stretta data al credito, calata dall'Europa, siamo al capolinea: così finisce l'accesso al credito per le nostre imprese".

Lo ha affermato in una nota Paolo Agnelli, Presidente di Confimi Industria - Confederazione dell'Industria Manifatturiera Italiana e dell'Impresa Privata - commentando la decisione della Bce che dal 1* gennaio inasprisce decisamente le regole sui crediti inesigibili e la conseguente discrezionalità a disposizione delle Banche nell'immettere liquidità nelle aziende.

"Sono pienamente d'accordo con il Ministro dello Sviluppo Economico Calenda - prosegue Agnelli - che ha alzato la voce su questo tema perché è a rischio la tenuta del nostro tessuto imprenditoriale. E' davvero un tema politico delicatissimo che deve essere assolutamente centrale". "Colpendo ancora una volta i requisiti patrimoniali delle banche alle quali si richiedono nuovi accantonamenti - continua il Presidente di Confimi - si mettono in ginocchio le PMI perché saranno come sempre le prime vittime di questo Paese, in cui 4.350.000 imprese dipendono dalle banche e non dal mercato. Chiude Agnelli: "In una fase in cui si vede una leggera ripresa, con aziende che si sono caricate di enormi sacrifici in questi ultimi 10 anni, questa decisione totalmente incurante del nostro tipo di economia è veramente sconfortante".

com/lab

(END) Dow Jones Newswires

October 10, 2017 11:06 ET (15:06 GMT)
 

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L’avviso ai naviganti del fondo hedge Bridgewater che scommette contro Enel, Intesa, UniCredit, Generali e il resto dell’Italia

Da quando la Bce ha preso di nuovo di mira le banche con la storia degli Npl, c’è da più parti la sensazione che l’Italia stia per finire di nuovo nel mirino. Di alcuni paesi forti, e dei mercati.

In passato si sarebbero venduti i titoli di Stato, oggi c’è (ancora per poco) lo scudo della Bce che ne ha comprati a valanga e quindi ci si sposta sui pezzi pregiati che abbiamo sul mercato: grandi banche, assicurazioni, large company.

Solite, sospettose dietrologie? Può essere. Ma anche no. E’ di oggi la notizia che il fondo hedge americano Bridgewater ha scommesso oltre un miliardo di ollari in posizioni corte (cioè ha investito sulle probabilità di un ribasso azionario) su Enel, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Ubi, BancoBpm, Bper, Generali e Prysmian.

Lo ha ricostruito Bloomberg qui, esaminando alcune informative depositate negli Usa.

Forse è presto per parlare di congiura, ma il clima intorno all’Italia non sta certo migliorando. “Perderanno la loro scommessa”, ha tagliato corto il ceo di Intesa, Carlo Messina.

Ma l’avviso ai naviganti è chiaro, e pure alla politica. Su la guardia.

(Nella foto, una gara di tiro al piccione)
L’avviso ai naviganti del fondo hedge Bridgewater che scommette contro Enel, Intesa, UniCredit, Generali e il resto dell’Italia
 

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