SE CONTINUA A PIOVERE, DOVRO' SPRUZZARMI LO SVITOL AL POSTO DEL PROFUMO

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Il meccanismo europeo di stabilità (MES) è uno dei modi che i paesi ricchi dell’eurozona stanno perfezionando per porsi al riparo,
a danno dei più paesi più fragili, dalle perdite provocate dalle loro stesse politiche mercantiliste-ordoliberiste, sostenute e promosse dalle istituzioni della Ue.

Se leggi “fondo salva stati (FSS)“ pensi ad una colletta tra stati, utile a venire in soccorso di quei paesi che venissero a trovarsi in grave difficoltà.

Bello no? La solidarietà tra stati!

Già nella versione sottoscritta, ratificata e finanziata nel 2012 il FSS fu ridefinito meccanismo europeo di stabilità.
Anche in questo caso immagini che misure a garanzia della stabilità saranno sicuramente positive.

C’è forse qualcuno a cui piace vivere tra brutte sorprese, in un mondo imprevedibile, continuamente mutevole e instabile?

Dire più realisticamente, che il MES sia stato architettato primariamente quale fondo salva grandi banche d’affari, non lo avrebbe reso molto popolare.

Dire che mira, seppure indirettamente, ad incoraggiare la minimizzazione della spesa pubblica degli stati
o a incentivare la svendita di quel che rimane del loro patrimonio pubblico,
o ancora, che abbia come effetto quello di dirottare gli investimenti delle famiglie,
orientandoli all’acquisto dei prodotti finanziari delle banche d’affari piuttosto che dei titoli del loro stato, avrebbe rischiato di metterlo in cattiva luce.

La denominazione di fondo salva stati ci aveva comunque abituato a convivere con l’idea dell’eventuale default (fallimento) degli stati.

Che i paesi membri possano fallire legittima strumenti quali il MES, predisposti al loro soccorso.

Tale eventualità appare oggi realistica quale esito reso possibile da una serie di cambiamenti strutturali intervenuti negli ultimi decenni.

Premesso che l’Italia non ha mai subito un default del debito pubblico è importante partire dall’art. 47 della Costituzione
per capire le origini virtuose del debito e del cambiamento pernicioso della sua natura, da 40 anni a questa parte.

Al primo comma è scritto:

La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.

Gli italiani hanno avuto in passato, quando era integro e attivo il modello economico inscritto nel titolo 3 della Costituzione economica,
una grande vocazione e capacità di risparmio, riuscendo a mettere da parte un quarto, in media, del proprio reddito.

L’economia assai vivace del tempo, vicina alla piena occupazione, era affetta, in parte, da una inflazione da costi
dovuta all’aumento dei prezzi del petrolio che si verificò a metà anni ’70. L’inflazione, come si sa, erode il potere di acquisto del denaro;
per di più il denaro risparmiato, nella sua funzione di riserva di valore, non circola nell’economia.

Quando la politica decideva investimenti pubblici straordinari nell’interesse del Paese, qualora le entrate fiscali si rivelassero insufficienti allo scopo,
chiedeva al Tesoro di emettere titoli di stato con i quali raccoglieva ed impiegava utilmente per la comunità le risorse finanziarie
che quest’ultima era stata in grado di accantonare. In questo modo, nel mentre proteggeva il risparmio degli italiani,
con un tasso di interesse adeguato a coprire l’inflazione, impiegava virtuosamente le risorse risparmiate mobilitandole nella costruzione di ospedali,
strade, scuole, alloggi popolari, investendo in tutti quei settori rispondenti all’interesse pubblico, dai servizi pubblici, allo stato sociale ecc..

L’entità del “debito“ era perciò pari alla ricchezza attiva degli italiani, un indice della efficienza della politica,
della sua capacità progettuale e di costruzione dell’interesse pubblico secondo le indicazioni della Costituzione.

Il debito cambiò natura, forma e funzione a partire dagli anni 80, in almeno tre passi.

Nell’81, il divorzio tra banca d’Italia e Tesoro, togliendo al governo la possibilità di decidere il tasso di interesse
con cui remunerare i titoli di stato sulla base dell’inflazione corrente, rinunciò alla capacità di manovra di questa essenziale leva della macroeconomia
lasciando che fosse il mercato a “regolare“ il tasso di interesse. Alla nostra banca centrale fu impedito di emettere la moneta necessaria
a comprare i titoli rimasti invenduti alle aste pubbliche cui partecipavano molte banche pubbliche italiane (oggi privatizzate).
In conseguenza al divorzio, i tassi, lasciati al mercato, lievitarono e il rapporto debito/pil raddoppiò nello spazio di un decennio,
cosa che indusse molti a dirottare i propri investimenti dall’economia reale a quella finanziaria poiché quest’ultima
prometteva rendimenti più alti rispetto a quelli realizzabili in molti settori produttivi.

