Quella delle foibe non è solo una tragedia italiana.
È anche, e forse soprattutto, un dramma europeo.
In quegli abissi finirono infatti croati, sloveni, tedeschi.
Chiunque si opponesse a Tito.
Non a caso, lo storico Renato Podbersic lo ha definito «un massacro multietnico di carattere politico»,
che si è voluto a lungo nascondere,
mentre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, già nel 2007 aveva parlato di «congiura del silenzio»
e, con coraggio, a proposito delle foibe e dell'esodo, aveva detto:
«Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo,
che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica.
Quel che si può dire di certo è che si consumò
- nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso».
Oggi l'Anpi torna alla carica per minimizzare i
crimini compiuti dal comunismo slavo
e per chiedere che tutte le tesi, anche quelle più inaccettabili,
abbiano la stessa dignità storica.
Anche andando contro gli insegnamenti
del primo presidente comunista della Repubblica.