Macroeconomia Quale Futuro per le banche? (5 lettori)

mostromarino

Guest
Ma nel futuro delle banche ci sta che tornino a fare il vecchio lavoro di intermediare il credito ? Ora come ora mi pare di poter dire che l'investment banking sia gradualmente avviato alla rottamazione, anche se ci vorrà qualche anno...

ubs lo sta dimettendo

si orienta su gestione........è già una prima marcia indietro
la gestione son capaci :)D) di farla tutti

i FIDI meno ( io son nato "fidi")
:p
 

trovatore

Nuovo forumer
tutto questo è pura follia
nessuno che contasse qualcosa
a qualsiasi latitudine
a saputo opporsi o denunciare
questa degenerazione della finanza
e prim'ancora della morale
che ha imperversato nei palazzi
denaro che genera denaro
non lavoro prodotti commerci no
e praticamente tutti sono ancora lì
con i loro lauti compensi
quasi nessuno a casa
nessuno in galera
finanzieri e politici
anzi da questi dovremmo aspettarci la salvezza
sono veramente molto amareggiato e deluso

vi leggo sempre con amicizia


salute
 

paolo41

Nuovo forumer
C’è un altro aspetto che merita, a mio avviso, alcune considerazioni relativamente al fatto che pressoché tutte le banche di dimensioni medie o piccole, stanno aumentando il numero degli sportelli, probabilmente utilizzando una buona quota del personale in eccesso. Dato che la “torta=clienti” è sempre quella, anzi tende a diminuire, il risultato sarà quello di avere da una parte una maggiore concorrenza …..ma dall’altra anche un aumento dei costi complessivi…… per cui il valore medio del singolo sportello deve necessariamente diminuire e quindi anche la valorizzazione degli assets complessivi nei bilanci.
Una lettura “razionale” (per modo di dire) potrebbe essere quella che il sistema bancario, a fronte della crisi economica, preveda nel medio termine ulteriori integrazioni e razionalizzazioni, per cui chi pensa di essere una probabile “preda” si vende meglio se ha un maggior numero di sportelli.
Strategie simili si ritrovano anche in altri settori; quando un’azienda vuole essere acquistata comincia ad abbassare i prezzi sul mercato, costringendo altri concorrenti ad acquistarla.
 

stockuccio

Guest
la torta clienti tende a diminuire dice Paolo41 .... le banche sono sotto pressione
il microcredito, i prestiti tra privati, i consorzi di garanzia fidi industriali (tra un pò finirà che le aziende che hanno soldi e poche idee presteranno a quelle senza soldi ma con idee valide), da noi bancoposta ... insomma perdono clientela continuamente, vuol dire che il servizio offerto non è stato gradito
il concepire il cliente come un pollo da spennare alla lunga porta alla situazione odierna, una banca non deve assumere matematici ma ragionieri
i prodotti partoriti dai matematici ora le banche se li danno sui denti, a meno di trovare qualcuno non normodotato .... purtroppo in questa categoria pare che tra i politici ce ne siano parecchi :D
 

mostromarino

Guest
C’è un altro aspetto che merita, a mio avviso, alcune considerazioni relativamente al fatto che pressoché tutte le banche di dimensioni medie o piccole, stanno aumentando il numero degli sportelli, probabilmente utilizzando una buona quota del personale in eccesso. Dato che la “torta=clienti” è sempre quella, anzi tende a diminuire, il risultato sarà quello di avere da una parte una maggiore concorrenza …..ma dall’altra anche un aumento dei costi complessivi…… per cui il valore medio del singolo sportello deve necessariamente diminuire e quindi anche la valorizzazione degli assets complessivi nei bilanci.
Una lettura “razionale” (per modo di dire) potrebbe essere quella che il sistema bancario, a fronte della crisi economica, preveda nel medio termine ulteriori integrazioni e razionalizzazioni, per cui chi pensa di essere una probabile “preda” si vende meglio se ha un maggior numero di sportelli.
Strategie simili si ritrovano anche in altri settori; quando un’azienda vuole essere acquistata comincia ad abbassare i prezzi sul mercato, costringendo altri concorrenti ad acquistarla.



ma verificate tutti

tuttora
la corsa all`apertura di nuovi sportelli???

progetti in fieri,e contrattualmente non recedibili,posso
capire,ma nuovi.....
mi stupirebbe.......ma non vi è limite a.......

