alingtonsky
Forumer storico
28 Febbraio 2022
Un nulla mafioso mantenuto dai rubli del Cremlino, questo sono state le repubbliche separatiste del Donbass, oltre qualsiasi retorica che ha teso invece a descriverle come il santuario di una minoranza perseguitata
Ora che, dopo lunghi tentennamenti, e anni di ipocrisia e sfacciate menzogne, la Russia ha deciso di ufficializzare il proprio possesso del Donbass, occupato già da milizie senza insegne nel 2014, è stato rimosso uno dei principali equivoci del conflitto con l’Ucraina, in quanto nella retorica di Mosca fino a ieri le armi sofisticate che sparavano verso l’Ucraina erano manovrate da autisti, agricoltori e idraulici del Donbass che si erano spontaneamente sollevati ...
Il passo compiuto da Mosca, che purtroppo non sarà l’ultimo nell’aggressione verso l’Ucraina, di cui la Russia aveva garantito nel memorandum di Budapest del ’94 l’integrità territoriale in cambio del disarmo nucleare, permette di fare maggiore chiarezza sulla situazione concreta del Donbass occupato.
Nel 2014 ... da parte della Russia si decisero misure capaci di disgregare lo stato ucraino.
Innanzitutto migliaia di “omini verdi” armati, con uniformi senza insegne, usciti dalle basi russe di Sebastopoli, presero la Crimea con forze soverchianti, mentre la Russia intimava all’occidente di fermare una possibile reazione ucraina agitando lo spettro della risposta nucleare; poi, si misero in azione le forze del partito di Yanukovich, prevalenti in varie regioni orientali, per inscenare manifestazioni capaci di sovvertire l’ordine pubblico.
Molti dimostranti giunsero con interi autobus dalla Russia a Donetsk e Lugansk per inveire contro il nuovo governo di Kiev e tentare di impadronirsi con la forza degli edifici del governo locale e dei servizi segreti. La stessa cosa avvenne a Kharkov, dove anche il sindaco Kernes, in un primo momento, mostrava di volersi unire alla Russia. L’accento dei dimostranti faceva intendere molto bene ai locali che si trattava di ospiti venuti da fuori. Vennero impiegate anche attrici, che si strappavano i capelli con uguali sceneggiate in varie località nel medesimo giorno, sempre filmate dalle tv russe compiacenti, per gridare il proprio amore verso la Russia.
...
A Kharkov , le contro-proteste della popolazione riuscirono ad arrestare il processo avviato, le forze regolari ucraine si mossero con efficacia e il sindaco stesso dovette fare marcia indietro e cancellare i propri propositi di secessione. Da documenti filtrati dalla Russia, si è visto che inizialmente i servizi russi erano certi del successo dell’operazione a Kharkov, mentre dubitavano dell’esito della sollevazione a Donetsk. Gli esiti non corrisposero alle loro previsioni.
Le pubbliche amministrazioni, oltre che le forze di polizia, legate alla struttura di potere di Yanukovich, che aveva un totale controllo, di tipo mafioso, in quelle oblast, furono corresponsabili di quanto accadde, tradendo lo stato ucraino. A una conoscente che doveva rinnovare il passaporto, nel mese di marzo, a Lugansk, un impiegato chiese sprezzante: perché butta via i soldi così, che tra due mesi qui sarà Russia?
L’arrivo dei paramilitari
La tragedia reale iniziò quando in pacifiche cittadine presero ad arrivare autobus pieni di uomini armati, spesso ceceni. Sotto la guida di Igor Girkin, attaccarono partendo da Sloviansk, territorio prezioso poiché gli esperimenti di compagnie petrolifere lo ritenevano ricco di shale gas. Evidentemente, senza questi ospiti indesiderati, le dispute tra i fautori del vecchio e del nuovo governo si sarebbero esaurite con qualche scazzottata, e nulla più; anche secondo Luke Harding, celebre giornalista del Guardian, cacciato dalla Russia: “senza la Russia, nel 2014 non ci sarebbe stata nessuna guerra. Indubbiamente ci sarebbero state le tensioni tra il governo centrale di Kiev e le sue regioni orientali a maggioranza russa: una disputa politica su autonomia, devoluzione del potere, molteplici fallimenti dello stato ucraino e status della lingua russa, ma l’Ucraina non sarebbe caduta nel caos e sarebbero morte meno persone”. Ancora Harding: “Putin scatenò una guerra in Ucraina orientale, per quanto combattuta di nascosto, con soldati camuffati e agenti clandestini. Il conflitto che gravò sull’Ucraina nel 2014 non era, come affermò Mosca, una guerra civile. Si trattava in realtà di qualcosa di artificiale, una specie di Frankenstein creato a tavolino dal governo russo e portato alla vita dal brutale shock della forza militare e dell’invasione. Il GRU ebbe in questo un ruolo cruciale.”
