Macroeconomia Quale Futuro per le banche?

  • Creatore Discussione Creatore Discussione mostromarino
  • Data di Inizio Data di Inizio
glieli daro`..che ti devo dire..:rolleyes::rolleyes:

Non intendevo questo.
C'è gente, conosciuta, di una grande generosità e umiltà. Li osservi dal basso verso l'alto ma di fanno sentire a tuo agio.
Altri, invece, che reputi solo degli "ingranaggi" creano solo problemi a non finire. Il tutto per apparire.

Una volta ho avuto una storia con un tale (una foto tessera riprodotta da un giornale) che asseriva che l'immagine, riprodotta da una carta d'identità, era sua perchè l'aveva scattata lui (non l'originale ma la copia).
L'ho pagato (poco) per levarmelo di torno.
 
corriere del ticino,oggi


G20: timori sul credito

Il funzionamento del sistema bancario resta critico

Le considerazioni sono contenute nella bozza di docu- mento che oggi sarà sul tavolo dei 27 leader dei Paesi dell’Unione Europea riuniti a Bruxelles per preparare il vertice dei G20 che si terrà a Pittsburgh



BRUXELLES «Il funzionamento del sistema bancario resta critico»: è quanto si legge nella bozza di documento che domani sarà sul tavolo dei 27 leader della UE riuniti a Bruxelles per preparare il G20 di Pittsburgh. Nel testo si sottolinea come ancora oggi sia difficile ristabilire i normali flussi di credito verso l’economia reale, soprattutto verso le imprese. Si spiega quindi come per assicurare la sopravvivenza delle banche nel lungo termine sia necessario mettere in campo una ristrutturazione del settore, parallelamente ad azioni per migliorare la qualità dei bilanci bancari». I 27 leader della UE ribadiscono dunque la necessità che il G20 rafforzi la vigilanza delle istituzioni finanziarie più importanti per la stabilità del sistema, anche attraverso stress test fatti su misura, e ammortizzatori per sostenere il capitale. La UE chiede anche di alzare il livello della qualità della supervisione sui gruppi crooss-border e di attuare pienamente l’approccio deciso al G20 di Londra nei confronti delle giurisdizioni non cooperative dal punto di vista fiscale.
Nella bozza UE si sottolinea come, a proposito di retribuzioni, liquidazioni e bonus nel settore bancario, il G20 debba applicare a pieno gli impegni sottoscritti a Londra sulle retribuzioni e i compensi, incoraggiando una solida gestione dei rischi da parte dei manager e attuando uno stretto legame tra i compensi e le performance di lungo termine. Il G20 dovrebbe impegnarsi a trovare un accordo su regole vincolanti per la parte variabile delle remunerazioni, accompagnate dalla minaccia di sanzioni a livello nazionale. In particolare, la UE chiede che «la parte variabile delle remunerazioni, compresi i bonus, sia fissata ad un livello appropriato in relazione alla remunerazione fissa e legata alle performance della banca, tenendo conto degli sviluppi negativi, così da evitare bonus garantiti». Inoltre si chiede di impedire l’esercizio di stock option per un appropriato periodo di tempo e di impedire che i manager siano totalmente al riparo dai rischi. Nella bozza si sottolinea anche la necessità di costituire degli organismi di vigilanza sui bonus e i rischi connessi, dando a questi organismi i mezzi per ridurre i compensi nel caso di deterioramento delle performance della banca.
 
Le banche erogano poco o quasi per nulla del nuovo credito alle imprese in quanto temono di aumentare le loro sofferenze.

La situazione dei titoli tossici detenuti dai maggiori istituti bancari è già abbastanza drammatica da consigliare i vertici di evitare di aggravarla erogando altri crediti allegri, che in seguito potrebbero divenire inesigibili come gran parte di quelli in essere.

Intanto i mercati continuano imperterriti a far lievitare le quotazioni dei titoli finanziari; quasi vogliano premiare le tattiche conservative dei vari istituti bancari.

:rolleyes:
 
BANCHE, MEZZI PROPRI E RESPONSABILITÀ

TITO TETTAMANTI *IL COMMENTO
Nell’ultimo commento abbiamo visto come il mondo delle banche abbia cercato di risolvere il problema del finanziamento degli scambi commerciali aumentati vertiginosamente negli ultimi due decenni.

L’idea di coinvolgere e mobilitare capitali privati, come pure quella di ripartire più diffusamente i rischi per evitare pericolose concentrazioni erano e rimangono molto interessanti e di indubbia utilità.
Purtroppo gli errori commessi nell’implementazione di tali idee da operatori, regolatori, controllori con tassi d’interesse troppo bassi fissati dalle banche centrali, e errate politiche per favorire l’accesso alla proprietà, hanno portato a gravissime conseguenze con il rischio di collasso dell’intero sistema finanziario.
Un modello bancario con un certo numero di grosse banche mondiali, «too big to fail» (che non possono fallire) operanti a tutto campo ed in ogni settore, con rapporti assurdi e pericolosi tra mezzi propri e debiti ed in più con una larga parte dell’eccessivo indebitamento a breve termine, è chiaramente fallito.

