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Il trio Lescano

Titoli entusiasti, toni trionfalistici
che preannunciavano la vittoria contro il pericolo rappresentato da The Donald.
«Harris batte Trump, speranza contro rabbia», ci spiegava Repubblica in prima pagina.
Per il quotidiano era un fatto «abbastanza assodato e condiviso» che la dem,
una sorta di Luke Skywalker al femminile, avesse vinto il confronto.
Successo assodato e condiviso nella loro redazione, probabilmente.
Di certo, non fra gli americani che hanno votato martedì.


Ancora più trionfalistici i toni de La Stampa che si spinse fino a un «Harris domina Trump»,
ironizzando poi sul giallo degli animali scomparsi nella cittadini di Springfield
e per cui il nuovo Presidente eletto aveva puntato il dito contro gli immigrati haitiani.
La spocchia era già quella di chi si sentiva la partita in tasca:
«Si sono levati sospiri di sollievo in tutto il mondo al termine del dibattito».
A furia di sospirare però, i nostri esperti di politica a stelle e strisce
si sono dimenticati di chiedere agli elettori made in Usa cosa ne pensassero.


Dulcis in fundo, il Domani dell’ingegnere De Benedetti.
Da quelle parti forse già stavano stappando champagne: «Harris stravince il duello televisivo».
Preludio di quanto sarebbe dovuto succedere a novembre con il taycoon
«che vede fantasmi e attacca la Abc e Taylor Swift».
Morale: Trump vedrà di nuovo lo studio ovale,
lasciando i fantasmi dei concerti della pop star a Harris e rinkamaliti vari.
 

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