Racconti di viaggio 2: Havana, sigari e mojito .. 3° parte.
Racconti di viaggio: Cuba, la prima sera.
--> Viaggio a Cuba, giorno 2: La Habana, un pò di sigari e di mojito. Parti 1 e 2
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L'Havana storica. Anzi .. La Habana.
Quella che si fregia dell'appellativo di patrimonio mondiale sancito dall'Unesco.
Ci accoglie il Capitolio, una struttura gigantesca, con uno stile che ricorda vagamente quello della Casa Bianca americana.
Decidiamo di visitarlo. 4 dollari a testa, mojito compreso. Ci rendiamo conto che qui i turisti vengono trattati come agrumi. Persino per andare in bagno si paga, 20 centesimi di dollaro. E come se da noi, per andare in toilette alla stazione, si dovessero sborsare 25 euro. In tal caso occorrerebbe starci 3 ore per ammortizzare i costi, ahivoglia a leggerti riviste
.
Ora la struttura viene usata come centro congressi ed incontri. Passeggiamo per i corridoi semideserti e le grandi sale. Le uniche presenze sono qualche turista ed il personale vestito con una sorta di uniforme dal sapore militare. E' incredibile quante persone vengano impiegate. Ce ne sono ad ogni angolo, soprattutto donne, sedute ad una scrivania ed intente a chiacchierare tra di loro del più e del meno.
Dopo la visita ci sediamo ad un tavolo su una grande terrazza che dà sulla piazza antistante l'edificio.
Il caldo è micidiale ma nonostante ciò la piazza brulica di persone. Ci sono i taxi particular, e li riconosci perchè son sempre macchine vecchie, a volte d'epoca. Per un turista è sempre una cosa moolto pittoresca girare in una Chevrolet Sedan del 56
Ci sono dei taxi gialli a 3 ruote, che sembrano una sorta di guscio, senza portiere. E poi ci sono quelli a 3 ruote .. si, ma sono bici e tu guardi questo poveretto che spinge sui pedali sotto il sole cocente e cominci a sudare per lui.
Potenza della solidarietà.
Dopo il secondo mojito in 2 ore il mio alito ormai profuma come una piantagione di canna da zucchero e menta piperita.
Lasciamo l'edificio e ci immergiamo nel centro storico.
Ho la telecamera con me e ne approfitto per riprendere un pò di immagini suggestive, senza però lasciarmi prendere dal desiderio di filmare solo quel che ci si aspetta di vedere da un posto del genere.
Cerco di filmare le persone, cercando di cogliere le loro espressioni, di intuire i loro pensieri. Sono venuto qui per capire, non so che cosa, forse me stesso, forse il mio perenne desiderio di fuga. Vorrei sfiorare la vera anima di questo paese, non solo quella dei depliant turistici, della salsa e della rivoluzione, quasi fosse un viaggio dentro me stesso spinto dal bruciante desiderio di guardarmi l'anima. Senza compromessi.
Ogni tanto però, causa alcune fastidiose scariche ormonali, il braccio che sorregge la telecamera si inclina paurosamente verso il basso di alcuni esponenti di questa umanità. Grazie al solerte intervento della mia compagna che mi effettua un immediato quanto energico massaggio a cinque dita sulla nuca, si tratta solo d'un attimo e nulla più.
Non abbiamo una mappa e non ci resta altro che seguire il nostro istinto e la moltitudine di persone.
Attraversiamo una strada trafficata e resto a guardare divertito un paio di persone intente a spingere un trabicolo.
Vengo bruscamente riportato alla realtà dal suono di un clacson e girandomi vedo un bestione di tir passarmi ad appena un metro. Quel che trasporta però mi lascia a bocca aperta. Appoggiata al supporto del tir c'è una carrozza passeggeri.
Da non credere .. è un autobus!
Dentro le persone stanno stipate come fossero giapponesi in metropolitana a Tokio. E se non sono tutte appena tornate dal mare quello strato d'acqua sulle loro facce deve essere sudore.
Nella mia mente le immagini reali si sovrappongono alla scena in cui Fantozzi cerca di salire sull'autobus e mi ritrovo a sorridere come uno scemo nonostante la drammaticità della scena. Uno di loro mi saluta, ma forse è solo l'ultima estrema manifestazione di un passeggero in preda ad una convulsione da surriscaldamento.
Passiamo di fronte al Floridita, famoso ristorante noto per il suo ottimo Daiquiri (un mojito a cui togli la menta) e per alcune celebri frequentazioni del passato. Ha le vetrate che non lasciano intravedere l'interno e questo gli dona un'aria un pò esclusiva, da locale tipicamente per turisti.
Prendiamo la strada che, a giudicare dal viavai, deve essere quella principale.
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