Ahahahahah ma cosa ne sa ? Informarsi
L’Ungheria è uno dei nuovi protagonisti dell’arena internazionale e non è questione di tifo politico,
di presunte simpatie per Viktor Orban: è un dato di fatto.
Questo piccolo Paese dell’Europa centrale, che per via del suo percorso storico
è solerte identificato come culturalmente appartenente al mondo balcanico e all’Est slavo,
è uscito distrutto dai traumi del Novecento:
prima la dissoluzione dell’impero, smembrato a Versailles con il Trattato del Trianon,
poi i traumi della Seconda guerra mondiale,
della dittatura comunista e di una durissima transizione all’economia di mercato.
È in questo contesto di grande incertezza e di sfide epocali che il popolo ungherese ha dato fiducia
ad un partito politico che continua ad essere incompreso in gran parte dell’Europa occidentale: Fidesz.
Fondato nel 1988, ma al potere soltanto dal 2010,
questo partito è riuscito ad essere talmente enigmatico che in passato
ha ricevuto finanziamenti anche da George Soros, l’uomo-sponsor del liberalismo.
Lo stesso co-fondatore di Fidesz, e suo attuale capo, Viktor Orban,
ha usufruito del denaro del magnate e speculatore finanziario ungherese per perfezionare i suoi studi.
È di dominio pubblico il fatto che, nel 1989, Orban ricevette una borsa di studio dalla Fondazione Soros
per recarsi al Pembroke College dell’università di Oxford e lì imparare l’arte della scienza politica dal filosofo hegeliano Zbigniew Pelczynski.
Nessuno aveva compreso all’epoca Orban e il disegno di Fidesz e nessuno sembra comprendere oggi,
a dieci anni dall’insediamento alla presidenza del consiglio dei ministri del primo e a trentadue anni dalla fondazione del secondo.
Quello che sta succedendo in Ungheria, un piccolo Paese dalle grandi aspirazioni, è semplice:
il passato è tornato in scena e reclama il proprio posto nel presente e nel futuro di una nazione che, storicamente, mai ha fatto parte del cosiddetto Occidente.