Viaggio a Cuba, giorno 2: tutte le canzoni del mondo
Racconti di viaggio: Cuba, la prima sera.
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"Ho fame". Nel linguggio maschile questa esclamazione ha un significato ben preciso: ho fame.
Mi accorgo che desidero un posto tranquillo, non m'importa che sia caratteristico ma solo che sia pulito, fresco e che nessuno cerchi di fregarmi. Sono nervoso e stanco, ed in momenti come questi tendo a diventare un pò conservatore, cercando posti che mi siano in qualche modo familiari.
Hotel Floridita.
Il grande portone d'ingresso è aperto. Da fuori sembra un posto di lusso, con un bel patio interno. Alcuni grossi ficus ed altre piante ornamentali lo rendono molto gradevole. Nel centro c'è una piccola fontana e tutto intorno ci sono tavoli e persino dei divani.
C'è poca gente, forse per il prezzo mi dico. Ho l'impressione che le cose turistiche qui non siano molto economiche, persino raffrontate con i nostri standard occidentali. Mi ricorda la situazione nella Romania degli anni 80 quando c'erano due prezzi, quello per turisti e quello per i romeni. Una notte in uno squallido albergo per uno straniero poteva costare anche 40-50 dollari, un costo assurdo soprattutto alla luce del pessimo servizio fornito e della scarsa qualità delle stanze.
Decido però di entrarci preso da una sorta di disperazione .. della serie voglio il grand hotel excelsior, a costo di mangiare un tramezzino.
Sui tavoli c'è il menù: non mi viene da credere, i prezzi sono buoni ed i piatti mi sembrano invitanti.
Ci sediamo un pò in disparte, dietro ad un colonnato ed aspettiamo il cameriere. Ci si presenta dopo poco, gentile e cortese in maniera assolutamente naturale. Mi stupisce perchè sino ad ora tutti quelli che sono stati gentili con noi lo facevano per un interesse non dichiarato, il che rende ancor piu amaro scoprirlo in seguito. Lui no, sembra proprio un bravo cameriere di un ristorante italiano di buon livello.
Prendiamo entrambi del pollo, io sotto forma di una sorta di insalata e Manuela un bel coscio arrosto. Da bere spremuta d'arancia ed un pò d'acqua minerale che Manuela, come tutte le donne d'altronde, chiede rigorosamente senza bollicine e magari pure a temperatura ambiente. Argh, ci porteranno dell'acqua di rubinetto come al solito
Come contorno chiedo "arroz nigro" .. che non vuol dire "negro arrosto" bensì riso nero. Mi ricordo infatti che qui non si usa tanto il pane bensì il riso, cucinato in 2 modi: bianco o nero, manco fossero juventini.
C'è un bellissimo silenzio, rotto solo dal debole gorgoglìo dell'acqua nella fontana e dai sussurri delle pochissime persone nella sala, perlopiù turisti a prima vista tedeschi od inglesi, seduti sui divani ed intenti a leggere qualche libro o giornale. Pensare che solo a 10 metri c'è di nuovo il caldo umido, la folla ed il rumore di una grande città.
Si sta benissimo ed io mi sento come rinascere, felice ed incredulo di trovarmi in un posto così. Sorrido a tutti, cosa importa se mi prendono per scemo. Devo essere contagioso nel mio sorridere perchè comincia anche Manuela. E' felice anche lei, glielo si vede dipinto in volto.
"Questo posto sembra uscito fuori da un film" le dico.
Parliamo piano, sussurrandoci come se fossimo in una chiesa, come se l'eco delle nostre parole nella grande sala fosse troppo indiscreto, invadente .. pettegolo.
Il patio sale sino al soffitto, alto una quindicina di metri e fatto di vetri lievemente azzurrati. Al primo ed al secondo piano ampie balconate in legno corrono tutto intorno al perimetro; ci sono delle porte, forse sono gli appartamenti. E' tutto talmente bello qui che non posso fare a meno di fantasticare su come siano le stanze.
Dopo un pò ci portano le pietanze, ed hanno davvero un bell'aspetto. La mia insalata non è male ma il coscio di Manuela è molto piu gustoso. Gliene rubo un pò e mi prendo la forchettata di rigore sulle dita. Mai rubare qualcosa dal piatto di una ragazza che avete portato al ristorante.
Dopo un pò arrivano dei cubani e si siedono al tavolo accanto al nostro. C'è una signora di colore, un tipo alla big mama, con degli occhialetti da vista che ne ingentiliscono il viso paffuto, ed un paio di uomini. Hanno tutti un bell'aspetto, curato e cordiale. Uno di loro estrae un flauto traverso da una lunga scatola di legno e lo posa sul tavolo.
"Sono musicisti" dico a Manuela.
"Non ti si puo nascondere nulla, eh?" risponde lei ghignando.
In risposta le rubo un'altro pezzo di coscio, ricavandone l'ennesimo acuto fastidio alle falangi.
Dopo un pò si alzano e, dopo averci sorriso vedendo che li guardavamo, si dirigono al centro del salone, a fianco della fontana dove ci sono dei leggii con degli spartiti che all'inizio non avevo notato.
Chiacchierano un pò tra loro, immagino per sincronizzarsi, e poi cominciano a suonare. Ci sono il flauto, le percussioni, la chitarra e lei alle maracas.
Musica cubana. Dio, è una meraviglia .. sembra proprio quella che avevamo sentito nel film Buena Vista Social Club e che ci aveva fatto sognare Cuba, quella di Compay Segundo, un tipo incredibile di oltre 80 anni che, con voce roca per i tanti anni ed i troppi sigari, parlava d'amore come se avesse ancora vent'anni e che fumava il sigaro assaporando un bicchiere di rhum appoggiato ad una vecchia sedia d'un locale dell'Havana.
La batteria della telecamera è andata, dura troppo poco, un'ora o poco più di ripresa. Quando torno devo ricordarmi di comprarne una di riserva. E' sempre così ultimamente con le cose elettroniche .. le compri e scopri che hanno un punto debole che dovrai ovviamente rinforzare in seguito sborsando altri soldi.
Peccato non poter riprendere, ma tornerò domani penso.
Quando lei comincia a cantare mi viene la pelle d'oca ed un brivido mi corre impazzito lungo la schiena. Mi sento emozionato, è una sensazione forte che mi arriva da dentro, prepotente.
Non so di cosa parlino quelle canzoni, ma in fondo tutte le canzoni del mondo sono poi le stesse.
Parlano d'amore, amori a volte impossibili, a volte pieni di felicità.
Parlano di amicizia, dei ricordi che non si lasciano sbiadire, piccoli preziosi scrigni della propria memoria. E parlano di uomini, di quelli che hanno fatto la storia, .. e di quelli che nessuno ricorda mai, se non coloro che li hanno troppo amati.
.... continua