Le cose si complicarono ulteriormente quando si permise, nel corso degli anni 80, a investitori esteri di comprare titoli del debito italiano.

Sino ad allora il debito era stato interno (come indebitarsi in famiglia, una partita di giro), ma esternalizzandolo
si aprì una falla emorragica in grado di estrarre in modo continuativo ricchezza dal Paese.

A completare l’opera è stata la rinuncia alla moneta nazionale.

Il debito è stato nominato in una moneta, per noi straniera, ossia l’euro del quale non abbiamo alcun controllo.

Oggi, per finanziare la spesa pubblica siamo costretti ad indebitarci rivolgendoci ai mercati finanziari
che non possono che offrirci il loro veleno quotidiano fatto di moneta privata a debito.

Non abbiamo più una banca centrale che faccia il suo mestiere quale prestatrice di ultima istanza
(se l’avessimo potrebbe riacquistare lei i titoli da assicuratori e banche sottraendoli alla quotazione del mercato ed eliminando così il pericolo dello spread).

Il debito, da strumento virtuoso per la crescita del bene comune, si è così trasformato in arma di ricatto esercitato da poteri sovranazionali
che riescono a tenerci in pugno anche perché abbiamo perso memoria degli strumenti che ancora avremmo a disposizione
ma che non siamo più in grado di valorizzare come la moneta di stato, emessa dal Tesoro, sperimentata da Aldo Moro:
statonote, ossia moneta non a debito, come dice Nino Galloni, dello stesso segno algebrico delle tasse,
con la quale potremmo soddisfare il fabbisogno necessario a mettere in cantiere i grandi progetti rimandati per scarsità di risorse finanziarie;
anche la moneta fiscale, nella forma di certificati di credito fiscale potrebbe ovviare alla rarefazione monetaria che si verifica oggi nella economia reale.

Ancora più semplicemente basterebbe facilitare l’acquisto dei titoli di stato agli stessi italiani,
come si intendeva fare con la messa a punto dei CIR (conti individuali di risparmio),
analoghi ai bot, titoli a breve e media scadenza, assicuranti un rendimento positivo, capaci di valorizzare
quella immensa ricchezza che gli italiani ancora detengono, ammontante, secondo la Banca d’Italia, a 4300 miliardi di euro, di cui 1400 liberi nei conti correnti.

Tale ricchezza sarebbe così, utilmente impiegabile in investimenti e spesa pubblica per lo sviluppo economico e sociale,
piuttosto che lasciata in balia delle grandi banche d’affari che tendono a trovargli una destinazione indirizzandone l’impiego
verso quei prodotti finanziari che pretendono di far soldi con i soldi saltando a piè pari l’economia reale.

Oggi, l’accordo sul MES appare legittimato dal rischio sistemico di fallimento provocato da uno o più dei paesi membri
e dalla necessità di imporre discipline e politiche di bilancio e di intervento in caso di default.

Il MES è interpretabile come il risultato del fallimento delle politiche di austerity, restrittive,
che hanno ulteriormente aggravato la dinamica di crescita del debito – portando ad ulteriore incremento il rapporto debito/pil
proponendo come soluzione l’incremento delle dosi della medicina ordoliberista, causa del male ossia più disciplina, più austerity,
senza alcuna attenzione al contributo della crescita del pil alla riduzione del debito .

L’altra fonte di squilibrio delle politiche economiche europee sta nell’adozione di politiche di chiaro stampo mercantilista
che hanno portato ad insostenibili squilibri delle partite correnti. Il grande surplus, europeo cui contribuisce soprattutto la Germania
porta ad un aumento complessivo del surplus dei paesi della zona euro causando la crescita della dipendenza
dalla domanda estera evidente nella diminuzione delle esportazioni dell’area euro causata dal recente crollo degli scambi internazionali.

Peraltro i saldi che i paesi in surplus, in area euro, hanno accumulato, registrati dal sistema dei pagamenti europeo, Target 2,
ammontano a circa mille miliardi di euro, di cui 800 tedeschi. I conseguenti spostamenti criminali di capitali,
dai paesi in surplus a quelli in deficit,hanno avuto un effetto deleterio. Esemplare il caso della Grecia, ridotta in povertà,
costretta a ridurre a zero lo stato sociale, svendere i patrimoni pubblici, gli asset, il demanio, i fattori stessi della produzione ecc..
Alla Grecia si chiese, infatti, improvvisamente di risarcire il debito contratto, mentre le si negava ogni ulteriore finanziamento del disavanzo.

