È un trucco parentale:
l'accusa serve a riempire il vuoto,
a fissare i riflettori sugli oratori anziché sui contenuti.
Se il fascismo non fosse esistito l'altro secolo, oggi la sinistra parlerebbe di nulla.
Qui scatta il vizietto:
quando non hai nulla da criticare al governo,
perché la sua linea è istituzionale,
la sua statura democratica,
il suo consenso crescente, che fai?
Diffondi nell'aria la parola «fascismo» come fosse un gas tossico.
La sinistra però sta diventando imbarazzante.
L'opposizione si sta riducendo a un revival:
la parola fascismo era già usurata contro stagisti, influencer,
oggi basta che qualcuno dica «destra» e subito partono lamenti e strategie moralistiche.
Non è un argomento politico, è un ossimoro retorico:
perché, come puoi chiamare fascismo un governo democraticamente eletto,
guidato da una donna figlia del dissenso degli italiani nei confronti di una sinistra ipocrita,
inconsistente e tutto meno che democratica?