Scrive Rizzo:
Si tratta di un’anomalia oggettiva, senza riscontri in nessun altro Paese. Logica vorrebbe che anziché allo stipendio, gli alti burocrati chiamati a ricoprire ruoli così importanti dovessero rinunciare alla pensione per la durata dell’incarico. Cambia poco, si argomenterà: è sempre lo Stato che paga. Cambia invece moltissimo se si crede che le retribuzioni pubbliche, anche quelle più elevate, debbano essere legate al merito. Applicare questa regola a uno stipendio sarebbe possibile; a una pensione, no. Ma prima bisognerebbe far capire a tutti che fra lavorare per il pubblico ed essere pensionati c’è una bella differenza. Tutti: compresi quelli che scrivono le leggi.