I surplus hanno permesso ai paesi detentori di finanziare i deficit dei paesi della periferia dell’eurozona mascherando così
una bilancia commerciale completamente squilibrata a favore dei paesi in attivo e a sfavore dei paesi della periferia.

In passato, i grandi surplus commerciali realizzati dai paesi più forti dell’eurozona, in un sistema di monete nazionali regolate da cambi flessibili,
sarebbero stati impossibili da realizzare. Oggi va finalmente riconosciuto il rischio, insito negli spostamenti dei capitali accumulati nei grandi surplus europei,
verso i paesi poveri dell’eurozona nel tentativo interessato di coprire debito con nuovo debito senza per questo renderlo pagabile.

Non è a caso che l’indebitamento delle banche greche con quelle tedesche, francesi e in misura minore anche italiane
fu tamponato dall’intervento del MES, che per concedere ulteriori prestiti alla Grecia, senza intervenire sulle cause generanti la crisi,
combattendone unicamente i sintomi, ha potuto dare continuità alla criminale scelta mercantilista
salvando i bilanci delle banche tedesche, francesi e olandesi con le risorse del MES.
 
La solita narrazione veicola anche la versione modificata del MES: le politiche di austerity perdono di efficacia
se non le si sa promuovere in modo deciso e continuativo. Se l’austerity non sortisce effetti visibili positivi
è solo perché non se ne fa abbastanza malgrado sia evidente a tutti come le politiche mercantiliste
abbiano condotto ad una crescita della divergenza tra le economie dell’eurozona.

Il MES cerca apparentemente di rimediare agli squilibri provocati dalle politiche ordoliberiste-mercantiliste agendo sui sintomi,
in realtà proteggendo dagli squilibri gli interessi dei soliti noti, ossia i paesi forti dell’eurozona,
il sistema delle grandi banche d’affari e degli investitori in titoli di stato compresi i grandi fondi di investimento.

Come si sa, per partecipare alla “colletta“ del primo MES abbiamo già versato 14 miliardi.

La disponibilità del MES sarà di 704 miliardi, di cui 80 già versati dagli stati aderenti ed il resto da versare.

A noi rimangono da versare altri 111 miliardi in 4 anni, per ottemperare al nostro dovere di membri sottoscrittori.

Dove troveremo 23 miliardi all’anno per i prossimi 4 anni?

Ce li faremo prestare emettendo titoli di debito sul mercato.

Moneta a debito, che andrà ad incrementare ulteriormente il debito pubblico.

Conseguentemente, cercheremo di “risparmiare“ ulteriormente sulla spesa pubblica togliendo altre risorse alla sanità, all’istruzione,
alla ricerca e allo stato sociale, aumentando la pressione fiscale, ecc. tutto per essere in grado di onorare il servizio aggiuntivo al debito.


La scommessa del MES sta nella sua capacità di emettere obbligazioni (a tassi convenienti e con scadenza a 45 anni), rendendolo in grado di intervenire contro la speculazione.

Se ne dovessimo avere bisogno potremmo usufruirne anche noi.

Vero, ma a quali condizioni?

Potremmo ricevere in prestito aiuti finanziari del MES. Ci presterebbero i soldi che abbiamo conferito al fondo
che sarebbe nostro dovere restituire interamente, capitale più interessi a remunerazione del prestito.

Altra condizionalità, l’accettazione di piani di aggiustamento strutturale, ossia “consigli“ sulla politica economica del nostro paese:
taglia qui, risparmia là, svendi questo e quello, diminuisci la spesa pubblica, le pensioni, fate cassa con le privatizzazioni, liberalizza, aumenta l’imposizione fiscale.

Tutto allo scopo di rendere nuovamente sostenibili i conti pubblici così come previsto dall’art. 12 del nuovo MES, di cui riportiamo qui uno stralcio:

«Se indispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria dell’area dell’euro nel suo insieme e dei suoi Stati membri,
il MES può fornire sostegno alla stabilità a un membro del MES soggetto a rigorose condizioni,
appropriate allo strumento di assistenza finanziaria scelto. Tale condizionalità può variare da un programma
di aggiustamento macroeconomico al costante rispetto delle condizioni di ammissibilità prestabilite»


Fino a oggi ad usufruire dei programmi di aiuto del MES sono stati Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda
con prestiti corredati da “Memorandum of Understanding”, contenente il dettaglio delle misure di politica economica
(programmi di aggiustamento strutturale) che i paesi riceventi il prestito devono tassativamente realizzare entro date prefissate.

