Inchiesta sulla Tav. Come si trasforma il piombo in oro - Economia
Inchiesta sulla Tav. Come si trasforma il piombo in oro
Prima puntata di un'ampia inchiesta di STAMP. Tangenti legalizzate, criminalità organizzata e protagonisti d'eccezione. La stupefacente e italianissima vita dell'Alta Velocità
Firenze -
Prima puntata di un'ampia inchiesta di STAMP: La storia dell'Alta Velocità è stata raccontata tante volte da tanti narratori differenti. Essa è riecheggiata come un'eco inconfondibile in Val di Susa, dove la ragione ha ceduto troppo facilmente il passo alla rabbia. Decine di migliaia di parole ne hanno descritto la costruzione talvolta esaltandone, talvolta screditandone, benefici e utilità. In molti ne hanno già compreso vizi e virtù. Ma se capire è un primo passo, capire “di più” oggi si fa quanto mai indispensabile. Perché è dal passato dell'Alta Velocità che discenderà buona parte del futuro di questo paese, dei suoi giovani, delle loro speranze. Quello che noi cercheremo di fare, perciò, sarà mettere in luce, senza pregiudizi di sorta, le maggiori criticità finanziarie e strutturali di un'importante opera pubblica. Semplicemente, la più grande e costosa che la storia d'Italia ricordi.
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Una truffa all'Europa (smascherata) e un debito sul futuro – Nel 2005 l'Europa avvia nei confronti dell'Italia una procedura di infrazione per deficit e debito pubblico eccessivo. La procedura si avvia quando uno Stato membro viola le condizioni imposte dal trattato di Maastricht prima e da quello di Amsterdam poi, ovvero un deficit pubblico non superiore al 3% del Prodotto Interno Lordo. Nel fare i conti in tasca all'Italia, Bruxelles si è accorta nel maggio 2005 che c'era qualcosa che non andava nel meccanismo di finanziamento dell'Alta Velocità (Corriere della Sera, 2 dicembre 2006 -
Debiti ad alta velocità in carico allo Stato E le Ferrovie ripartono). Nel frattempo nel 2002 è stata creata dal governo Berlusconi in carica la società Infrastrutture SpA, la celebre ISPA, che aveva il compito di raccogliere i fondi per le grandi opere. È a questo punto che l'Europa contesta all'Italia il metodo di finanziamento della Tav, ritenendo che i debiti accumulati da TAV SpA prima e da ISPA poi non siano stati debiti inerenti ad una società di diritto privato, ma debito pubblico a tutti gli effetti. Di conseguenza, l'Unione Europea ha chiesto all'Italia di inserire tali debiti nei conti pubblici. Cicconi ricorda che è a questo punto, «con una norma definita dai magistrati della Corte dei conti “anodina”» (che calma il dolore, dal dizionario), che l'Italia riconosce di fatto l'inconsistenza del project financing e del finanziamento privato alla Tav. Nell'ambito dell'approvazione della legge finanziaria per il 2007, la cui discussione avveniva alla fine del 2006, con il comma 966 dell'unico articolo della legge 296, si stabiliva che «gli oneri per capitale ed interessi dei titoli emessi e dei mutui contratti da Infrastrutture SpA fino alla data del 31 dicembre 2005 per il finanziamento degli investimenti per la realizzazione dell'infrastruttura ferroviaria ad Alta velocità “Linea Torino-Milano-Napoli” sono assunti direttamente a carico del bilancio dello Stato». Ecco quindi che quattordici anni dopo la storica conferenza stampa dell'agosto 1991 il cosiddetto finanziamento privato all'Alta Velocità si risolve in una bolla di sapone. Esso era, secondo Cicconi, «una pura e semplice bugia». Una bugia che è servita, nell'immediato, anche a sostenere scopi politici ben precisi. Nella legge 296/2006, la Finanziaria per il 2007, si specificava infatti nell'ultimo comma che l'accollo dei debiti contratti dall'Alta Velocità da parte dello Stato non entrava in vigore, come il resto della legge, dal primo gennaio 2007, bensì dal giorno stesso della data di pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale. Questa è stata pubblicata il 27 dicembre 2006, cosicché il debito accumulato per la costruzione dell'Alta Velocità non finisse sul bilancio del 2007, ma su quello del 2006. Il risultato è stato che il rapporto deficit/PIL del 2006 è schizzato al 4,3%-4,4%, mentre quello del 2007, libero dai debiti della Tav è sceso al 2,4%. Dopo la caduta di Prodi e le successive elezioni politiche del 2008 uno dei punti forti della campagna elettorale del PD è stato proprio l'abbassamento del rapporto deficit/PIL, attuato grazie a quella finanziaria, che aveva riportato il fondamentale indice sotto al 3%. «Ogni buon commercialista avrebbe fatto così» ha ironizzato il mio coinquilino.
Ma di quanti soldi stiamo parlando? Cicconi risponde: «Stiamo parlando di «12 miliardi e 950 milioni di Euro. Una finanziaria lacrime e sangue». Quando la Corte dei Conti, per competenza, ha verificato le cifre della Finanziaria 2007, ha espresso il suo giudizio su quella manovra e su ciò che comporterà per le generazioni future. Dedicando la sua riflessione appositamente ai “debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS, RFI, TAV e ISPA per le infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema Alta Velocità” la Corte “ci dà giù duro” .
(link:
http://www.corteconti.it/export/sit...m_stato/2008/delibera_25_2008_g_relazione.pdf),
«Le modalità anodine con cui questi debiti vengono assunti lascia intendere – spiegano i magistrati della Corte – che gli effetti sulla distribuzione intergenerazionale delle risorse non siano stati in alcun modo tenuti presenti e neppure calcolati in astratto». Talmente lasciati da parte da coloro che hanno ideato e realizzato il sistema Alta Velocità che «queste operazioni pregiudicano l’equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future (si arriva in alcuni casi al 2060) ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali». Insomma, pagherete caro, pagherete voi, pagheranno i vostri figli. Tutto, fino all'ultimo centesimo.