Val
Torniamo alla LIRA
Ma Voi sapete, conoscete, chi erano i "bocia" ?
I ragazzi giovani che venivano presi al lavoro per fare esperienza e che "partivano dal basso".
Mattoni n spalla e via. Facevi girare le palle degli occhi. Per capire. Per rubare il mestiere.
200 ore sono 25 giorni di lavoro...25 giorni.
Questi - poverini - si sentono sfruttati. Lazzaroni con il telefono in mano.
La malattia o la maternità,...per 25 giorni ???????
Ma a scuola te la pagano la malattia ?
Perché il problema dello “sfruttamento”, a detta dei ragazzi, è comune sia a chi si trova sui banchi delle superiori
a fare obbligatoriamente l’alternanza scuola-lavoro così come a chi frequenta gli atenei e svolge tirocini formativi
come previsto dalla Legge 196 del 24 giugno 1997 e dall’accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2013.
Si tratta di due esperienze diverse.
La prima che già esisteva nelle scuole secondarie di secondo grado è diventata obbligatoria con la Legge 107
mentre la seconda (può essere facoltativa o obbligatoria a seconda della facoltà) è una pratica di formazione
che consiste in un’esperienza, coerente con il proprio percorso formativo e professionale,
da svolgere presso enti pubblici o privati con lo scopo di introdurre lo studente nell’ambito lavorativo.
“Siamo gli stessi figli che, nati in una bolla precaria di vita, imparano cosa significa essere manodopera gratuita
nelle mani delle grandi aziende: lo impariamo a partire dal terzo anno di scuola superiore con le 200 ore
obbligatorie di alternanza per i licei e le 400 ore per gli istituti tecnici e professionali;
lo impariamo a partire dalla divisione delle ore tra licei ed istituti che classifica ingiustamente gli indirizzi di studi;
lo impariamo dall’assenza di tutele e di uno statuto dei diritti che garantisca qualità e gratuità dei percorsi di alternanza che intraprendiamo”
“Non esiste uno statuto che garantisca i nostri diritti, malattia, maternità, rimborsi spese.
Non abbiamo nemmeno la compatibilità con gli esami e con l’orario di lezioni se previste nello stesso semestre.
Inoltre dentro i nostri atenei e dipartimenti non esistono commissioni paritetiche che monitorino in più fasi il controllo
della coerenza tra progetto formativo e attività svolte e che definiscano criteri per l’accreditamento degli enti ospitanti
dove si pratica il tirocinio, come il rispetto dei diritti dei lavoratori. Non siamo più disposti a fare fotocopie o portare caffè."
I ragazzi giovani che venivano presi al lavoro per fare esperienza e che "partivano dal basso".
Mattoni n spalla e via. Facevi girare le palle degli occhi. Per capire. Per rubare il mestiere.
200 ore sono 25 giorni di lavoro...25 giorni.
Questi - poverini - si sentono sfruttati. Lazzaroni con il telefono in mano.
La malattia o la maternità,...per 25 giorni ???????
Ma a scuola te la pagano la malattia ?
Perché il problema dello “sfruttamento”, a detta dei ragazzi, è comune sia a chi si trova sui banchi delle superiori
a fare obbligatoriamente l’alternanza scuola-lavoro così come a chi frequenta gli atenei e svolge tirocini formativi
come previsto dalla Legge 196 del 24 giugno 1997 e dall’accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2013.
Si tratta di due esperienze diverse.
La prima che già esisteva nelle scuole secondarie di secondo grado è diventata obbligatoria con la Legge 107
mentre la seconda (può essere facoltativa o obbligatoria a seconda della facoltà) è una pratica di formazione
che consiste in un’esperienza, coerente con il proprio percorso formativo e professionale,
da svolgere presso enti pubblici o privati con lo scopo di introdurre lo studente nell’ambito lavorativo.
“Siamo gli stessi figli che, nati in una bolla precaria di vita, imparano cosa significa essere manodopera gratuita
nelle mani delle grandi aziende: lo impariamo a partire dal terzo anno di scuola superiore con le 200 ore
obbligatorie di alternanza per i licei e le 400 ore per gli istituti tecnici e professionali;
lo impariamo a partire dalla divisione delle ore tra licei ed istituti che classifica ingiustamente gli indirizzi di studi;
lo impariamo dall’assenza di tutele e di uno statuto dei diritti che garantisca qualità e gratuità dei percorsi di alternanza che intraprendiamo”
“Non esiste uno statuto che garantisca i nostri diritti, malattia, maternità, rimborsi spese.
Non abbiamo nemmeno la compatibilità con gli esami e con l’orario di lezioni se previste nello stesso semestre.
Inoltre dentro i nostri atenei e dipartimenti non esistono commissioni paritetiche che monitorino in più fasi il controllo
della coerenza tra progetto formativo e attività svolte e che definiscano criteri per l’accreditamento degli enti ospitanti
dove si pratica il tirocinio, come il rispetto dei diritti dei lavoratori. Non siamo più disposti a fare fotocopie o portare caffè."