La nascita di un potere mafioso
Dai loro racconti si è potuto sapere che queste milizie in borghese hanno presto reclutato tra le loro fila una manovalanza di piccoli delinquenti locali, sfaccendati, disoccupati, che da un giorno all’altro si sono trovati tra le mani un kalashnikov e un potere prima impensabile nella propria comunità. Presto sono iniziati ricatti, rapimenti a scopo di estorsione, furti d’auto, rapine a mano armata, e si è costituito un potere mafioso capeggiato dai dirigenti delle milizie.
Questo potere si è poi esteso ai posti di blocco che hanno separato i territori occupati dall’Ucraina, generando un flusso di denaro quotidiano quantificato in migliaia di dollari, fra furti, sequestri, ricatti e l’appropriazione arbitraria di merci e auto, spesso con ferimento e arresto del proprietario.
Si sono costituite nelle due repubbliche due distinte organizzazioni mafiose, che si sono da subito guardate in cagnesco: anche dopo che un minimo servizio bancario è stato ripristinato, dopo un lungo periodo senza carte di credito e banche, è stato possibile inviare e ricevere denaro dall’estero, ma non fra le due repubbliche. Poi è iniziato l’esproprio fraudolento degli appartamenti di quanti erano fuggiti: ronde perlustravano la città nelle ore serali per individuare gli appartamenti senza luci, e capire così quali fossero gli immobili non occupati.
...
Un nulla mafioso, ecco cosa sono le repubbliche separatiste del Donbass - East Journal
Un nulla mafioso mantenuto dai rubli del Cremlino, questo sono state le repubbliche separatiste del Donbass, oltre qualsiasi retorica che ha teso invece a descriverle come il santuario di una minoranza perseguitata
Ora che, dopo lunghi tentennamenti, e anni di ipocrisia e sfacciate menzogne, la Russia ha deciso di ufficializzare il proprio possesso del Donbass, occupato già da milizie senza insegne nel 2014, è stato rimosso uno dei principali equivoci del conflitto con l’Ucraina, in quanto nella retorica di Mosca fino a ieri le armi sofisticate che sparavano verso l’Ucraina erano manovrate da autisti, agricoltori e idraulici del Donbass che si erano spontaneamente sollevati ...
Il passo compiuto da Mosca, che purtroppo non sarà l’ultimo nell’aggressione verso l’Ucraina, di cui la Russia aveva garantito nel memorandum di Budapest del ’94 l’integrità territoriale in cambio del disarmo nucleare, permette di fare maggiore chiarezza sulla situazione concreta del Donbass occupato.
Nel 2014 ... da parte della Russia si decisero misure capaci di disgregare lo stato ucraino.
Innanzitutto migliaia di “omini verdi” armati, con uniformi senza insegne, usciti dalle basi russe di Sebastopoli, presero la Crimea con forze soverchianti, mentre la Russia intimava all’occidente di fermare una possibile reazione ucraina agitando lo spettro della risposta nucleare; poi, si misero in azione le forze del partito di Yanukovich, prevalenti in varie regioni orientali, per inscenare manifestazioni capaci di sovvertire l’ordine pubblico.
Molti dimostranti giunsero con interi autobus dalla Russia a Donetsk e Lugansk per inveire contro il nuovo governo di Kiev e tentare di impadronirsi con la forza degli edifici del governo locale e dei servizi segreti. La stessa cosa avvenne a Kharkov, dove anche il sindaco Kernes, in un primo momento, mostrava di volersi unire alla Russia. L’accento dei dimostranti faceva intendere molto bene ai locali che si trattava di ospiti venuti da fuori. Vennero impiegate anche attrici, che si strappavano i capelli con uguali sceneggiate in varie località nel medesimo giorno, sempre filmate dalle tv russe compiacenti, per gridare il proprio amore verso la Russia.