:-?:-?
 

mostromarino

Guest
COMMENTO – Svizzera, USA e segreto bancario
Il costo del male minore
Moreno Bernasconi
Non è la prima volta che la finanza e la politica svizzera cedono al diktat degli Stati Uniti. Ma la capitolazione di ieri, avallata dall’autorità di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA), apre una breccia nel segreto bancario elvetico (e nel diritto svizzero tout court) che potrebbe avere gravi e imprevedibili conseguenze per la piazza finanziaria elvetica. Era possibile fare diversamente? La FINMA (e il Consiglio federale che ha dato la sua copertura politica) hanno scelto, in una situazione di grave emergenza, quello che ritengono essere il male minore.
Volente o nolente, negli ultimi vent’anni la Svizzera ha dovuto accettare una serie di leggi e di accordi riguardanti l’attività finanziaria sotto la pressione insistente (talvolta al limite del ricatto) degli Stati Uniti: dalla legge sull’insider trading, a quella sul riciclaggio di denaro sporco, alla «penale» riguardante i fondi ebraici, alle deroghe all’art. 271 del codice penale svizzero volte a favorire il fisco americano, a un allentamento del segreto bancario, favore accordato finora soltanto agli Stati Uniti d’America. Rispetto al passato, le modalità e l’urgenza del diktat riguardante i clienti americani dell’UBS che hanno frodato il fisco americano con l’aiuto della banca rappresentano tuttavia una svolta nei rapporti con Washington. La crisi finanziaria mondiale, che ha il suo epicentro proprio negli Stati Uniti, ha certamente fatto da molla alla reazione spazientita di un gigante gravemente ferito che di fronte alle lungaggini delle autorità di ricorso elvetiche ha preferito tagliar corto incurante del fatto che ciò calpesta gli accordi conclusi con uno Stato amico. Possiamo certo lamentare l’uso della forza e il dispregio del diritto da parte americana, ma quando si ha la massa critica di una pulce e si ha a che fare con un elefante ferito, non è ragionevole alzare troppo la voce. I rischi che comporta un eventuale braccio di ferro con Washington sono molto alti: non solo quello del ritiro della licenza bancaria a UBS ma anche il rischio reale di una cascata di ritorsioni per l’intera piazza economico-finanziaria elvetica (come insegna il caso dei fondi ebraici). Non siamo in grado di valutare quanto affermano la FINMA e il Consiglio federale, ovvero se il ritiro della licenza bancaria negli USA a una UBS già in camera di rianimazione ne avrebbe decretato la morte certa, con conseguenze gravissime per la Svizzera intera. Quello che però possiamo dire con certezza è che il grave dilemma con cui è confrontato il Consiglio federale da mesi è causato dal comportamento irresponsabile dell’UBS sul mercato americano (e il rapporto pubblicato dalla FINMA ieri lo conferma). Se l’autorità di sorveglianza ha dovuto appellarsi agli articoli d’eccezione della legge sulle banche che permettono di levare il segreto bancario in casi di grave insolvenza, ciò è dovuto a una gestione dei rischi irresponsabile da parte dell’UBS. E se è successo il pasticciaccio con le autorità fiscali e giudiziarie americane, ciò è dovuto a comportamenti fraudolenti da parte di impiegati dell’istituto, di cui non conosciamo ancora tutte le conseguenze dal punto di vista finanziario e per il futuro del segreto bancario. Chi credeva infatti che l’accordo extragiudiziale di ieri l’altro significava la conclusione della vertenza fra UBS, i suoi clienti americani, la Svizzera e gli Stati Uniti, ha avuto una doccia fredda di fronte all’immediato gioco al rilancio di Washington riguardo alla vertenza civile e alla denuncia sporta dagli avvocati di alcuni clienti americani dell’UBS contro la FINMA. Come affermano eminenti giuristi, gli strascichi saranno molti e pesanti.
Tutto ciò rappresenta un duro colpo per la credibilità non solo di UBS (appare verosimile un ulteriore fuggi fuggi di clienti che ormai non si sentono più protetti), ma anche per l’insieme della piazza finanziaria elvetica. Le tradizionali virtù di serietà e riservatezza su cui poggiava il private banking elvetico escono malconce da questo caso. E proprio in un momento in cui il segreto bancario è sotto il tiro incrociato dell’Unione europea, che non a caso ha subito preannunciato la richiesta alla Svizzera di un trattamento analogo a quello riservato agli Stati Uniti.
Visto come stanno le cose, probabilmente non esisteva una vera alternativa all’opzione scelta dal Consiglio federale. Non restava che scegliere il male minore. Ogni Paese sta raccattando i cocci della crisi, cercando di limitare al massimo i danni e giocando gli assi di cui dispone. Bisogna fare di necessità virtù, continuando a difendere al meglio possibile le deteriorate condizioni quadro della piazza finanziaria ed economica elvetica. Preparandoci a pagare un prezzo molto più alto di quello che abbiamo pagato finora. Per il momento, la situazione finanziaria della Svizzera è migliore di quella della grande maggioranza degli altri Paesi. Indispone però terribilmente costatare che a pagare il conto non siano oggi quelli che hanno sbagliato, ma tutti gli Svizzeri.
20.02.09 07:41
 