L’ “efficacia“ dei “piani di aggiustamento macroeconomico“ è stata sperimentata a lungo dal FMI nei paesi
che avrebbero sperato di avviarsi verso lo sviluppo ma che hanno subito una seconda colonizzazione finanziaria come denunciato da tanti studiosi:

La sottomissione totale di tutte le società alle leggi di mercato e dunque del più forte:
questo è lo scopo delle politiche chiamate di “aggiustamento”, che mirano a integrare le economie nazionali
in una sfera mondiale che non si preoccupa della questione dell’indipendenza (… ).


Il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale (…) fanno tanto parlare di loro
a causa delle critiche sollevate dai programmi di aggiustamento strutturale nel Terzo mondo.

Dall’80, più di 70 paesi hanno dovuto piegarsi a tali programmi o a piani di stabilizzazione economica – per la precisione ne sono stati redatti ben 566.

Le popolazioni che ne hanno fatto le spese, non hanno certo lo spirito per rallegrarsi delle celebrazioni del cinquantenario.

Le due istituzioni sono molto lontane dall’essere promotrici di una crescita e di una stabilità generalizzate, come l’auspicava lord Keynes a Bretton Woods.

Esse sono in effetti considerate fortemente responsabili della stagnazione e dello squilibrio che colpiscono l’economia mondiale.
– da
La macchina infernale delle politiche di aggiustamento di W. Bello e e S. Cunningham.

Sul documento del MES si legge:

«Il MES collaborerà strettamente con il Fondo monetario internazionale (‘FMI’) nel fornire sostegno alla stabilità.
Si cercherà la partecipazione attiva dell’FMI, sia a livello tecnico che finanziario.
Uno Stato membro dell’area dell’euro che richiede assistenza finanziaria al MES dovrebbe rispondere, ove possibile, a una richiesta analoga all’FMI»


Capital Call
Saremo obbligati a rispondere positivamente a tutte le richieste di rifinanziamento del MES.

Insomma dovremo dare i soldi che ci chiederanno, a loro discrezione, senza possibilità di sottrarci alle richieste:

«…Quando viene individuata una potenziale carenza di fondi del MES, l’amministratore delegato
deve effettuare quanto prima tali richieste di capitale al fine di garantire che il MES disponga di fondi sufficienti
per far fronte ai pagamenti dovuti interamente dai creditori alla loro scadenza.
Con la presente, i membri del MES si impegnano irrevocabilmente e incondizionatamente a pagare
su richiesta qualsiasi richiesta di capitale
fatta loro dal Amministratore delegato ai sensi del presente paragrafo,
tale richiesta deve essere pagata entro sette giorni dal ricevimento»
Stralcio art. 9

Se avessimo bisogno noi di essere “salvati“ non sarebbe così facile ottenere una linea di credito dal MES perché ci mancherebbero i requisiti per ottenere il prestito.

Ai paesi richiedenti l’aiuto del MES è chiesto infatti :

un deficit inferiore al 3% del pil,

di non essere sottoposti a procedura per disavanzi eccessivi,

di avere un rapporto debito/pil minore o uguale al 60% (il nostro è più del doppio)

o almeno di essere allineati al rientro di tale rapporto, in 20 anni, secondo la dinamica richiesta dal Fiscal Compact,
cosa insostenibile per la nostra economia a meno di non riuscire a scovare ulteriori 40 mld l’anno
che aggiunti alla quota di spesa che già sosteniamo per il pagamento del servizio al debito ci porterebbe velocemente al collasso economico certo e garantito.

Nelle nostre condizioni potremmo attingere ai fondi del MES solo sottoponendoci alla ristrutturazione preventiva del debito
che comporterebbe un sicuro calo del valore dei titoli di stato italiani a carico di coloro che hanno scelto di investire nel loro acquisto.

Poiché, infatti, il nostro debito sarebbe giudicato insostenibile, secondo i criteri del MES, non potremo ricevere alcun aiuto finanziario
se non accettando una preventiva analisi di sostenibilità del debito che nelle nostre condizioni condurrebbe certamente
alla richiesta di ristrutturare preventivamente il nostro debito (linea di credito precauzionale rafforzata – ECCL).

Chi ha prestato soldi agli stati che chiedono aiuto al MES sarebbe così penalizzato dovendosi accollare la perdita sull’investimento qualora gli aiuti venissero confermati.

Il risultato sarebbe raggiunto tramite l’obbligo di emettere un particolare tipo di titoli di stato, “single limb CAC”,
clausole contrattuali che accorpano più titoli del debito pubblico da sottoporre a “ristrutturazione”, cioè a riduzione facilitata, “concordata“, del valore del prestito.

Si tenga presente che le norme europee di ristrutturazione prevedono il consenso della maggioranza dei creditori.

Facile prevedere che la clausola single limb penalizzerà i nostri BTP, che risulteranno più facilmente ristrutturabili rispetto alle CAC «normali».

In pratica in caso di crisi finanziaria, se dovessimo chiedere l’intervento del MES quest’ultimo potrà decidere
di dichiarare non pagabili qualche centinaio di miliardi in BTP, su decisione votata a maggioranza.

Coloro che li detengono alla scadenza potrebbe ricevere dal 20 al 30 % in meno!

Chi investe in titoli, però, sapendo di questa possibilità, potrebbe decidere di ritirare i propri investimenti provocando
un innalzamento della spesa per interessi nel tentativo di renderli più appetibili, col rischio di innescare una speculazione al ribasso su di essi.

A fronte di una tale prospettiva, il rating dei titoli di debito italiano potrebbe subire un tracollo con conseguente impennata dello spread rispetto ai titoli tedeschi.

In definitiva, il MES sembra pensato per penalizzare i paesi che potrebbero averne bisogno.

Paradossalmente le linee di credito previste vengono concesse solo a quei paesi che da almeno due anni rispettano i criteri del Patto di Stabilità e Crescita
anche se fanno registrare un surplus eccessivo. Per fare un esempio a caso, la Germania soddisfa perfettamente i criteri necessari a “meritare“
la concessione di eventuali aiuti qualora scoprisse di averne bisogno.

I risparmiatori italiani in possesso di titoli di stato subendo un taglio nominale delle obbligazioni perderebbero parte dei loro risparmi
contro quanto prescritto dall’art. 47 della Costituzione che incoraggia e tutela il risparmio;
il risultato negativo sarebbe a carico dei paesi più deboli che sarebbero costretti a dover pagare interessi più alti
in ragione della loro maggiore fragilità, col rischio di portare ad una crisi tanto grave da indurre la ristrutturazione.

In pratica un circolo vizioso ossia un meccanismo di destabilizzazione del sistema indotto dal meccanismo europeo di stabilità…

Fondo per ripianare buchi di banche

A poter usufruire dei fondi del MES senza doversi sottoporre ad alcuna ristrutturazione del debito sarà però un paese come la Germania che,
dato lo stato di suoi colossi bancari, come commerz bank (CB) e Deutsche Bank (DB), ne potrà usufruire direttamente o indirettamente
godendo dei prestiti che il MES concederebbe a quei paesi che fossero indebitati con le banche tedesche ovviamente previa imposizione di piani di aggiustamento strutturale.

Il «backstop», ossia la disponibilità del Meccanismo europeo di stabilita’ ad essere utilizzato dal fondo per le risoluzioni bancarie, raddoppia, infatti,
i fondi disponibili per salvare le banche. Il MES intende emettere titoli con la garanzia degli stati che ne fanno parte.
Questi soldi sarebbero prestati agli stati in difficoltà o più precisamente per ricapitalizzare i loro sistemi bancari.

Avanza nel frattempo e coerentemente con il MES la garanzia unica sui depositi bancari che Mario Draghi,
ha definito il completamento dell’Unione bancaria, insieme a bail-in e vigilanza unica sulle grandi banche europee,
verso una maggiore integrazione delle sue banche, soprattutto ora, verrebbe da dire, che il sistema bancario tedesco potrebbe essere travolto dal fallimento di CB e DB.

Si tratta di assicurare i conti correnti delle banche UE attraverso un fondo sovranazionale,
che sostituirebbe quelli nazionali, in pratica trasferendo gli oneri dei possibili fallimenti da un Paese agli altri.

Scholz, immancabilmente, chiede a corollario ulteriori azioni per ridurre i crediti in sofferenza (NPL)
ma non fa nessuna richiesta per diminuire il peso dei titoli tossici, soprattutto nella forma di derivati,
che rendono insostenibili molti dei grandi bilanci bancari tedeschi, con valore azionario tendente a zero,
messe in ulteriore difficoltà dai tassi sottozero.

In pratica l’accesso al fondo è reso più difficoltoso proprio a quegli stati membri che più potrebbero averne bisogno
e facilitato ai paesi in regola con i parametri di Maastricht seppure con un sistema bancario paurosamente vacillante (il valore azionario di DB e CB tende a zero…).



Sotto tiro il risparmio italiano

Il nuovo MES, continua a pretendere di sostituire la politica con “algoritmi“ apparentemente neutrali,
in realtà programmati secondo criteri di governance ordoliberista che tendono a facilitare la preventiva ristrutturazione del debito,
secondo una logica analoga a quella del bail-in atta a far desistere definitivamente quegli italiani,
detentori di risparmi per un valore di 4300 miliardi, nel caso il governo si decidesse a creare le condizioni,
a proporre loro titoli del debito pubblico, tali da indurre le famiglie a dare fiducia allo stato
(si ricorda che oggi solo il 5% delle famiglie italiane possiede titoli di stato. Cassa Depositi e Prestiti potrebbe da subito
collocare sul risparmio delle famiglie, tramite i conti postali, titoli del debito).

Il debito pubblico apparirebbe immediatamente sostenibile. Tale eventualità toglierebbe qualsiasi arma di ricatto ai poteri sovranazionali.

Perché allora non si fa? L’unica risposta sta nel fatto che ogni colonizzazione ha bisogno e si realizza grazie alla collaborazione delle élite locali con i colonizzatori stranieri.

Il testo del MES non è emendabile. È un testo blindato.

Se passasse per il Parlamento, esso potrebbe solamente accettarlo o respingerlo in blocco.

I dirigenti del MES godono di immunità pertanto non sono perseguibili:


«Nell’interesse del MES, il presidente del consiglio di amministrazione, i governatori, i governatori supplenti,
i direttori, i direttori supplenti, nonché l’amministratore delegato e gli altri membri del personale
sono immuni da procedimenti giudiziari in relazione ad atti da essi compiuti nei loro capacità ufficiale
e godono dell’inviolabilità rispetto ai loro documenti e documenti ufficiali»
art.35

Non abbiamo bisogno del MES.

Gli italiani vivono non, come ripete la propaganda, al di sopra delle loro possibilità, ma ben al di sotto.

Il MES è una trappola da cui è meglio liberarci finché siamo in tempo.
 
"Stiamo ascoltando un discorso vergognoso da parte di conte.
Ma chi ci siamo andati a prendere? Un mentitore seriale un travisatore di ogni parola e ogni atto.
Ma come fa Di Maio a stare seduto di fianco ad uno che in pratica gli sta dando del coglione? Ma come si fa?"
 
Il Trattato sul Mes

"non solo da stoppare, ma da liquidare in generale. Non ha senso. Non serve a quello per cui si dichiara che serva.
Per fare garanzia sui titoli di stato in tutto il mondo c'è una Banca centrale, che è quella che è intervenuta
quando il rischio di contagio sembrava ingestibile, vale a dire nel 2012".

Ma allora a cosa serve il Mes?

"a qualcos'altro. E quel qualcos'altro è la stessa cosa che in passato ci ha rubato 60 miliardi per, fintamente, darli alla Grecia,
ma realmente darli a banche tedesche e francesi. Adesso si rischia il bis: forse anche basta".

"È un pericolo. La storia dell'Italia nei secoli non è stata esente da personaggi al potere che erano discutibili:
si va da Nerone a Caligola. Purtroppo in questo momento questo sfortunato paese
è in mano a una persona senza scrupoli che mente costantemente".
 
“Le sardine non sono un “movimento apartitico".

Ecco da chi è amministrata la pagina dei "pescetti" di Milano:

- Fabio Cavallo, esponente della Rete nazionale antifascista, che ha raccolto donazioni per Carola Rackete e Sea Watch;
- Emiliano Leone, esponente del partito "Volt", che è stato finanziato da George Soros;
- Andrea Rossi, nella squadra della deputata PD, Patrizia Prestipino;
- Maria Teresa Maccarrone, militante del Partito Democratico;
- Filippo Rossi, giornalista, fondatore di "Caffeina" e ex consigliere di Viterbo, amministratore anche del gruppo di Milano;
- Stephen Ogongo, fondatore del movimento politico dei migranti "Cara Italia".
 
Ripubblico un articolo, da me tradotto e pubblicato a fine ottobre 2011
ma di un’attualità scottante per il semplice fatto che i media nel frattempo sono stati muti, potrei dire omertosi.

Anche il titolo l’ho lasciato tale e quale perché calza.

Si sappia che il primo MES fu firmato nel 2011 dall’allora ministro delle Finanze Tremonti,
e dal Direttore generale del Tesoro Grilli a giugno 2011.

Grilli portò avanti le trattative per cambiare, in segreto, le regole dell’eurozona a Brochette, edificio noto delle istituzioni europee.

Questo articolo, si noti, parla solo del MES senza la riforma, per dire che è assolutamente necessario non solo non accettare la riforma
ma rescindere dal MES tout court, magari sulla base che non sussiste la parità di trattamento che dev’essere prevista nei trattati internazionali,
e sull’altra base che l’art. 136 TFUE ha previsto un meccanismo di stabilità
e NON un organismo internazionale nella forma di società anonima, cioè commerciale, di diritto lussemburghese.
 
Un nuovo trattato trattato europeo, di cui nessuno ha sentito parlare? Ebbene si.

E’ un trattato che riguarda tutti i paesi dell’eurozona.

E non è un caso che nella maggior parte dei paesi interessati non circoli assolutamente alcuna informazione su questo trattato.
La ragione è che è molto pericoloso per i cittadini! Non dovreste saperne niente prima che le cose non siano diventate definitive!

Il trattato istituisce una nuova amministrazione europea, chiamata Meccanismo Europeo di Stabilità (MES):
da non confondere con i predecessori, i fondi di soccorso europei MESF e FSFE, di cui si sente molto parlare nei telegiornali in questi giorni !!!

Il FSFE è dotato di massimo 440 miliardi attualmente, ossia 1320 euro per euro-cittadino.

Il MES sostituirà i due precedenti e avrà la facoltà di svuotare le Casse degli Stati quando e tutte le volte lo vorrà.
Il MES non ha limiti. Il Consiglio del MES sarà composto dai 17 ministri delle Finanze che ne diventeranno i Governatori.
Sono loro che prenderanno le decisioni. I parlamenti nazionali non avranno voce in capitolo sul MES,
né sui suoi Governatori che godranno di una totale immunità (come del resto tutti i suoi dipendenti).

Fino a oggi Bruxelles ha reso pubblico un unico esemplare del trattato… in inglese! (il 96,5%della popolazione dell’eurozona parla altre lingue!).

TRATTATO CHE ISTITUISCE IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITA’ (ESM)

http://consilium.europa.eu/media/1216793/esm treaty en.pdf

E’ stato firmato l’11 luglio 2011.
Curiosamente nessun giornale francese o internazionale vi ha consacrato il sia pur minimo titolo.
Il trattato diventerà definitivo dopo la ratifica dei parlamenti nazionali.
Normalmente tali ratifiche sono una semplice formalità ed è poco probabile che i deputati abbiamo già capito
che il testo significa la fine del potere supremo del parlamento, quello di decidere il bilancio.

E quando le Casse saranno vuote, anche noi dovremo stringerci la cintura sempre di più per salvare l’euro e le banche.

Bruxelles vuole che i Parlamenti dell’eurozona diano il loro accordo entro il 31 dicembre 2011.

Se agiamo rapidamente, possiamo ancora allertare l’opinione pubblica e tentare di impedirne la ratifica.

Articolo di Rudo de Ruijter

video di Jozeph Muntenbergh

Sous-titrée en français

Link a YouTube : http://www.youtube.com/watch ?v=rFTbIGahzhU

E’ questo il futuro dell’Europa? E’ questa la nuova UE?


Una Europa senza democrazia sovrana ?


E’ questo che volete ?

Se non lo volete, inviate le petizioni per email ai membri del vostro Parlamento.

Per la Germania tramite Abgeordnete.de

Il trattato diventa definitivo quando i parlamenti dei 17 paesi dell’eurozona lo avranno ratificato. Le ratifiche dovranno avvenire entro il 31 dicembre 2011.

Che aberrazione è mai questa ?

Questa è stata la mia reazione quando vidi per la prima volta il video. Non è possibile una cosa simile!!!
Un’organizzazione che può svuotare le casse degli Stati così? Viviamo in un paese democratico o no?

Ho tuttavia fatta la ricerca dei testi ufficiali, è nel Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di Stabilità (MES).

TREATY ESTABLISHING THE EUROPEAN STABILITYMECHANISM (ESM) http://consilium.europa.eu/media/1216793/esm treaty en.pdf

Si possono ritrovare facilmente gli articoli citati nel video (dalla pagina 19).
Per il resto del trattato, non ho potuto scoprire niente che potesse limitare questo potere dittatoriale in alcun modo. Ne ho ancora la pelle d’oca!

Ma com’è possibile nel contesto dei trattati dell’Unione europea?

E’ un ampliamento illegale delle competenze dell’Unione!

Cercando ulteriormente, sembrerebbe che siano intervenute tante decisioni discrete, prese rapidamente per rendere «possibile» l’attuazione di questo MES.

Sono sicuro che se dei politici in Francia volessero creare un club,
con la prerogativa di potere svuotare le casse dello Stato quando vuole e quanto vuole,
non riuscirebbe a ottenere gli adeguamenti di legge necessari, neanche dopo vent’anni!

Ma la burocrazia bruxellese riesce persino ad adeguare i trattati in fretta e furia per effettuare il golpe in diciassette paesi contemporaneamente !!!

Lo sprint Bruxellese
Il 17 dicembre 2010 il Consiglio europeo aveva deciso che vi era bisogno di un meccanismo di stabilità permanente
per rilevare i compiti del Meccanismo europeo di Stabilità finanziaria (MESF) e della Facilità di Stabilità Finanziaria europea (FSFE).

Sono più noti in inglese come European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM) e European Financial Stability Facility (EFSF).

Sono due organismi costituiti tempestivamente, rispettivamente a maggio e a giugno del 2010 per erogare prestiti ai paesi troppo indebitati.
Tuttavia per questi organismi mancava una base legale.

Si noti che queste due organizzazioni erano concepite esplicitamente per interventi finanziari
ma l’emendamento nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea per istituire il MES consente anche d’istituire altri organismi in qualsiasi altro settore.

L’emendamento giunge il 25 marzo 2011.

Per evitare di dovere organizzare nuovamente dei referendum in Europa, si riferiscono all’articolo 48,6 del Trattato dell’Unione europea,
che consente al Consiglio europeo di decidere le modifiche negli articoli del trattato purché non comportino un ampliamento delle competenze dell’Unione.

(Queste decisioni devono ciononostante essere ratificate dai parlamenti nazionali, con quella che è normalmente non di più di una semplice formalità.)

L’emendamento consisteva nell’aggiunta apparentemente innocente a un paragrafo dell’articolo 136.
In breve l’aggiunta stipula che

«i paesi dell’UE che utilizzano l’euro sono autorizzati a istituire un meccanismo di stabilità per salvaguardare la stabilità dell’eurozona nel suo insieme».

Qua non si tratta quindi più esplicitamente di stabilità finanziaria, ma anche di repressione degli scontri,
di sorveglianza dei cittadini vivaci o di lotta contro qualsiasi elemento destabilizzante per l’eurozona,
che potrà ai sensi dell’emendamento essere deferito di fronte ai nuovi enti europei.

In altre parole l’emendamento costituisce sicuramente un ampliamento delle competenze dell’UE.
E’ quindi contrario all’articolo 48.6 del Trattato dell’Unione europea.

Ciononostante nessun ministro e nessun parlamento nazionale ha fatto un cenno a Bruxelles dove continuano tranquillamente e rapidamente a redigere il trattato del MES.

Il 20 giugno 2011 i parlamenti nazionali autorizzavano che i compiti del trattato del MES sarebbero effettuati dall’UE e dalla Banca centrale europea.

L’11 luglio 2011 il trattato era firmato.

Benché la firma fosse annunciata quel giorno dall’apertura di una conferenza stampa cui assistevano decine di giornalisti,
il giorno dopo non si è potuto trovare nessun titolo sulla firma di questo nuovo trattato europeo né sui giornali francese né sui giornali stranieri.

Era forse perché Juncker l’aveva annunciato in francese… prima di continuare la conferenza stampa in inglese?

Attualmente il trattato è in attesa di ratifica da parte dei parlamenti nazionali: la ratifica deve avvenire tra qui e il 31 dicembre 2011.

Il trattato non è ancora entrato in vigore che già si tratta della necessità di aumentarne il capitale da 700 miliardi
(2100 euro per cittadini dell’eurozona) a 1500 o a 2000 miliardi e cioè tra due a tre volte tanto.

Secondo il testo del trattato dovrebbe entrare in vigore a giugno 2013 ma adesso vogliono farlo per il 2012.

Logicamente chiederanno ai parlamenti che accelerino sui tempi di ratifica del trattato.

In Germania il soggetto è dibattuto già. Apparentemente è necessaria un’accelerazione poiché un numero di tedeschi sempre maggiore si sta svegliando!

Se vogliamo impiegare l’ultimo cavallo democratico per impedire l’avvento di questa dittatura,
dobbiamo rapidamente risvegliare il maggior numero di cittadini e inviare il maggior numero di lettere e di mail di protesta ai deputati,
ai politici e ai partiti politici (vedi lista di indirizzo sotto). Aspettare che altre persone lo facciano è un atteggiamento catastrofico allo stato attuale delle cose.

Se avete contatti all’estero, inviate loro le informazioni: nella maggior parte dei paesi dell’euro si sa poco o niente al riguardo.

Non appena si siede al trono un dittatore, lo si scaccia non prima di 30 anni e non vogliamo imporre questo ai nostri figli, vero?

Photos pour la postérité


Serie di poto di persone a cui si chiederà un giorno perché hanno messo fine alle democrazie sovvrane in Europa…

Link verso la sessione di 30 foto:

http://consilium.europa.eu/council/photographic-library.aspx ?command=PIC&pic=1&bid=170&lang=en&rubrique=3736&dateEvent=11/07/2011&id=&picid=60bec2d5-00c7-43eb-8822-7970df493f13

Il seguito al sito: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=27074
 

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