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tontolina

Forumer storico
banche italiane e IOR

ieri sera ho visto un pezzo della trasmissione "gli intoccabili" su LA7

dove il conduttore intervistava un Giudice che asserva che Sindona colluso con la Mafia e il Vaticano
era stato assassinato

che...
una vera porcheria Vaticana che si rifiuta persino di giustificare i suoi movimenti che sembrano di riciclaggio di denaro omerdoso




Naturalmente il vaticano si è offeso! e......


Il Vaticano ritira i suoi soldi dalle banche italiane

Purtroppo nove istituti di credito italiani si sono visti sottrarre ingenti somme di capitali dallo Ior, la banca del vaticano, che ha spostato tutti i depositi in Germania, patria di Ratzinger, Sommo Pontefice nonchè unico azionista e conoscitore del reali stato dei suoi bilanci. A perdere il prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Rossana Prezioso 1 ora fa
Il Vaticano ritira i suoi soldi dalle banche italiane | Trend Online
 

tontolina

Forumer storico
ieri sera ho visto un pezzo della trasmissione "gli intoccabili" su LA7

dove il conduttore intervistava un Giudice che asserva che Sindona colluso con la Mafia e il Vaticano
era stato assassinato

che...
una vera porcheria Vaticana che si rifiuta persino di giustificare i suoi movimenti che sembrano di riciclaggio di denaro omerdoso




Naturalmente il vaticano si è offeso! e......


Il Vaticano ritira i suoi soldi dalle banche italiane

Purtroppo nove istituti di credito italiani si sono visti sottrarre ingenti somme di capitali dallo Ior, la banca del vaticano, che ha spostato tutti i depositi in Germania, patria di Ratzinger, Sommo Pontefice nonchè unico azionista e conoscitore del reali stato dei suoi bilanci. A perdere il prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Rossana Prezioso 1 ora fa
Il Vaticano ritira i suoi soldi dalle banche italiane | Trend Online

Lo Ior, la banca del Vaticano, ha tolto dalle banche italiane tutti i suoi depositi. La decisione presa in seguito a quella della Banca d’Italia che ha considerato l’istituto per le opere di Religione, alla stessa stregua di una banca extra comunitaria.
All’Italia, è stata preferita la Germania, patria del Sommo Pontefice (attualmente suo unico azionista) e giudicata, in seguito alla superiore potenzialità di crescita, come zona di migliori investimenti e maggiore stabilità finanziaria.In realtà l’operazione ha avuto inizio l’anno scorso, ma solo adesso ne è stata data notizia, in seguito al controllo dei rapporti finanziari da parte della procura di Roma in seno alle attività, presunte di riciclaggio avviate dalla banca vaticana. Il tutto partito dal sequestro di 23 milioni di euro “sospetti”.
A perdere il prestigioso cliente sono stati ben nove istituti di credito tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo.
Immediata la replica della Santa Sede che ha voluto precisare che lo Ior non è una banca ma una Fondazione di diritto sia civile che canonico regolata da un proprio statuto
La prova? Il fatto che non emette prestiti. Forse un po’ poco per giustificare una mossa un po’ “strana”, soprattutto in un momento di grave carenza di liquidità da parte delle banche, sempre più costrette a rifiutare mutui per carenza di garanzia, come una recente indagine della stessa Banca d’Italia ha reso noto in una sua indagine conoscitiva.
La particolarità di questo istituto di credito ordinario (infatti è giuridicamente riconosciuto come tale e non come Fondazione di diritto), creato nel 1941, è quella di non avere sportelli e bilanci molto discreti: sono infatti noti solo al Papa e a tre cardinali. Il che in tempi di necessarie trasparenze antiusura e antievasione suonano ancora molto “antiquate”. Per questo motivo più di una volta lo Ior è stato coinvolto, a vari livelli, in scandali di natura economica.

