Un altro pezzo d’Italia ci saluta. E che pezzo.
Dato che stiamo parlando di Tim.
NetCo, il ramo d’azienda che controlla la rete telefonica, viene venduta al fondo statunitense Kkr.
Le origini di questo sfacelo sono lontane.
Colpevole principale di questa altra perdita clamorosa è la sinistra
che hanno acconsentito a questo campione italiano
– sesto gruppo di tic a livello mondiale e primo in Europa per innovazione tecnologica alla fine degli anni ’90 –
di essere “spolpato e dilaniato”.
Ora siamo arrivati alla cessione della rete al fondo americano Kkr, che sarà affiancato dal Tesoro italiano.
Una scelta, giunti a questo punto, inevitabile.
Ma come si è arrivati a tanto?
“Il più grave degli errori è senza dubbio all’origine,
quando nel 1999 il governo guidato da Massimo D’Alema
costringe Tesoro e Banca d’Italia (allora soci di Telecom)
a farsi da parte in nome di una non meglio precisata «neutralità»
davanti all’Offerta pubblica da 60 miliardi di euro, gran parte a debito,
lanciata dai cosiddetti «capitani coraggiosi»
guidati dal mantovano Roberto Colaninno”.