L’imperfetto nel periodo ipotetico
Nel ➔ periodo ipotetico dell’italiano standard l’imperfetto congiuntivo si ritrova nella frase dipendente (protasi) mentre il condizionale (semplice o composto) si ritrova nella reggente (apodosi):
(23) La prego. Non voglio insistere, ma per me sarebbe il massimo se mi aiutasse, mi farebbe talmente felice (Niccolò Ammaniti, Ti prendo e ti porto via, p. 234)
Accanto alla forma standard esistono però, sin dall’antichità, soprattutto nel parlato substandard, costruzioni con il doppio imperfetto indicativo al posto del congiuntivo e del condizionale, del tipo se ero alto giocavo a pallacanestro, se venivi prima andavamo al cinema, ecc.
I costrutti vanno dal controfattuale (indicante irrealtà nel passato) al possibile (Mazzoleni 1992: 177 segg.):
(24) Se sapevo che finiva così
Io non crescevo, io non crescevo
Rimanevo bambino col naso all’insù
A guardare dal finestrino (Adriano Celentano, Se sapevo non crescevo)
(25) *LIV: se ci si pensava / gli si poteva fare un altro / di un altro film (in Cresti 2000: II, 58)
L’imperfetto indicativo in periodo ipotetico si trova sin dall’antichità anche in costruzioni miste (proprie sia dello scritto che dell’orale; Mazzoleni 1992: 175-179), in cui le normali forme del congiuntivo imperfetto o del condizionale, rispettivamente nella protasi e nell’apodosi, sono sostituite dall’imperfetto indicativo:
(26) se Lucia non faceva quel segno, la risposta sarebbe probabilmente stata diversa (Alessandro Manzoni, Promessi sposi, cap. III)
(27) che s’io fossi giù stato, io ti mostrava
di mio amor più altre che le fronde
(Dante, Par. VIII, 56-57).