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Un altro pezzo d’Italia ci saluta. E che pezzo.

Dato che stiamo parlando di Tim.

NetCo, il ramo d’azienda che controlla la rete telefonica, viene venduta al fondo statunitense Kkr.

Le origini di questo sfacelo sono lontane.

Colpevole principale di questa altra perdita clamorosa è la sinistra
che hanno acconsentito a questo campione italiano
– sesto gruppo di tic a livello mondiale e primo in Europa per innovazione tecnologica alla fine degli anni ’90 –
di essere “spolpato e dilaniato”.

Ora siamo arrivati alla cessione della rete al fondo americano Kkr, che sarà affiancato dal Tesoro italiano.

Una scelta, giunti a questo punto, inevitabile.

Ma come si è arrivati a tanto?

“Il più grave degli errori è senza dubbio all’origine,
quando nel 1999 il governo guidato da Massimo D’Alema
costringe Tesoro e Banca d’Italia (allora soci di Telecom)
a farsi da parte in nome di una non meglio precisata «neutralità»
davanti all’Offerta pubblica da 60 miliardi di euro, gran parte a debito,
lanciata dai cosiddetti «capitani coraggiosi»
guidati dal mantovano Roberto Colaninno”.
 
Dopo tre anni, Telecom ormai smagrita,
viene ceduta alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera che ne assume il controllo.

Se nel 1998 Telecom Italia non aveva praticamente debiti e
vantava una redditività invidiabile,
a conclusione del triennio di Colaninno
il debito è addirittura doppio del patrimonio.


E proprio il problema del debito è stato il principale ostacolo della gestione nei 20 anni successivi.

Restando nel passato, andiamo a vedere un altro dei peccati originali:

la privatizzazione del gruppo nel 1997
per consentire al governo Ciampi
di ottenere in extremis l’ammissione dell’Italia all’Euro.


Archiviata l’esperienza Tronchetti Provera, arriviamo al 2007:
in soccorso del gruppo arriva una “cordata di sistema” composta dalle solite grandi banche, affiancate da un partner straniero: l’iberica Telefonica,
che di lì a qualche anno diverrà azionista di controllo.

I progetti telefonici nazionali sono dunque in mano ad un concorrente straniero.
 

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