Nonostante questo ancora i dirigenti dell’Istituto si rifiutano di cambiare le disposizioni interne e di aprire i propri bilanci anche agli ispettori in fase di indagine. Delle due l’una: o è una banca extra comunitaria (quindi controllabile) o non lo è (quindi non deve amministrare capitali, né avere un’organizzazione mondiale di banche controllate). Tertium non datur
 

tontolina

Forumer storico
la sovranità monetaria , il debito e il PIL

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=1SDjZ5RoTx0&feature=mfu_in_order&list=UL]Perché siamo in crisi - La verità taciuta dai media nazionali - YouTube[/ame]
 

tontolina

Forumer storico
Il recupero dello spread non è solo legato alle manovre di Monti.
Chi va peggio è il Portogallo

Spread Eurozona: Analisi e confronto con la Germania | IntermarketAndMore

Spread Eurozona: Analisi e confronto con la Germania

Tutti in miglioramento. Ma occhio alla crisi Portogallo. C’è il rischio di un grande bluff globale…

Nelle ultime sedute il nostro spread ha vissuto momenti di grande positività. Un recupero dettato soprattutto dal miglioramento del sentiment sul nostro paese. Sullo spread Bund BTP ho già detto molto. In questa slide metto a confronto i vari paesi dell’Eurozona con il benchmark di riferimento, il Bund.
Diventa sicuramente interessante la colonna centrale, dove viene messo a confronto lo spread attuale con quello di tre mesi fa.

E notiamo subito che la situazione in linea di massima per TUTTI gli stati è migliorata. E allora diamo a Cesare quel che è di Cesare. Il recupero dello spread non è solo legato alle manovre di Monti.
 

tontolina

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Fanta Spread: il target è 200bp ma occhio alla malainformazione

“L’articolo 18 vale 200 punti di spread”, il governo cerca la sponda europea. Questo sarebbe il “retroscena” di Roberto Mania su Repubblica di oggi. Bene, e chi la dice questa utile idiozia dei 200 punti? Non meglio precisate “stime dei tecnici al tavolo del lavoro”. Bel servizietto, ragazzi. Continuate cosi’, a nascondervi dietro un dito e a non avere il coraggio delle proprie idee, spacciandole ora per diktat europei, ora per misteriose ricette di misteriosi tecnici. E per la gioia di aver spodestato il Banana, anche i giornali “di sinistra’ si prestano. (Source: Dagospia)

ecc...... Fanta Spread: il target è 200bp ma occhio alla malainformazione | IntermarketAndMore
 

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Inchiesta sulla Tav. Come si trasforma il piombo in oro - Economia


Inchiesta sulla Tav. Come si trasforma il piombo in oro

Prima puntata di un'ampia inchiesta di STAMP. Tangenti legalizzate, criminalità organizzata e protagonisti d'eccezione. La stupefacente e italianissima vita dell'Alta Velocità

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Firenze - Prima puntata di un'ampia inchiesta di STAMP: La storia dell'Alta Velocità è stata raccontata tante volte da tanti narratori differenti. Essa è riecheggiata come un'eco inconfondibile in Val di Susa, dove la ragione ha ceduto troppo facilmente il passo alla rabbia. Decine di migliaia di parole ne hanno descritto la costruzione talvolta esaltandone, talvolta screditandone, benefici e utilità. In molti ne hanno già compreso vizi e virtù. Ma se capire è un primo passo, capire “di più” oggi si fa quanto mai indispensabile. Perché è dal passato dell'Alta Velocità che discenderà buona parte del futuro di questo paese, dei suoi giovani, delle loro speranze. Quello che noi cercheremo di fare, perciò, sarà mettere in luce, senza pregiudizi di sorta, le maggiori criticità finanziarie e strutturali di un'importante opera pubblica. Semplicemente, la più grande e costosa che la storia d'Italia ricordi.

