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Anzi, molte misure appaiono assolutamente inique,
come il continuo rialzo dei tassi di interesse:

il tasso di riferimento europeo è passato in soli tredici mesi dallo zero al quattro per cento.

Il tasso sui rifinanziamenti principali è stato portato al 4%,
quello sui depositi al 3,50%, e quello sui prestiti marginali al 4,25%,


Una stretta monetaria decisamente controproducente.


Prendiamo l’esempio del settore manifatturiero,
che era un’eccellenza tutta italiana,
nella quale eravamo all’avanguardia in Europa.

Oggi, invece, i dati dell’indice Hcob Pmi Flash Composito
– ovvero relativo alla manifattura e ai servizi –
ci dicono che esso cala a 50.3, dal 52.8 di maggio,
cioè il valore minimo in cinque mesi.

Sotto i 50 punti l’indice indica la contrazione del mercato.

Non è un problema solo italiano,
la Germania è messa addirittura peggio.

Nella ex “Locomotiva d’Europa” l’indice manifatturiero è precipitato sino ai 41 punti netti,
contro i 43.5 previsti dagli analisti.



GRAZIE EUROPA
 
Questi 4 idioti in giro tutti mascherati
in spregio alle norme del codice penale.

Ma le forze dell'ordine, dove erano ?

Brigate di cittadinanza, primo blitz: c'è l'attivista dello schiaffo a Conte​

 
Lasciamo UE e presentiamo domanda per entrare nei BRICS.


È L'ITALIA CHE FINANZIA LA UE, NON IL CONTRARIO

L'Unione Europea chiede ancora soldi: 66 miliardi di cui 50 per l'Ucraina.

L'Italia finanzia da oltre 30 anni l'Unione Europea. La UE ci è già costata circa 200 miliardi di euro tra contributi netti, contribuiti al MES e all’EFSF.


In cambio la UE ci ha imposto riforme regressive del mercato del lavoro, privatizzazioni selvagge e deflazione salariale.

Gilberto Trombetta

photo_2023-06-26_10-06-53.jpg
 
Chissà se arriverà alle europee ........

Canta che ti passa.

A Elly Schlein probabilmente passa in fretta perché canta molto, beata lei.

Dopo aver canticchiato Mon Amour di Annalisa di fianco al deputato Alessandro Zan al Pride di Milano,
sabato sera la segretaria del Pd ha continuato ad ascoltare musica al concertone «Italia Loves Romagna» di Reggio Emilia.

In mezzo ai quarantamila del pubblico,
è stata vista scatenarsi come tutti ascoltando (anche) Max Pezzali,
cosa buona e giusta, per carità, ma pure in qualche modo epocale.

Negli anni Novanta Pezzali e gli 883
erano uno dei disprezzati simboli della «musica commerciale»,
uno dei gruppi più sputacchiati (si passi il termine simbolico)
dalla cosiddetta intellighentzia che valutava la musica popolare con il bilancino dell'ideologia.


Canzone d'autore sì, ma solo se in linea.

Invece Hanno ucciso l'uomo ragno oppure Sei un mito, assolutamente no, semplici canzonette.

Trent'anni fa era inimmaginabile un segretario del Pd scatenarsi per Max Pezzali.

Da quando è al vertice del Partito Democratico ha coperto tutto l'arco costituzionale del pop.

Ha cantato Occhi di gatto di Cristina D'Avena al karaoke.

Parlando durante la direzione del Pd ha citato «le cose in comune» di Daniele Silvestri, Costruire di Niccolò Fabi
e anche il vincitore di Sanremo Diodato.

Insomma le manca di alludere a un pezzo di Lucio Battisti
(magari I Giardini di Marzo con quel «al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti» che ci sta sempre bene)
e magari a qualche slogan rap
e poi il neo segretario del Pd ha sdoganato tutta la musica, altro che settarismo «alla Club Tenco».