mostromarino

Guest
consiglio una lettura attenta a chi avesse rapporti all`estero


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L'OPINIONE – Svizzera, USA e segreto bancario
Una forzatura che potrebbe avere pesanti conseguenze
Marco Bernasconi e Donatella Ferrari *
L’assistenza amministrativa tra la Svizzera e gli USA è stabilita dall’art. 26 della rispettiva convenzione volta ad evitare la doppia imposizione internazionale dei redditi e della sostanza, e in particolare dell’Accordo amichevole del 23.1.2003.
Sulla base di questi ordinamenti legislativi internazionali la Svizzera si è impegnata di mettere a disposizione informazioni, anche bancarie, a favore degli USA in caso di frode fiscale e comportamenti analoghi. Ora, se il delitto di frode fiscale è facilmente definibile, i comportamenti analoghi possono dare adito ad una serie di interpretazioni anche molto diverse tra di loro. Al fine di concertare una linea comune di applicazione concreta i due Stati hanno pattuito un accordo amichevole che prende in esame 14 casi, la gran parte dei quali, a nostro modo di vedere, riguardano delitti o truffe fiscali, mentre taluni altri si situano in una zona grigia tra la truffa e la semplice contravvenzione. Secondo le informazioni che sono state desunte nella giornata di ieri, l’autorità fiscale americana ha chiesto, lo scorso anno, sulla base di questi accordi, all’Amministrazione federale delle contribuzioni, di trasmettere le informazioni, anche bancarie, riguardanti contribuenti che avrebbero commesso una frode fiscale o delitti analoghi in USA (tax fraud and the like). Non sappiamo se l’Amministrazione federale delle contribuzioni ha già adottato una decisione per alcuni o per tutte le richieste di collaborazione presentate dagli USA. Nelle more di una decisione, gli USA hanno trovato un accordo con UBS per evitare l’apertura di un procedimento penale in America che avrebbe potuto comportare anche il ritiro della licenza. Questo compromesso extragiudiziale prevede il versamento di 780 mio di dollari e la trasmissione dei dati bancari riguardanti 250 contribuenti per i quali era stata chiesta l’assistenza amministrativa alla Svizzera.
La trasmissione dei dati dei clienti è stata autorizzata dalla FINMA sulla base degli articoli 25 e 26 della legge federale sulle banche. Senza entrare nel merito di questa decisione si deve rilevare che i dati riguardanti i clienti oggetto della richiesta di assistenza amministrativa sarebbero stati divulgati, almeno sembra, prima che la procedura in Svizzera sia stata conclusa. Di conseguenza quanto è stato convenuto sulla base degli ordinamenti internazionali vigenti tra USA e Svizzera potrebbe aver subito nel caso in ispecie per lo meno una notevole forzatura, poiché non è dato di sapere se la procedura a tutela del contribuente ha potuto essere integralmente salvaguardata o meno.
La decisione adottata ieri dalla FINMA, come era facilmente prevedibile, ha fatto immediatamente scuola tanto è vero che la Commissione europea richiede un trattamento identico per gli Stati UE che dovessero presentare una richiesta analoga alla Svizzera.
È possibile che l’ingegneria fiscale messa in atto dalla Svizzera per tutelare il segreto bancario possa incontrare gravi ostacoli nell’immediato futuro e a medio termine. Infatti sinora la Svizzera ha accettato di scambiare informazioni anche bancarie a livello amministrativo con gli USA e l’UE solo in caso di delitti o comportamenti analoghi ai delitti, ma ha sempre escluso di concedere l’assistenza amministrativa in caso di semplice contravvenzione fiscale. Ora l’incertezza derivante dall’indicazione dei 14 casi riguardanti i comportamenti analoghi alla frode consegnati nell’Accordo amichevole del 23.1.2003 con gli USA, il mancato rispetto della procedura prevista da questi ordinamenti internazionali con gli USA nel caso di specie e le richieste immediatamente presentate dall’UE, potrebbero compromettere definitivamente la politica seguita sinora dalla Svizzera in questo contesto.
Quale segno premonitore va letta la richiesta formulata dall’UE al Liechtenstein di ottenere informazioni anche in caso di semplice sottrazione fiscale. * Professori SUPSI
 