Non vedo come si possa dimostrare il contrario. Negli Stati Uniti, in Inghilterra, Olanda, Germania, Svizzera alcune delle più grosse banche si sono salvate solo in quanto lo Stato ne è divenuto l’azionista di riferimento sottoscrivendo massicci aumenti di capitale o mettendo a disposizione enormi somme a titolo di prestito e di garanzie, o ancora acquistando dalle stesse banche titoli tossici per permettere loro di continuare l’attività e riequilibrare il bilancio. Parliamo di un totale di migliaia di miliardi di dollari.

Talune grosse banche non hanno avuto bisogno dell’aiuto statale e se la sono cavata nonostante le perdite milia rda rie (ma meno ingenti) con ma ssicci a umenti di ca pita le.

Non possono dimentica re però che in un weekend dell’ottobre dello scorso a nno, dopo il venerdì nero del 10 dello stesso mese, i Governi del G8 e quelli dell’UE ha nno dovuto decidere di non più permettere che a lcuna ba n ca importa nte per il sistema creditizio potesse fa llire.

Oltre a ciò con immissioni ma i viste di liquidità nel sistema , si è impedito il colla sso del credito interba nca rio. Queste esplicite ga ra nzie sta tali e le immense liquidità ha nno evita to il crollo.

Aven do corso u n pericolo ta nto gra ve non è solo comprensibile ma doveroso che tutti a ssieme si cerchi di individua - re i modi per evita re il ripetersi di errori forieri di simili gra vi conseguenze.

Anzitutto è chia ro che non si può continuare a d operare con grosse banche «too big to fa il», troppo gra ndi (importa nti) perché si possa la scia rle fa llire.
Non vi può essere economia di merca to senza che il fa llimento sa nzioni il tota le insuccesso di un opera tore economico.
Il privilegio del «too big to fa il», oltre a da re un va nta ggio ingiustifica to nei confronti dei competitori e quindi falsare la concorrenza , induce i dirigenti a d un a pproccio meno cauto al rischio, ta nto non si fa llirà ma i (e nel fra ttempo ma ga ri verrà inca ssa to qua lche bonus), invita a d una minor ca utela verso l’indebita - mento nel tenta tivo di ma ssimizza re il profitto.

Ma il fallimento può porta re conseguenze gra vi per il sistema .

Come concilia re le opposte esigenze?
Nel mondo a nglosa ssone si fa stra da la proposta delle «living will», disposizioni testa menta rie da a pplica re in vita e che fissa no in a nticipo la suddivisione di beni e delle a ttività di una ba nca a l fine di permettere in ca so di crisi la continua zione senza interruzione di settori vita li, a d esempio, dell’a ttività dei pa ga menti, la scia ndo il resto a l suo destino.

Altri voglion o m ettere lim iti a lle dimensioni ma ssime che una ba nca può a vere, a ltri vieta re certe a ttività più risch iose e m en o con son e a l con cetto cla ssico ch e a veva m o d i ba n ca (a d esempio non fa re la ba nca d’a ffa ri con in vestim en ti in proprio).
Vedi la tesi in fa vore della «Na rrow Ba n k». Altri a ncora (come la BNS) vogliono che il ra pporto tra m ezzi propri e bila n cio venga a umenta to e si va lutino più severa mente per le esigenze di copertura certi investimenti. Altri propongono ca mbia menti a l diritto sui fa llimenti che è na ziona le e di difficile omogenea a pplica zione a d istituti che opera - no in più na zioni.

Si a ttira l’a ttenzion e a n che su l pericolo di p a ssa re da l «too big» a «too sma ll» con rela tivi inconvenienti per il fina nzia mento della ripresa economica .

Mi doma ndo se una soluzione non potrebbe essere quella di una Holding ba nca ria ma dre (quota ta ) che detiene pa rtecipa zioni importa nti ma minorita rie in diverse ba nche (ognuna quota ta ) che operano in diversi settori d’attività (banca d’a ffa ri, di gestione pa trimonia le, di a ttività di credito ordina rio, ecc.). Queste singole ba nche potrebbero inoltre venir domicilia te in Sta ti diversi a seconda della convenienza .

Si perdono alcune sinergie, sì, ma si guada gna in flessibilità (a nche per il diverso trattamento salariale ed il diverso profilo dei colla bora tori nei diversi settori), si precisa no meglio le responsa bilità , si ha nn o dimen sioni meglio gestibili. Vi sa rebbe sicura mente un rinca ro nell’a pproviggiona mento dei costi, ma a mpia - m ente compen sa ti, fra l’a ltro, da u n a ma ggior tra spa renza .