Per tanti anni (decenni) non è stato così
ed è inutile ricordare le accuse di fascismo a Lucio Battisti e Mogol (i «boschi di braccia tese» ecc ecc)
o le Brigate Rosse che avevano proprio i dischi di Battisti nei loro covi.
 
Ah, i cugini Svizzeri.....persone serie.

Tutti e 6 gli imputati colpevoli di sequestro di persona, rapimento e ripetute tentate lesioni gravi.

Con questa motivazione la Corte di appello e revisione penale (CARP)
ha inasprito la sentenza di secondo grado contro sei giovani che, a cavallo fra il 2020 e il 2021 –
tra il Luganese e l’Alta Leventina –sequestrarono, picchiarono a più riprese e quasi uccisero un conoscente 18enne per un debito di droga.


I 6 erano già stati condannati a pene comprese tra i 20 mesi sospesi e 6 anni e 4 mesi da espiare,
tre di loro per tentato omicidio intenzionale.
Ora anche un quarto imputato, che aveva partecipato al pestaggio di Vezia, il più violento,
è ritenuto colpevole di correità nel tentato omicidio.
Durante questo episodio la vittima era stata picchiata anche con una spranga
oltre che con pugni e calci ovunque, compreso alla testa, ed era stato costretto a subire raccappriccianti umiliazioni.


Al giovane ritenuto il capo del gruppo è stata quindi inflitta una pena di 8 anni di detenzione e confermata l’espulsione dalla Svizzera per 10 anni (non oggetto di appello).

Gli altri imputati si sono visti comminare pene di 7 anni e mezzo, 6 anni e 9 mesi, 6 anni e mezzo e
– per i due non coinvolti nel pestaggio di Vezia – di 4 anni e mezzo rispettivamente di 3 anni.


L’appello di uno degli imputati, che contestava la misura dell’espulsione, è stato respinto e la misura confermata.
La durata come tale dell’espulsione (7 anni) non era oggetto di appello.
 
Oggi 'ìimportante è "mettersi in mostra".
Solo che quel poveretto non ha capito - nonostante faccia parte di un'associazione -
che le nostre montagne....non si toccano......e le CROCI .... pure.

"Non abbiamo mai trattato l'argomento delle croci di vetta in alcuna sede,
tantomeno prendendone una posizione ufficiale.

Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali
espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari
durante la presentazione di un libro.


Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino,
non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce.

Voglio scusarmi personalmente con il ministro per l'equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa
e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto".
 
"Personalmente ritengo non condivisibile la posizione del Cai
che prevede di non innalzare più nuove croci sulle cime delle nostre montagne.

Penso si tratti di una scelta sbagliata innanzitutto dal punto di vista culturale:

il simbolo della croce, specialmente in cima alle Alpi e agli Appennini italiani,
è custode innanzitutto di una storia e di una tradizione che da secoli hanno contribuito ad arricchire l'identità del nostro Paese.

In quegli scenari mozzafiato, che costituiscono un patrimonio paesaggistico e naturalistico di straordinaria bellezza,
le croci possono costituire per tutti, al di là del proprio credo religioso,
un elemento culturale, e talvolta anche artistico, che si incontra lungo i propri cammini.

Mi auguro che si possa approfondire la questione, instaurando un dialogo e ascoltando le voci di tutti.

Sarebbe un errore compiere una scelta così netta
magari per allinearsi a una "moda" o ad alcune posizioni laiciste più estreme.


Le croci, così come tutti i simboli che caratterizzano l'identità di una comunità,
dovrebbero essere strumenti di incontro, confronto e conoscenza anche tra diverse storie, tradizioni, e confessioni religiose.

Proprio per favorire questi aspetti fondamentali nel dialogo interculturale,
ritengo sia sbagliato accodarsi a quella tendenza all'omologazione
e alla negazione dei simboli identitari
che sembra caratterizzare molte posizioni ideologiche del nostro tempo.


Per questo penso possa costituire un'ulteriore opportunità di arricchimento culturale e anche artistico
lasciare aperta la possibilità di poter innalzare anche nuove croci sulle vette delle nostre montagne."
 

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