mostromarino

Guest
paolo bernasconi ,prima di accedere alla libera professione
è stato la mente piu`di spicco della magistratura finanziaria ticinese
ma anche come avvocato lo è,in materia:D:D:D

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L'OPINIONE – Svizzera, USA e segreto bancario
Risposta straordinaria a un caso straordinario
Paolo Bernasconi *
La FINMA si è trovata confrontata con un avvenimento di portata straordinaria:
a) un procedimento penale condotto dal Dipartimento di giustizia USA contro la principale banca svizzera;
b) il rischio di rappresaglie da parte delle autorità americane nei confronti di UBS, come la revoca della Qualified Intermediary nei confronti di UBS, ciò che avrebbe comportato l’esclusione dell’istituto dal mercato e dalla borsa americani;
c) il rischio di vedersi imporre da parte degli USA un trattato di assistenza e di cooperazione fiscale del genere di quello che è appena stato firmato da parte del Liechtenstein.
Trovandosi confrontata con un avvenimento di carattere straordinario e dalle conseguenze straordinarie per l’intera piazza bancaria svizzera, la FINMA è stata costretta a scegliere un provvedimento di carattere straordinario.
Di conseguenza non si può parlare di fine o di tramonto del segreto bancario. Qualsiasi autorità politica o amministrativa, non solo in Svizzera ma anche in altri Paesi, quando è confrontata con avvenimenti di carattere straordinario adotta provvedimenti di carattere straordinario. Ciò è previsto dal principio di proporzionalità sancito dalla Costituzione federale svizzera.
Nel suo comunicato la FINMA dichiara di avere agito in applicazione degli art. 25 e 26 della Legge federale sulle banche, che si trovano nel capitolo XI della legge medesima, intitolato «Misure in caso di rischio di insolvenza». Il riferimento al rischio di insolvenza di UBS è pertanto manifesto.
È evidente quindi che la FINMA, di fronte ad un avvenimento straordinario come quello dell’insolvenza della principale banca svizzera, che avrebbe avuto conseguenze disastrose per l’intero sistema bancario elvetico e quindi per tutti i suoi clienti, ha adottato un provvedimento di carattere straordinario.
È quindi sbagliato ritenere che l’obbligo del mantenimento del segreto bancario, che vale tuttora per tutte le banche svizzere, sia in pericolo. Questa norma è prevista dall’art. 47 della legge sulle banche che è tuttora in vigore.
Con l’UE è in corso di attuazione un piano di cooperazione vincolato al diritto internazionale pubblico:
a) il 12 dicembre 2008 sono entrati in vigore gli art. 50, 51 e 52 dell’Accordo di adesione allo spazio di Schengen che riguardano la cooperazione con le autorità dell’UE riguardo alla frode fiscale;
b) nell’aprile 2009 entreranno in vigore nei confronti di 18 Paesi, le norme sulla cooperazione riguardanti la frode doganale ed il contrabbando professionale contenute nell’Accordo bilaterale con l’UE contro le frodi nel settore della fiscalità indiretta;
c) solo nel 2013 verrà rinegoziato l’accordo sull’euroritenuta, riguardo al quale c’è da attendersi che la Svizzera accetterà di colmare le lacune individuate da parte dell’UE. Questo programma di accordi internazionali non verrà minimamente toccato da un evento straordinario come quello di ieri.
La decisione della FINMA necessita ovviamente da parte di UBS il rispetto dell’obbligo di informare i clienti interessati, i quali dovranno sapere al più presto se i loro nomi sono stati notificati all’autorità americana, se sono state trasmesse altre informazioni e se e quali documenti sono stati trasmessi e a quali condizioni. D’altra parte invece tutte le altre migliaia di clienti di UBS che sono contribuenti americani dovranno essere informati, al fine di tranquillizzarli riguardo al fatto che i loro nomi non sono stati trasmessi e che ciò avverrà semmai esclusivamente nell’ambito della procedura giudiziaria attualmente in corso di esecuzione delle domande di cooperazione presentate da parte del Dipartimento del tesoro e dall’Internal Revenue Service (IRS) degli Stati Uniti.
Lo scambio di informazioni in favore di procedimenti fiscali avviati dalle autorità americane per frode fiscale o per comportamenti analoghi è disciplinato dalla Convenzione contro la doppia imposizione stipulata fra Svizzera e Stati Uniti il 2 ottobre 1996 e dal relativo Memorandum of Understanding del 23 gennaio 2003. C’è da ritenere che le autorità americane, quando hanno stipulato i suddetti strumenti di diritto internazionale pubblico, abbiano sottovalutato l’impatto delle procedure giudiziarie e delle garanzie messe a disposizione dei contribuenti americani in base alle procedure svizzere. Si può ipotizzare che avessero sottovalutato che tali garanzie permettevano un ricorso al Tribunale amministrativo federale, l’evasione del quale abitualmente richiede parecchi mesi di analisi, preceduti da altri mesi di analisi effettuate da parte dell’Amministrazione federale delle contribuzioni.
Non è da escludere che, in un caso di importanza nazionale come quello riguardante UBS, le autorità statunitensi avrebbero denunciato la Convenzione contro la doppia imposizione, ciò che avrebbe cagionato problemi colossali all’economia svizzera, in particolare al settore industriale e commerciale.
Inoltre gli USA avrebbero probabilmente preteso che, al posto della Convenzione contro la doppia imposizione, o perlomeno in sostituzione dell’art. 26 sullo scambio di informazioni fra autorità fiscali, la Svizzera accettasse, come ha dovuto fare il Liechtenstein nel dicembre 2008, un trattato di assistenza comprendente anche la sottrazione e non solo la frode fiscale e lo scambio di informazioni necessarie per gli accertamenti fiscali, indipendentemente dall’esistenza o meno di un sospetto di infrazione. * Avvocato
 

