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Parbleu!

Il doppio gioco di Macron

Eppure, tra un proclama e l’altro, Parigi continua a intrattenere affari con Mosca. Mentre il governo grida all’emergenza e invita la popolazione a prepararsi al peggio, la Francia ha incrementato l’import di materie prime dalla Russia, compreso il titanio e il gas naturale liquefatto, il cui stock è cresciuto dell’81% tra il 2023 e il 2024, con un esborso di 2,68 miliardi di euro al portafoglio russo. Un paradosso? No, semplicemente il doppio standard francese: con una mano si puntano i cannoni contro Putin, con l’altra si firmano contratti commerciali.

Nel frattempo, Macron incassa schiaffi diplomatici dall’Algeria, che si rifiuta di riprendersi i suoi cittadini espulsi dalla Francia, e rischia di vedere crollare il suo governo, con il ministro dell’Interno Bruno Retailleau pronto a dimettersi. Forse è proprio per distogliere l’attenzione da questi problemi interni che l’Eliseo si lancia in un’operazione di psicodramma collettivo.

Guerra o campagna elettorale?

Ad intervenire sulla vicenda anche Vincenzo Sofo, ex europarlamentare di Fratelli d’Italia, che si è giustamente domandato «a che gioco sta giocando Macron?». Sofo ha denunciato quella che definisce «l’ennesimo atto di una campagna allarmista» orchestrata da Monsieur le President. «Perché Macron si sta impegnando così attivamente a inculcare l’idea di un’imminente guerra? Solo per giustificare il ReArmEurope o ha qualche altro obiettivo in mente?».

Difatti, il dubbio che tutto questo abbia poco a che fare con la sicurezza nazionale e molto con le difficoltà politiche di Macron è legittimo. Nonostante i suoi proclami un sondaggio Odoxa rivela che il 58% dei francesi non vuole che i propri risparmi vengano utilizzati per finanziare il riarmo. Insomma, il presidente prova a convincere la popolazione che il conflitto sia dietro l’angolo, ma i francesi sembrano più scettici che terrorizzati.
 
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Alla faccia dei "democratici". Sale il clima d'odio......e scendono i loro voti ahahahahahahah

"di fronte a questa trasgressione, io che sono un non violento,
avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio,
prendendola o non prendendola, questo va da sé, e facendomi espellere".


Eppure si professano garanti della democrazia in Italia.
 
"Non conoscono la forza delle idee, ma solo quella della violenza.
Nei salotti amici va in scena l'ennesimo attacco scomposto.
Che pena, Bertinotti"
 
"In un sabato italiano,
mentre un ex presidente del Consiglio aggredisce verbalmente una giornalista,

un ex presidente della Camera afferma (tra le risate dei presenti)
che, se fosse stato in Aula, avrebbe lanciato un oggetto contundente contro il presidente del Consiglio",


"tutto questo è la normalità
per chi sbraita e piange istericamente tra i banchi dell'opposizione,
per chi si sente offeso dalla semplice testuale lettura di un 'Manifesto'.

La mia solidarietà alla giornalista Lavinia Orefici e al presidente Giorgia Meloni:

la violenza della sinistra,
anche quando è solo verbale,
non può diventare normalità".
 
"L’incitamento alla violenza contro il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
rivolto dal comunista Fausto Bertinotti è uno dei punti più bassi (e pericolosi) della storia della Repubblica italiana. T
anto da oscurare perfino la tirata di capelli di Romano Prodi a una brava giornalista"


"Siamo davvero preoccupati per questi atteggiamenti, che rischiano di avvelenare il clima politico,
peraltro già reso delicato come mostrano le continue aggressioni, minacce e intimidazioni
di cui sono oggetto esponenti del centrodestra e in particolare la stessa Giorgia Meloni"


"Siamo ancora in attesa di un cenno da parte dell'Ordine dei giornalisti
e della Federazione Nazionale della Stampa Italiana
riguardo l'aggressione verbale, e forse fisica, di Romano Prodi a una giornalista di Quarta Repubblica
a cui va tutta la mia solidarietà."
 

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