Comunque, in questi giorni ho maturato una riflessione che vorrei condividere con voi, vediamo se siete d'accordo con me.
Mi sto rendendo conto di aver commesso un grosso errore di valutazione politica nel 2018. Ho sottovalutato tantissimo il potenziale antidemocratico di Renzi e renziani, e quindi sottovalutato l'intento strategico dell'iniziativa dei "senza di me" di negarsi a un'alleanza con il M5s e favorire, in questo modo, l'ascesa della Lega al potere impedendo di governare al PD.
Questa pandemia mi ha aperto gli occhi in modo rinnovato sulla natura feroce della classe padronale, e quindi sul fatto che, sebbene vada sempre tenuta sott'occhio la tendenza settaria populista, c'è tuttavia una differenza, una linea di classe, fra il totalitarismo padronale e tecnocratico e il populismo. Al di là di ogni demagogia, la Lega è un'espressione organica del padronato. E se avessimo bisogno di prove, ce le abbiamo in come amministra la Regione Lombardia.
Senza schierarmi né con l'un partito né con altri, tuttavia la pandemia mi sta facendo capire che la linea di demarcazione più profonda nella società statale, oltre a quella che riguarda i sessi, è la guerra degli sfruttatori contro gli sfruttati. Che certamente non è cosa nuova, ma in questo frangente storico si sta rinnovando e radicalizzando.
Il Governo Conte 2 non era certo un governo rivoluzionario degli sfruttati, intendiamoci. Ma travolti a loro volta, come il mondo intero, dalla pandemia, avevano preso ancorché in modo timido, la direzione della protezione degli ultimi. Sicuramente ancora in chiave troppo populista, eppure se il padronato ha scalpitato così tanto è stato perché non stava dettando la linea.
L'errore del PD è stato non rivendicare in chiave di valori, di programma e d'indirizzo questa timida linea di tendenza. L'errore del PD è sempre non volerci mai mettere la faccia nel rappresentare gli interessi di una parte, ma pensare di poter pattinare con tutti. Detto ciò, oggi vediamo come per Renzi e per i poteri ai quali è legato la Lega al Governo, nel suo anch'esso rinnovato sodalizio nordista con Berlusconi, sia ancora una volta funzionale al proprio progetto di distruzione di quella parte non tanto dell'arco politico, quanto dell'arco sociale, invisa al padronato: gli sfruttati.
Il che mi porta a una seconda valutazione che credo invece di aver svolto correttamente, nel 2019: quella crisi di governo del Papeete fu concertata alla grandissima fra Renzi e Salvini. E se non ci fosse stata la pandemia, forse il governo Draghi sarebbe in piedi già da un anno. Perché il padronato con la pandemia si è fatto più feroce, ma il suo progetto di dissoluzione dell'asse politico-sociale degli sfruttati è in marcia da molto, molto prima delle vicende ultime. E appunto anche quel passaggio del 2018, che all'epoca non colsi nella sua portata, andava nella stessa direzione.