yellow

Forumer attivo
Riporto alcune cifre " significative " estrapolate da un articolo/view in data odierna
di una delle migliori/competenti firme italiane di finanza
Alessandro Penati :
Unicredit
i dubbi sul valore e il rischio degli attivi appaiono seri
in base allo sconto che la Borsa applica al VALORE del PATRIMONIO NETTO,
poichè Unicredit ( tra le maggiori Banche del mondo )
è al 94o Posto su 100 per ampiezza di sconto.
Le Banche con maggiore sconto di Unicredit ( che sono solo 6 ) sono solo Banche Nazionalizzate o assorbite per dissesto !
Unicredit ha :
69 MLD Eur di derivati in Bilancio
25 MLD Eur di Azioni e Fondi detenuti a vario titolo.
22 MLD Eur di avviamento ( Capitalia )
Il tutto senza cenno di svalutazione
Unicredit inoltre ha in Bilancio 625 MLD Eur di Prestiti,
ma anche qui senza alcuna previsione sull'impatto recessionistico ( che è e sarà pesantissimo )
che su una Mole di Prestito così impegnativa.......

Il campanello d'allarme di una penna preparata come A. Penati
ha visto comunque giusto ed analizzato correttamente i pericoli.
 

mostromarino

Guest
colta al volo mentre quella rompi di mia moglie invece di far le valige si guarda stocazzodisanremo:

un nostro tribunale federale

HA VIETATO A UBS DI DARE UN CAZZO AGLI AMERICANI
NEANCHE I 25O NOMI SU CUI SI ERA TRANSATO

UBS LA BUTTAN FUORI DAGLI STATI UNITI

seguono notizie a fine sanremo
 

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