Se tale è la premessa discriminante, che è di metodo ma anche di sostanza,
proviamo a fare una simulazione di scenario partendo dall’odierno quadro politico globale.
Il Governo Schlein – sarebbe la leader del Partito democratico in quanto maggiore raggruppamento della coalizione a guidarlo,
in assenza di un federatore o di un “papa straniero” che non sono alle viste – romperebbe le relazioni diplomatiche
con l’Ungheria di Viktor Orbán perché quest’ultimo ritenuto un dittatore, nemico giurato dei progressisti.
Fin qui poco male, perché la nostra economia vanta un export, rilevato al 2024,
di 5 miliardi 528 milioni di euro verso il Paese della Mitteleuropa.
Comunque, il danno economico sarebbe nulla rispetto all’enorme vantaggio propagandistico
che la sinistra ne ricaverebbe nel dichiarare ai quattro venti: noi con i fascisti ungheresi?
Neanche un caffè.
Ok, cancelliamo Budapest dalla carta geografica delle relazioni estere di Roma.
Poi, però, cominciano i problemi.
Perché di destra in Europa non c’è solo Orbán ma altri piccoli conservatori/sovranisti crescono altrove.
In Slovacchia, c’è il leader nazionalista Roberto Fico,
che non è il gemello separato alla nascita del Roberto Fico grillino attualmente parcheggiato nell’hangar del Movimento 5 stelle
in attesa di sistemazione.
Il suo populismo, soprattutto sulla lotta all’immigrazione, è, se possibile, più radicale di quello di Viktor Orbán.
Perciò, niente rapporti con la Slovacchia.
In Albania c’è il premier Edi Rama.
Si dirà: finalmente un socialista.
Neanche per idea, lui è quello che si è accordato con l’odiata Giorgia Meloni
per la creazione dei “lager” in terra albanese in cui rinchiudere gli immigrati illegali che l’Italia non vuole.
All’epoca fu la rappresentanza italiana del Pd all’interno del Partito socialista europeo
a chiedere l’espulsione con infamia di Rama.
Richiesta che non ebbe successo e fu pesantemente spernacchiata da tutti i “compagni” europei del Pse.
Una Schlein primo ministro potrebbe abbracciare e baciare un simile traditore della causa progressista e liberal?
No, non potrebbe.
Allora cassiamo l’Albania dall’elenco dei Paesi in rapporti privilegiati con l’Italia.
Poi, però, ci sono la Polonia e l’Olanda che sono due Nazioni in bilico
dal punto di vista delle relazioni con un’ipotetica Italia progressista.
In Polonia di recente ha conquistato la presidenza Karol Nawrocki, espressione del sovranismo polacco,
sostenuto dai conservatori del PiS (Prawo i Sprawiedliwość), che in Europa sono stretti alleati di Giorgia Meloni.
La vittoria della destra ha messo in grave difficoltà il fragile Governo di Donald Tusk che potrebbe cadere a breve.
Se dovesse tornare la destra al potere in Polonia, Varsavia bye-bye.
In Olanda, invece, un Governo di destra c’era ma è stato messo in crisi dal Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders,
amico e sodale in Europa di Matteo Salvini e di Marine Le Pen.
Il sovranista Wilders punta a tornare alle urne perché ritiene di avere ottime chance di conquistare i numeri sufficienti
a formare un Governo sotto la sua guida. Se ciò dovesse accadere come si posizionerebbe la sinistra italiana al potere?
Fine dei rapporti anche con l’Olanda.