Nel 1962, siamo alle soglie della terza guerra mondiale,
con il blocco navale imposto da John F. Kennedy alle navi sovietiche
che trasportavano le testate nucleari, volute da Nikita Krusciov, da piazzare a Cuba, sotto il naso degli Usa: l’incertezza spadroneggia.
Nel 1967, l’Unione sovietica invade la Cecoslovacchia, sterilizzando Alexander Dubček
e il suo tentativo di costruire un comunismo dal volto umano: siamo nel cuore dell’Europa e perciò l’incertezza lievita.
Nel 1973, va registrata la crisi petrolifera che ci costringe ad andare per mesi in bicicletta o a piedi: l’incertezza è ormai incontenibile.
Intanto, Israele e vari Paesi arabi pensano bene di combattersi in un paio di guerre,
che tuttavia influenzano molto le economie occidentali: da qui altra incertezza.
Nel 1989 cade il muro di Berlino e l’incertezza su ciò che avverrà dopo appare in crescita quotidiana.
Nel 1994, cade l’Impero sovietico, producendo un mare di interrogativi e di incertezze.
Penso possa bastare – pur avendo tralasciato molte altre vicende – per affermare un solo giudizio che è questo:
nel corso della storia delle vicende umane va rilevata una sola certezza,
e cioè che, paradossalmente, regna sempre e dovunque una sovrana incertezza.
Perciò chi cerca certezza – oggi – cerca ciò che non potrà mai trovare:
sarebbe allora più realistico cambiare registro, motivando diversamente le varie crisi del nostro tempo.
Si dica allora la verità, imputandole ad incompetenza, incapacità, desiderio di sopraffazione,
sciatteria politica ed istituzionale, corruzione personale o di gruppo, eccetera.
Ma non all’incertezza.