Solo politica (15 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
No, non mi pare che i musulmani
eredi dei marocchini del Corps expéditionnaire français
e tantomeno i palestinesi, figli e nipoti di nazisti conclamati
possano rappresentare i veri valori della Resistenza.

L’Anpi, che non ha mai ripudiato i Francesco Moranino
ed i feroci partigiani stalinisti,
autori di delitti efferati,
omettendo la verità,
non rende onore al 25 aprile.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Inutili idioti.

Diversi ani or sono, Alberto Savinio, fratello, sotto pseudonimo, del più noto Giorgio De Chirico,
ma di pari ed eccelsa intelligenza, notava che se i tedeschi sbagliarono a votare a favore di Adolf Hitler
– il quale salì al potere legalmente attraverso le elezioni –
non fu per non averne ascoltato i violenti discorsi o per non aver letto con sufficiente attenzione il Mein Kampf,
ove egli prefigurava in modo dettagliato i suoi obiettivi politici.

Fu, invece, per non aver visto e valutato gli acquerelli che Hitler, fissato con la mania della pittura, aveva confezionato nel tempo.

Se l’avessero fatto, valutandone l’imbarazzante puerilità, non l’avrebbero di certo votato e la storia avrebbe preso un’altra direzione.


Allo stesso modo, può dirsi del caso di Antonio Scurati che oggi riempie le pagine dei giornali.
Senza che occorra entrare nel merito delle polemiche sulla censura alla quale sarebbe stato sottoposto dalla Rai,
c’è invece una riflessione che va posta alla base di ogni altra considerazione.


Ed è che se c’è un motivo in forza del quale la Rai non dovrebbe concedere a Scurati una ribalta personale,
non è certo per i suoi monologhi che – al pari di quello da lui non pronunciato ma pubblicato e declamato ovunque –
gronderebbero di vetusti retaggi ideologici e comunque trasmetterebbero soltanto le banalità di affermazioni trite e consunte,
ma per altro e più concettoso motivo:

Scurati non sembra padroneggiare il lessico della lingua italiana.

Infatti, nell’ambito della recente polemica di cui è stato protagonista,
Scurati ha dichiarato che non intende assumere “una posizione vittimaria”,
perché – conclude – “non voglio fare la vittima”.

Ora, è il caso di rilevare che “vittimaria”
non è un aggettivo tale che possa essere usato – come fa Scurati – quale attributo di “posizione”.

Si tratta invece, come ribadisce ogni buon vocabolario,
di un sostantivo – “vittimario” –

che sta a indicare colui che nella Roma antica
era addetto ai sacrifici rituali degli animali offerti agli dei
per propiziarne la benevolenza.

Sicché, l’uso che ne ha fatto Scurati appare del tutto fuori luogo,
palesemente errato e privo di senso compiuto.



Ebbene, se un pacchiano errore di tal genere
fosse stato consumato da uno qualunque dei parlanti la lingua italiana,
sarebbe già da censurare;

ma se vi incorra uno che – come Scurati – si dice scrittore
e per giunta scrittore vincitore del Premio Strega
,
allora la cosa diventa assai più grave e inesplicabile.

Per questo la Rai
– per fedeltà al suo compito di servizio pubblico e senza operare alcuna censura –
dovrebbe curare affinché il palco televisivo, per un proclama pubblico,
vada riservato a chi parli una buona lingua italiana e non ad altri.


Altrimenti, chi ci salverà da simili scrittori?

Chi, se premiati con lo Strega?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahahahahcerebrolesi ? Boh.

L’Italia è quel Paese che per tre anni ha imposto un rigido controllo sulla popolazione,
sacrificando le libertà,
sospendendo di fatto alcuni diritti costituzionali,
imponendo ai cittadini norme insensate e punitive

spesso con atti amministrativi, emanati perfino da autorità locali.
L’Italia è quel Paese in cui non si poteva contestare quello stato di cose,
salvo essere etichettati con i peggiori epiteti
ed essere ritenuti reietti, paria, nemici dello Stato.

In quell’orgia dirigista, l’opinione pubblica è stata indirizzata
verso un’accettazione acritica di norme assurde e draconiane.

Nessun altro Paese occidentale
(con risultati decisamente migliori sia sul piano sanitario che politico)
ha imposto misure così estreme.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ora, l’Italia è quel Paese che ha dimenticato il suo recente passato.

Ha rimosso come certi maître à penser prendevano pesantemente in giro
l’approccio più civile (e più efficace) della Svezia,
quello più liberale del Regno Unito
o ancora quello più tollerante della Florida.

E, adesso, contando sulla pigrizia intellettuale dei più,
“si costerna e s’indigna” per un fatto che non avrebbe meritato tutta questa risonanza mediatica.

La verità è che pure l’antifascismo è stato svuotato di significato
proprio da chi lo cita a sproposito o in maniera strumentale.



Qualche anno fa, Leonardo Sciascia aveva già intuito l’antifona:

Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere
(e ne raccomandiamo agli esperti la più accurata descrizione e catalogazione)
è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dar del fascista
a chi fascista non è
”.



Così come a Pasolini va attribuita l’azzeccata teoria sul fascismo degli anti-fascisti.

E, ancora, si potrebbe citare l’ossimorico “fascismo democratico” di pannelliana memoria
teso a evidenziare come, pur in una situazione di formale democrazia,
sussistevano elementi autoritari incarnati da quello che lui definiva “regime partitocratico”.
 

tost

Forumer attivo
Sono tristi perche' hanno scoperto che la gran parte dell' umanita' non vuole essere americanizzata (min 3:40)
Ecco perche' rompono i cogl... al mondo intero.:mmmm:
 

tost

Forumer attivo
Da quando non lavora piu' con mentina e' un ' altro
Se stesse a guardare l'orizzonte in campagna :rotfl:(min 12:00)
 

tost

Forumer attivo
Se foste la moglie e aveste il marito che cerca di ciulare (alla partenza e non al ritorno di un viaggio )
un tipo profumo che non avete mai usato,
cosa pensereste?
 

Val

Torniamo alla LIRA
La prova provata che la censura non c'è stata sta in una mail.

Sono le 17.42 del 19 aprile quando Ilaria Mecarelli,
capo progetto di Chesarà e persona di fiducia di Serena Bortone,
scrive ai piani alti di viale Mazzini,
e più precisamente al vicedirettore della Direzione Approfondimento Giovanni Alibrandi,
mettendo in fila gli ospiti per la puntata del giorno dopo, sabato 20 aprile.

Il nome di Antonio Scurati c'è, eccome se c'è,
ma accanto si nota la dicitura Tg, titolo gratuito.


Insomma, l'alta dirigenza della Rai
si deve essere scocciata di una trattativa economica estenuante e non ancora chiusa,
arrivata a un cifra di 1500-1800 euro, e ha deciso di non pagare lo scrittore
per un monologo lungo come un respiro, pochissimi minuti,
e considerato un documento politico, più che una prova letteraria.

Ma soprattutto, immaginato da un narratore che è in promozione.

Doppia promozione, perché il 7 maggio uscirà la sua graphic novel,
ed è in rampa di lancio la serie per Sky tratta dal suo romanzo su Benito Mussolini.

È una consuetudine che molti giornalisti e saggisti conoscono bene:

quando hanno fra le mani un nuovo titolo,
la Rai li invita ma azzera i compensi,
perché, a torto o a ragione,
ritiene più che sufficiente la pubblicità via schermo.

È quel che capita a Scurati
.
 

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