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Un video diventato virale su internet mostra la casa della giovane Julia Ali a Khiam, in Libano,
prima e dopo i bombardamenti Idf.

Dalla spensieratezza che la giovane emana mentre suona la colonna sonora del Pianista al pianoforte,
alle macerie lasciate un anno dopo dall'esercito israeliano, che come si sa, ha esteso le proprie operazioni anche in Libano.

L'unico strumento rimasto intatto è proprio il pianoforte,
dove un soldato si siede per suonarci mentre ci si sdraiano sopra.

Una mancanza di rispetto totale.
 
Un video diventato virale su internet mostra la casa della giovane Julia Ali a Khiam, in Libano,
prima e dopo i bombardamenti Idf.

Dalla spensieratezza che la giovane emana mentre suona la colonna sonora del Pianista al pianoforte,
alle macerie lasciate un anno dopo dall'esercito israeliano, che come si sa, ha esteso le proprie operazioni anche in Libano.

L'unico strumento rimasto intatto è proprio il pianoforte,
dove un soldato si siede per suonarci mentre ci si sdraiano sopra.

Una mancanza di rispetto totale.


La banalità del male nella sua massima espressione.

Una pianista libanese era solita pubblicare video mentre suonava il pianoforte dalla sua casa nella città di Khiam.... l'esercito sionista ha bombardato la sua casa e ha voluto irriderla così.

Il circo mediatico italiano definisce tutto questo "autodifesa".
 
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Sembra di essere in Italia.............mancano ancora i risultati di 2 stati.
 
La caduta degli dei ..........

A Berlino, si sono dimessi i ministri FDP (Partito Liberal-Democratico), incluso il ministro delle finanze Christian Lindner.

Sicché, al cancelliere Olaf Scholz, restando l’appoggio soltanto della propria SPD e dei Verdi,
tocca proporre lui stesso un voto di fiducia al Bundestag, perderlo e dimettersi.

L’unica residua incertezza è se le prossime elezioni federali saranno convocate per gennaio, o per marzo.

La caduta di Scholz è – di per sé – una non-notizia:
travolto dalle elezioni europee di giugno, da allora egli è solo un cadavere politico che cammina.

La notizia, semmai, sta tutta nelle motivazioni politiche addotte dai protagonisti stessi.
 
Il terreno dello scontro è lo “Schuldenbremse”, o freno all’indebitamento.

Un disgraziatissimo dettato della locale Legge Fondamentale,
il quale impone ai governi di non fare deficit di bilancio superiori allo 0,35 per cento del Pil.

Ciò che Scholz ha lungamente aggirato, facendo uso di fondi speciali.

Fino a che ne è stato impedito, lo scorso anno, dalla Corte costituzionale di Karlsruhe.


In breve, a Scholz restava una unica scappatoia, la dichiarazione di una sorta di “stato di emergenza finanziario”.
Ciò che egli ha fatto in tutti gli anni scorsi

(il vero deficit pubblico
2022 fu il 3,84,
quello del 2023 il 4,9 per cento …
e lo dice la loro Corte dei Conti)
.

Ed è così che egli voleva fare pure questo prossimo anno fiscale.
 

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