Il problema presenta numerosi a spetti difficili da concilia re, ma va a ffronta to urgentemente e con determina zione. Ovvia m ente, con la colla bora zion e delle ba nche, specie delle grosse, le qua li dopo i rischi corsi e centina ia di milia rdi persi non possono a ccontenta rsi di dire: la scia teci la vora re, la prossima volta fa - remo meglio. È difficile ora ma i fa r loro credito sulla pa rola .

tito tettamanti
cdt ,oggi

 
dico la mia da professionista del settore.e' inutile che dicon in giro che la crisi e' passata e che stan tutti bene.bisogna essere realisti e prudenti alla luce delle ultime mazzate prese da molti.si sapeva benissimo che le banche americane eran in forte difficolta' molte banche son fallite,c'è stata la truffa mardoff,io penso che bisogna tenersi corti e il piu' lontano possibile dalle banche.o vogliamo far credere che tutto sia passato in 6 mesi un anno?le banche per me han ancora titoli tossici in portafoglio e titoli a rischio default perche' loro guadagnan sulla forbice tra i tassi.solo di una banca mi fido in italia e per motivi che non sto qui a spiegare e a breve.che usin meno la leva di altri stati non vuol dire che non son esenti da rischio.meno ma i rischi ci sono.
 
Continueranno a fallire una quantità imprecisabile di piccoli istituti di credito, soprattutto USA, ma le grandi banche senza dubbio sopravviveranno.

I massicci aiuti statali e gli esorbitanti aumenti di capitale a ripetizione provocheranno inevitabilmente la diluizione del valore delle azioni, ma d'altro canto genereranno anche il risanamento forzato del settore creditizio.

E intanto sui mercati i titoli bancari e assicurativi continuano nel loro trend positivo, dimostrando nei fatti che la fiducia degli investitori sta lentamente tornando sull'intero settore finanziario.

Probabilmente è tempo di abbandonare il catastrofismo ad oltranza.
Il sentiment dell'apocalisse sistemica è tornato utile per oltre 18 mesi alla speculazione ribassista, ma ormai è sempre più storia passata.
E d'altra parte andare contro i mercati non paga mai.

:cool:
 
Continueranno a fallire una quantità imprecisabile di piccoli istituti di credito, soprattutto USA, ma le grandi banche senza dubbio sopravviveranno.

I massicci aiuti statali e gli esorbitanti aumenti di capitale a ripetizione provocheranno inevitabilmente la diluizione del valore delle azioni, ma d'altro canto genereranno anche il risanamento forzato del settore creditizio.

E intanto sui mercati i titoli bancari e assicurativi continuano nel loro trend positivo, dimostrando nei fatti che la fiducia degli investitori sta lentamente tornando sull'intero settore finanziario.

Probabilmente è tempo di abbandonare il catastrofismo ad oltranza.
Il sentiment dell'apocalisse sistemica è tornato utile per oltre 18 mesi alla speculazione ribassista, ma ormai è sempre più storia passata.
E d'altra parte andare contro i mercati non paga mai.

:cool:

ti seguo
ma a me interesserebbe capire una cosa:

certo che le banche,che HANNO PERSO IL KNOW HOW o la propensione
di venti o trenta anni fa a far "credito commerciale"

NICCHIANO...

(inutile dilungarsi,siamo "esperti"...)

MA
c`è RICHIESTA ???
il cavallo beve o no ?
loro rifiutano o non c`è fabbisogno mercantile

perchè non c`è DOMANDA "finale" del mercato ??

credo di esser stato estremamente sintetico,ma chiaro...


tra l`altro,la questione, ha anche,in italia
una sua valenza politica

diamo la colpa alle banche per neghittosità
o per coprire che non si "ha sete"?

sono "messaggi" subliminali che il governo manda alle banche
per altri motivi di scacchiera ???

boh
 
Continueranno a fallire una quantità imprecisabile di piccoli istituti di credito, soprattutto USA, ma le grandi banche senza dubbio sopravviveranno.

I massicci aiuti statali e gli esorbitanti aumenti di capitale a ripetizione provocheranno inevitabilmente la diluizione del valore delle azioni, ma d'altro canto genereranno anche il risanamento forzato del settore creditizio.

E intanto sui mercati i titoli bancari e assicurativi continuano nel loro trend positivo, dimostrando nei fatti che la fiducia degli investitori sta lentamente tornando sull'intero settore finanziario.

Probabilmente è tempo di abbandonare il catastrofismo ad oltranza.
Il sentiment dell'apocalisse sistemica è tornato utile per oltre 18 mesi alla speculazione ribassista, ma ormai è sempre più storia passata.
E d'altra parte andare contro i mercati non paga mai.

:cool:

qualcuno vedo che riescono a convincerlo :)
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto