Se dovesse vincere la Meloni

Sinistra formula uno e Libertà


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Ovviamente nessuno di noi ha la palla di vetro, e non sappiamo né come andranno a finire le elezioni, né cosa succederà dopo.
Però, registro che oggi persino Massimo Giannini, direttore de La Stampa e uomo non avvezzo a lanciarsi in ardite previsioni, scrive in un editoriale che Giorgia Meloni desidera un governo di larghe intese con Draghi di nuovo Presidente.

Potrebbero essere tutte fantasie, certo. Ma se una ha il vizio di ragionare in modo indipendente dalle fedi politiche, potrebbe vedere decisamente troppe incongruenze in quello che ci è stato venduto come "il tradimento di Conte", quando invece è stato forse un patto scellerato fra forze per arrivare a un rimpasto di maggioranza che facesse fuori proprio Conte e inglobasse Meloni; non fosse altro che perché da un governo di unità nazionale che dovrà varare misure ultra-oppressive per far pagare la crisi alla gente comune, è impossibile tenere fuori troppo a lungo il primo partito nei sondaggi.

Questo draghismo diffuso è evidentemente nelle corde di tutti, compreso della classe dirigente che possiede i media. Perché permette a ciascun partito di continuare a gestire i propri affari serenamente, vantando i suoi sottosegretari, ministri eccetera, e a distruggere la democrazia dall'interno, sottraendo gli spazi del Parlamento e del Governo alla dialettica politica, possibile soltanto se c'è rappresentanza dei cittadini, trasformando il governo del Paese nel governo del Paese secondo gli interessi non dei suoi cittadini, ma dei suoi "stakeholder" come si chiamano nel gergo aziendale. E se c'è un partito che è innanzitutto un comitato d'affari e lavora per gli stakeholder, quello è proprio Fratelli d'Italia.

Letta dice che se vincono FdI e destra il PD starà all'opposizione, ma sono parole al vento. Il nome di Draghi li riallineerebbe in un battibaleno e non c'è dubbio che sotto Draghi avrebbero tutti di nuovo un posto nella coalizione, lasciando i m5s all'opposizione.

Personalmente, continuo e continuerò a dire che non viviamo un rischio dittatura novecentesco, bensì un immenso rischio, che è già un processo in corso in realtà, di svuotamento della democrazia dall'interno attraverso lo svuotamento del principio di dialettica, confronto, dibattito delle idee e delle posizioni politiche nell'agorà pubblica, per far posto a una società settarizzata e fanatizzata, composta da individui sempre più fanatizzati e settarizzati a loro volta, che dunque non si sa più autogovernare ma si può solo ridurre alla sudditanza tecnocratica.

Vedremo come andrà a finire. Ma già il fatto che questi scenari siano plausibili getta una luce veramente sinistra sullo stato della nostra democrazia e della società democratica.
 
Ovviamente nessuno di noi ha la palla di vetro, e non sappiamo né come andranno a finire le elezioni, né cosa succederà dopo.
Però, registro che oggi persino Massimo Giannini, direttore de La Stampa e uomo non avvezzo a lanciarsi in ardite previsioni, scrive in un editoriale che Giorgia Meloni desidera un governo di larghe intese con Draghi di nuovo Presidente.

Potrebbero essere tutte fantasie, certo. Ma se una ha il vizio di ragionare in modo indipendente dalle fedi politiche, potrebbe vedere decisamente troppe incongruenze in quello che ci è stato venduto come "il tradimento di Conte", quando invece è stato forse un patto scellerato fra forze per arrivare a un rimpasto di maggioranza che facesse fuori proprio Conte e inglobasse Meloni; non fosse altro che perché da un governo di unità nazionale che dovrà varare misure ultra-oppressive per far pagare la crisi alla gente comune, è impossibile tenere fuori troppo a lungo il primo partito nei sondaggi.

Questo draghismo diffuso è evidentemente nelle corde di tutti, compreso della classe dirigente che possiede i media. Perché permette a ciascun partito di continuare a gestire i propri affari serenamente, vantando i suoi sottosegretari, ministri eccetera, e a distruggere la democrazia dall'interno, sottraendo gli spazi del Parlamento e del Governo alla dialettica politica, possibile soltanto se c'è rappresentanza dei cittadini, trasformando il governo del Paese nel governo del Paese secondo gli interessi non dei suoi cittadini, ma dei suoi "stakeholder" come si chiamano nel gergo aziendale. E se c'è un partito che è innanzitutto un comitato d'affari e lavora per gli stakeholder, quello è proprio Fratelli d'Italia.

Letta dice che se vincono FdI e destra il PD starà all'opposizione, ma sono parole al vento. Il nome di Draghi li riallineerebbe in un battibaleno e non c'è dubbio che sotto Draghi avrebbero tutti di nuovo un posto nella coalizione, lasciando i m5s all'opposizione.

Personalmente, continuo e continuerò a dire che non viviamo un rischio dittatura novecentesco, bensì un immenso rischio, che è già un processo in corso in realtà, di svuotamento della democrazia dall'interno attraverso lo svuotamento del principio di dialettica, confronto, dibattito delle idee e delle posizioni politiche nell'agorà pubblica, per far posto a una società settarizzata e fanatizzata, composta da individui sempre più fanatizzati e settarizzati a loro volta, che dunque non si sa più autogovernare ma si può solo ridurre alla sudditanza tecnocratica.

Vedremo come andrà a finire. Ma già il fatto che questi scenari siano plausibili getta una luce veramente sinistra sullo stato della nostra democrazia e della società democratica.
cioè.... due mesi persi per rimettere in sella Draghi sarebbe il massimo :d: .... Da prendere un revolver a testa e fare suicidio di massa.... però sai che ti dico, che la Meloni, come è evidente, deve avere una paura tale di fare il premier che l'ipotesi ha senso.
 
Ovviamente nessuno di noi ha la palla di vetro, e non sappiamo né come andranno a finire le elezioni, né cosa succederà dopo.
Però, registro che oggi persino Massimo Giannini, direttore de La Stampa e uomo non avvezzo a lanciarsi in ardite previsioni, scrive in un editoriale che Giorgia Meloni desidera un governo di larghe intese con Draghi di nuovo Presidente.

Potrebbero essere tutte fantasie, certo. Ma se una ha il vizio di ragionare in modo indipendente dalle fedi politiche, potrebbe vedere decisamente troppe incongruenze in quello che ci è stato venduto come "il tradimento di Conte", quando invece è stato forse un patto scellerato fra forze per arrivare a un rimpasto di maggioranza che facesse fuori proprio Conte e inglobasse Meloni; non fosse altro che perché da un governo di unità nazionale che dovrà varare misure ultra-oppressive per far pagare la crisi alla gente comune, è impossibile tenere fuori troppo a lungo il primo partito nei sondaggi.

Questo draghismo diffuso è evidentemente nelle corde di tutti, compreso della classe dirigente che possiede i media. Perché permette a ciascun partito di continuare a gestire i propri affari serenamente, vantando i suoi sottosegretari, ministri eccetera, e a distruggere la democrazia dall'interno, sottraendo gli spazi del Parlamento e del Governo alla dialettica politica, possibile soltanto se c'è rappresentanza dei cittadini, trasformando il governo del Paese nel governo del Paese secondo gli interessi non dei suoi cittadini, ma dei suoi "stakeholder" come si chiamano nel gergo aziendale. E se c'è un partito che è innanzitutto un comitato d'affari e lavora per gli stakeholder, quello è proprio Fratelli d'Italia.

Letta dice che se vincono FdI e destra il PD starà all'opposizione, ma sono parole al vento. Il nome di Draghi li riallineerebbe in un battibaleno e non c'è dubbio che sotto Draghi avrebbero tutti di nuovo un posto nella coalizione, lasciando i m5s all'opposizione.

Personalmente, continuo e continuerò a dire che non viviamo un rischio dittatura novecentesco, bensì un immenso rischio, che è già un processo in corso in realtà, di svuotamento della democrazia dall'interno attraverso lo svuotamento del principio di dialettica, confronto, dibattito delle idee e delle posizioni politiche nell'agorà pubblica, per far posto a una società settarizzata e fanatizzata, composta da individui sempre più fanatizzati e settarizzati a loro volta, che dunque non si sa più autogovernare ma si può solo ridurre alla sudditanza tecnocratica.

Vedremo come andrà a finire. Ma già il fatto che questi scenari siano plausibili getta una luce veramente sinistra sullo stato della nostra democrazia e della società democratica.

Ohhhhhhhhhhhhhhhh finalmente, un bel pippone :jolly:, se lo chiedevano anche a Teletutto - nota emittente intercomunale - come mai non pubblicassi più pipponi.
 

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