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Una truffa all'Europa (smascherata) e un debito sul futuro – Nel 2005 l'Europa avvia nei confronti dell'Italia una procedura di infrazione per deficit e debito pubblico eccessivo. La procedura si avvia quando uno Stato membro viola le condizioni imposte dal trattato di Maastricht prima e da quello di Amsterdam poi, ovvero un deficit pubblico non superiore al 3% del Prodotto Interno Lordo. Nel fare i conti in tasca all'Italia, Bruxelles si è accorta nel maggio 2005 che c'era qualcosa che non andava nel meccanismo di finanziamento dell'Alta Velocità (Corriere della Sera, 2 dicembre 2006 -
Debiti ad alta velocità in carico allo Stato E le Ferrovie ripartono). Nel frattempo nel 2002 è stata creata dal governo Berlusconi in carica la società Infrastrutture SpA, la celebre ISPA, che aveva il compito di raccogliere i fondi per le grandi opere. È a questo punto che l'Europa contesta all'Italia il metodo di finanziamento della Tav, ritenendo che i debiti accumulati da TAV SpA prima e da ISPA poi non siano stati debiti inerenti ad una società di diritto privato, ma debito pubblico a tutti gli effetti. Di conseguenza, l'Unione Europea ha chiesto all'Italia di inserire tali debiti nei conti pubblici. Cicconi ricorda che è a questo punto, «con una norma definita dai magistrati della Corte dei conti “anodina”» (che calma il dolore, dal dizionario), che l'Italia riconosce di fatto l'inconsistenza del project financing e del finanziamento privato alla Tav. Nell'ambito dell'approvazione della legge finanziaria per il 2007, la cui discussione avveniva alla fine del 2006, con il comma 966 dell'unico articolo della legge 296, si stabiliva che «gli oneri per capitale ed interessi dei titoli emessi e dei mutui contratti da Infrastrutture SpA fino alla data del 31 dicembre 2005 per il finanziamento degli investimenti per la realizzazione dell'infrastruttura ferroviaria ad Alta velocità “Linea Torino-Milano-Napoli” sono assunti direttamente a carico del bilancio dello Stato». Ecco quindi che quattordici anni dopo la storica conferenza stampa dell'agosto 1991 il cosiddetto finanziamento privato all'Alta Velocità si risolve in una bolla di sapone. Esso era, secondo Cicconi, «una pura e semplice bugia». Una bugia che è servita, nell'immediato, anche a sostenere scopi politici ben precisi. Nella legge 296/2006, la Finanziaria per il 2007, si specificava infatti nell'ultimo comma che l'accollo dei debiti contratti dall'Alta Velocità da parte dello Stato non entrava in vigore, come il resto della legge, dal primo gennaio 2007, bensì dal giorno stesso della data di pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. Questa è stata pubblicata il 27 dicembre 2006, cosicché il debito accumulato per la costruzione dell'Alta Velocità non finisse sul bilancio del 2007, ma su quello del 2006. Il risultato è stato che il rapporto deficit/PIL del 2006 è schizzato al 4,3%-4,4%, mentre quello del 2007, libero dai debiti della Tav è sceso al 2,4%. Dopo la caduta di Prodi e le successive elezioni politiche del 2008 uno dei punti forti della campagna elettorale del PD è stato proprio l'abbassamento del rapporto deficit/PIL, attuato grazie a quella finanziaria, che aveva riportato il fondamentale indice sotto al 3%. «Ogni buon commercialista avrebbe fatto così» ha ironizzato il mio coinquilino.

Ma di quanti soldi stiamo parlando? Cicconi risponde: «Stiamo parlando di «12 miliardi e 950 milioni di Euro. Una finanziaria lacrime e sangue». Quando la Corte dei Conti, per competenza, ha verificato le cifre della Finanziaria 2007, ha espresso il suo giudizio su quella manovra e su ciò che comporterà per le generazioni future. Dedicando la sua riflessione appositamente ai “debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS, RFI, TAV e ISPA per le infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema Alta Velocità” la Corte “ci dà giù duro” .

(link: http://www.corteconti.it/export/sit...m_stato/2008/delibera_25_2008_g_relazione.pdf),

«Le modalità anodine con cui questi debiti vengono assunti lascia intendere – spiegano i magistrati della Corte – che gli effetti sulla distribuzione intergenerazionale delle risorse non siano stati in alcun modo tenuti presenti e neppure calcolati in astratto». Talmente lasciati da parte da coloro che hanno ideato e realizzato il sistema Alta Velocità che «queste operazioni pregiudicano l’equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future (si arriva in alcuni casi al 2060) ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali». Insomma, pagherete caro, pagherete voi, pagheranno i vostri figli. Tutto, fino all'ultimo centesimo.
 

bischer0tt0

mi sono già rotto
lo studio sopra riportato evidenzia solo il rapporto debito/pil

ma in un periodo dove il PIL diminuisce
il problema dell'elevato debito in valore assoluto
diventa un vero problema

tanto più che le politiche economiche dei governi del centrodestra sono depressive

e chi ce l'ha rifilato?
CRAXI e BERLUSCONI!


baggianate!
la verità è che il pil non può crescere all'infinito, il debito sì

e lo sanno anche le altre nazioni sviluppate
i nodi stanno venendo al pettine, altro che pelati di ieri e di oggi o bocconiani dell'ultimora
 
Stato
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