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A Kharkov , le contro-proteste della popolazione riuscirono ad arrestare il processo avviato, le forze regolari ucraine si mossero con efficacia e il sindaco stesso dovette fare marcia indietro e cancellare i propri propositi di secessione. Da documenti filtrati dalla Russia, si è visto che inizialmente i servizi russi erano certi del successo dell’operazione a Kharkov, mentre dubitavano dell’esito della sollevazione a Donetsk. Gli esiti non corrisposero alle loro previsioni.
Le pubbliche amministrazioni, oltre che le forze di polizia, legate alla struttura di potere di Yanukovich, che aveva un totale controllo, di tipo mafioso, in quelle oblast, furono corresponsabili di quanto accadde, tradendo lo stato ucraino. A una conoscente che doveva rinnovare il passaporto, nel mese di marzo, a Lugansk, un impiegato chiese sprezzante: perché butta via i soldi così, che tra due mesi qui sarà Russia?
L’arrivo dei paramilitari
La tragedia reale iniziò quando in pacifiche cittadine presero ad arrivare autobus pieni di uomini armati, spesso ceceni. Sotto la guida di Igor Girkin, attaccarono partendo da Sloviansk, territorio prezioso poiché gli esperimenti di compagnie petrolifere lo ritenevano ricco di shale gas. Evidentemente, senza questi ospiti indesiderati, le dispute tra i fautori del vecchio e del nuovo governo si sarebbero esaurite con qualche scazzottata, e nulla più; anche secondo Luke Harding, celebre giornalista del Guardian, cacciato dalla Russia: “senza la Russia, nel 2014 non ci sarebbe stata nessuna guerra. Indubbiamente ci sarebbero state le tensioni tra il governo centrale di Kiev e le sue regioni orientali a maggioranza russa: una disputa politica su autonomia, devoluzione del potere, molteplici fallimenti dello stato ucraino e status della lingua russa, ma l’Ucraina non sarebbe caduta nel caos e sarebbero morte meno persone”. Ancora Harding: “Putin scatenò una guerra in Ucraina orientale, per quanto combattuta di nascosto, con soldati camuffati e agenti clandestini. Il conflitto che gravò sull’Ucraina nel 2014 non era, come affermò Mosca, una guerra civile. Si trattava in realtà di qualcosa di artificiale, una specie di Frankenstein creato a tavolino dal governo russo e portato alla vita dal brutale shock della forza militare e dell’invasione. Il GRU ebbe in questo un ruolo cruciale.”
La nascita di un potere mafioso
Dai loro racconti si è potuto sapere che queste milizie in borghese hanno presto reclutato tra le loro fila una manovalanza di piccoli delinquenti locali, sfaccendati, disoccupati, che da un giorno all’altro si sono trovati tra le mani un kalashnikov e un potere prima impensabile nella propria comunità. Presto sono iniziati ricatti, rapimenti a scopo di estorsione, furti d’auto, rapine a mano armata, e si è costituito un potere mafioso capeggiato dai dirigenti delle milizie.
Questo potere si è poi esteso ai posti di blocco che hanno separato i territori occupati dall’Ucraina, generando un flusso di denaro quotidiano quantificato in migliaia di dollari, fra furti, sequestri, ricatti e l’appropriazione arbitraria di merci e auto, spesso con ferimento e arresto del proprietario.
Si sono costituite nelle due repubbliche due distinte organizzazioni mafiose, che si sono da subito guardate in cagnesco: anche dopo che un minimo servizio bancario è stato ripristinato, dopo un lungo periodo senza carte di credito e banche, è stato possibile inviare e ricevere denaro dall’estero, ma non fra le due repubbliche. Poi è iniziato l’esproprio fraudolento degli appartamenti di quanti erano fuggiti: ronde perlustravano la città nelle ore serali per individuare gli appartamenti senza luci, e capire così quali fossero gli immobili non occupati.
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Un nulla mafioso, ecco cosa sono le repubbliche separatiste del Donbass - East Journal