Solo politica

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Insomma, a causa della unicità delle carriere,
il pubblico ministero, di mattina giudicato dal giudice,
di pomeriggio ne giudica a sua volta le richieste promuovendole o bocciandole,
così divenendo assurdamente giudice del suo giudice: ma non è una cosa seria !

Non solo.

Le carriere vanno separate anche per motivi di psicologia sociale,
che non sono per nulla di secondaria importanza.

Cosa sarebbe lecito pensasse uno che attende sia chiamato il processo che lo vede imputato,
se vedesse – come a volte accade di vedere – giudice e pubblico ministero a braccetto
mentre amabilmente discutono lungo i corridoi del palazzo di giustizia,
avvicinandosi al bar dove faranno a gara per offrirsi il caffè?

Non occorre continuare
per affermare che la separazione delle carriere è ormai doverosa e indifferibile,
se si desidera che l’opinione pubblica
riconquisti la fiducia nell’amministrazione della giustizia oggi gravemente compromessa.


Certo, non basta.

Occorre, come prevede la riforma in cantiere,
liberare la stragrande maggioranza dei giudici dal giogo delle correnti,
vero cancro della magistratura che ne pregiudica dall’interno la reale indipendenza,
il che avverrà tramite il sorteggio dei componenti del Csm.



Ma di ciò, un’altra volta.
Ma cosa vuoi dire, non si capisce un tubo!
Voi laureati alla Bocconi dovrebbero togliere il diritto alla parola
 
Ahahahahahahahahah

Quando sorgono esponenti politici con precisi indirizzi:
Bettino Craxi,
Silvio Berlusconi,
adesso Giorgia Meloni,

certi settori della magistratura
– cioè di un potere non elettivo e inamovibile abituato ad essere legislatore di fatto –
si prefiggono un solo scopo: affondarli.


Se non che questa volta cascano male:
uno, gli italiani lo hanno capito.
Due, Giorgia Meloni non ha scheletri nell’armadio.
Tre, dimostra con le sue scelte di essere sinceramente democratica
ma viene da una storia personale e da una formazione politica
(che dirige) estranea al “compromesso programmatico”.
 
Ci sono magistrati che si sentono o appaiono come star.

Forse si dimenticano di essere semplici funzionari dello Stato
e devono rendere conto del loro lavoro, della loro produttività
allo Stato che li paga e ai cittadini.


Vorrei chiedere a tali personaggi, quante sentenze depositano ogni anno?

E addirittura entro quali termini?

Perché al sottoscritto consta che,
non essendovi nessuna sanzione disciplinare e economica
a carico dei magistrati ordinari che tributari,
si verifica che addirittura dopo anni
non vengono depositate le sentenze civili
né quelle penali né tantomeno quelle tributarie.


E questo è un danno non da poco per il cittadino che è costretto a pagare due volte,
quando come succede da anni, la Corte di Strasburgo condanna lo Stato italiano
al pagamento di milioni di euro per ritardata o denegata giustizia.

Quindi se l’Associazione magistrati vuole dare conferma di un segnale concreto,
vuole avere visibilità e veramente ridurre il distacco sempre più profondo
tra cittadini e magistratura, tra Paese reale e Paese legale,
se vogliono fare una protesta,

allora si adoperi a produrre di più nell’interesse dello Stato e dei cittadini,
riducendo i tempi per la definizione delle cause.
 
È chiara l’azione della magistratura vista come reazione dei magistrati alla separazione delle carriere.

A parte il fatto che alcuni magistrati si dimenticano troppo spesso che non sono al di sopra dei cittadini
e che non sono un altro potere, ma come il Parlamento deve legiferare,
i magistrati hanno il compito solo di giudicare.

Se i magistrati intendono fare politica,
basta che si spoglino della toga e si facciano eleggere in Parlamento.

A fronte di magistrati che sono stati uccisi perché applicavano le leggi,
da Giovanni Falcone a Rosario Livatino,

di fronte a centinaia di magistrati che quotidianamente lavorano in silenzio, come dovrebbero,
e che hanno innato il senso del dovere,

ci sono altri magistrati che non rifuggono alle telecamere, anzi.
 

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